Il grande Gatsby Il grande Gatsby

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Laura V. Opinione inserita da Laura V.    20 Aprile, 2022
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«Non si può ripetere il passato»

Tra i classici del Novecento più famosi, “Il grande Gatsby” venne pubblicato quasi un secolo fa divenendo oggetto, nel corso degli anni, di ben più di una trasposizione cinematografica. In Italia, la prima traduzione risale al 1936; io ho avuto modo di leggere il libro attraverso quella molto conosciuta e diffusa di Fernanda Pivano del 1950.
L'autore, Francis Scott Fitzgerald, classe 1896, fu tra le penne più significative della cosiddetta “età del jazz” e, nonostante il successo letterario ottenuto, nel 1940 morì in parte dimenticato e in condizioni di salute poco invidiabili.

Un romanzo, il suo The Great Gatsby, che offre senza dubbio una lettura piuttosto scorrevole e, in generale, anche coinvolgente, sebbene a tratti il grado di coinvolgimento – mi pare – tenda a venir meno: la trama, in cui si muovono personaggi ben caratterizzati, scivola via attraverso una voce narrante partecipe direttamente della vicenda che essa stessa racconta. Quella con al centro il misterioso Jay Gatsby pseudonimo di un uomo impeccabile e sfavillante al pari dei suoi ricevimenti, si rivela presto una storia d'amore, solitudine, illusione. L'epilogo, con due precisi avvenimenti che si succedono a distanza di un assai breve lasso di tempo, giunge improvviso e amarissimo, forse concentrando così nelle pagine conclusive il vero valore del romanzo.
Non può non colpire l'ostinato e ingenuo convincimento di Gatsby che ciò che è ormai trascorso possa ripetersi, una sorta di non accettazione della realtà del presente dalla quale non vi sarà nemmeno il tempo materiale di “rinsavire”.

[...] «Non pretenderei troppo da lei» arrischiai. «Non si può ripetere il passato.»
«Non si può ripetere il passato?» fece lui incredulo. «Ma certo che si può!» […]

Così come danno da pensare le miserie e meschinità umane su cui Fitzgerald con la sua bella prosa sembra voler porre l'accento, mentre le ombre si allungano struggenti e sinistre dopo le luci abbaglianti del sogno.

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Molly Bloom Opinione inserita da Molly Bloom    12 Febbraio, 2021
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Che noia...

So che attirerò le ire dei miei QAmici, ma tant'è: il libro non mi è piaciuto. Era da molto tempo tempo che desideravo leggerlo e probabilmente intorno a lui ho creato un'aura troppo carica di aspettative, un po' come Gatsby nei cinque anni prima di rivedere Daisy. E ora, a lettura ultimata, sento già che se ne sta andando per la sua strada senza lasciarmi nulla. Non metto in discussione che sia un bel libro, importante, etc etc, ma a me non è arrivato. L'ho trovato noioso, piatto, con un Gatsby inverosimile (a proposito, mi ha ricordato Martin Eden per la sua storia di ragazzo povero che vuole arricchirsi per poter sposare ed essere degno di Daisy, la cui voce sa di soldi) ma soprattutto raccontato male da un punto di vista funzionale. Ora non so se è un problema della traduzione, forse in parte, ma questo racconto attraverso Nick l'ho trovato un po' poco armonico e non di rado mi è capitato di non comprendere bene la situazione ma di trovarla un po' ambigua, ma non un ambiguo voluto ma un ambiguo lacunoso. Sicuramente ha delle bellissime descrizioni molto soavi, alcune frasi molto introspettive, soprattutto quella finale che è la ciliegina sulla torta, molti simboli che anticipano il finale, ma nel complesso, per me è un grande no e mi dispiace di non essere riuscita ad apprezzarlo. E' anche il primo libro che leggo dell'autore, vedrò se dargli un'altra possibilità o meno. Per il momento, il suo allievo Yates mi piace molto di più (al netto del gap storico e ambientale). Fitzgerald mi ha ricordato il nostrano D'Annunzio che a me non piace, per l'appunto.

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ALI77 Opinione inserita da ALI77    11 Ottobre, 2020
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UN CLASSICO DA LEGGERE

Questo libro mi ha colpito moltissimo, un romanzo breve ma molto intenso che sicuramente richiederebbe un maggiore approfondimento.
"Tutte le volte che ti viene da criticare qualcuno" mi ha detto "ricordati che non tutti a questo mondo hanno avuto i vantaggi che hai tu."
Ci troviamo nella New York dei ruggenti anni venti, che l'autore descrive in tutta la sua bellezza sia positiva che negativa; anni di ritrovato benessere e di pace dopo la fine della prima guerra mondiale. Gli americani erano molto provati dalla crisi economica e dagli effetti che il conflitto aveva avuto sulle persone.
Ma Fitzgerald si sofferma nel raccontarci gli americani ricchi, tra le loro ipocrisie, le spese folli e i pregiudizi della società, ma in particolare approfondisce il contrasto tra chi è nato in una famiglia benestante e lo è da generazioni e chi invece è diventato ricco in seguito, come Gatsby, il protagonista della storia.
L'obbiettivo di Gatsby è quello di riconquistare Daisy, incontrata prima della guerra e mai dimenticata; tutto quello che fa è solo e unicamente per lei, le grandi feste, lo sfarzo non sono per aumentare il proprio ego ma per attirare l'attenzione della ragazza.
"Non si può rivivere il passato?" esclamò incredulo. "Certo che si può!"
Sicuramente Gatsby la ama alla follia, probabilmente anche riconquistarla può essere una sorta di "rivincita" nei confronti della società che non vede di buon occhio i nuovi ricchi, anche se io vedo nell'autore una sorta di denuncia sociale, come a farci notare quanto fossero "indietro" gli americani dell'epoca e non accettassero il diverso. E' una mia visione sicuramente sbaglierò, certo Fitzgerald ci descrive e ci racconta solo quello che ci vuol far vedere, il resto lo dobbiamo intuire.
Gatsby è ancorata al passato, al ricordo e all'immagine che lui si era fatto di Daisy ma che non corrisponde alla realtà.
Daisy è odiosa, frivola, stupida e priva di sentimenti e non ama Gatsby; quando si rincontrano è sicuramente affascinata dalla sua ricchezza, dall'uomo che è diventato ma non alla persona, al ragazzo che aveva conosciuto anni fa.
"Un mondo nuovo, materiale senza essere reale, dove poveri fantasmi, respirando sogni come aria, vagavano a caso... come quella figura cinerea e fantastica che scivolava verso di lui tra gli alberi amorfi."
Non conosco l'autore, questo è il primo libro che leggo di Fitzgerald, quindi probabilmente avrò detto un sacco di cavolate, questo libro mi è piaciuto, capisco anche che non sia facile per alcuni questa lettura, però credo sia necessaria nel bene o nel male. Al dì là del gusto personale andrebbe letto questo libro.
La mia difficoltà è stata la parte iniziale, ma dopo poche righe ero già dentro alla storia.
Non posso non riconoscere che l'autore scrive divinamente, ci sarebbero molte citazioni su cui varrebbe la pena soffermarsi e inoltre ci ha lasciato una testimonianza importante e un ritratto vivido del mondo in quegli anni.
Questo libro passerà i secoli e rimarrà sempre un classico intramontabile.
Da leggere almeno una volta nella vita!

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Ludovica Tocco Opinione inserita da Ludovica Tocco    31 Mag, 2020
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Gatsby. L'uomo, il trionfo, la caduta.

Questo romanzo mi ha colpita nel profondo. Provai a leggerlo da adolescente ma non ne avevo colto la carica di innovazione, mi sembrava una storia profondamente banale e ripetitiva, così decisi di interrompere la lettura dopo la prima ventina di pagine. Condizionata anche dal film del 2013 con Leonardo di Caprio( film che reputo bellissimo in tutto tranne che nella scelta dell'attrice per Daisy, poco adatta al ruolo secondo me), mi sono decisa a rileggerlo e non me ne sono affatto pentita. Il libro offre uno spaccato straordinariamente fedele di quello che doveva essere il clima dei ruggenti anni venti tra gli americani ricchi, clima nel quale emerge trionfalmente Gatsby, così pregno di mistero e talmente chiacchierato da sembrare più una figura mitologica che una vera e propria persona. Le attuali caratteristiche di Gatsby e soprattutto la sua immensa ricchezza sono la molla con la quale Gatsby tenta l'impresa della vita: conquistare il suo amore di gioventù, Daisy. Il libro però non parla solo di una storia d'amore non realizzata, ma di molto altro. Parla di conflitto sociale, di differenze tra nuovi ricchi e persone facoltose da generazioni e generazioni, al punto che il lettore si chiede se l'amore di Gatsby per Daisy non sia solo un sentimento puro ma anche una sorta di sublimazione del riscatto sociale tanto anelato dal protagonista fin dal suo primo incontro con lei. Quel che è certo è che l'amore di Daisy per Gatsby è infantile, di facciata, e si rivolge più alla sua condizione economica che non a lui personalmente.
Gatsby cade nella trappola del passato, un passato pieno di fantasmi che lo tormentano. Forse l'insegnamento che ci ha comunicato l'autore è proprio questo: il passato non si può ripetere, e forse è meglio così.

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pierpaolo valfrè Opinione inserita da pierpaolo valfrè    05 Aprile, 2020
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Ruggenti anni Venti

Più che una nuova recensione sul Grande Gatsby, ce ne sono già una cinquantina su questo sito, vorrei condividere la testimonianza di una “conversione”. Ho visto infatti che i pareri su quest’opera sono abbastanza discordanti anche se, a guardare la votazione media, prevalgono i giudizi positivi.

Da ragazzo, troppo presto, mi capitò di vedere il film del ’74, quello con Robert Redford, mi annoiai a morte e forse questo fu sufficiente per tenermi alla larga dal romanzo per tantissimo tempo. Ho visto poi anche il film con Di Caprio, del quale però ricordo solo la sua grande bravura di attore. Bravura che purtroppo ha condizionato anche la mia successiva lettura, non riuscendo a immaginarmi il protagonista in modo diverso.

La spinta decisiva me l’ha data Piero Dorfles. Nel suo elenco dei “Cento libri che rendono più ricca la nostra vita”, il capolavoro di Fitzgerald era una mie delle lacune più vistose. Ma, a riprova che ancora non ero del tutto convinto, invece di acquistare il libro, ho scelto di ascoltarlo in audiolibro, basato sulla traduzione di Roberto Serrai per Marsilio (2011). Sulla traduzione ritorno tra un attimo.

Prima voglio dire che questo romanzo mi è davvero entrato dentro. La prosa di Fitzgerald, certo, lo stile lodato anche dai lettori più critici, il linguaggio cinematografico, il ritmo tumultuoso. Eppure…
Eppure questo romanzo ha una poesia, qualcosa che ti colpisce nel profondo che sarà difficile da dimenticare. Trovo infatti che senza il legame con il contenuto, la prosa di Fitzgerald, bella ed efficace quanto si vuole, rischierebbe di risultare uno sterile esercizio di stile.

Commuove il fallimento esistenziale di un uomo con una vitalità così grande e disperata, un personaggio dal quale non potremmo sentirci più lontani, quando è all’apice del suo potere, e che tuttavia ci conquista nel momento in cui mette a nudo l’origine della sua “fame”, la condanna ad avere successo per poter coltivare l’illusione di inseguire i propri sogni e il bisogno di essere amato. Una grande penna, certamente, ma dietro la quale c’è anche il graffio dell’acuto osservatore sociale e la sensibilità del poeta.

Ora che Il grande Gatsby è uscito finalmente dalla mia wishlist, mi ripropongo di leggere altre opere di Francis Scott Fitzgerald, perché questa lettura mi ha fatto scoprire una personalità affascinante. Mi sono infatti appuntato anche il saggio di Pietro Citati “La morte della farfalla. Zelda e Francis Scott Fitzgerald”, che può aiutare a capire meglio l’universo dello scrittore.

Dicevo della traduzione. A testimonianza di quanto questo romanzo mi abbia conquistato, dopo averlo ascoltato in audiolibro, l’ho anche acquistato nell’edizione proposta dal Corriere della Sera nei “Classici” in uscita in queste settimane. La traduzione è quella storica di Fernanda Pivano.

Come ricorda Roberto Serrai nell’interessante intervista che conclude l’audiolibro da me ascoltato, c’è una sostanziale differenza di approccio tra il modo di tradurre più recente e quello in voga alcuni decenni fa. Secondo Serrai, ai tempi della Pivano c’era molta cura nel calare il romanzo nell’ambito culturale del lettore italiano, cercando di attutire la distanza culturale rispetto al linguaggio dell’opera originale. Al giorno d’oggi, invece, si ritiene che debba essere data la massima fedeltà al testo originario, anche quando questo possa comportare un maggiore “straniamento” per il lettore italiano. Se ho inteso bene, si tratta di un diverso modo di rispettare il lettore: allora in modo più “protettivo”, oggi in modo più “trasparente”.

E’ un tema, questo delle traduzioni, che mi sta appassionando. L’ho constatato anche recentemente con La peste di Camus, che ho letto in una traduzione recente (Yasmina Melaouah, per Bompiani, 2017) e parzialmente ascoltato su Rai Play Radio, in una lettura di Remo Girone che direi basata sulla versione di Beniamino Dal Fabbro del 1948.

Non sempre si ha il tempo, la voglia o la capacità di affrontare un testo in lingua originale. Trovo che il traduttore abbia una grande responsabilità ed un grande privilegio: quello di calarsi interamente nell’anima dell’autore, per offrirci la sua opera nel modo più limpido possibile.
Un bellissimo mestiere.

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La Lettrice Raffinata Opinione inserita da La Lettrice Raffinata    22 Dicembre, 2019
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Distruggerai il tuo sogno, vecchio mio

“Il grande Gatsby” è forse il romanzo che meglio incarna lo spirito degli Stati Uniti negli anni Venti. Sfruttando l’espediente dell’amore contrastato dal fato, Fitzgerald ci parla di come i sogni non siano necessariamente le piacevoli illusioni che accecavano l’anonimo protagonista de “Le notti bianche” di Fëdor M. Dostoevskij, e possano bensì tramutarsi in ossessioni pronte ad annientare la vita di un uomo se non trovano realizzazione.
La storia di James Gatz -in arte, Jay Gatsby- ci viene narrata da Nick, suo vicino di casa che spesso si trova ad assistere, o perfino a partecipare, alle colossali feste che vengono organizzate nella sfarzosa villa di questo individuo per tutta l’estate. Pare però che nessuno delle decine di ospiti conosca bene Gatsby, e sul conto del facoltoso padrone di casa cominciano a circolare le voci più disparate,

«Le due ragazze si allungarono verso Jordan con aria confidenziale.
-Qualcuno mi ha detto che [Gatsby] ha ammazzato un uomo.»

Attraverso lo stesso Gatsby o altri personaggi, Nick viene ben presto a sapere di come l’uomo abbia avuto con sua cugina Daisy una relazione, resa difficile dalla disparità economica tra i due; la vita sfrenata che ora conduce è un mero tentativo di dimostrare la sua ascesa sociale; infatti, come ci dice Jordan:

«-Forse si aspettava che lei arrivasse a una delle sue feste, prima o poi-, continuò Jordan. -Ma non è mai successo.»

Ovviamente, avendo come unico scopo quello di riavvicinarsi a Daisy, Gatsby non da alcun valore ai rapporti con gli altri personaggi del romanzo, tanto che tutti i suoi ospiti non bastano per cancellare la sua solitudine,

«Dalle finestre e dalle grandi porte pareva ora giungere un vuoto improvviso, che isolava del tutto la figura del padrone di casa, [...].»

e questa condizione mostra il suo peggio nelle scene finali, con Nick che non riesce a mettersi in contatto con nessuno interessato alla sorte di Gatsby.
Fortunatamente questo protagonista soverchiante lascia sufficiente spazio per sviluppare i caratteri degli altri personaggi, anche per merito di un cast nient’affatto numeroso. Il mio preferito è senza dubbio Meyer Wolfshiem che, mentre Nick si affanna per mettere in mostra le sue emozioni, mi ha saputa conquistare con una singola battuta:

«-Impariamo a dimostrare la nostra amicizia a un uomo quando è vivo e non dopo che è morto-, propose [Wolfshiem]. -Dopo di che la mia regola è quella del quieto vivere.»

Per contro ho inevitabilmente detestato Tom, che è stato tratteggiato proprio con l’intento di renderlo antipatico a Nick e, di conseguenza, al lettore. In poche righe lo individuiamo come uno xenofobo (non credo dimenticherò facilmente il libro sulla minaccia alla razza bianca!) dalle maniere violente, dedito all’adulterio a senso unico.
Il romanzo si concentra sull’importanza dello status individuale e familiare nella società statunitense dell’epoca, e sul ruolo centrale del denaro nelle relazioni interpersonali; non a caso il nostro narratore è un mediatore finanziario, e in più punti si fa riferimento alla sua professione. Analogamente, sia Myrtle che diversi personaggi secondari sembrano far gravitare tutte le loro azioni attorno alla possibilità di spendere soldi in modo a dir poco futile,

«-Siamo partite con più di milleduecento dollari, ma ci hanno ripulito nel giro di due giorni nelle sale private.»

rasentando un consumismo che ricorda stranamente quello de “Il mondo nuovo” di Aldous Huxley, ma anche situazioni contemporanee: l’acquisto di oggetti sempre nuovi diventa compulsivo, ed buttare da parte ciò che invece ha ormai stancato è l’abitudine.
Altro tema centrale è quello già citato del sogno, non come ambizione per migliorare il proprio futuro ma come continuo struggimento nei ricordi del passato, con la speranza che questi possano ripetersi; vediamo infatti Gatsby aspirare per anni ed anni all’affetto di Daisy, che arriva inevitabilmente ad idealizzare,

«Quasi cinque anni! Persino quel pomeriggio dovevano esserci stati dei momenti in cui Daisy era ruzzolata ai piedi dei suoi sogni, [...] l’illusione di Gatsby. Era andata oltre Daisy, oltre ogni cosa.»

così il suo sogno non può che naufragare dopo lo scontro con una realtà decisamente meno idilliaca.
Personalmente ho trovato piacevole lo stile di questo romanzo, in primis per la presenza di un narratore molto affine a Buddy Glass, parimenti voce narrante nel racconto “Alzate l’architrave, carpentieri” -non a caso Salinger ammirava l’opera di Fitzgerald. L’altro aspetto stilistico che ho maggiormente apprezzato è la presenza di dettagli poetici nelle descrizioni,

«[...] una torre su un lato, nuovissima sotto la barbetta di edera incolta, una piscina di marmo e più di quaranta acri di prati e giardini.»

L’edizione della Feltrinelli si merita pure i miei elogi; la traduttrice si è occupata anche dell’introduzione che fornisce molti elementi non solo sulle tematiche del romanzo, ma anche sulla sua storia editoriale e sulla rivalutazione della critica nel corso degli anni. Ottime anche le note al testo, anche se le avrei preferite a fondo pagina anziché alla fine del volume.


NB: Libro letto nell'edizione Feltrinelli

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cristiano75 Opinione inserita da cristiano75    11 Ottobre, 2019
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Ogni luce è destinata a spegnersi

"Gatsby credeva nella luce verde, il futuro orgiastico che anno per anno indietreggia davanti a noi. C’è sfuggito allora, ma non importa: domani andremo più in fretta, allungheremo di più le braccia… e una bella mattina… Così remiamo, barche controcorrente, risospinti senza sosta nel passato."

Un libro ambiguo, dall'inizio alla fine. Un monito forse scagliato alla faccia oscura del lusso e delle paillettes, dei party senza fine, delle fuoriserie, delle donne dai facili costumi, dell'amore come redenzione da una vita di bagordi e di estremi...,insomma un monito al lato invisibile della ricchezza sfrenata e senza fondo.

Gatsby è quasi un personaggio Kafkiano, incomprensibile nel suo procedere per gran parte del libro.
Di lui non si sa nulla o meglio no si ha interessa a sapere nulla. Infatti quello che contata è che comunque non lesina lo sperpero dei soldi per far contenti i suoi ospiti o comunque i personaggi che come lupi gli ruotano attorno.
La ricchezza immensa del protagonista non ha un perchè. Non se ne conosce l'origine, come non si sa bene da quale universo parallelo sia piovuto questo personaggio, che nel film ha il faccione di Leo Di Caprio e che malgrado una vita nella dissolutezza, cova ancora un amore verso una leggiadra fanciulla che troppe volte gli è sfuggiata per situazioni avverse.
Il libro è micidialmente lento, malgrado l'argomento dovrebbe stimolare la fantasia del lettore.
Confesso che per lunghi tratti mi sono profondamente annoiato, ma poi all'improvviso la storia sembra prendere quota e dare un senso anche alla stessa esistenza del nostro eroe.
Si intuisce comunque che è quasi una romanzo dove si alternano dei momenti concreti in cui ci sono chiari esempi di situazioni aderenti alla realtà, con momenti abbastanza prolissi dove si entra quasi in una dimensione da sogno.
Le parti che possono suscitare maggiore attenzione nel lettore, dovrebbero essere quelle in cui si descrivono i vari incredibili lussi a cui si dedica il nostro buon riccone americano. Le mega ville. Queste feste dove ci sono più imbucati che invitati. Naturalmente la descrizione di donne bellissime e "leggere".
Fiumi di champagne. Vestiti da mille e una notte.
A chi non è mai venuto, per una volta, leggendo il libro o guardando la pellicola, di partecipare a una festa di tale portata.
Insomma se volete perdervi nel sogno di una vita da divi di Hollywood o da sceicchi degli Emirati, questo libro potrebbe essere per voi, per capire la differenza abissale, tra classi sociali, tra gli esseri umani.
Però, perchè naturalmente quando vi è così tanta bellezza e lusso, vi deve essere un però (quasi a essere un monito a tutti coloro che bramano una siffatta esistenza) il sogno di Gatsby come la sua stessa vita non è altro che un enorme limbo, che ben presto svelerà una realtà tutt'altro che amabile, lussuosa e scintillante come eravamo stati abituati a leggere per gran parte dell'opera.
Il finale, lo reputo tra i più poetici e profetici di tutta la letteratura mondiale.

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Endlesslybooks Opinione inserita da Endlesslybooks    28 Agosto, 2019
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L'amore cieco per Daisy

SPOILER

Ho riletto il Grande Gatsby e nel corso di questi anni la mia opinione non è per nulla cambiata. E' una lettura piacevolmente triste ma che mostra fortemente un mondo sempre più nell'abisso. L'io narrante è Nick, abitante di West Egg che lavora nel mercato della finanza. Da poco è diventato il vicino di casa di un curioso personaggio di nome Gatsby, un uomo molto ricco che verrà nominato anche durante una cena a casa Buchanan. Il nucleo famigliare dei Buchanan è composto da Daisy (ovvero la cugina di Nick), suo marito Tom e la loro figlioletta. Un'altro dei personaggi più noti nel romanzo è la tennista Jordan Baker, amica della famiglia. Il colpo di scena arriva quasi subito perchè il telefono squilla: è l'amante di Tom, entrambi non si fanno scrupoli, Daisy ne è a conoscenza e il lettore inizia subito a capire in che tipo di mondo è stato proiettato. E' un mondo di carta, dove le persone sono egoiste, pensano solamente ai propri interessi. L'alienazione dalla genuinità della vita è palese: Fitzgerald vuole denunciare la società degli anni Venti: sempre più corrotta e priva di senso morale. Il libro è pieno di eventi del genere in cui l'unico personaggio che pare avere un minimo di riguardo ed essere più riflessivo è Nick, tutti gli altri paiono delle marionette guidate dalla loro insensatezza. Gatsby è l'unico che si distinguerà. Nick vede l'uomo per la prima volta nell'oscurità della sua casa, intento a guardare luce verde del faro dall'altro lato del fiume. Ed è proprio questa luce l'incarnazione del sogno incorruttibile, dell'illusione del personaggio. Nel secondo capitolo Nick e Tom si incontrano e lui lo invita a conoscere "la sua ragazza": Myrtle, la moglie di un benzinaio; una donna fuori dal suo rango una donna povera che si atteggia da ricca nel loro nido d'amore. Il mondo che Fitzgerald descrive è quello della società borghese, che in quegli anni stava sempre più arricchendosi: il lusso trasuda da ogni pagina come la loro vita oziosa, fatta di feste e bevute in compagnia. Gli stessi dialoghi sono privi di consistenza, gli argomenti principali sono le banalità. Molte persone conoscono il misterioso Gatsby senza averlo mai conosciuto, partecipano alle sue feste ma parlano male di lui continuamente. Un giorno Nick riceve un invito da parte del vicino e così inizia la loro amicizia. Egli rivelerà alcuni dettagli della sua vita per contrastare la cattiva fama che gira su di lui. Ma sembra che l'uomo sia coinvolto in affari poco puliti da cui la sua ricchezza deriva. Nel frattempo, Miss Baker è venuta a conoscenza da Gatsby stesso che lui e Daisy si amarono e lei stessa lo ricorda con vividezza un episodio. A quel tempo lui era un soldato, troppo povero per sposarla, quando partì incontrò Tom e si sposarono nonostante l'enorme tristezza di Daisy che ricevette una lettera dal suo amato. Ma era il matrimonio del secolo: dopo poco tempo accetta la sua realtà sentendosi innamorata del marito. In questi anni Gatsby si è fatto un nome, si è arricchito per poter diventare un uomo degno di lei, le feste che organizza sono finalizzate solamente a un loro possibile incontro che avverrà solo grazie all'aiuto di Nick. L'amore tra i due sembra essere risbocciato. Vediamo un uomo tenero, impacciato, fragile in un momento atteso da così tanto tempo: non ha mai smesso di amare Daisy; lei è sempre stata il suo obiettivo finale. Emergono altri dettagli sulla sua vita: figlio di poveri, riesce a farsi un nome grazie a un uomo che l'ha formato come gentiluomo. Daisy e il marito andranno a una festa di Gatsby; Tom vuole saperne di più sul suo passato con la moglie e lavorativo. Il loro amore nascosto prosegue fino a quando non viene vuotato il sacco durante un afoso pomeriggio al Plaza. E' lui che sprona una lei incapace di ammettere di amarlo davvero, rimane incastrata tra la sicurezza e il lusso che può darle uno e il vero amore che può darle l'altro. Ed è qui che avviene la prima tragedia alla quale se ne concatena un'altra: la morte accidentale di Myrtle a causa di una macchina gialla (quella di Gatsby). Un cambio di auto tra i personaggi conduce al dramma ma la vera responsabile in realtà è Daisy, troppo sotto shock dalle emozioni precedenti. L'uomo è talmente convinto del suo amore per lei che è disposto ad assumersi la colpa. Ciò sarà fatale perchè il marito cercherà vendetta uccidendolo anche per via del sospetto che lui fosse l'amante. E' proprio Tom che approfitta delle debolezze dell'uomo per lavare via i propri peccati, per far ricadere la colpa su un innocente forse, persino, con la complicità della moglie. La scena finale mostra un Nick fedele fino alla fine, insieme al padre, così orgoglioso per i successi di Jimmy. Neppure Daisy si è presentata al funerale, lei, più di tutti mostra l'inconsistenza umana che non ha nemmeno un minimo di riconoscenza. Daisy è un personaggio inetto, incapace di scegliere per la sua felicità, disposta a mentire e mentirsi e a lasciar morire l'amore. Nessuno si presenta al funerale, nessun amico, nessuno di coloro che partecipava alle feste. Un personaggio chiama per farsi ridare le scarpe: è l'apice del degrado della coscienza. Quello di Jay Gatsby è un sogno incorruttibile che è stato corrotto, saccheggiato, privato di senso e che ha condotto a una fine tragica.

Questo è il capolavoro di Fitzgerald!

"Erano persone sconsiderate, Tom e Daisy: fracassavano cose ed esseri umani e poi si ritraevano nel loro denaro o nella vastità della loro sconsideratezza, o qualunque cosa fosse a tenerli insieme,e lasciavano che fossero gli altri a ripulire il sudiciume che avevano fatto..."

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martaquick Opinione inserita da martaquick    18 Agosto, 2019
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LA MIA UMILE OPINIONE

Ultimamente ho voglia di classici e senza essere particolarmente convinta ho iniziato il grande Gatsby.
A malincuore per tutte le persone che amano e adorano questo romanzo devo dire che a me non è piaciuto molto.
Non voglio stroncare un romanzo che è ritenuto un capolavoro della letteratura e studiato e da critici e acculturati anche perché io sono una semplice lettrice, ma non mi ha colpito, non mi ha preso se non le poche pagine centrali in cui sembra quasi che finalmente inizi il colpo di scena del romanzo, non mi ha dato quella voglia di leggerlo tutto d'un fiato.
L'ho trovato lento all'inizio, quasi noioso. Quando capiamo lo scopo di tutte le feste di Gatby mi è sembrato di iniziare a prenderci gusto per poi scoprire il suo piano di ricongiungimento con la sua amata di un tempo passato che in realtà è una persona frivola e distratta. Ma poi in realtà anche Gatsby è tutta apparenza e poca sostanza. E Nick spettatore finto innocente ma che prima aiuta un tradimento coniugale e narra la vicenda con aria di stupore e ammirazione, poi critica e sdegna quasi l'oggetto della sua adorazione e infine dopo la tragedia di nuovo è la persona che difende e veglia la fine dell'"amico.
Sicuramente è parte del ciclo narrativo questa creazione del mito e poi distruzione e certo è che la scrittura fine e essenziale non vuole creare un romanzo avvincente ma questa serie di sensazioni durante la lettura non mi hanno reso piacevole la storia.
Ripeto che la mia è un'opinione e di sicuro non pretendo di avere ragione.
Il mondo è bello perché è vario e grazie a questo abbiamo tanti libri e tante storie che possono piacere o non piacere!

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Clangi89 Opinione inserita da Clangi89    30 Marzo, 2019
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Dopo la festa, quel che ne resta

Un grande classico compresso in questo breve romanzo che mostra i ruggenti anni '20, i soldi facili, l' arricchimento senza domande malgrado il proibizionismo americano. L'immagine che l'autore ci riflette mediante scene, dettagli accostati non a sproposito, colori, profumi e città rendono l'idea di essere di fronte ad una natura morta. La grande depressione infatti si avvicina inesorabile, la perfezione si sfuma ed i sogni dorati e sfavillanti mano a mano vanno scemando. Quando sulle feste che Gatsby tiene senza sosta nella sua reggia cala il sipario, l'atmosfera cambia precipitosamente.
Pochi gli eventi significativi che si susseguono nel racconto lasciando il dubbio di non conoscere mai chi si cela dietro il personaggio, cosa maschera. I soggetti non sono descritti a fondo, la penna dell'autore sembra creare delle sceneggiature, attivando tutti i sensi del lettore, a tratti in maniera quasi poetica, a tratti il romanticismo e il grande senso di solitudine primeggiano, come sul finale.
Nick è la voce narrante, dalle sue impressioni incerte scopriamo del suo approdo estivo a Long Island. Lui stesso viene a conoscenza delle vicende dalla cugina al vicino di casa.
La trama è di per sé semplice. Un amore di un mese tra una giovane di ottima famiglia, Daisy, la cui voce "ha il suono dei soldi" e Gatsby pronto a partire per la guerra, all'epoca senza risorse eccetto il consistente bagaglio di sogni, avventure vissute e tante da scoprire narrate senza sosta alla spensierata donna.
Passano cinque anni, lunghi o corti che siano, hanno portato aria di cambiamenti nelle vite di tutti. Gatsby ha costruito in modo lecito o meno, una grande ricchezza finalizzata al suo sogno: rincontrare Daisy, far rivivere il passato, far vivere quell'amore lontano. Quali saranno gli effetti di questa chimera?
Feste, sfarzo e balli nelle sfrenate notti alla villa di Gatsby che cosa lasceranno nel momento del silenzio? Durante la più cruda solitudine che impregna gli ultimi capitoli, chi resterà sotto un cielo plumbeo e piovigginoso?
La fama che lascia spazio al vuoto. Il passato che non si ricostruisce, il sogno svanito. Grandi sono i temi che affiorano e lasciano una traccia nel lettore dopo essersi immerso negli anni '20. Leggere un grande romanzo?! si, a mio parere.

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Per il tema del (non) ritorno del passato, consiglio Una boccata d'aria di Orwell
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Rebel Luck Opinione inserita da Rebel Luck    23 Gennaio, 2018
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E' solo la mia opinione.

E' solo la mia opinione.

Partiamo da un presupposto, questa non è una recensione di un critico letterario ma solo la mia ignorantissima opinione.
Ora mettiamo le mani avanti:" chi ha amato questo classico è pregato di non leggere la mia opinione".
Concludo la premessa indicando a chi nonostante i precedenti avvertimenti abbia voluto comunque leggere la mia opinione e voglia insultarmi, che ha tutta la mia umana comprensione.

Ok adesso possiamo cominciare.
Il libro è un classico della letteratura, conosciuto in tutto il mondo e considerato dalla critica un capolavoro.
Invece a me non è piaciuto. Proprio per un cavolo.
Poco più di 100 pagine di noia. Pagine lente e piene di sbadigli. Nebulosi periodi sonnacchiosi...

Il libro me lo ha prestato mia sorella, dopo che io l'ho regalato a lei per Natale (penso che la sua sia stata una vendetta... Atroce vendetta...).
Ero arrivato stancamente e fumosamente alla trequarti del libro, quando lei mi ha chiesto cosa ne pensavo, ed io istintivamente ho risposto:" Non è ancora successo un cavolo."
Arrivato al finale mi sono reso conto che oltre la noia si finiva anche in un triste finale.
Triste ai limite della depressione.

Ora, io sono ignorante ed ottuso e quindi non capisco quelli che trovano all'interno di queste pagine mille significati.
Penso ad un imbianchino a cui cade della vernice colorata sulla tela di un quadro in un museo di arte moderna, lui si appresta a ripulire tutto ma la tela ormai è orribilmente macchiata e compromessa così si da alla fuga.
Arrivano i critici e vedendo che il quadro è firmato da un noto autore, cominciano a trovare mille significati nascosti nella macchia pastrocchiata...
Ecco per me questo grande classico è un'incomprensibile macchia su un foglio.
Ho impiegato più tempo a finire questo "grande classico" di poco più di 100 pagine, che a leggere "L'ombra dello scorpione" di King ( e ci sono circa 1000 pagine in più).

La storia dovrebbe essere quella di un grande amore incompiuto, ma tra le righe non c'è nessuna emozione.
Mi fermo qui, perché non vorrei offendere tutti quelli che questo libro lo hanno amato, perché sicuramente sono a milioni, dando la colpa a me che proprio non sono riuscito a capirlo.

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Solo agli amanti dei classici.
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Vita93 Opinione inserita da Vita93    21 Aprile, 2017
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Non si può ripetere il passato

Ricordo che durante gli ultimi due anni del Liceo il professore di inglese ebbe la brillante idea di inserire nel programma scolastico una dettagliata panoramica sui più importanti autori britannici e americani da William Wordsworth fino a Samuel Beckett.
Uno dei nomi che più mi è rimasto impresso è proprio quello di Francis Scott Fitzgerald, per il quale ho sempre provato una certa simpatia, dovuta forse alla curiosità suscitata dal nome vagamente aristocratico o forse alla biografia travagliata di quest’ uomo che in breve tempo ha avuto tanto, ha sperperato tutto e ha goduto di fama leggendaria solo nei decenni successivi alla sua precoce morte.
“ Il grande Gatsby “ fu infatti un successo di critica più che di pubblico e solo anni dopo sarà eletto ad opera più rappresentativa della cosiddetta età del jazz.

Il capolavoro di Fitzgerald è una storia di solitudine e indifferenza e solo secondariamente una storia d’ amore.
C’ è un narratore, un aspirante scrittore di nome Nick Carraway. Ha 30 anni e nel 1922 si trasferisce a West Egg, nella zona dei nuovi ricchi di New York. E’ un solitario ed un acuto e distaccato osservatore, e nel ruolo di uomo comune catapultato nel bel mezzo di eventi speciali racconta la storia di Jay Gatsby, uno dei personaggi più romantici e infelici che la letteratura ci abbia regalato.
Chi è Gatsby ? E’ un uomo che in gioventù ha amato follemente una ragazza fascinosa e benestante senza avere i mezzi economici per mantenerla. Poi dopo alcuni anni scopre che ha sposato un altro uomo e decide di dedicare la propria vita ad accumulare in modo più o meno lecito prestigio e ricchezza, e di dare feste sfarzose e roboanti al solo scopo di poterla rincontrare. E in effetti ci riesce. Ma sono cambiati i tempi, i modi, le esigenze, le persone. Sono cambiati tutti tranne Gatsby.

Prima della lettura mi chiedevo quale fosse il segreto di questo breve romanzo simbolo di un’ epoca, quale punto di forza lo avesse consegnato all’ immortalità letteraria.
Non certo la trama, struggente ma tutt’ altro che originale e inizialmente lenta a carburare. Neanche lo stile, che reputo eccelso e straordinariamente limpido ed essenziale ma al pari di altri della propria epoca e non solo.

Poi l’ ho capito. Il segreto sta nella delicata amarezza dei dettagli. In una storia illuminata da un sole cocente, sono soltanto due le volte in cui scende la pioggia. La prima ha su Gatsby lo stesso effetto che ha sulle piante. Coltiva e rafforza le sue speranze prima e durante l’ incontro a lungo atteso con Daisy. La seconda è malinconica. Suggella uno strepitoso e doloroso finale emblema della distruzione del sogno americano, della sconfitta di un uomo romantico inadeguato a sopravvivere in un mondo vuoto e cinico, profetico nel condannare la materialità di un boom economico che sembrava infinito e che avrebbe conosciuto l’ abisso della crisi del 1929.

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Valerio91 Opinione inserita da Valerio91    19 Marzo, 2017
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Un prigioniero delle fantasie del passato

Ho dovuto aspettare un po' prima di recensire questo libro, riflettere su tutto quello che c'è dietro questa storia tragica.
La prima cosa che mi sono detto è che, in fondo, si tratta di una storia abbastanza semplice se ci si sofferma soltanto sugli aspetti superficiali. Nonostante questa impressione iniziale, sentivo dentro di me una strana sensazione, un senso di incompiutezza, come se mi stesse sfuggendo qualcosa.
Ho guardato la più recente trasposizione cinematografica (quella con Leonardo Di Caprio) e pian piano quella nebbiolina si è andata dissipando. Ho guardato il film libro alla mano e non so quante volte ho premuto il tasto pausa per dare uno sguardo alle pagine.
La drammatica storia di Gatsby ha preso a sedimentarsi nella mia mente in un modo che non mi aspettavo.

Jay Gatsby è un uomo che si è fatto da solo. Persino Gatsby è un nome che egli stesso si è dato.
Dalla povertà ha innalzato sé stesso, ha creato una statua d'oro da un cumulo di ceneri e tutto questo con un unico semplice obiettivo: una donna, Daisy.
Un amore insopprimibile che è stato catalizzatore di tutte le sue forze, unico motivo che lo ha spinto a diventare quel che è. Gatsby ha vissuto per Daisy, ha lottato per Daisy; la sua casa magnifica, tutti i suoi possedimenti non hanno alcun senso se nel contesto non è presente colei che è il sogno che nessuno di questi beni materiali può eguagliare, Daisy.
Lei è sposata con un uomo ricco che non la rispetta, ma questo non è abbastanza da fermare Gatsby, prigioniero di un passato felice che vorrebbe riprodurre a ogni costo e che ha soltanto lei come perno indispensabile.
Daisy annulla Gatsby.
Eppure, quell'uomo che fin dall'inizio appare come quello privo di morale, da condannare, sarà l'unico insieme a Carraway che si sia mostrato genuino, vero, determinato nel suo proposito e incorruttibile nel raggiungere l'oggetto del suo desiderio, che non è all'altezza del piedistallo in cui lui l'ha posta.
Tutto questo in un contesto disegnato meravigliosamente da Fitzgerald, in un'America degli anni '20 controversa e profondamente diseguale, divisa tra ricchi che si abbandonano smodatamente ai propri piaceri e morti di fame che affondano in un mondo fatto di cenere.

"Gatsby credeva nella luce verde, il futuro orgastico che anno per anno indietreggia davanti a noi. C'è sfuggito di nuovo, ma non importa: domani andremo più in fretta, allungheremo di più le braccia... e una bella mattina...
Così continuiamo a remare, barche contro corrente, risospinti senza posa nel passato..."

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siti Opinione inserita da siti    23 Ottobre, 2016
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La festa è finita

Negli anni immediatamente successivi al primo conflitto mondiale New York pullula di gente ricca, bella, affermata: qualcuno proviene dall’ovest , ha il mondo in tasca e appartiene al bel mondo, altri sono in cerca di fortuna, altri ancora l’hanno fatta , qualcun altro già pensa a migrare verso l’ovest per non rimanere schiacciato. Sono i ruggenti anni venti: c’è posto solo per chi è benestante, ricco sfondato, mutevole nei gusti e nelle idee, razzista e profondamente egoista. Tutti gli altri sono destinati a soccombere compreso chi pur essendo un “grande” ambisce all’amore.
L’io narrante Nick, tornato dalla guerra , cerca, anche lui originario dell’ovest, di inserirsi in questo mondo mantenendo però ben salde le sue convinzioni personali senza subire il fascino dell’effimero, del transitorio, dell’apparenza e filtrando per noi, senza giudicare, un mondo e un’epoca. L’espediente narrativo lo vuole il collante di due mondi, quello dei ricchi e quello dei poveri, di due aree geografiche l’est e l’ovest del Paese, dell’antefatto e dello svolgimento della narrazione che altro non è che una storia d’amore. Stabilitosi a New York, trova modesto alloggio in un’abitazione schiacciata da magnifiche ville e destino vuole che lui sia vicino di casa di un personaggio enigmatico da tutti noto per la frequenza e lo sfarzo delle sue celebri feste. L’ottica esterna di Nick, il suo punto di osservazione rendono oggettiva una realtà consolidata fatta di eccessi, smanie, conoscenze, via vai e profonda solitudine. Nick a New York ha anche una ricca cugina che rivedendolo gli lamenta l’assenza al suo matrimonio mentre era in guerra. Si incontrano nella sua bella casa e lì conosce il marito Tom, la loro figlioletta, e l’amica Jordan Baker, una celebrità dello sport. La frequentazione prosegue fino a che entra in scena Gatsby e da allora tutto si mescola, si sfalda ulteriormente e precipita terminando in tragedia.
Gran parte della narrazione è tesa a descrivere la percezione che si ha di quest’uomo e ciò contribuisce a proseguire nella lettura, gli eventi anticipati e preparati in pochi capitoli precipitano e si risolvono magistralmente in quelli finali lasciando una lettura dal sapore amaro, struggente e malinconico. Non è stato semplice apprezzarla , non è amore a prima vista, gli riconosco efficacia narrativa e aderenza ad un mondo bello e spavaldo, una malinconia di fondo che detronizza il bel mondo e il sogno americano.

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deborino Opinione inserita da deborino    22 Ottobre, 2016
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Era uno di quei rari sorrisi che possiedono il pre

"Sorrise indulgentemente...assai più che indulgentemente.
Era uno di quei rari sorrisi che possiedono il pregio di un'eterna rassicurazione, e nel quale ci s'imbatte quattro o cinque volte nella vita. Affrontava - o pareva affrontasse - per un istante l'intero mondo esterno per poi concentrarsi su di te con un'irresistibile buona disposizione nei tuoi confronti"

Ecco la prima immagine che l'autore ci presenta del nostro Grande Gatsby.
La narrazione viene effettuata da parte di Nick Carraway, il vicino di casa del protagonista, nonché cugino di Daisy, la donna che lui ama più di ogni altra cosa.
E proprio per lei, Gatsby comprerà una villa, dalla quale può vedere la "luce verde" che viene da casa dell'amata e in cui darà costanti feste lussuose nella speranza che, prima o poi, anche lei possa capitarci e possa rivederla.

"Gatsby ha comprato quella casa così che Daisy fosse proprio al di la della baia"

Il suo obiettivo è rivederla, dopo cinque anni durante i quali lei si è sposata con un altro uomo e ci ha pure fatto una figlia.
Riuscirà il grande Gatsby nel suo intento?
Questo libro affronta vari argomenti: il voler riportare indietro il passato e cancellare tutto ciò che è successo nel mezzo, l'amore puro, perfetto e indimenticabile, quello che ti porta a fare tutto, ma proprio tutto il possibile per rincontrare la persona che si ama, affronta il tema della società a inizio 900, delle "false amicizie", di quelli che ci sono solo quando c'è da divertirsi...
insomma di temi ce ne sono a dismisura ma non posso elencarli tutti io...dovete leggerli per entrare in questo mondo dove l'amore ti porta a dirigere tutta la vita in quella direzione, senza tener conto del resto.
Consiglio anche il film con Leonardo Di Caprio che io ho visto prima di leggere il libro e che è altrettanto bellissimo e molto attinente al romanzo.

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Kira Opinione inserita da Kira    15 Settembre, 2016
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Il Grande Flop-sby

Ho sentito talmente tante persone parlare bene di questo romanzo, che alla fine mi sono deciso a leggerlo. La prima cosa che mi fa storcere il naso è la prefazione scritta da Fitzgerald prima della seconda ristampa del 1934, in cui fa di tutto per difendersi dalle innumerevoli critiche che ricevette subito dopo la pubblicazione del libro e non attua il minimo sforzo per valorizzarne invece i suoi punti forti, ben pochi a mio avviso.
La trama è semplicistica, assolutamente banale, priva di colpi di scena e piena di fronzoli, artifici letterari con il solo e spudorato fine virtuosistico, ma assolutamente fine a se stesso. Lo scrittore vorrebbe far credere che ci siano altissimi significati metaforici dietro le sue massime e frasi ad effetto, tuttavia senza successo. Sarebbe possibile raccontare l'intera trama di questo romanzo in pochi minuti, forse secondi se in possesso di capacità di sintesi nemmeno tanto notevoli.
Il narratore che racconta eventi del passato, il classico personaggio enigmatico iniziale, la cui personalità si va man mano delineando durante il racconto, la storia d'amore celata e tormentata da anni, colma di nobili ideali, qualche sprizzo di perbenismo e insignificanti trasgressioni d'alcol di inizio novecento, infine la tragedia. Punto. Ecco il Grande Gatsby, considerato un capolavoro della sua epoca .... per me di capolavoro non ha nemmeno il titolo, sul quale lo stesso scrittore pare aver avuto diversi ripensamenti; ha optato palesemente per la scelta sbagliata, sembra il titolo di un romanzo per bambini. Non bisogna giudicare un libro dalla copertina (e dal titolo)! Ci dicevano un tempo, signori, questa è l'eccezione che conferma la regola.
Lo stile di scrittura è esageratamente sfarzoso, filosofico, a tratti enigmatico. Per ogni pagina sfogliata ci sono almeno un paio di elementi di trama che Fitzgerald ritiene per scontati, ancora una volta facendosi beffe di quella che lui ritiene essere insufficiente attenzione durante la lettura del suo amato romanzo o scarsa propensione letteraria del lettore, solo gli dei lo sanno... Ha tutta l'aria di essere una banalità travestita da grande letteratura del '900, i quali abiti sono stati cuciti con tessuti contraffatti.
Niente di originale, per nulla incisivo, un romanzo che non consiglierei a nessuno.

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MATIK Opinione inserita da MATIK    08 Agosto, 2016
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Il grande Gatsby.

"Così continuiamo a remare, barche contro corente, risospinti senza posa nel passato."
Prima del libro, mi sono innamorata del film, avevo paura che la scrittura mi facesse ricredere sul racconto che avevo visto sul grande schermo, ma per fortuna non è andata così!
La versione cinematografica rappresenta appieno le atmosfere che lo scrittore F.Scott Fitzgerald ha raccontato nel libro: l'America degli anni 20, prima della grande depressione del 1929, la gente ricca, sbadata, che vive in un mondo fatto di feste, balli, divertimenti, bevendo nonostante il periodo del proibizionismo, fumando e ostentando al massimo tutta la loro ricchezza.
"Erano gente sbadata, Tom e Daisy: sfracellavano cose e persone e poi si ritiravano nel loro denaro o nella loro ampia sbadataggine o in ciò che comunque li teneva uniti, e lasciavano che altri mettesse a posto il pasticcio che avevano fatto..."
Gastby è un personaggio particolare, che ha dei punti di contatto con lo stesso autore, che ha sempre sofferto per la sua condizione sociale, quella di non appartenere ad un ceto sociale alto, sanno di avere potenziale, ma per essere apprezzati devono sforzarsi il doppio anche con mezzi non del tutto legali, elaborare strategie, studiare con maggiore impegno, per raggiungere un livello che per chi possiede soldi ci accede già di diritto.
"Quando ti vien voglia di criticare qualcuno, ricordati che non tutti a questo hanno avuto i vantaggi che hai avuto tu."
Gastby si innamora perdutamente di Daisy, una ragazza bellissima e di buonissima famiglia e succede l'incredibile perchè anche lei ricambia il suo amore, lui parte per la guerra, si perdono e per sempre, Gastby rimarrà incastrato in un sogno d'amore, in un passato che mai più ritornerà!
Questo libro racconta di un mondo effimero, dove vivono personaggi che hanno tutti luci ed ombre, nessuno è mai completamente felice, nessuno si sente colpevole degli atteggiamenti che assumono, si tradiscono, si rinnegano e l'amore è un qualcosa di irraggiungibile, un sogno che può farti rimanere incastrato in un passato che non potrò ritornare mai più.
"Aveva perso il vecchio caldo mondo e pagato un prezzo troppo alto per aver vissuto troppo e a lungo con un unico sogno."
Una bella lettura che ci racconta del mito e delle contraddizioni del "sogno americano", un affresco di una generazione perduta.

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Un bel classico....
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andrea70 Opinione inserita da andrea70    05 Agosto, 2016
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Credi ai tuoi sogni

Quanto vale tutto ciò che abbiamo quando tutto ciò che vorremmo ci manca ? Quando agli occhi degli
altri stiamo vivendo una vita da sogno ma il nostro sogno è un altro, magari vicinissimo a noi ma
ugualmente irraggiungibile, e quanto siamo disposti a mettere in gioco per provare a raggiungerlo ?
E'la domanda che dovremmo farci per Jay Gatsby, ragazzo di umili origini diventato ricco attraverso
fortunate conoscenze, intraprendenza e rapporti con la malavita.
Le feste di Gatsby , che ad un osservatore occasionale sembrerebbero celebrazione della più
sfrenata e dissoluta gioia di vivere , in realtà sono come una enorme rete calata in mare per
catturare un pesciolino in un oceano di possibilità.
"..e quella notte mi resi conto della straordinaria prevenzione di Gatsby alla speranza, un dono che
non ho mai riscontrato in nessun altro,e che difficilmente riscontrerò ancora, e il tutto era per
lei la casa, le feste, ogni cosa.."
Gatsby invita nella sua mega villa tantissima gente nella speranza un giorno, di far capitare li
anche l'amore della sua vita , Daisy, perduta anni prima quando lui dovette partire per la prima
guerra mondiale trovandola, al ritorno, sposata con il famosissimo giocatore di polo Tom Quest'ultimo, ritiratosi dall'attività agonistica in seguito ad un serio infortunio ora trascina non solo una gamba
ma anche la sua infelicità indulgendo in vizi vari, evidentemente insoddisfatto del pur dorato
angolo di mondo in cui lo ha relegato lo spegnersi delle luci della ribalta.
La storia ci viene raccontata da un "attore non protagonista", Nick, giovane di buona famiglia,
cresciuto secondo sani principi, che conduce una vita modesta in una casa adiacente alla lussuosa
proprietà dove quasi ogni sera il munifico anfitrione Jay Gatsby mette in scena lo spettacolo
tragico di chi nasconde il silenzio della solitudine dietro il rumore della festa.
Il caso vuole che Nick sia cugino alla lontana di Daisy e una sera la rete di Gatsby finalmente
cattura la sua balena bianca perchè questo sarà Daisy per Gatsby. Ma se quella del capitano Acab era un'ossessione in nome della quale mettere in gioco tutto e perdere tutto quello di Gatsby è un sogno.
Gatsby crede nel suo sogno a dispetto dei fatti , lui e Daisy possono tornare a stare stare insieme a dispetto delle loro strade interrotte, separate, in un certo senso lontane e non si tratta di un sentimento malato ed egoista perchè la stessa Daisy ricambia Gatsby ma non ha la forza di lasciare tutto per lui.
Per rendere possibile un amore che sembra essere impossibile bisogna essere in due e remare entrambi verso la stessa "luce " o la corrente del tempo trascinerà irrimediabilmente i protagonisti alla
deriva.
Il tempo è un baluardo invalicabile non puoi districarti nel suo labirinto pensando di trovare un pertugio attraverso il quale tornare indietro e trasformare ciò che poteva essere in ciò che vorremmo.
La prosa di Fitzgerald è fluida e a tratti poetica , davvero un gran bel libro.
"Mi ricordai di come eravamo tutti venuti da Gatsby, col sospetto della sua corruzione, mentre lui stava in mezzo a noi nascondendo un sogno incorruttibile.
La luna si levò più alta..e, mentre stavo lì a rimuginare su un mondo vecchio e sconosciuto..pensai alla meraviglia di Gatsby, quando per la prima volta aveva scorto la luce verde in fondo al pontile di Daisy. Era venuto da così lontano e il suo sogno deve essergli sembrato così vicino, da non credere di poterlo afferrare.
Ma non sapeva di averlo già alle spalle. Gatsby credeva nella luce verde.
Nel futuro orgastico, che anno dopo anno si ritira davanti a noi. Ieri ci è sfuggito ma non importa..domani correremo più forte. Allungheremo di più le braccia, e un bel mattino.
Così, continuiamo a remare, barche controcorrente, risospinti, senza posa..nel passato."
Tragico e bellissimo, un libro da leggere.

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Belmi Opinione inserita da Belmi    08 Giugno, 2016
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Jay il passato non ritorna

Guardando un po’ le recensioni su “Il Grande Gatsby”, mi sono resa conto che questo libro divide i lettori, c’è chi l’osanna e chi proprio non l’ha digerito.

Dopo l’uscita del film, più volte mi ero ripromessa di leggere il libro e finalmente sono riuscita a fare entrambe le cose, ovvero leggere Fitzgerald e guardare il film.

La storia viene raccontata da Nick, che si ritrova ad abitare accanto alla maestosa casa di Gatsby, quest’ultimo dovremmo aspettare un po’ di pagine prima di conoscerlo.

La storia è conosciuta e non è su quello che mi voglio dilungare anche perché sinceramente la trama non è proprio il pezzo forte del romanzo, quello che mi ha colpito è lo stile dell’autore.

Fitzgerald ci porta nell’America degli Anni ’20, in cui il lusso, il mondo sfrenato, i contrabbandieri e le trasgressioni sono all’ordine del giorno. Un mondo che sembra quasi consapevole della grande crisi che arriverà e che cerca di dare il massimo (non in senso positivo) prima della catastrofe.

Il personaggio che mi ha veramente incuriosito è Gatsby, i sentimenti che può suscitare possono essere dei più diversi; a me ha trasmetto fra le altre cose, tanta solitudine, tristezza e amarezza, per un uomo che per andare avanti ha bisogno di essere ancora ancorato al passato, un passato che proprio per il nome non può tornare.

“Era stato così a lungo pieno di quest’idea, l’aveva sognata in tutto il suo svolgimento e aspettata a denti stretti, per così dire, arrivando a un livello inconcepibile d’intensità. Ora, per reazione, si stava scaricando come un orologio dalla molla troppo tesa”.

Fitzgerald ci mostra un mondo d’illusioni, ci fa credere che possiamo essere migliori di quello che siamo ma che alla fine, quando si fanno i conti quelle che rimane è poco “”Sono un branco di porci” gridai attraverso il prato. “Tu, da solo, vali più di tutti quanti messi insieme””.

Probabilmente come dice Nick “Mi accorgo adesso che questa è stata una storia del West, dopo tutto: Tom e Gatsby, Daisy e Jordan e io eravamo tutti del West e forse soffrivamo di qualche deficienza che ci rendeva sottilmente inadatti alla vita dell’Est”.

Un romanzo affascinante, in cui la personalità dei protagonisti è il vero ingrediente della trama. Ho visto il film e devo dire che ho molto apprezzato la scelta dei protagonisti che rispecchiano abbastanza quello che mi ero immaginata. Un DiCaprio che non mi ha deluso, toccante quando davanti al pontile cerca quella luce…

Buona lettura!

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sonia fascendini Opinione inserita da sonia fascendini    20 Ottobre, 2015
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Nick, prendi i tuoi stracci e scappa

Questo romanzo inizia con una massima che condivido "quando ti viene voglia di crticare qualcuno, ricorda che non tutti hanno avuto i vantaggi che hai avuto tu." A dirla è il padre di Nick, un trentenne trasferitosi da poco a Long Island per iniziare a lavorare in borsa. E' Nick che ci descrive non tanto le proprie vicende, quanto quelle dell'ambiente delle buona società degli anni venti. personaggi decadenti, annoiati che giocano col destino degli altri. Tra questi spicca Gatsby un ricco giovanotto che nella sua villa faraonica tiene feste da sultani circondandosi di personaggi insipidi dediti a feste, alcool, droghe e con poche altre aspirazioni. Nel trascorrere delle righe sapremo che la vita di Gatbsy è effettivamente torbida, così come vuole la leggenda che lo circonda. Sapremo anche che nel suo passato c'è un amore giovanile che mai si è intiepidito e che tenterà con tutte le sue forze di riaccendere. Sarà proprio uno di quei giochetti da ricchi signori che metteranno in discussione i suoi piani.
Questo romanzo mi sembra in linea col suo contenuto: lento, a tratti opulento altre volte noioso. La trama mi è piaciuta, è qualcosa di originale che non ho mai incontrato, mi sarebbe piaciuto se fosse stato più dinamico. In effetti però questo modo di scrivere è l'unico in grado di rendere bene l'ambiente in cui si svolge la storia.

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Anna_Reads Opinione inserita da Anna_Reads    04 Agosto, 2015
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Horror Vacui

Il Grande Gatsby – Francis Scott Fitzgerald

SPOILER

Ebbene, all'alba dei quarant'anni non lo avevo ancora letto.
Orrore e raccapriccio, stracciamento di chiome e vesti.
(In realtà è l'istinto che ci protegge, ma ce ne accorgiamo sempre troppo tardi).
Rimediamo, rimediamo che è agosto e si riesce a tenere una media di lettura discreta.
Ora però, dal momento che è DAVVERO agosto, e quindi lo è anche per me, mi concedo una recensione da ombrellone.
Quindi non racconterò di come Fitzgerald scriva in modo divino.
Dirò del fatto che non ho capito perché il libro si intitoli "Il Grande Gatsby" dal momento che "Il Grande Nick" sarebbe stato un titolo decisamente più appropriato.
Nick Carraway è il protagonista e la voce narrante del romanzo. Per puro caso va a vivere vicino a Gatsby e si trova a condividerne, per un breve periodo, la vita, la confidenza, forse l'amicizia.
Gatsby appare più o meno a metà del libro, di lui sappiamo poco e niente se non che è ricchissimo e dà feste molto opulente, pur essendo piuttosto schivo e facendosi vedere poco alle medesime.
In realtà, con il procedere della narrazione apprendiamo qualcosa sul conto di Gatsby, da cui emerge un personaggio, tutto sommato, non negativo, ma neppure particolarmente interessante.
La cosa peggiore (soprattutto per Gatsby) che apprendiamo, è che l'infelice sia perdutamente innamorato di Daisy Fay, cugina di Nick, un personaggio la cui vacuità è tale da riuscire a dare la misura dell'immensità dell'universo.
O almeno così appare all'inizio, in realtà è una stronza che lèvati, a confronto della quale il marito Tom (che è un'emerita carogna, per inciso) pare un tenero fiorellino.
Due parole anche sull'altro personaggio femminile – Jordan Baker – giocatrice di golf con cui Nick ha una storiellina: horror vacui. E dimenticavo il terzo: Myrtle Wilson (amante di Tom), decisamente inutile (le donne non ne escono bene, in effetti).
In Breve, Gatsby, che era innamorato di Daisy prima della guerra, e che l'aveva sempre amata, la ritrova e vorrebbe coronare il suo sogno d'amore.
Lei è contenta e felice ed accetta, anche perché il marito la cornifica ad ogni 3 x 2 e – sembra pare dicono – non l'abbia mai amata.
Alla resa dei conti sono presenti Tom, Daisy, Gatsby e Nick (chissà perché poi).
Daisy vuole divorziare da Tom e fuggire con Gatsby, perché il marito non l'ha mai amata.
Lui nega, dicendo (veramente!) una cosa del tipo: "no, no quella settimana… quella volta che eravamo a Nonmiricordopiùdove, ti ho amato!", Daisy nicchia, è indecisa. Facciamo un giro in macchina, Gatsby, e poi torniamo a casa.
Tom e Nick li seguono con la macchina di Tom, e scoprono che, accidentalmente la macchina di Gatsby ha investito l'amante di Tom!
Orrore e raccapriccio.
Ovviamente veniamo a sapere che alla guida dell'auto c'era Daisy e non Gatsby.
Ma è inutile, perché Daisy torna prontamente a casa dal marito, con il quale poi parte per un viaggio senza degnarsi di mandare un messaggio al povero Gatsby che l'aspetta a casa sua come un cretino.
Non per molto, perché il marito di Myrtle, convinto che Gatsby abbia investito la moglie e non si sia neppure fermato per soccorrerla, lo uccide in piscina per poi suicidarsi.

Ora.
Della scrittura di Fitzgerald ho già detto, ed è l'unico motivo per cui non son qui con il pungo alzato a maledire dio. Non dirò dell'aura di totale "fasullità" che aleggia sulla storia perché penso che sia un effetto voluto dall'autore per comunicare la vacuità di un certo ambiente.
Però.
Devo dire che, stile a parte, la storia non mi ha preso per niente e il mio viscerale ed indomabile odio per i melò - ancora una volta - l'ha fatta da padrone.
E ancora una volta ho esortato gli amici a dissuadermi - anche violentemente - quando paleso l'intezione di leggere un melò.

PS Ho saputo che è stato fatto tratto un film da questo libro e che il protagonista è stato Leonardo Di Caprio. Attore di cui riconosco la bravura, ma che - onestamente - non mi piace per niente.
Coincidenze?

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Maybe Opinione inserita da Maybe    08 Mag, 2015
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Il grande... Nick!

Ho ripreso in mano più volte questo breve romanzo fermandomi sempre alle prime pagine, poi finalmente è arrivato il suo momento e l'ho letto tutto d'un fiato. Nonostante ciò, non l'ho trovato così eccezionale, forse a causa delle grandi aspettative che nutrivo o perché me lo hanno fatto odiare grazie a Di Caprio e a Spiderman (nel film).

Devo essere sincera, tutto il fascino, il tormento e il mistero che Gatsby incute al narratore, suo amico Nick, io li ho provati proprio per quest'ultimo. Gatsby non mi è piaciuto, troppo ampollose le descrizioni che tutti fanno di lui, troppo montato il personaggio, quasi stereotipato (non me ne vogliano i suoi ammiratori). Insomma, che sia come si legge in giro l'incarnazione dell'America decadente e al contempo un uomo sensibile e solo, io non l'ho comunque gradito. La storia d'amore che lo coinvolge non è a mio parere una delle migliori in circolazione e sebbene si possa compatire questo personaggio, l'unico per cui ho provato solidarietà è stato il povero Nick, che racconta la storia. Lui sì che è un uomo affascinante, con una sua morale e dei sentimenti che a differenza di quelli di Gatsby, nel libro sono piuttosto evidenti. L'ossessione che ha Nick per Gatsby non l'ha trasmessa a me, che ho abbandonato senza rimpianti il bel riccone per dedicarmi con più attenzione al caro Nick, a cui avrei dato maggiore spazio nella storia.

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viducoli Opinione inserita da viducoli    23 Febbraio, 2015
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Il grande romanzo di un piccolo decadente (?)

Jay Gatsby è a mio parere uno dei grandi personaggi tragici della letteratura americana, che merita, sia pur con qualche distinguo, un posto accanto al Capitano Achab, al Clyde Griffiths di Una tragedia americana e a Martin Eden.
A questi ultimi due personaggi, in particolare, lo legano moltissime affinità: poveri, animati da un potente desiderio di riscatto sociale sublimano nell’amore per una donna il desiderio di essere pienamente accettati dalla società cui tentano di far parte. Tutti falliscono e soccombono al loro sogno. Certo ci sono anche molte differenze tra i personaggi citati, e ciascuno è protagonista di storie dai tratti originali, figlie del periodo in cui sono usciti dalla penna dei loro autori, ma un tratto li accomuna: essere assolutamente e inequivocabilmente figli della società statunitense, delle sue peculiarità e delle sue contraddizioni.
Gatsby giunge poco dopo gli altri due, appartiene all’età in cui il mito liberista inveratosi nel capitalismo statunitense raggiunse il suo acme, prima del grande crollo del ’29. Le armi che usa per la sua scalata sono quindi quelle della finanza e del contrabbando, simile in questo a tanti dei voraci uomini d’affari di quel periodo. Apparentemente ce l’ha fatta: è una sorta di faro della vita mondana di Long Island, le sue feste sono frequentate dagli esponenti di quello che in Europa si sarebbe chiamato demi-monde, attricette, arrampicatori sociali di ogni risma, semplici approfittatori. Sul suo passato e sul suo presente circolano, alimentate da lui stesso, svariate leggende. Gatsby però sa che tutto questo non avrà senso se non riuscirà a riconquistare Daisy, la ragazza che alcuni anni prima l’ha rifiutato – preferendogli il gretto razzista Tom Buchanan – perché appartenente ad una classe sociale inferiore. Daisy è l’equivalente più crudele e ipocrita della Ruth di Martin Eden e della Sondra di Una tragedia americana: rappresenta la donna borghese, pronta a sacrificare alla sua tranquillità sociale non solo il sentimento, ma anche la dignità: è infatti perfettamente consapevole dei tradimenti del marito, ma finge di non vederli per conservare il suo status.
La storia finirà naturalmente male, e Gatsby, cattiva coscienza della sua epoca e della società che essa esprime, verrà di fatto eliminato, per interposta persona, proprio da Tom Buchanan, con la tacita complicità di Daisy.
Fitzgerald ci regala due ultimi capitoli splendidi, nei quali affonda il coltello ancora di più nella piaga purulenta della ipocrisia e della mancanza di valori (escluso quello del denaro) della società americana del suo tempo, e nei quali emerge anche la figura del narratore, Nick Garrison, che tira la morale della vicenda di cui è stato coprotagonista. E’ naturalmente una morale amara ma, come spesso capita negli scrittori statunitensi, monca: anche Garrison/Fitzgerald infatti sembra dirci che l’unica possibilità di redenzione da questo mondo crudele sta nel ritornare ai buoni vecchi valori di una volta, all’America rurale dove tutto era più vero. Nick, infatti, abbandona il suo lavoro in borsa e il rutilante Est per tornare nel Middle West da dove era venuto, un poco compiaciuto di essere cresciuto nella casa dei Carraway, in una città dove le dimore sono ancora da decadi chiamate col nome di famiglia. Ci dice che in fondo tutti i protagonisti della vicenda erano del West, e quindi forse inadatti a vivere nell’Est. Sembra che neppure Fitzgerald sfugga al grande limite culturale statunitense: pensare che non esista altro al mondo che gli Stati Uniti d’America, che i valori che questa terra esprime siano i soli da cui partire per la soluzione di ogni problema. Non lo sfiora neppure l’idea che forse il capitalismo dell’Est e il mondo rurale del Middle West sono le due facce di una stessa medaglia, che l’uno non potrebbe esserci se non fosse stato preceduto dall’altro, e che forse è l’insieme dei valori che questa terra esprime che dovrebbe essere messo in discussione. Da questo punto di vista ritengo più crudi e disperati i romanzi di London e di Dreiser a cui ho accostato Il grande Gatsby, li ritengo più universali e meno americani.
Fitzgerald scrive infatti Il grande Gatsby praticamente negli stessi anni in cui in Europa scrivevano Kafka, Musil, Proust, Broch, Svevo e molti altri. Mentre in questi autori (e in molti altri) al senso della catastrofe non si accompagnano certezze circa il “come uscirne” è comune a chi sta al di là dell’Oceano avere sempre una sponda interna cui attraccare. Avesse scritto in Europa, Fitzgerald sarebbe forse stato classificato come piccolo decadente.
Per finire, voglio condividere la tristezza di leggere un romanzo di questo spessore nell’edizione “I miti” Mondadori, dove tutto, a partire dalla copertina, comunica la decadenza dell’editoria berlusconizzata: non c’è introduzione, postfazione o commento. Non c’è neppure un indice! Fortunatamente le esigenze di risparmio hanno portato a utilizzare la classica traduzione di Fernanda Pivano, che seppur da molti criticata a me è piaciuta parecchio.

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Dreiser, London
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markwool Opinione inserita da markwool    18 Dicembre, 2014
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La solitudine figlia dell'apparenza

1920, Nick narra la storia del grande Gatsby, un misterioso uomo dell'Ovest trasferitosi a Long Island a New York in una reggia che a stento si può immaginare la sua bellezza. I due iniziano a frequentarsi dopo che Nick si sposta nell'esile dimora a fianco della casa di Gatsby e dopo che quest'ultimo lo invita ad una delle sue numerose e stupefacenti feste che durano una giornata intera.
Dopo una prima parte in cui i confini di Gatsby sono molto labili e poco chiari i quali lo fanno trasparire come il meglio a cui ogni uomo deve aspirare, il classico americano squattrinato contornato da belle donne ed ogni beneficio che si possa pensare; più tardi la storia si delinea verso una strada più limpida che attraverso la cenere e i ponti di NY ci porta a Daisy, la donna che Gatsby ha sempre voluto e che per cinque anni non ha mai più rivisto: tutte le feste, la location e le sue conoscenze erano indirizzate verso di lei, avrebbe dovuto per forza fare bella figura per riconquistarla.
Fitzgerald ci spiega tutte le vicende tra i personaggi attraverso i colori e le sensazioni che si provano, dalla calura estiva alla chiara notte che colora i prati e il mare; epoi ci si risveglia, un finale che in fin dei conti ci si può aspettare perché l'apparenza inganna e mai fa colpo sulle persone giuste, la solitudine è il centro del bersaglio mirato da chi mette sul gradino più alto l'apparenza e che in molti casi viene fatto perché può sembrare l'unica via possibile: gli anni 20' americani sono l'emblema, in cui chi più aveva era visto meglio dal popolo e dalla critica tanto da approfittarsene fino a succhiare ogni singolo centesimo come molti ospiti facevano alle grandi feste del Grande Gatsby.

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Lea Opinione inserita da Lea    27 Ottobre, 2014
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Il fondo amaro della tazzina

Una festa a casa del signor Gatsby pare un evento a cui non si possa mancare, nella sua sfavillante villa di West Egg, un diamante incastonato nella East Coast newyorkese: illuminata a giorno, affollata di sconosciuti ridenti, calici di champagne sempre riempiti, canti e balli, baldorie eccelse e leggere, in piena atmosfera Roaring Twenties.
Eppure Nick Carraway cerca il padrone di casa, per salutarlo e ringraziarlo: è lui il narratore del romanzo, un americano medio del Midwest venuto a New York per rincorrere il sogno di Wall Street che si ritrova vicino di casa di un certo Gatsby, un maestro delle cerimonie dalla fama nera.
Dall’altro lato della baia c’è East Egg, limbo dorato ed elegante e regno della cugina di Nick, Daisy, e del suo rozzo marito Tom Buchanan: Daisy è creatura fatua e volubile, passiva di fronte ai tradimenti del marito, di fronte al trascorrere del tempo, di fronte a ciò che la coinvolge.
Tuttavia è lei il fulcro del romanzo, il grande amore di Gatsby, il motivo del suo trasferimento nella villa di fronte alla sua, delle feste pantagrueliche, del suo avvicinarsi a Nick per poter incontrare Daisy di nuovo, dopo gli anni trascorsi separati, e tirare le fila del passato verso un futuro a lungo sognato.
Sembra che la fiaba si sia avverata, che il passato possa diventare futuro, ma non c’è trionfo per nessuno: l’amore di Daisy e Gatsby appassisce rapidamente e un tragico evento li allontana definitivamente, lo sfavillio di West Egg si affievolisce fino a spegnersi assieme al padrone di casa, lasciando dietro di sé una carcassa ancora vestita a festa.
Il finale è amaro, della folla che popolava le feste nessuno ha potuto partecipare all’ultima celebrazione di Gatsby, tutti occupati a partecipare alla Festa della vita, sfrenata e priva di pensieri: rimangono il padre di Gatsby, ombra di un passato così agli antipodi, e Nick Carraway, l’outsider, l’amico, il narratore perfetto perché non si lascia catturare completamente dal turbine furioso.
Grazie a lui possiamo osservare il Grande Gatsby da un punto di vista privilegiato: un uomo che ha raggiunto l’apice, ma che vuole riportare in vita un passato che gli sfugge tra le dita, ripagato con la moneta agra dell’egoismo di Daisy dopo essersi sacrificato definitivamente per lei.
Fitzgerald lo dice in poche righe e rischia di perdersi tra le pagine, ma quando la visione che Gatsby ha di Daisy si scontra con la vera Daisy qualcosa si inceppa, il sogno così a lungo agognato e così perfettamente costruito ha superato la realtà che sembra scolorire e deludere il sognatore, che però invece di sentirsi deluso trasforma il vero in esperienza onirica.
Quel sogno rimane vivo come la luce verde che brilla all’estremità del molo di lei e si spegne solo quando si spegne Jay Gatsby in quella piscina, con un proiettile tra le scapole.
E’ la nota stridente dei meravigliosi anni Venti in cui Fitzgerald permette di tuffarsi, fatui e spumeggianti, che nascondono il dramma sotto lo sfavillio dorato: lo stile del romanzo è fresco e le pagine scorrono veloci, fino alla fine, quando Fitzgerald dà il commiato ai lettori con un’immagine reale e dolorosamente vera, “così continuiamo a remare, barche controcorrente”.

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LucaA_ Opinione inserita da LucaA_    25 Luglio, 2014
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Alla ricerca dell'effimero nulla

Il Grande Gatsby, romanzo dello scrittore Francis Scott Fitzgerald, si può considerare un classico moderno, nel quale un eterogeneo gruppo di protagonisti si ritrovano accomunati nella loro vita dalla ricerca di qualcosa, talmente inafferrabile da potersi paragonare all'effimero nulla.

Esso viene raccontato in prima persona da Nick Carraway, uomo onesto, puritano e con grande spirito di osservazione, che si trasferisce nel '22 a West Egg (toponimo utilizzato da Fitzgerald per riferirsi alla località di Kings Point), a una trentina di chilometri da New York, luogo “dal destino che conduceva, come un gregge, i suoi abitanti lungo una scorciatoia che portava dal niente al niente”. Lì rimane invischiato in un ambiente mondano rispetto al quale si sente “contemporaneamente incantato e respinto dall'inesauribile varietà della vita”.

“Guardai mia cugina, che cominciò a farmi domande con la sua voce bassa ed eccitante. Era il tipo di voce che le orecchie seguono come se ogni parola fosse un arrangiamento di note che non verrà mai più suonato. Il viso era triste e bello, pieno di cose luminose, occhi luminosi e una luminosa bocca appassionata, e c'era un'eccitazione nella sua voce che gli uomini che l'avevano amata facevano fatica a dimenticare: un irresistibile desiderio cantato, un “Ascoltami” bisbigliato, una promessa che le cose allegre ed eccitanti che aveva appena fatto le avrebbe rifatte di lì a poco.”
Questa è una delle prime descrizioni di Daisy Fay, cugina di Nick, donna aristocratica, sfuggevole ed ammaliante eppure piacevolmente e snobisticamente triste e confusa. Ella è sposa di Tom Buchanan, uomo dal cuore aggressivo, di mentalità chiusa e gretta, guidato dai pregiudizi e da stantie idee altrui.
Tom intrattiene una relazione con Myrtle Wilson, la cui vitalità è offuscata dalla passività del marito George, “così stupido che non sa di essere vivo”.
In questo turbolento quadretto di personaggi (che Nick conosce o rincontra all'inizio della vicenda), è presente, tra gli altri, Jordan Baker, campionessa di golf, capace di agire d'impulso ma con equilibrio (quasi come se i suoi comportamenti descrivessero l'atto di colpire la pallina con la mazza).

Dalla sua casa Nick non può fare a meno di notare le chiassose feste del suo vicino di casa Jay Gatsby, personaggio perno della storia. Un giorno, Gatsby stesso invita Nick ad una delle sue feste.
“Sorrise con aria comprensiva – molto più che comprensiva. Era uno di quei rari sorrisi dotati di eterna rassicurazione, che s'incontrano quattro o cinque volte nella vita. Fronteggiava – o sembrava fronteggiare – l'intero mondo esteriore per un istante, e poi si concentrava su di te con un irresistibile giudizio a tuo favore. Ti capiva fin dove volevi essere capito, credeva in te fin dove ti sarebbe piaciuto credere in te, e ti assicurava di avere ricevuto da te esattamente l'impressione migliore che speravi di dare.”
Questa è la prima impressione di Nick sul suo misterioso vicino di casa, nei confronti del quale nutre da una parte profonda benevolenza, ma dall'altra completa disapprovazione per il suo stile di vita così diverso dal suo.
Affascinante, educato, determinato, riservato, capace di costruirsi da sé (in maniera talmente ignota che il suo passato diventa fonte di infinite discussioni tra i suoi conoscenti), di una solitudine fiera di se stessa, quasi privo di scrupoli, Gatsby si fa guidare per l'intera vicenda da una deliziosa, inquieta e malinconica nostalgia in rapporto alla viva e profonda relazione che ebbe con Daisy cinque anni prima, e vuole a tutti i costi riconquistarla.

Ognuno cerca di riparare o trovare qualcosa nello scintillante scampanellio della vita frivola di West Egg, e la storia si dipana così tra un avvenimento e l'altro.

Una delle cose che mi ha più colpito del libro è l'estasiante cura descrittiva dell'autore.
Questa credo raggiunga il suo valore massimale nelle descrizioni delle imprevedibili e sfarzose feste di Gatsby. “La gente non era invitata – ci andava e basta. Saltava dentro automobili che la trasportava a Long Island, e in qualche modo finiva a casa di Gatsby” . In queste feste c'erano bar iperattivi, un'orchestra completa suonante “musica gialla da cocktail”, luci sempre cangianti, antipasti scintillanti, fluttuanti vassoi di cocktail e soprattutto una continua metamorfosi di gruppi dinamici composti da persone che si comportano come ad un luna park, con riso “spillato con prodigalità, lasciato in mancia ad ogni parola spiritosa” eppure perse nella loro personale solitudine.
Non da meno è l'inverosimile contraddittorietà di alcune descrizioni. In questo modo si leggono espressioni come: bocca esangue e sprezzante, tono di voce limpido e falso, allegria nervosa provocata da una birra ghiacciata, espressione non familiare e vagamente riconoscibile, stanza grande e soffocante, … .

Gatsby rappresenta il prototipo di un uomo indipendente e dotato di una certa sicurezza, ma questa è solamente esteriore e nasconde il suo burrascoso disagio interiore.
Il libro è nel suo insieme interessante, scorrevole, indimenticabile nelle descrizioni e provocatorio nel trattare l'aspetto interiore della vita dei personaggi. Tutta la debolezza d'animo dei protagonisti fuoriesce cruda nell'indifferenza collettiva, nella continua la ricerca di qualcosa che dia senso alle loro esistenze.

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BeaBonheur Opinione inserita da BeaBonheur    12 Luglio, 2014
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Una grandezza da capire: Gatsby come Fitzgerarld?

Tutto è stato detto su questo romanzo ma mi permetto, nel mio piccolo, di esprimere la mia.
Credo che la sostanza del Grande Gatsby non sia così apparente a prima vista ma che vada rintracciata in profondità. Mi spiego meglio: ad una prima lettura questo può risultare un libro non particolarmente dotato. Smentisco questa credenza comune affermando che tutto di quest'opera va compreso con un'attenta analisi. E per comprenderlo abbiamo bisogno di ancorarci alla stessa esistenza dell'autore, nella quale personalmente rintraccio numerose analogie con il protagonista stesso.
Entrambe le loro sono vite condotte sul filo del rasoio. Vite di apparenza, di ostentazione, nelle quali però entrambi, al tramonto del giorno, si ritrovano soli e infelici.
La grandezza del sogno americano non ripaga, in questo caso, con una vita piena e sazia, ma dona a entrambi una gloria evanescente, la quale inizia a dissolversi dal momento in cui si tenta di grattare questa scorza luccicante.
Questo è Gatsby: il protagonista di una vita fatta di scintillii, apparenze, mistero e solitudine. Una vita senza vere presenze, fatta eccezione di Daisy.
Questo è Fitzgerald: l'autore di un romanzo specchio. Il protagonista della sua vita di apparenza, che supera il romanzo e viene condotta in un mondo di eccessi e sfarzi, nella cui profondità però non risiede altro che inquietudine e insoddisfazione.
A mio parare così va letto Il Grande Gatsby: cogliendo il suggerimento che proviene dallo stesso Fitzgerald. Ovvero, che non dobbiamo fermarci alla soglia velata ma indagare e smascherare un mondo che tutto è tranne che vero.

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Consigliato a chi vuole addentrarsi nelle ambiguità del sogno americano attraverso un breve affresco brillante ed elegante.
A chi ha intenzione di scoprire un Mito.
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Queen D Opinione inserita da Queen D    11 Giugno, 2014
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la decadente bellezza di un sogno

VISIONARIO. E lo scrivo in maiuscolo. E’ questa la parola adatta per questo romanzo, e non mi riferisco alla definizione generale che intende “chi ha delle visioni o delle apparizioni soprannaturali”, ma all’estensione cinematografica del termine che indica “un qualcuno particolarmente dotato della capacità di creare situazioni e immagini fantastiche, irreali e di forte impatto visivo, che elabora disegni inattuabili” (Treccani).
Ora ditemi, un uomo che costruisce la propria vita, la propria carriera, la propria reputazione e la propria magnifica casa, che regala feste grandiose a cui partecipa a stento e che basa ogni singolo battito dei propri occhi e del proprio cuore solo ed esclusivamente nella speranza di rincontrare il suo perduto amore, come lo si potrebbe definire se non visionario?
E’ così, credo che non ci sia personaggio più adatto di Jay Gatsby a cui associare questo aggettivo.
Pare poi che comportamenti del genere siano fuori moda, abituati come siamo ad avere tutto e subito, nella frenesia di ottenere quello che vogliamo senza il piacere dell’attesa e della conquista lenta ma piena di significato. E’ per questo specifico motivo che mi sono innamorata di Gatsby, un uomo che la voce narrante definisce come “un figlio di Dio, frase che vuol dire proprio questo, e doveva continuare l’opera del padre mettendosi al servizio della bellezza vistosa, volgare, da prostituta”.
Che vuole dire bellezza vistosa, volgare, da prostituta e perché usa il temine “doveva”?
E’ un’arma, un mezzo come un altro per arrivare al proprio obiettivo: Jay Gatsby, nato James Gatz, è innamorato da sempre di Daisy Fay ma, povero in canna, non riesce a tenerla per sé e lei preferisce non aspettare (ah!la maledetta attesa) sposando Tom Buchanan, un ricchissimo e famoso giocatore di polo.
Il problema è che Jay torna, più ricco di Re Mida, e tramuta in oro qualsiasi cosa egli tocchi.
Ecco dove sta la bellezza volgare: le feste, lo sfarzo, la grandiosità, l’assoluta indifferenza riguardo lo spreco di denaro, il jazz dei Roaring Twentis, lo champagne a fiumi, tutto solo per riconquistare lei, Daisy. Accecata dal lusso ostentato di proposito, la nostra margherita tornerà tra le braccia di Jay.
Mi devo togliere un sassolino dalla scarpa: più ci penso e più mi rendo conto che Daisy è uno dei personaggi che più odio tra quelli che annovero nella mia lunga storia di lettrice accanita.
Ha ragione Jay quando dice che lei non capisce: ma non potrà mai capire! È un’arrivista, una voltabandiera, una di quelle tipiche donne che sembrano avere un’aria angelica ma che in fondo sono le più terribili portatrici di disgrazie e di insensibilità.
Mi chiedo di cosa si sia innamorato Jay; il libro di certo non la descrive in questo modo, è solo il mio pensiero nato dal fatto che ho tanto amato il personaggio di Gatsby, che qualsiasi cosa gli recasse danno, mi saliva in antipatia.
E’ uno spirito puro lui, candido, alla ricerca perenne del raggiungimento di un sogno, di un’utopia..e la sua grandezza (a cui il titolo allude) sta proprio nel fatto che, nonostante la sua visione sia quasi irraggiungibile, lui non si fermi e doni tutto sé stesso in nome di quell’ideale autentico e incorrotto.
Ma come spesso succede, la fragilità di questo tipo di sogni mal si concilia con la durezza spietata della realtà, e tutto andrà in rovina, indirettamente, proprio a causa dell’oggetto dei suoi desideri.
Uomini come Jay Gatsby non esistono, è per questo che diventano mito.
Sfortunatamente, al contrario, donne come Daisy ce ne sono tante e anche molto più terribili di lei.
Forse è un bene dunque che Gatsby sia solo un personaggio di fantasia perché in questo modo, nonostante il tragico epilogo, il suo sogno e la sua visione delle cose rimangono intatte.

“Vastus animus immoderata, incredibilia, nimis alta semper cupiebat”
“Il suo insaziabile animo si volgeva sempre alla ricerca di cose smisurate, fantastiche, troppo grandi”- Sallustio

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Rollo Tommasi Opinione inserita da Rollo Tommasi    06 Giugno, 2014
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La dolente esistenza

L'io narrante Nick Carraway racconta, in questo romanzo del 1925, l'intera parabola del ricco (e incompiuto) Jay Gatsby. Ne diventa amico nel momento più alto – quando ciò significa finire nella lunga lista dei partecipanti alle sue feste – ma pian piano conoscerà anche il suo passato, fatto di anonimato e desiderio di riscatto, e il futuro che gli resta.
Passato e futuro che hanno lo stesso nome: Daisy, la cugina di Carraway, la donna che poteva fare parte della sua vita (e della cui vita avrebbe potuto far parte) e che invece il “grande” Gatsby si troverà a rincorrere quando i loro destini – o almeno quello di lei – sembreranno irreversibilmente consolidati.
La ricchezza inseguita e raggiunta, lo sfarzo di quella casa che – quando la servitù ne accende le luci all'esterno – è “qualcosa di mai visto prima” , sono tutti tentativi di riempire i vuoti della propria vita, ambiziosa ma – in fondo – interiormente irrealizzata. Ugualmente per quella continua ricerca di persone adoranti di cui circondarsi. Tutti tentativi di riconquistare l'amata Daisy ed escludere dal triangolo amoroso Tom Buchanan, il marito vincente e spaccone della donna, altro prodotto dell'ideologia (all'epoca ancora esclusivamente americana) del “self made man”... tentativi di ritrovare la magia di un momento ormai passato, e che – ammonisce il narratore – non potrà mai tornare sotto le stesse sembianze avute un tempo.

Sinceramente non pare che a rappresentare il punto di forza di questo romanzo sia la trama, almeno non a rileggerlo oggi: varie storie richiamano sia l'intreccio che il messaggio riportato da Fitzgerald ne “Il grande Gatsby” (una di queste, che sviluppa all'ennesima potenza il tema della “arrampicata” sociale dettata dalla voglia di riscatto è quella del magnate Charles Kane nel film “Quarto potere” di Orson Welles: non si tratterà in tal caso di un amore negato, ma, se ci si pensa, di qualcosa di ancora più profondo e intimo). E' vero che molte di tali storie sono state scritte o sceneggiate successivamente al libro di Fitzgerald, ma anche Jay Gatsby ha qualche precursore.
Quel che pare originale, invece, è qualcosa che possiede non il dolente protagonista del romanzo, bensì il suo creatore: uno stile che, pur soffermandosi sul “provincialismo metropolitano” dell'America di quegli anni (sembra un'espressione in sé contraddittoria, ma non lo è affatto), è decisamente ricco e magnetico, sebbene fresco e rapido (nella splendida traduzione di Fernanda Pivano).
Personalmente, ritengo che il lettore finisca per non immedesimarsi in alcuno dei personaggi (salvo avere “rispetto” per l'obiettività dello sguardo di Carraway), ma si trova a godere di una lettura davvero appagante – e dunque consigliabile – da un punto di vista stilistico.

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merio955 Opinione inserita da merio955    23 Febbraio, 2014
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meraviglioso incubo americano

Il grande gatsby, non ha bisogno di presentazioni o di riassunti. Chi non lo conosce? Questo per me è la miglior opera di Fitz., o’ almeno la più riuscita. Un quadro, l’immagine dell’epoca degli anni prima della grande crisi che nel ’29 cambierà il mondo. Una realtà del sogno americano, che lascia delusi i più sensibili. Il lessico aulico, ricercato, riesce a creare metafore perfette per descrivere l’epoca. Sembra un sogno continuo come se la velocità la sregolatezza dell’epoca si rispecchiassero una società dove gli schiavi sgobbano e i ricchi vivono in una festa continua. Questo successo è illusorio perché tuttavia rimane un senso di vuoto e indifferenza, per esempio la triste vita che sceglie di proseguire Daisy con Tom. Questo ricorda un po’ Moravia. Il protagonista era un uomo diverso da quel torbido, diverso, di origini “non nobili” (la casa in West Egg patria dei nuovi ricchi). Si delinea un senso di differenza tra lui e Tom, di anomia direbbe Merton. Differente anche nell’animo poiché credeva nei sogni, nella speranza e nelle idee anche quando queste sono nefaste. Quando queste portano alla morte. Ma come si fa a non innamorarsi di questi uomini?

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Giovannino Opinione inserita da Giovannino    09 Febbraio, 2014
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Il grande Fitzgerald

Dopo tante reticenze ho deciso finalmente di sfruttare la libreria dell'iPhone per leggere un libro (cosa che da sempre evito, essendo un amante del cartaceo), così da poter avere un libro sempre da sfogliare, magari nei momenti morti della giornata, tra cui le varie file nei posti. Apro iBooks e noto con piacere che uno dei libri disponibili che è possibile scaricare gratis è proprio il capolavoro di Fitzgerald, così, visto che l'ultima volta l'avevo letto era al liceo, decido di scaricarlo e di rileggerlo, buona occasione anche per "testare" la lettura digitale. Il libro, come tutti saprete, è senza dubbio l'opera più famosa dello scrittore americano, esponente dell'età del jazz e della Generazione perduta, di cui fanno parte tra gli altri anche Hemingway e Faulkner. Chi è Gatsby? Il personaggio di Gatsby ci viene descritto in tutto il racconto da Nick Carraway, vicino di casa di Gatsby, cugino di Daisy (la donna di cui Gatsby è innamorato) e narratore in terza persona di tutto il romanzo. Jay Gatsby è un uomo ricchissimo che passa le sue giornate organizzando feste enormi e magnifiche all'interno della sua stupenda abitazione, il passato di Gatsby nessuno lo conosce, anzi molti azzardano anche un passato al limite della legalità, ma nel presente viene da tutti elogiato ed esaltato. Nick inizialmente rimane affascinato dal personaggio, poi inizia a stringere una forte amicizia con il grande Gatsby, e solo in seguito verrà a sapere il retroscena di tutto, che poi è il vero fulcro del romanzo. Gatsby quando partì per la grande guerra era innamorato pazzo della cugina Daisy, che però al tempo rinunciò a lui, squattrinato e senza futuro, per sposarsi con il ricco Tom, suo attuale marito, che però la tradisce con la giovane Myrtle. Cosa vuole Gatsby? Semplice, riconquistare Daisy, ora che finalmente non ha più problemi economici. Il finale (tragico) non ve lo racconto, tanto molti di voi lo sapranno già. Un romanzo unico ed imperdibile, narrato in maniera semplice e lineare da un superbo Fitzgerald, che, come molti suoi amici scrittori del tempo, non crede eccessivamente nell'amore, ma lo ricollega sempre a qualcosa di più materiale (nel caso specifico il denaro). Un'ultima menzione secondo me va fatta alla costruzione dei personaggi, tutti molto diversi tra loro e complessi, che con i loro contrasti e con le (rare) armonie, riescono a dare a questa storia di base semplice una marcia in più. Semplicemente imperdibile.

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amleto Opinione inserita da amleto    19 Novembre, 2013
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soprattutto il sogno

Per l'autore il titolo doveva essere "Trimalcyone nel West-Egg" ma venne bocciato dall'editore perchè ritenuto troppo elitario (il riferimento era al Satyricon). Per fortuna: "Il Grande Gatsby" è senz'altro un titolo migliore e non dà contorni nè al personaggio nè alla storia. Nnon deve averne infatti, perchè è una storia universale, che parla di solitudine e superficialità, di sogni e di illusioni (la luce verde aldilà della baia).

Per quasi tutto il libro il lettore si chiede chi sia Gatsby, e insieme a Nick (la voce narrante) partecipa alle sue feste come un invitato qualunque, perfettamente immedesimato nella realtà della storia.
E' un libro scritto splendidamente "Il Grande Gatsby", con una scrittura ricca di grazia e di energia perfetta per restituire gli stati d'animo dei personaggi e le loro emozioni. Tutta la gamma: dalla tristezza al sogno. Soprattutto il sogno.

"Perfino in quel pomeriggio dovevano esserci stati momenti in cui Daisy non era riuscita a stare all'altezza del sogno,non per colpa sua, ma a causa della vitalità colossale dell'illusione di lui che andava al di là di Daisy,di qualunque cosa.Gatsby si era gettato con passione creatrice,continuando ad accrescerla,ornandola di ogni piuma vivace che il vento gli sospingesse a portata di mano.Non c'è fuoco né gelo tale da sfidare ciò che un uomo può accumulare nel proprio cuore. Quando lo guardai, si riprese visibilmente. Teneva fra le sue una mano di lei e, quando Daisy gli disse qualcosa sottovoce all'orecchio, le si avvicinò in uno slancio di emozione. Credo che quella voce lo avvincesse col suo calore fluttuante a febbrile soprattutto perchè non poteva superare il sogno: quella voce era un canto immortale. Mi avevano dimenticato, ma Daisy alzò lo sguardo e tese la mano; Gatsby non mi riconobbe affatto. Li guardai ancora una volta e mi restituirono lo sguardo, remoti, dominati da una vita intensa. Poi uscii dalla stanza e scesi i gradini di marmo nella pioggia, lasciandoli soli."

Lettura consigliatissima. Imprescindibile, direi.

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Opinione inserita da Lev    23 Ottobre, 2013

L'amore ai tempi dell'indifferenza

Jay Gatsby, al secolo James Gatz, sfugge alla povertà in cerca di un futuro migliore, sulla strada verso il successo incontrerà Daisy, dalla quale verrà separato dalla prima guerra mondiale. Al ritorno dal conflitto farà di tutto pur di ritrovare l'amore perduto.

Il romanzo è il capolavoro di Fitzgerald che ci regala forse lo scorcio più intimo della sua anima.
Gatsby è infatti una sorta di "ultimo dei romantici" in un mondo che, dopo il peggiore conflitto che fino ad allora si fosse mai visto, non sa più che farsene dei sentimenti e dei rapporti umani.
Il denaro ha sostituito dio, i miti non esistono più e l'uomo è l'unico artefice del suo destino.
Il tema principale è quello dell'impossibilità dei rapporti umani, della solitudine in un mondo che ha perso la misura.
In questo contesto Gatsby, l'eroe byroniano, resiste e combatte per l'amore di Daisy con una caparbietà che diventa vera e propria fede lungo lo svolgersi della vicenda.
Il capolavoro sta tutto qui, nella descrizione velata ed implicita di cosa sia l'amore.

Un romanzo attualissimo dati i tempi in cui viviamo.

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Yoshi Opinione inserita da Yoshi    23 Settembre, 2013
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Il grande Gatsby

Siamo nell'estate del 1922 e il signor Nick Carraway si è appena trasferito nel West Egg.
Ignaro della cosa, la sua villa è prossima a quella di un personaggio, quello principale del romanzo, che è Jay Gatsby.
Fra musica, festeggiamenti, fumo di sigaretta e cipria, inizia l'avventura del signor Carraway che inizierà a raccontare, secondo la sua visione, com'è questo misterioso personaggio che è Gatsby.

Lo so, è una breve introduzione ma credo che chiunque senta parlare di Gatsby, sappia a grandi linee di cosa stiamo parlando.
Io l'ho letto per il semplice fatto che mi è stato varie volte consigliato e a dire la verità mi sento di consigliarlo a mia volta.
Ho letto in tantissime recensioni e video recensioni che ciò che attrae maggiormente è il personaggio misterioso di Gatsby, questo alone di mistero che gli aleggia intorno e che va a braccetto con la parola "Grande".
Forse per me non c'è stata la scintilla, per me Gatsby è uno dei personaggi che inserirei nel girone dei "banali".
Ebbene si, non sono stata ammaliata dal fascino di Gatsby perchè da subito si nota la fragilità di questa persona.
Solo, in un mondo difficile, maschera il suo vuoto riempiendosi di fumo e ombre.
Persone fantasmi che occupano e accendono le luci della sua casa, musica che sovrasta il rumore incessante del silenzio e un alone di mistero che allo stesso tempo lo tiene a debita distanza dal mondo.
No, Gatsby non mi ha affascinato, non mi ha stregato tantomeno mi ha fatto innamorare di lui.
A mio avviso il personaggio più interessante è Nick Carraway che col suo occhio consapevole, alcuni pregiudizi e il suo fare maturo è quello che più si avvicina ad un personaggio interessante.
Allora perchè lo consiglio, chiederete voi??
Ebbene, ci sono delle metafore incredibilmente belle, profonde e piene di sentimente che vi sembrerà quasi di cadere dentro al libro.
Metafore che vi faranno assaporare gli anni 20 come solo pochi sanno fare.
Vi semprebrà di sentire le risate degli ospiti, il tintinnio dei bicchieri, l'odore della cipira e del fumo stantio, la musica jazz e il canto delle cicale che vi accompagnano a casa dopo una lunga notte di festeggiamenti.
Credo che, più dei personaggi, mi ha abbagliato l'ambientazione e il modo in cui è stata descritta.
Neanche la storia d'amore, messa a confronto è all'altezza.
Come se la danza delle persone fosse nulla inconfronto all'atmosfera che accompagna quegli anni così rumorosi e malinconici, dove lo sfarzo e la ricchezza dovesse in realtà mascherare un senso di solitudine profondo.
Io lo consiglio, ma non badate a Gatsby, godetevi il paesaggio.
Ne vale la pena!

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Nadiezda Opinione inserita da Nadiezda    27 Agosto, 2013
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The Great Gatsby

Questo romanzo è stato pubblicato per la prima volta nel 1925 da Francis Scott Fitzgerald.
La trama è ambientata nell’estate del 1922 tra New York e Long Island.
Tutte le vicende vengono raccontate da uno dei protagonisti e narrano in un certo senso l’autobiografia dell’autore stesso, che ad un certo punto della sua vita vuole fare un punto della situazione e capire che cosa ha scaturito il suo declino.

Passiamo alla trama del libro.

James Gatz è figlio di poveri ed un giorno decide di scappare dalla sua famiglia per costruirsi un nuovo futuro.
Incontrerà Mr Dan Cody, un ricco proprietario di uno yacht, il quale gli sarà grato per un suo gesto di gentilezza e lo fornirà di nuovi abiti.
James deciderà di cambiare il suo nome con lo pseudonimo Jay Gatsby ed andrà a Louisville per un addestramento militare, proprio in questo luogo incontrerà una bella ragazza della quale si innamorerà subito.
Un giorno però Jay dovrà partire a combattere la Prima Guerra Mondiale, ma i due si giureranno eterna fedeltà.
Con il tempo però scoprirà che la sua bella nel frattempo si è sposata, ancora folle d’amore per lei decide di andare a riconquistarla.
La funzione di narratore in questo romanzo viene ricoperta da Nick Carraway, questo personaggio ha una visione del mondo completamente opposta a quella del protagonista principale.
Nick è nato da una famiglia agiata, si è laureato nel 1915, ha un lavoro modesto in borsa ed alloggia sempre in appartamenti umili e senza grandi pretese.
Un giorno per caso si ritroverà davanti Gatsby e da quel momento inizierà a raccontare la sua grande storia.

Si tratta di un romanzo incentrato sulla solitudine e sulla mancanza di affetti veri.
Gatsby nella sua sfarzosa villa svolgerà lussuose feste alle quali non parteciperà, l’unica cosa che a lui veramente interessa è voler riconquistare il cuore della sua amata.
Gatsby sembra un personaggio destinato alla sconfitta, un uomo inadeguato, ma proprio in questo suo modo di porsi risiede la sua grandezza.
Gatsby vive solo per la sua amata e nello stesso tempo riesce a nascondere il suo passato poco chiaro a tutti.

Buona lettura!

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faye valentine Opinione inserita da faye valentine    15 Agosto, 2013
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Risospinti senza posa nel passato

Lo stile, lo charme, il carisma di Gatsby, la nuvola di approvazione che lo avvolge e lo precede affascinano l'ingenuo Nick Carraway, trasferitosi da poco a West Egg, ignaro della grande avventura di vita che si appresta ad osservare. Ma chi è questo Gatsby? tutti ne parlano, tutti partecipano alle sue sfarzose feste, tutti lo adorano, ma nessuno in fondo lo conosce. L'unica persona in grado di conoscerlo veramente forse sarà proprio l'ingenuo Nick, scevro da ogni pregiudizio, dotato di quella mentalità aperta che gli permette di arrivare al cuore nebuloso di questo nebuloso personaggio. Tra i personaggi ho amato tantissimo Jordan Baker, così diversa dalla inconcludente Daisy. E naturalmente Nick, il grande Nick. Nonostante tutta la vicenda ruoti intorno a Jay Gatsby, i personaggi sono ritratti abilmente dipinti, hanno un impatto fortemente espressivo agli occhi del lettore, anche di quello meno preso o attento. Come dimenticare Myrtle? o Tom? Le immagini sono così vivide nelle descrizioni di Fitzgerald da far pensare di essere nella candida stanza dalle tende svolazzanti o nell'alcova pacchiana dell'esplosiva Myrtle. Lo stile è superbo, non c'è pagina che sia sopravvissuta alle mie sottolineature: Fitzgerald esprime con invidiabile naturalezza concetti anche semplici, rendendoli sublimi e condivisibili (una delle mie frasi preferite "Adoro le grandi feste, sono così intime..."). Il lusso eccessivo delle feste, lo sfarzo all'ennesima potenza, il modo di fare assolutamente affabile di Jay Gatsby sono tutto ciò che abbaglia i personaggi e che custodisce gelosamente l'amore che egli nasconde nel suo cuore. Eppure è tutto così semplice, la verità sta proprio di fronte a lui, dall'altra parte, illuminata da una flebile luce. I sentimenti di Gatsby sono così facili da decifrare eppure nessuno li nota, è quasi un fanciullo di fronte al suo amore eppure la sua purezza non viene compresa. Dunque solo Nick e il lettore hanno il privilegio di conoscere il grande Gatsby.
“Era uno di quei rari sorrisi dotati di eterna rassicurazione, che s’incontrano quattro o cinque volte nella vita. Fronteggiava - o sembrava fronteggiare – l’intero mondo esteriore per un istante, poi si concentrava su di TE con un irresistibile pregiudizio a tuo favore. Ti capiva fin dove volevi essere capito, credeva in te fin dove ti sarebbe piaciuto credere in te, ti assicurava di aver ricevuto da te esattamente l’impressione migliore che speravi di dare”.
Parentesi sul recente film di Luhrmann.
Non ho visto la versione precedente, avevo già letto il romanzo e l’ho trovato una rappresentazione efficace: sfavillante e tetro allo stesso tempo. La violenza con cui ricchezza e opulenza arrivano agli occhi dello spettatore rispecchia la violenza della società rappresentata. Ottima la scelta del cast. Incommensurabile come sempre Di Caprio.

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Kair Opinione inserita da Kair    11 Luglio, 2013
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IL GRANDE GATSBY

Francis Scott Fitzgerald ha ricevuto dalla madre e il padre un'educazione irreprensibile e dai modi aristocratici, ma l'inconcludenza lavorativa di questi e gli stenti a fronte dei nonni che, grazie al denaro, si erano invece imposti nella società, lo portarono ad essere attratto dai valori della nuova borghesia. Nella sua vita adorava la mondanità e dare numerose feste all'insegna dell'eccesso, mantenendo, però, intatta una grande sensibilità che gli permettono di saper vedere l'altra faccia della medaglia.
Questi suoi tratti trovo siano riscontrabili ed in contrasto tra loro nella caratterizzazione del romanzo.


Il romanzo si svolge nell'estate del 1922, in piena Jazz Age, dove il Jazz fa da sfondo e quello che realmente risuona è un periodo di enfatizzazione e di abbandono a tutto ciò che è esagerato e piacevole da subito, ma fondamentalmente inconsistente.
Jay Gatsby viene dalla povertà, è un uomo maledettamente solo, estremamente determinato e mostra formidabile entusiasmo nell'ambire ad una vita migliore. Quando incontra Daisy, se ne innamora perdutamente, rimanendo stregato dai suoi modi graziosi in armonia con il suo incantevole contesto aristocratico. Si giurano che sarà per sempre e mentre lui è in guerra, lei viene costretta ad un matrimonio d'interesse con Tom Buchanan, membro di una importante famiglia del Midwest.
Gatsby appare inizialmente come un personaggio oscuro: accumula illecitamente una ingente fortuna, possiede una vistosa ed immensa villa a West Egg nel Long Island, teatro di fastose feste tra un via vai di gente in delirio. Osservato dall'esterno sembra rappresentare la perfetta riuscita del Sogno Americano, quel sogno che molti inseguono nella completa cecità, sicuri che si possa guardare all'Olimpo dei ricchi confidando nelle proprie capacità e volontà... tutto sembra possibile.
Gatsby non è interessato affatto alla propria ricchezza, il suo Sogno non si è avverato: la casa, le feste sono un progetto messo in atto per attrarre Daisy e provare a riconquistarla. Ha impiegato tutto se stesso annullandosi, fermo con la mente a quell'ultimo incontro. Il suo non può non definirsi un amore immenso per Daisy, certo, chiuso in un'illusione distruttiva che lo isola da tutto e tutti. Lui è nelle feste ma ne è al di fuori, lui parla e agisce solamente se per il suo scopo.
Nick, suo vicino di casa e voce narrante dirà "Non si può ripetere il passato", Gatsby afferma che certamente si può ripetere e in cuor suo vuole andare oltre: non vuole solamente ripeterlo ma avere una congiunzione con il presente.
Crede fermamente che il mondo dei vecchi ricchi non sia comprensibile che a loro che ne fanno parte, ma poco importa, lui è sicuro della sua ricchezza e del suo nuovo personaggio; pensa di poter competere alla pari con Tom che rappresenta quell'Olimpo su cui si rispecchia e infrange il Sogno Americano. Tom che nella vita agisce con la sicura arroganza di chi ricco lo è da sempre, vede in chi non è del suo mondo, persone su cui poter avere diritto di sopraffazione se questo è per suoi fini o per svago, gli spetta. E le tiene a distanza quando queste rappresentano un pericolo per il suo status, ancor di più Gatsby, visto come chi non può pretendere di insidiare la moglie che è sua proprietà. Daisy è, alla fine, accondiscendente nel rimanere con Tom, tra loro s'intendono perché non rinuncerebbero mai ai privilegi che le due ricchezze unite permettono, e lei si sente rassicurata a tenere fuori Jay ed i problemi del mondo esterno, costi quel che costi, ma agli altri.
Gtasby aveva perso dall'inizio, la sua grande illusione era partita nel rimanere sul ricordo del passato, quando, comunque, quell'amore lui l'aveva esaltato a dismisura. Di lui non rimarrà traccia o ricordo, era mosso da un nobile ideale e ha sempre mantenuto l'animo e i suoi valori intatti, questo lo distingue da tutto il resto dei personaggi. Gatsby è veramente un grande.


Lo stile di Fitgerald non è propriamente impeccabile, si parla di aggettivazioni e dialoghi brevi, tutto questo è secondario rispetto ai dettagli delle descrizioni e dei personaggi, ancor meno rispetto all'immensità del romanzo, capace di saper illudere il lettore nel Sogno per poi mostrare la cruda realtà.

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Ally79 Opinione inserita da Ally79    05 Luglio, 2013
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Scappa Gatsby!

Quando hai smarrito la via Gatsby?
Quando hai iniziato a vederti solo riflesso negli occhi degli altri?
Quando hai trasformato un qualsiasi amore in una inutile e fatale ossessione?
Il mondo è un brutto posto Gatsby.Avresti dovuto capirlo prima.

Champagne,ville ,camice di seta,gangster e party.
Qualcuno ha davvero pensato che questo fosse un racconto sui ruggenti anni americani?
Innamoramento,la bella e indimenticabile Daisy.Da conquistare,riconquistare.
Qualcuno ha davvero pensato fosse una storia d’amore?

Per me (e preciso PER ME) è semplicemente il racconto di una delle più grandi solitudini che un autore ci abbia mai narrato.
Ho provato tristezza per un personaggio che ha avuto talmente poco dalla vita da vedersi costretto a inseguire per anni l’unico sogno romantico che abbia mai conosciuto.
Ho sentito freddo e pena per quest’uomo -bambino che mostra il suo tesoro appena conquistato e, senza proferire parola, attende ansioso che gli si dica quanto bravo è stato.
Magari con una bella pacca sulla spalla in aggiunta.
Ho avvertito compassione per l’ossessiva ricerca di amore,di approvazione,di amicizia.

Non mi aspettavo di ritrovarmi dopo la lettura con un gusto cosi amaro e persistente in bocca.
Nonostante lo stile di Fitzgerald non sia stato affatto di mio gradimento,mi è apparso sbavato,poco pulito a tratti confusionario,devo riconoscergli una penna potentissima:evocativa delle emozioni,perfetta nel lasciarci intuire le anime dei personaggi pur senza approfondirne i pensieri,ma soprattutto una penna che non va via.
Indelebile.
Io Gatsby proprio non riesco a dimenticarlo.
La tristezza per lui non vuole andare via.


P.s.:Va tutto bene Gatsby,sei stato un piccolo bravissimo ometto.
Adesso però và via.Fuggi da qui,ricomincia, riparti da te stesso.
Il mondo può essere tuo se smetti di guardare indietro.Voltati avanti e và,comincia a camminare.
P.p.s.:Sto libro m'ha preso proprio male!!!!

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Cry3010 Opinione inserita da Cry3010    29 Giugno, 2013
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IL PASSATO PUO' TORNARE?

Abbandonati i soliti libri citati ovunque e conosciuti da chiunque, ho deciso (grazie al film) di intraprendere questa lettura, per rendermi conto delle differenza tra cinema e letteratura. I dialoghi riportati abbastanza fedelmente ci portano agli anni 20 dove la bella America e popolata da persone arricchite che hanno costruito grandi imperi economici, o semplicemente una bellissima villa solo per poter stare “vicino ” all’amore di una vita. Come ha fatto J Gatsby, un uomo bello, ricco e conosciuto per le sue sfarzose feste, ma senza la donna che ama più di se stesso: DAISY. Per tutta la vita Gatsby ha un solo obiettivo quello di riaverla!
Ma il passato non può tornare e per quanto si possa rimanere attaccati ad esso non è mai conveniente cercare di cambiare la vita altrui, specialmente se parliamo di una Daisy che per la serenità e tranquillità della sua vita ha il potere di scegliere senza perdere nulla. C’è chi si mette in gioco come Gatsby e chi fondamentalmente vuole tenere due piedi in una scarpa forse per convenienza o per una reale paura.
La vita di J Gatsby e’ a mio parere una delle più tristi che abbia mai letto, anche se non perde la speranza chi legge capisce perfettamente che J e’ un uomo solo e pur avendo tutto non ha niente perché l’amore ti distrugge e mette in ombra tutti i beni materiali e la speranza e’ l’unica cosa che gli rimane.
Ottimo libro, soprattutto per far capire alle persone quanto sia importante andare oltre le apparenze, consigliato anche agli eterni romantici come me!

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whasting Opinione inserita da whasting    22 Giugno, 2013
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UN LIBRO CHE MERITA

“È sempre triste guardare con occhi nuovi le cose su cui hai già speso le tue capacità di adattamento.”

Ebbene sì signori, cosa c'è di più triste e difficile?
Un libro che ha un solo difetto: è troppo corto.
Daisy mi ricorda tanto Anna di Tolstoj, non sa quello che vuole.
Sta con Tom, il marito che la tradisce da sempre con la newyorkese e poi c'è Nick, che poveretto, si trova sempre in mezzo a tutto.
Infatti attraverso Nick, Gatsby incontra Daisy. Ovviamente tra loro c'era stata una storia d'amore, ma a causa della poverta di Gatsby si lasciano e Daisy sposa Tom.
Dopo ben cinque anni si rincontrano, ma non tutto va al meglio. :)

Leggetelo non per moda, come dice la ragazza sotto di me.
E prima di vedervi il film, leggete il libro, è una cosa che consiglio sempre.

Vedrete che sotto la bontà del signor Gatsby trovete un oscuro passato che vi indurrà a leggere.
Un mistero che a mio parere. non verrà mai risolto.

Libro scorrevole, per niente pesante.
Per tutte le età.

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ChiaraC Opinione inserita da ChiaraC    14 Giugno, 2013
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Per favore, non leggetelo solo per moda

Ecco, è resuscitato il Grande Gatsby.
E’ bello vedere come, Dopo il film con Leonardo di Caprio (che, secondo me, di Gatsby non ha proprio niente), impazzi la mania per gli anni ’20, e che molti (quasi per moda o per gioco) rispolverino vecchie citazioni di Fitzgerald o comprino la nuova edizione de “Il Grande Gatsby” con la locandina del Film in copertina.
E’ bello sapere che un libro, seppur vecchio di quasi 90 anni, possa tornare a far parlare di sé.
Ma, per favore, non leggetelo solo per moda, non siate anche voi semplicemente attratti dal suo fascino, piuttosto che dal suo contenuto.


Jay Gatsby è un giovane squattrinato che non esita a usare qualsiasi mezzo per potersi arricchire fino a diventare uno degli uomini più facoltosi di tutta la New York anni ‘20, e fa tutto questo solo per riconquistare la sua amata: Daisy.
Daisy è una ragazza ricchissima che, nonostante ami Jay con tutto il cuore, non può sposarlo perché troppo povero, ed è costretta a cedere alle avance di un arrogante e facoltoso giocatore di polo, di cui poi diverrà la moglie.
Molti anni dopo, quando ormai Gatsby sarà diventato miliardario, il destino farà rincontrare i due amanti e darà una seconda possibilità al loro amore.
Ma le pretese di Gatsby si riveleranno troppo grandi: egli non vorrà solo riconquistare Daisy, desidererà anche rivivere con lei un amore e una storia che ormai non ci sono più.


Bella storia d’amore vero?

Al centro di tutto vi è l’amore irraggiungibile dei due protagonisti e il passato di Gatsby, così avvolto nel mistero da scatenare voci e dicerie inquietanti e terribili. Ma attenzione: Fitzgerald non intendeva affatto scrivere una storia d’amore ambientata negli anni ’20, ma voleva descrivere la società del suo tempo, così ricca di contraddizioni, di nuovi ricchi bravi solo a mostrare e di belle donne piene di trucco e vuote nell’anima. I protagonisti sono solo degli ottimi pretesti per spiegare tutto questo.
Gatsby è il self made man costruito ad hoc che tutti voglio sfruttare, l’uomo che tutti venerano ma di cui nessuno sentirà la mancanza una volta che sarà andato via.
E’ un libro eccezionale che fa capire come non sia oro tutto quel che luccica e che ogni cosa, anche ciò che ci appare come sfavillante e luminoso, è destinato a spegnersi, e tra feste eccessive, bugie, ricordi e contraddizioni si esaurisce il dramma del Grande Gatsby.
Per favore, non leggetelo solo per moda.

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Bruno Elpis Opinione inserita da Bruno Elpis    11 Giugno, 2013
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Di Caprio o non Di Caprio …

… il grande Gatsby rimane una leggenda della letteratura del novecento.

IL GRANDE GATSBY

Di Gatsby – come dell’essere in filosofia – si parla in molti modi (pollakòs léghetai).
Nick, vicino di casa e narratore, comincia con il dire che “Gatsby … rappresentava tutto ciò per cui io provavo un disprezzo totale.” Prosegue rilevando che lo stesso Gatsby possedeva “uno di quei rari sorrisi dotati di eterna rassicurazione, che s’incontrano quattro o cinque volte nella vita.” Finisce poi per riconoscere che in lui c’era "qualcosa di splendido, una sensibilità acuita alle promesse della vita".
Sulle ricchezze del personaggio si favoleggia: “Dicono che sia cugino o nipote del Kaiser Guglielmo. E’ da lì che vengono tutti i suoi soldi.” Al punto che si sospetta una provenienza illecita delle ricchezze: “Qualcuno mi ha detto che una volta ha ucciso un uomo.”
Il suo passato è misterioso: “… più che altro era una spia tedesca durante la guerra.” E il presente è quantomeno controverso (“E’ un contrabbandiere”) nell’epoca del proibizionismo americano: “Lui e questo Wolfsheim hanno comprato un bel po’ di piccoli empori qui a Chicago e hanno venduto alcol di grano sottobanco.”
Vero è che l’immensa villa di Jay Gatsby (“… Non capisco come tu faccia a viverci da solo”) è anfiteatro di feste fiabesche, che sembrano l’antidoto (ma vedremo che così non è) alla solitudine: il giardino “lo tengo sempre pieno di gente interessante, notte e giorno. Gente che fa cose interessanti. Gente famosa.”

MODA, JET SET E “ALLEGRIA SPETTROSCOPICA”

Nel vortice delle feste che si tengono a casa di Jay si respira un’atmosfera modaiola: “Gatsby con un vestito di flanella bianca, camicia argento, e cravatta oro…”
Anche negli accessori: “Il viso di Daisy, piegato di lato sotto un cappello a tricorno color lavanda, mi guardò con un luminoso sorriso estatico.”
Nick percepisce subito la vacuità di un’architettura relazionale fondata sul ‘partecipare a ogni costo’: “Credo che la prima volta che sono stato a casa di Gatsby fossi l’unico ospite davvero invitato.”
In un contesto sempre musicato (“… il calore compresso esplose trasformandosi in suono e udimmo la Marcia nuziale di Mendelsson dalla sala da ballo sottostante”) e perennemente danzante (“Dalla sala da ballo sottostante, accordi sommessi e soffocanti salivano trasportati da ventate d’aria bollente”), gli ambienti sono scanditi dalla colonna sonora jazzistica (“… infine un attacco di jazz che fece cominciare le danze”) enfatizzata ad arte dai sassofoni.

LO SFARFALLIO DI PAILLETTES E LUSTRINI CADE SU SOGNO E SOLITUDINE

I coriandoli delle feste precipitano su un suolo ove “centinaia di scarpette d’oro e d’argento strusciavano polvere lucente.”
Peccato però che gli strass cadano anche sulla solitudine strutturale del grande Gatsby, personaggio tragico e anacronisticamente romantico per aver fondato il suo sogno di vita … su un sogno d’amore, inessenziale rispetto alla società americana danzante degli anni venti, che - al ritmo del charleston - si appresta a imboccare il tunnel della grande crisi: “Parlò a lungo del passato, e compresi che voleva recuperare qualcosa, forse una qualche idea su se stesso, che era finita nell’amore per Daisy. La sua vita era stata disordinata e confusa da allora, ma se riusciva una sola volta a ritornare a un certo punto di partenza e ricominciare lentamente tutto daccapo, sarebbe riuscito a capire qual era la cosa che cercava …”
Nick ha modo di constatare che la realtà non è all’altezza del sogno: “Quasi cinque anni! Ci dovevano essere stati momenti, perfino in quel pomeriggio, in cui Daisy non era stata all’altezza dei suoi sogni – non per colpa sua, ma per la colossale verità della sua illusione.”
E verifica che puntare su un sogno può essere anche molto rischioso: Gatsby “aveva perso il vecchio caldo mondo e pagato un prezzo troppo alto per avere vissuto troppo a lungo con un unico sogno.”
In questo quadro di riferimento, la morte non può che giungere in piscina, come sempre sotto una pioggia pulviscolare. Ma, questa volta, la pioggia ha gocce che sono foglie: “Un mucchietto di foglie, sfiorandolo, lo fece girare lentamente, tracciando, come la gamba di un compasso, un sottile cerchio rosso nell’acqua”.
Ed è nella morte che la solitudine esplode in tutta la sua potenza: “Nessun altro era interessato – interessato, intendo dire, con quell’intenso interesse personale a cui tutti hanno un vago diritto nel momento della fine.” Nonostante l’estrema promessa di Nick: “Ti troverò qualcuno, Gatsby. Non preoccuparti. Fidati di me, ti troverò qualcuno …”
Sogno e solitudine, solitudine e sogno, comunque declinati rimangono un tragico binomio: “Aveva fatto molta strada per arrivare a questo prato azzurro, e il suo sogno gli doveva essere sembrato così vicino da non potergli sfuggire. Non sapeva che l’aveva già alle spalle, da qualche parte nella vasta oscurità oltre la città, dove i campi bui della repubblica si stendevano nella notte.”

LO STILE DI FRANCIS SCOTT FITZGERALD

Io lo trovo ineguagliabile nella carica poetica. Inimitabile nel confezionare scorci (“Nella benvenuta confusione di tazze e dolcetti si creò una qualche compostezza fisica”) e contrappunti (“L’eccitante mormorio della voce fu un bel tonico nella pioggia”).
Fitzgerald, anima dannata e destinata all’autodistruzione, sfodera aforismi come soltanto i grandi sanno fare: “Non c’è fuoco o gelo che possa sfidare ciò che un uomo può immagazzinare nella sua anima.”

Bruno Elpis

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caravaggio1571 Opinione inserita da caravaggio1571    04 Giugno, 2013
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Un libro cinematografico

Premetto che non sono un appassionato del genere. E' il primo libro che leggo di Fitzgerald e non sono un grande amante della letteratura americana, non riesco a farmi coinvolgere da quel filone come avviene per altri come quello russo ad esempio.
Ciò premesso, tuttavia, devo dire che le mie impressioni su questo libro sono più che buone.
Ho visto recentemente il film con Leonardo Di Caprio nei panni di Jay Gatzby e mi ha affascinato a tal punto da convincermi a leggere il libro, anche allo scopo di capire meglio alcuni dettagli che nel film mi erano sfuggiti o non ero riuscito ad interpretare a dovere.
Il classico è snello ed avvincente e si legge tutto d'un fiato. Ciò che ho percepito, più di qualsiasi altra cosa, al termine della lettura è la positività di Gatsby, un uomo talmente semplice da essere disposto senza problemi con sè stesso a recitare la parte dell'aristocratico pur di raggiungere la sua idealizzazione. Daisy è un personaggio completamente idealizzato, non rappresenta solo la donna da amare a tutti i costi ma anche il lusso da vivere, la classe da avere, la superficialità e la vacuità necessarie per vivere la vita con disinvoltura e leggerezza: tutto ciò che Gatsby, nella sua umiltà e semplicità, non aveva e non ebbe mai. E' una storia piena di nostalgia e malinconica al punto giusto e concordo con il commento di "guzz" lasciato in precedenza: forse molti uomini moderni si rivelano nell'idealismo di Gatsby, in quell'inseguimento invano della storia d'amore della loro vita, nel pensare che quella storia d'amore può essere rivissuta, che potrebbe dar loro le stesse emozioni vissute in precedenza...e molte donne moderne possono essere accostate a Daisy, alla sua noncuranza, al suo non dar pesose non per gioco o per vezzo al romanticismo malinconico dell'uomo lasciato e sognatore, in un atteggiamento che potrebbe essere etichettato facilmente come superficialità ma che potrebbe anche definirsi come la qualità di "saper andare avanti" che la donna possiede per indole, molto più di quanto la possegga l'uomo.
Per concludere, ho trovato il romanzo leggibile, breve e con spunti di alta classe stilistica, alternati a qualche ovvia ma breve caduta. Non so se lo definirei un capolavoro della contemporaneità ma sicuramente è una grande testimonianza dell'America degli anni 20, condita con quel pizzico di romanticismo e di idealismo che sono assolutamente elementi necessari per dare un significato migliore alla qualità di vita di tutti noi. Bravo Francis Scott Fitzgerald quindi, lettura consigliata per la mia modesta opinione.

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Mephixto Opinione inserita da Mephixto    23 Mag, 2013
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Manca il Gangster

Gli anni 20, gli anni del proibizionismo, gli anni dei finti moralismi, gli anni del foxtrot del Charleston, dei balli, gli anni che precedono la grande crisi, gli anni delle auto di lusso che sfrecciano su strade dissestate progettate più per i cavalli con al traino le carrozze che non per le lussuose auto. Gli anni delle prime tecnologie, il Jazz, il contrabbando, e gli anni del Cinema delle guerre tra bande di Gangster che a dirla tutta mancano assolutamente. Ecco scordateveli perchè tutto questo non c'è non si respira o meglio c'è ma è solo accennato, se uno pensa di fare un salto negli anni ruggenti si sbaglia. E alla grandissima.
Questo romanzo tratta tutto questo in modo marginale, se non per un solo fattore, la superficialità che trasuda nei personaggi, nelle loro feste, e nei lustrini, un romanzo che è solo una storia d'amore tormentata, tragica, ma nemmeno poi tanto.
L'unico valore di questo romanzo sta nella bravura e nella contemporaneità del suo scrittore, nella sua capacità di renderlo cinematografico, perchè l'ho letto ma chi me l'ha fatto fare.
Poi ho guardato l'altra meta del mio lettone e me ne sono ricordato, sorridendo amabilmente mi son detto: fortuna che è un racconto allungato, 250 pagine scarse...
Il breve sunto sul retro della copertina è ingannevole come il ghiaccio di un laghetto di montagna a inizio primaver: sembra solido poi ci metti il piede fai qualche passo e partono le crepe come mille fili di ragnatela impazziti.
La storia d'amore, fulcro del racconto stenta a partire, l'evolversi ... Ma c'è poi stato un evolversi ? boh
Dov'è la passione per l'agoniato amore, per le promesse non mantenute. Tu aspetti 5 anni per vederla e tutto si riduce cosi, sgretolandosi in qualche pagina come cenere di sigaretta.
Il finale invece un pelino meglio, coerente con le micro denuncie di una società allo sfascio e priva di veri valori umani che ha sicuramente dato piu scalpore nel periodo in cui uscì che on oggi, basti pensare a come siamo messi in Italia... niente per cui spenderei considerazioni pensieri o parole.
Forse darò una sbirciata al film, dato che la mia Daisy insiste, ma il romanzo non me la sento di consigliarlo assolutamente.
D'altra parte ogni tanto bisogna regalare anche un po' della propria passione a chi ha deciso di sopportarti per la vita,nonostante pregi e difetti.

Chiedo scusa agli estimatori del titolo, ma io purtroppo tutta questa magnificenza non sono riuscito a vederla, sicuramente è la mia scarsa sensibilità che determina il mio giudizio, ma preferisco dare un parere onesto e sincero, che non un ipocrita complimento.

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orna Opinione inserita da orna    22 Mag, 2013
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la scalata

…mi aspettavo un po’ di più dal “Maestro” Fitzgerald! Storia un po’ banale, ma all’inizio del ‘900 ha affrontato un tema molto molto attuale: le feste, il gossip, la notorietà… e alla fine di tutto…. l’abbandono! Gatsby si è trovato sul letto di morte accompagnato dal signor Gatz…un rifiuto di appartenenza? Uno scherzo della natura? Tu che hai abbandonato resti solo.
La vita mondana dell’Est permette a un sempliciotto di campagna di scalare la montagna del successo!
Storie su storie che si intrecciano, legate da vecchi ricordi che si impongono con prepotenza sul presente. Coppie distrutte, e alla fine la rabbia, la paura di un uomo mette in moto una macchina cieca che senza prove dà fine a tutto. Gatsby lascia il palcoscenico della vita in silenzio, lo stesso silenzio che lo distingueva durante le continue feste in casa sua, le feste dei fantasmi.

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Opinione inserita da guzz    19 Mag, 2013

Siamo tutti un pò Jay Gatsby

Questo romanzo è un portento.
Lettura scorrevole, descrizioni dettagliate che permettono di vivere le scene rappresentate quasi fosse un film che si materializza davanti ai nostri occhi. Scene esuberanti di feste sfavillanti, trasgressive, spensierate in un'epoca d'oro, gli anni pre-crisi del '29 in cui tutto sembrava possibile, la ricchezza era un traguardo di vita e una sorta di redenzione. Ma tutto questo luccicare, tutto questo bagliore di mondanità nascondeva il marcio, l'ipocrisia, la vacuità della società di quel tempo. (Forse anche di oggi?)

Fitzgerald con una scrittura così essenziale, semplice ma elegante, che fa comprendere profonde tematiche e riflessioni, è riuscito a vedere le ombre di questa società e delle singole personalità che la componevano.
Jay Gatsby, al secolo James Gatz, è un uomo di umili origini di una famiglia del Mid-West che in giovane età decide di partire per compiere il suo destino di grandezza, per inseguire le sue ambizioni e sogni. Partecipa alla Prima Guerra Mondiale, diviene un eroe di guerra. Ma prima di questa esperienza fa conoscenza di Daisy, la donna che diverrà la massima aspirazione di vita, l'amore della sua vita. Ritornato anni dopo dal conflitto combattuto in Europa, decide di rivivere la storia d'amore precedente al conflitto. Ma nel frattempo tutto è cambiato, Daisy si è sposata a un rozzo, volgare e per giunta fedifrago miliardario di nome Tom Buchanan.

Gatz, di umili origini e squattrinato, assume lo pseudonimo di Jay Gatsby e nel giro di poco tempo, in modi fumosi e presumibilmente poco leciti è riuscito a mettere su una fortuna, divenendo uno degli uomini più ricchi e di spicco nella società New Yorkese.
(ma Fitzgerald lo fa solo intuire senza fare troppa luce sulla realizzazione della sua fortuna)

Gatsby è un uomo di buone maniere, educato, di classe, ben vestito, di buon eloquio, capace di stare in società, tuttavia il suo passato è per tutti un mistero e su di lui girano molte voci e credenze, alcune per nulla lusinghiere.
Avendo così costruito un'immagine di sé di uomo ricco e realizzato, Gatsby decide di ricominciare la sua storia d'amore con Daisy, convinto che il passato si possa ripetere e da lì ricominciare una nuova vita a due. Ma come ben si sa, questa è una mera utopia... e Gatsby rimane vittima di questa sua ostinata determinazione e di questo sogno in realtà irrealizzabile.

Il romanzo si conclude con un drammatico colpo di scena che esprime a pieno, in senso lato, la tragedia di un sogno che si infrange sotto i colpi di una realtà che è sempre cinica, spietata e per niente accondiscendente ai nostri più profondi desideri.
Il romanzo è l'esemplificazione della fragilità della condizione umana e dell'illusione di quello che era chiamato Sogno Americano.
Tuttavia questo capolavoro offre molti spunti di riflessione sul senso dell'amicizia e dell'amore, del potere e della ricchezza, ma anche della solitudine, dell'indifferenza.

Il Rapporto tra Gatsby e Daisy è un lucido spaccato sulle dinamiche di relazione tra uomo e donna, calati in un contesto sociale in cui si impongono valori effimeri e vacui e "di facciata". L'amore provato da Gatsby è quasi eroico, puro, assoluto e incrollabile.
Tuttavia la figura di Daisy all'apparenza così eterea e angelica ma anche seducente, come se fosse un simbolo di redenzione e di salvezza di ogni uomo che ama una donna, è in realtà una figura vuota, ipocrita e molto superficiale, la cui presunta profondità e nobiltà d'animo è solo il riflesso della passione e del sentimento che l'uomo ripone nella donna che in quel momento ama.

I personaggi di Daisy e Jordan Baker a fine romanzo fanno una figura a dir poco meschina e quasi infame. Tant'è che il narratore dice di Daisy e il marito fedifrago Tom:

"Erano gente indifferente, Tom e Daisy - sfracellavano cose e persone e poi si ritiravano nel loro denaro o nella loro ampia indifferenza o in ciò che comunque li teneva uniti, e lasciavano che altri mettessero a posto il pasticcio che avevano fatto"

A mio avviso, questo romanzo ha un punto di vista prettamente maschile. Donne non abbiatene a male, ma in questo romanzo, tra i vari temi trattati c'è anche quello della disonestà e della indecifrabile natura della donna agli occhi dell'uomo. Concetto ben esemplificato in questa citazione:

"la disonestà delle donne è qualcosa che non si biasima mai molto profondamente: mi dispiacque per un momento, ma poi non ci ripensai più”.

Credo che qualsiasi uomo, in un momento della sua vita sia stato un Jay Gatsby, ovvero profondamente innamorato di una donna che in realtà non provava la stessa profondità di sentimento, o peggio, che alla prima occasione preferisce seguire le convenienze personali, le convenzioni sociali legandosi magari a un altro uomo, molto più rozzo e superficiale ma più facoltoso e socialmente più alto locato.

Un libro vivamente consigliato a tutti, ricchissimo di significati e di tematiche su cui riflettere, che magari alla prima lettura non vengono colte subito.
Particolarmente adatto a qualsiasi uomo che deve lasciarsi alle spalle una donna che ha amato ma da cui è stato lasciato e che probabilmente non ha ancora smesso di amare.
Davvero catartico in questo senso.
Perché come insegna questo magnifico romanzo:

"Non si può ripetere il passato"

E soprattutto

"E così continuiamo a remare, barche contro corrente, risospinti senza posa nel passato."

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SARY Opinione inserita da SARY    19 Aprile, 2013
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Illusione

Siamo nell’America degli anni venti ed il protagonista è Jay Gatsby, apparentemente ricco, determinato e freddo, in realtà è Jimmy Gatz, di umili origini, triste e sentimentale.
Il grande Gatsby ha coltivato il suo “sogno americano”, non proprio onestamente è riuscito a costruirsi un’immagine ed una vita da vip, inclusi onori ed oneri, ma non per avidità, bensì per un sentimento nobile, l’amore. Innamorato di Daisy, Venere altolocata, intraprende la scalata verso il successo per riuscire a conquistare ancora una volta la donna dei suoi sogni.
Quanta tenerezza che provo nei confronti di Gatsby, perché si è illuso? Ancorato al passato e convinto che un sentimento tanto profondo non possa mutare nel tempo, certo di essere corrisposto dopo diversi anni ed un matrimonio infelice . Ma non è così! Daisy è finta, nulla in lei è autentico, è ipocritica perché l’importante è mantenere un rispettoso ed immacolato posto in società, sotto i riflettori bisogna essere sorridenti, colmi di principi, di moralità e di valori. Tutto questo porta ad una tragedia, solo nel momento del bisogno restano i veri amici. Per fortuna Gatsby una persona fedele accanto ce l’ha, uno che sa di onestà e realtà, che, come me, rimane allibito dall’assurdità di certe situazioni e dal vuoto interiore di certi personaggi (“Ognuno di noi si sospetta dotato di almeno una delle virtù cardinali, ed ecco la mia: sono una delle poche persone oneste che abbia mai conosciuto”).
Ho chiuso il libro triste ma appagata, fa riflettere sull’amicizia, sull’amore, sulle cose che contano nella vita e su quelle inutili. Il tutto è scritto con semplicità, peccato che sia così breve, si legge con interesse e voracità. Posso trarne un utile insegnamento, ricordare il passato senza cercare di riviverlo, costruire il presente guardando al futuro.
Ha proprio ragione Fitzgerald quando scrive “Così remiamo, barche controcorrente, risospinti senza sosta nel passato”

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AndCor Opinione inserita da AndCor    18 Gennaio, 2013
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Un'implicita (e riuscita) autobiografia

Il periodo storico è quello della diffusione del jazz, dei piano-bar, e delle tensioni sociali scatenate da ricchezza e Grande Depressione.

Il protagonista è James Gatz, che poi diventerà Jay Gatsby. Un cambio anagrafico che ci permette di intuire il suo complicato legame con la famiglia e le sue crisi d'identità.
Lo svolgimento è intrigante e coinvolgente, mentre in primo piano si staglia il conflitto caratteriale tra James-Jay e il narratore Nick Carraway: il primo è egoista, egocentrico, sfrontato e ripieno di una aggressività mista a superbia; il secondo, invece, rappresenta il mondo "regolare", moralista e spersonalizzato del XX secolo (o tutto ciò è solo apparenza?).

Tom, Daisy, Jordan, Wilson e Henry non sono altro che figure di secondo piano che fanno da sfondo alla battaglia che 'il grande Gatsby' lancia al mondo intero.
Con un finale che potrebbe decretare il tramonto del tanto decantato "sogno americano". Perchè il 'self made man' può costruire un impero dal nulla, ma tutto sarà destinato inesorabilmente a crollare se non si trova un senso alla propria esistenza.

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mikyfalco Opinione inserita da mikyfalco    24 Mag, 2012
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Morire per un sogno

La prima cosa che ho pensato leggendo l’ultima riga di questo libro è stata: “Quanto il ricordo di una donna può cambiarti la vita”.
Il grande Gatsby di Fitzgerlad è una pietra miliare della letteratura americana del Novecento,ma non solo,è molto di più.
E’ un passo della vita di ognuno di noi.
In quanti restano legati al ricordo di una storia d’amore conclusasi male per cause esterne e si chiedono cosa sarebbe successo se fosse continuata?
E quel ricordo,come il fumo di una sigaretta,non sparisce una volta gettata la cicca.
Continua a restarti addosso,impigliato nei tessuti degli abiti che indossi.
Così Gatsby non può dimenticare Daisy,quella fanciulla di nobili origini conosciuta tempo prima,quella fanciulla che il destino/famiglia ha costretto a prendere una strada diversa,quella donna poi tanto cercata e finalmente trovata. Anche Daisy non è mai riuscita a dimenticare veramente Gatsby,ma anche lei,come lui,si aspettava che quel ritrovarsi fosse diverso.
Ma i sogni si sa,non sono mai uguali alla realtà,e così quell’amore idealizzato,viene colpito e infranto.
Un crescendo di pathos,con situazioni imbarazzanti e dolci viste dal punto di vista di un amico di entrambi, “galeotto” nel farli rincontrare.
Tutto questo trova uno sfondo perfetto nell’America dei primi anni Venti:non mancano critiche ai costumi e ai luoghi comuni americani.
Di lettura scorrevole,con descrizioni dettagliate che permettono di immaginare piacevolmente la scena.
Poi quando si parla di ricordi di amori passati,di rincontri e di sogni,è facile per tutti rivedere se stessi nel protagonista.
“…E così continuiamo a remare,barche contro corrente,risospinti senza tregua nel passato”.


Michele Falco

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Opinione inserita da stevenubermensch    30 Gennaio, 2012

Un grande libro, un grande Gatsby

Leggendo il Grande Gatsby si passa dalla fascinazione per l'atmosfera colorata frizzante alcolica degli anni Venti, i ruggenti, i variopinti, quelli delle feste della buona società fino all'alba in cui i ricchi, i parvenu, si festeggiano l'un l'altro intessendo un gioco di relazioni luccicanti ( ma che, alla fine, si riveleranno per quello che sono, cioè puro intrattenimento senza alcuna solidità), alla curiosità per la statura di questo personaggio che domina con la sua grandezza la scena. Anche lui un parvenu, un Trimalcione, come il personaggio del Satyricon ( e come in effetti Fitzgerald aveva pensato di intitolare il romanzo). Veniamo introdotti nelle sue molte sale sfavillanti ma rimaniamo per molto, come gli ospiti delle sue feste, all'oscuro dei suoi segreti, del suo passato, e ci lambicchiamo il cervello come loro in supposizioni sinistre sul suo conto. Ma mentre il mito di quest'uomo si ipertrofizza, il grande Jay Gatzby rivela il suo lato più umano, quello di un uomo che si trova ingigantito da un sogno di riscatto sociale, circondato da molti ma senza avere vicino uno (o meglio, uno solo), innamorato di una ragazza "di buona famiglia", autenticamente ricca e che sembra ricambiare. E quando sembra che il traguardo sia raggiunto, che il sogno, il benedetto "sogno americano" sia realtà ecco che gli eventi respingono Gatsby indietro, alla partenza. Al passato vorace dei suoi umili natali, un passato ricco solo di sogni. Ed è il passato a concludere il libro " Così navighiamo di bolina, barche contro la corrente, riportati senza posa nel passato". Gatsby è convinto che il passato si possa cambiare, si possa riscrivere,che si possa prendere una nuova identità. E invece no. Il finale ha il gusto di una malinconia elegiaca ed erosiva. Una sorta di mito dell'ostrica americano, come quello caro al nostro Verga. Solo, dimenticate lo stile verboso di Verga e immaginate uno stile sobrio, elegante, che brilla di compostezza, ironico e piacevole. Dimenticate la coralità verghiana perché in Fitzgerald c'è un solo sogno, un solo grande uomo, un solo grande Gatsby.

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