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Millennio di fuoco. Raivo
 
Millennio di fuoco. Raivo 2022-05-23 09:12:42 La Lettrice Raffinata
Voto medio 
 
1.5
Stile 
 
2.0
Contenuto 
 
2.0
Piacevolezza 
 
1.0
La Lettrice Raffinata Opinione inserita da La Lettrice Raffinata    23 Mag, 2022
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Sui demoni campioni di charade

Dopo l'esperienza di lettura tutt'altro che idilliaca di "Seija", non avevo granché voglia di leggere la conclusione de Il millennio di fuoco, eppure eccomi qui a parlare di "Raivo" dopo neanche un paio di mesi, in parte per non dimenticare del tutto il primo volume (e dovermi sottoporre ad una dolorosa rilettura!) e un po' per poter mettere la parola fine a questa serie deludente. Almeno posso accantonare la prosa di Randall finché non mi deciderò ad affrontare "Gens Arcana"; ma questo è un problema che addosso senza vergogna alla me stessa del futuro.
La narrazione riprende qualche settimana dopo l'epilogo del primo libro: Seija sta per andare in sposa all'aspirante imperatore per un accordo che darà al popolo saahavi una terra in cui vivere e ai cristiani il segreto per forgiare le lame fiamme; nei territori controllati dai vaivar invece Raivo è impegnato in diverse battaglie, ma aspetta solo l'occasione giusta per eliminare il futuro marito di lei. Anche in questo sequel abbiamo alcune parti raccontate dal punto di vista del generale Maharashta, che però risultano molto più numerose e dettagliate, causando un problema analogo a quello di "Questo oscuro duetto": il lettore non può stupirsi di nulla, già sapendo perfettamente cosa faranno gli antagonisti, ma non è il solo passo falso della trama. Se la prima metà del volume si presenta infatti come una continuazione grosso modo lineare di "Seija", nella seconda l'autrice ribalta completamente la situazione e -con forzature a profusione- porta la sua storia verso una conclusione tanto affrettata quanto zuccherosamente in disaccordo con il tono della serie fino a quel punto.
Sul fronte dei personaggi mi trovo a dover ribadire la mia impressione iniziale: sono tutti più che stereotipati, con l'unica eccezione del povero Heraii, che si meriterebbe di essere adottato da una famiglia amorevole anziché maltrattato da chiunque capiti in scena per più di mezza pagina. Mi hanno lasciato perplessa poi il ritorno di un vecchio personaggio -che da outsider totale diventa un conveniente deus ex machina- e la scelta di accantonare quasi del tutto la piccola Britte... fossi maliziosa arriverei a pensare che si tratta di una comoda scusa per non dover spiegare l'origine dei suoi poteri. Fortuna che non sono per nulla maliziosa.
Per quanto riguarda il world building invece viene fornito qualche elemento inedito sui vaivar, spiegando la loro origine in un modo forse raffazzonato ma che ho trovato sufficiente per dare una chiusa su questo mondo ucronico, soprattutto perché mi sembra chiaro che la cara Cecilia aveva fretta di concludere la storia senza perdersi in troppi dettagli. I nuovi poteri (o meglio, quelli che le vediamo finalmente utilizzare) delle neihme mi hanno lasciato per contro interdetta: con una manciata di queste creature si dovrebbe poter conquistare il mondo in un weekend! invece Ananta è ancora ferma lì da mille anni.
Lo stile di Randall non è di certo migliorato, ma in questo caso più che le frasi fatte si fanno notare le metafore: dozzine e dozzine di metafore tra le più banali che vi potrebbero venire in mente. Unica nota di merito è l'incredibile scorrevolezza della prosa, che riesce a rendere fluide anche le innumerevoli scene di battaglia.
E per ultimo arriva l'elefante nella stanza, altrimenti noto come romance, e immaginate questo termine circondato da un esercito di virgolette: lo utilizzo perché così viene definito dalla CE in quarta di copertina, ma mi sento nauseata solo a pensare in termini romantici alla relazione tra i due protagonisti. Il loro rapporto è infatti composto da abusi continui e violenza, sia fisica che psicologica, trasformati in una storia d'amore perché Raivo poverino ha sofferto in passato e Seija è una simil reincarnazione della sua amata defunta e questo la porta a gravitare sempre attorno a lui, salvo poi uscirsene dopo trecento pagine con l'idea che in effetti ora è proprio lei a volergli stare vicino e la morta non c'entra nulla. Questo aspetto della storia mi infastidisce non solo per come viene romanticizzata una relazione tossica ma anche perché sarebbe stato interessante approfondire le riflessioni di lei, su come le sue reazioni fisiche la facciano sentire colpevole in qualche modo, magari sviluppando da lì un percorso di crescita personale e consapevolezza, invece... nulla! sboccia l'amore e tutti vissero felici e traumatizzati.
Lamentele assortite a parte, sapevo dall'inizio che si tratta dell'ultimo libro e onestamente non voglio più leggere nulla su questi personaggi, però ho avuto davvero l'impressione che fino a metà l'autrice volesse scrivere una serie ben più lunga, ma poi sia stata costretta a troncare con questo finale frettoloso. Ingenuamente, voglio sperare che con qualche volume in più avremmo avuto una storia migliore.

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