Agostino Agostino

Agostino

Letteratura italiana

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Un ragazzino di tredici anni che è ancora bambino, ma che comincia ad avvertire la pulsione di scoprire la vita; una madre, vedova, che è ancora fiorente e desiderosa di vivere. L'inquietudine, la difficoltà dei rapporti, la scoperta del sesso... I turbamenti sessuali ed esistenziali di un adolescente che scopre la vita in un grande romanzo che ha segnato un'epoca.



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Agostino 2019-09-30 05:25:06 siti
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siti Opinione inserita da siti    30 Settembre, 2019
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Uno strappo nel cielo di carta

Romanzo breve tutto dedicato al senso della scoperta, dell’inganno e del disincanto. Agostino è un ragazzetto in villeggiatura al mare con la madre vedova , ancora giovane e avvenente. Tra la cabina e l’ombrellone, la loro estate scorre lieta e serena , la mattina in spiaggia, il pomeriggio a casa per una siesta rigenerante, per tornare al lido la sera. La loro routine è scandita dall’immancabile giro in patino, al largo, la mattina, per fare il bagno; Agostino rema orgoglioso, consapevole dello sguardo di ammirazione degli altri bagnanti, sguardo che li accompagna mentre loro, coppia perfetta, si avviano verso la linea dell’orizzonte. È Agostino il più orgoglioso, soprattutto perché ha convinto la madre a liquidare il marinaio che li accompagnava le prime volte. Un giorno però un’ombra si staglia , ritta e fiera, presso il loro ombrellone; oscura il sole, mina la felicità, modifica gli equilibri: un giovanotto prestante invita la donna all’uscita quotidiana sul patino e il ruolo di Agostino viene lentamente a decadere. Inizialmente l’ingenuo ragazzetto accompagna i due diventando complice di incontri la cui natura non è ancora in grado di definire, solo in seguito ad un alterco con la madre, un giorno decide di non stare con loro e , offeso e risentito per uno schiaffo materno, si rintana nella cabina,incapace di qualsiasi azione. Sarà un ragazzetto del popolo, giunto dalle spiagge limitrofe a quelle elitarie degli stabilimenti a strapparlo dalla visione edulcorata della realtà nella quale è immerso . Si è introdotto in cabina per sfuggire agli altri in quella che parrebbe una comune battuta di “Guardie e ladri”; gli altri: una masnada di ragazzotti della peggior specie ai quali l’intrepido riesce a condurlo. Da quel momento in poi l’estate di Agostino diventa al tempo stesso fuga, pericolo, scoperta, dolore fisico e morale, iniziazione sessuale o almeno un primo approccio indiretto e nelle sue manifestazioni meno edificanti, passando per pederastia e prostituzione. Le esperienze forti alle quali si esporrà, spesso in maniera inconsapevole e ingenua, altre volte per appagare un improvviso moto di curiosità che diventa sempre più prepotente nella misura in cui riesce ad allontanarlo dalla madre, faranno di lui un giovanotto confuso, irrisolto e forse consapevole di non essere ancora divenuto uomo.
Questo breve romanzo rappresenta nella produzione di Moravia un tassello importante, cronologicamente è quello che lo restituisce alla scrittura dopo l’esperienza forte della guerra e della vita alla macchia in Ciociaria; è quello inoltre che lo conferma grande scrittore con plauso del pubblico, scalza “Cristo si è fermato a Eboli” dell’amico Carlo Levi dal podio del vincitore del premio istituito dal “Corriere Lombardo”; è infine quello che lo stesso Moravia definì la “cerniera” tra la prima produzione e la successiva. Si inserisce in un filone letterario che ha per oggetto le inquietudini adolescenziali, a me ha ricordato in particolare “I turbamenti del giovane Torless” di Musil e in maniera prepotente anche “Dietro la porta” di Bassani, uno precedente , l’altro successivo; introduce nella produzione di Moravia il tema dell’eros, in una delle tante e possibili sfaccettature. Gode di un respiro particolare che appoggia il suo afflato sulla rappresentazione dell’ambiente marino: il mare, la spiaggia, il cielo, la foce prepotente di un rio, la successione di lidi attrezzati alla migliore villeggiatura e la sporcizia della spiaggia libera, quella vera, quella di un’altra possibile vita, “uno strappo nel cielo di carta”…

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I turbamenti del giovane Torless
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Agostino 2017-07-04 08:45:04 liaall
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liaall Opinione inserita da liaall    04 Luglio, 2017
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Agostino non sei più un bambino

Alberto Moravia ha affermato più volte, durante i suoi scambi intellettuali con vari autori a lui contemporanei, che un buon autore che vuol dirsi realista non può prescindere dalla conoscenza di coloro che hanno tolto il velo scuro davanti agli occhi degli uomini: Marx e Freud. Essi hanno destato l’uomo dallo stato di ingenuità torbida nella quale e attraverso la quale vivevano i rapporti familiari, sessuali ed economici.
Sono proprio i rapporti familiari a non essere tanto innocenti poiché celavano macchinazioni inconsce di matrice sessuale.
Nel mese di agosto del 1942 a Capri, Moravia scrive Agostino che per lo scrittore «fu il punto di partenza di tutta la mia opera successiva e la conclusione del lungo travaglio dopo Gli Indifferenti» in pratica «la cerniera che congiunge Gli Indifferenti ai miei libri successivi».
Il romanzo è vittima della censura fascista, viene pubblicato due anni dopo, nel 1944, dalla casa editrice Documento (pubblicato poi da Bompiani nel marzo del 1945) dell’amico Federico Valli, in 500 copie con illustrazioni del pittore Renato Guttuso.
Agostino è un ingenuo, per certi versi goffo, ragazzino borghese, in vacanza con la madre sulle spiagge della Versilia. Sta diventando adolescente e non si identifica più con il ruolo di bambino che la madre continua ad attribuirgli, ma non riesce nemmeno a sentirsi un uomo adulto, a scoprire e ad accettare la sua nuova identità.
In vacanza scopre la sessualità, i propri istinti sessuali ma anche quelli di coloro che lo circondano, che in più di un’occasione non sono così naturali o puliti. Moravia non ha nessun problema a eliminare i filtri “vietato ai minori” dai tabù sessuali, dall’incesto, dalla prostituzione o dal rapporto madre-figlio che non è e che non può essere più inconsapevolmente innocente dopo alcune scoperte di Agostino, più che scoperte, imbarazzanti rivelazioni da parte del suo gruppo di "amici".

"E parlando lentamente e aiutandosi con gesti efficaci ma privi, si sarebbe detto, di volgarità, spiegò ad Agostino ciò che gli pareva di aver sempre saputo e come per un profondo sonno dimenticato. La sua spiegazione fu seguita da altre dimostrazioni meno sobrie."

Anche qui, come in molti romanzi successivi, si sviluppa nel protagonista borghese un’oscura attrazione per le classi inferiori e per i loro atteggiamenti: Agostino è attratto dal gruppo di ragazzini proletari e sottoproletari della banda del vecchio Saro, tanto è che prova in tutti i modi, anche contro la propria volontà, a integrarsi e a emularli.

"Egli era ricco, sembrava che i ragazzi volessero significare con la loro umiliante e spietata condotta; dunque che c’era di sorprendente che fosse anche corrotto? Agostino fece presto a scoprire quale sottile correlazione esistesse tra le due accuse; e comprese oscuramente che pagava in tal modo la sua diversità e la sua superiorità.
Apposta prese a indossare i vestiti più logori e brutti che possedesse […] Apposta smise di parlare di casa sua e delle sue ricchezze; e apposta ostentò di apprezzare e gustare quei modi e quelle abitudini che tuttora lo inorridivano."

Ma non ci riesce.
Si sradica da una classe, quella borghese che gli appartiene per natura, senza riuscire ad entrare nell’altra, il sottoproletariato. Agostino è costretto in una sorta di limbo, quello dell’estraneità, dell’alienazione, dell’esclusione e dell’umiliazione.

"Così si trovava ad avere perduto la primitiva condizione senza per questo essere riuscito ad acquistarne un’altra."

La scoperta del sesso lo allontana da sua madre, il rapporto muta da uno stadio di affetto, ingenuità, inconsapevolezza e attaccamento alla figura materna

"Agostino provava un sentimento di fierezza ogni volta che si imbarcava con lei per una di quelle gite mattutine. Gli pareva che tutti i bagnanti della spiaggia li osservassero ammirando sua madre e invidiando lui; convinto di aver addosso tutti gli sguardi, gli sembrava di parlare con una voce più forte del solito, di gestire in una maniera particolare, di essere avvolto da un’aria teatrale ed esemplare come se, invece che sopra una spiaggia, si fosse trovato con la madre sopra una ribalta, sotto gli occhi attenti di centinaia di spettatori. […] Ma ancora a lungo restavano nel suo animo il turbamento e l’infatuazione di questa sua filiale vanità."

ad uno di malizia, gelosia, imbarazzo, rabbia e perversione.

"Gli sembrava talvolta di essere il bambino di un tempo, pauroso di qualche rumore, di qualche ombra, che ad un tratto si alzava e correva a rifugiarsi presso il letto materno; ma nel momento stesso che metteva i piedi in terra, pur tra la confusione del sonno, si accorgeva che quella paura nient’altro era che curiosità maliziosamente mascherata e che quella visita notturna avrebbe presto fatto, una volta che si fosse trovato nelle braccia della madre a rivelare i suoi veri nascosti scopi."

Se lo si legge nelle sue pieghe più profonde, il romanzo, più che essere classificato nella tradizione dei riti di passaggio o del “Bildungsroman”, è qualcosa di più: l'esplorazione dell'esistenza declinata e vissuta secondo i sensi di un adolescente, appena affacciatosi alla pubertà, che spera ancora in futuro diverso.

"Come un uomo, non poté fare a meno di pensare prima di addormentarsi. Ma non era un uomo; e molto tempo infelice sarebbe passato prima che lo fosse."

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Agostino 2016-11-23 02:16:11 Bruno Elpis
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Bruno Elpis Opinione inserita da Bruno Elpis    23 Novembre, 2016
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In tutto simile a un enorme batrace

Agostino è un affresco del passaggio dall’infanzia all’adolescenza ed è paradigma delle capacità analitiche di Alberto Moravia che, nella vicenda estiva del ragazzino di buona famiglia, rappresenta l’affiorare della sessualità, la scoperta dei rapporti sociali nel confronto con una banda di “popolani” e delle insidie nel rapporto con gli adulti.

Le abilità descrittive di Alberto Moravia si lasciano gustare anche nella descrizione dei luoghi (“In fondo alla strada, in un’aria tremolante e remota, il mare scintillava immobile. All’estremità opposta la pineta inclinava i rossi tronchi sotto le masse verdi e afose dei rotondi fogliami”).
La località nella quale Agostino soggiorna con la madre non viene mai nominata nel corso del romanzo. Vengono citati il bagno Speranza, lo stabilimento Vespucci, il Rio (“Apparve loro il fiumicello intero che, con un moto insensibile della compatta e scura acqua di canale, andava a sfociare poco più in giù, tra i sabbioni. A monte, il fiume si inoltrava tra due file di bassi e gonfi cespugli argentei che spandevano sull’acqua specchiante certe loro vaghe ombre…”). Ma il paesaggismo di Moravia identifica i luoghi (“La casa del Tortima sorgeva sulla darsena, al di là del ponte apribile di ferro che scavalcava il canale del porto”), interpretandoli…

Lo stesso dicasi per le capacità di scolpire le fisionomie con le parole (“Il Saro, così si chiamava il bagnino, aveva in ambo le mani non cinque ma sei dita che davano alle mani un aspetto enorme e numeroso e più che dita parevano tozzi tentacoli”).
La caratterizzazione è tangibile e visiva. E il personaggio è un animale esadattilo, anfibio, insidioso (“Gli sguardi che il Saro, accovacciato e immobile, in tutto simile a un enorme batrace abitatore del canneto, avventava su di lui tra gli occhi socchiusi”).

Bruno Elpis

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Agostino 2015-09-09 19:34:14 Riccardo76
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Riccardo76 Opinione inserita da Riccardo76    09 Settembre, 2015
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Il difficile cammino della sessualità

Un primo approccio al sesso, alla sessualità, tutta la confusione e l’imbarazzo provato con le prime pulsioni erotiche di un tredicenne. Il passaggio ad una adolescenza turbolenta, la voglia di uscire dagli schemi noti, le prime domande su quelle sensazioni che non si riesce bene ad inquadrare. Il romanzo di Moravia è una storia semplice lineare, non mi ha regalato emozioni forti, ma non mi è neanche dispiaciuto, la scrittura è piacevole, e gli episodi raccontanti sono realistici, concreti.
La storia ha un tono malinconico, un approccio alla sessualità quasi traumatico, ma sicuramente ben calato nel contesto in cui la storia viene raccontata. Agostino scopre una realtà che non conosceva, conosce ragazzi che vivono una vita differente dalla sua, sicuramente più agiata, ragazzi violenti che hanno già visto tante cose storte, o che semplicemente hanno avuto un’esistenza meno confortevole.
Agostino è attratto dalla loro diversità, incuriosito dai loro “giochi”, le loro scorribande, questo breve percorso lo porta alla scoperta di nuove sensazioni, differenti modi di relazionarsi. Rivede il suo rapporto con la madre, iniziando forse quel normale cammino di distacco che lo porterà all'età adulta.
Il tema toccato da Moravia è delicato, lo scrittore ci fornisce una sua visione della sessualità, quasi come qualcosa di traumatico e doloroso.
Un libro che si legge in breve tempo, piacevole certamente, ma non così sconvolgente.

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Agostino 2014-05-28 06:19:03 Portoro
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Portoro Opinione inserita da Portoro    28 Mag, 2014
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Il povero Agostino

Giudicato dai più “romanzo di formazione”, Agostino è un espediente psicanalitico per affrontare lo spauracchio dell’impotenza sessuale. Moravia è abilissimo nel trasferire questa dubbiosità all’italiana sull’insicurezza di un adolescente al suo debutto in società (la banda dei ragazzi poveri): il sospetto che l’incivilimento borghese sottragga all’Uomo qualcosa di vitale è elaborato per mezzo della spietata competizione che vede il protagonista (di famiglia agiata) soccombere. La sua raffinatezza è un handicap su tutti i fronti, diventa la metafora di una superiorità “debole”, svirilizzata rispetto alla brutalità e alla malizia degli altri ragazzi. Percosso, dileggiato, sconfitto a braccio di ferro, Agostino è preso di mira dal bagnino pederasta, e, in un’angosciosa gita in barca, lo respinge. La banda però non gli crede, e lui si conferma l’ultimo dei maschi.
Lo sfondo di questo fallimento è incestuoso: la madre da cui Agostino si allontana, ingelosito e perdente al cospetto del suo nuovo fidanzato. Tuttavia, rispetto al motivo dell’impotenza, quello dell’incesto è più fiacco, pruriginoso. Al di là dei rimandi edipici, la Madre è troppo avvenente per assurgere al simbolico: una Giocasta di un metro e quaranta e centoventi chili metterebbe in crisi il Mito, e gli stessi specialisti. Moravia però non si lascia prendere la mano, e dà al suo acerbo Edipo l’antidoto: un bordello in cui sostituire alla mamma... una puttana.

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Agostino 2013-01-07 20:41:23 pupa
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pupa Opinione inserita da pupa    07 Gennaio, 2013
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L'iniziazione

"Agostino" è la storia di un'iniziazione dolorosamente frustata di un ragazzo che si sforza d'essere uomo. Giovane tredicenne di ricca famiglia borghese, vive avvolto come in una nube di protezione materna e viene, ad un tratto, posto di fronte alla realtà della vita, rude e drammatica, passando da una realtà alienata in senso borghese a quella non meno alienata in senso popolare. Viene così fuori dal mondo ovattato della madre e dell'ambiente borghese, scaraventato direttamente per strada a contatto con una banda di ragazzacci conosciuti in spiaggia che vivono, per giunta, in ambiente sessualmente equivoco. Il dramma interiore di Agostino consiste nella graduale smitizzazione della madre, che per lui che viveva senza padre, rappresentava il mistero stesso della vita, della sua esistenza. Il sopraggiungere di un corteggiatore della madre priva il protagonista del suo affetto più grande ed unico. Egli, durante questa prima crisi esistenziale, comincia a valutare realisticamente gli atteggiamenti materni, a togliere l'alone magico cui lui aveva rivestito la madre e scoprendo, man mano, in lei anche la donna, la figura di una bella donna che voleva ancora continuare a vivere. Il romanzo, psicologicamente complesso ed artisticamente organico ed unitario, porta in primo piano un fondamentale problema esistenziale che stava a cuore a Moravia negli anni della sua giovinezza: il passaggio dall'adolescenza alla virilità. Il problema fondamentale, per Agostino, non è solamente il sesso, ma quello della sua esistenza che viene riscoperta e rivissuta in luce critica attraverso la deformata scoperta del sesso, fatta tramite una posizione sociale antitetica alla sua. Agostino non riesce a raggiungere la sua piena liberazione fisica, ma soltanto quella psico-sociologica del suo ambiente, perchè ancora dovranno passare molti anni prima che egli diventi uomo. Le brevi vicende narrate da Moravia si leggono con piacere e attenzione. Nonostante la scabrosità del tema affrontato, la prosa è fluida, scorrevole, per nulla turbata dal contenuto: si ha l'impressione che l'autore possa esplorare ogni abisso dell'animo umano descrivendolo poi con parole calme e gentili.

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Agostino 2012-07-06 18:45:38 C l a r a
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C l a r a Opinione inserita da C l a r a    06 Luglio, 2012
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Sesso, salsedine e speranza.

Questa volta, vi chiedo uno sforzo.
Partiamo dalla fine.
Partiamo da un ragazzino di tredici anni che deve fare i conti con il suo non essere piccolo ma neanche grande, con il non essere adulto ma neanche bambino.
Partiamo da un ragazzino romano, Agostino, figlio scontento dellle sue origini borghesi ma al contempo incapace al di mescolarsi con il popolo.

È estate, un estate marina.
Bagno Amerigo Vespucci, bagno della Speranza.
La salsedine, il pattino nel mare, l'odore di pesce che proviene dalle imbarcazioni dei pescatori. Se appoggio le pagine all'orecchio il rumore delle onde lo sento anch'io.
È nell’arco di quest' estate che Agostino si scopre cresciuto rispetto a quel bambino che voleva tutte per sé le attenzioni materne. Ma è sempre in quell’estate che si rende conto di com’è considerato dagli altri: un bambino, appunto.
È il momento della scoperta, della metamorfosi, dell’inadeguatezza tutte insieme. E scoperta, metamorfosi, inadeguatezza tutte insieme generano confusione, quella che Agostino ha quando la mamma non lo tratta da uomo, quando i ragazzacci lo vedono come uno di loro e la guardiana del lupanare come il giovanotto pronto per fare "quell’esperienza lì".
È la presa di coscienza del cambiamento, è il dissiparsi delle ombre per fare del bambino di un tempo, un piccolo uomo.

"Agostino" è così... Un romanzo di formazione, di crescita, di scoperta, un passaggio obbligato nella vita di ognuno.
E poi mi soffermo sulla copertina e leggo "Moravia"
E a quel punto non serve aggiungere altro.

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Agostino 2011-07-22 13:57:30 Ophélia Queiroz
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Ophélia Queiroz Opinione inserita da Ophélia Queiroz    22 Luglio, 2011
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Agostino_Moravia

Come sempre Moravia non delude. In questo romanzo breve ci propone con grande efficacia il percorso di crescita del tredicenne Agostino e la sua scoperta della sessualità, attraverso il deteriorarsi del rapporto con la madre e la frequentazione di una banda di ragazzi popolani. La psicologia del protagonista è approfondita e studiata a fondo, ed è presente, in germe, il tema che caratterizzerà molte delle opere successive: quello dell'angosciosa presa di coscienza della propria natura e della propria vita. Come Carla e Michele de "Gli Indifferenti" anche Agostino pur desiderando una realtà pura e incorrotta, si arrende non senza un certo compiacimento, al fascino della degradazione e dello squallore, che gli rivela con drammatica lucidità, la verità su sè stesso.

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Agostino 2011-06-09 20:11:39 Rosaliaa
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Rosaliaa Opinione inserita da Rosaliaa    09 Giugno, 2011
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Dio è morto

Possiamo semplificare il romanzetto come la storia di una religione perduta e, quindi, di un'innocenza perduta, sulla scia di Rosetta (La Ciociara). Agostino viveva un'infanzia tranquilla, devoto alla madre (Dio), senza troppi dubbi e riconoscente sin dalla prima presa di coscienza. Poi arrivò il fattaccio e la madre, da genitrice, si scopre donna: Agostino capisce che il suo Dio non è il Dio di tutti ma, anzi, che Dio stesso è a sua volta assoggettato da altre divinità (gli uomini di carisma). Il crack di Rosetta fu lo stupro fisico (la guerra), Agostino subisce uno stupro di spirito; così come Rosetta diventerà (per breve) una ragazza dissoluta e disincantata, Agostino tenterà di toccare il fondo della sozzura della condizione umana, di essere viventi senza Dio, tentando di sperimentare quel sesso che ha ucciso il suo Dio, rendendola donna. In altre parole: è un romanzo di formazione, di passaggio dall'infanzia all'adolescenza attraverso la scoperta del sesso.

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