Biglietto blu Biglietto blu

Biglietto blu

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Da bambina, molto prima che le fosse consegnato il biglietto blu che porta nel medaglione, Calla conosceva già le regole della lotteria. Quando arrivano le prime mestruazioni, le ragazze sono convocate per estrarre il proprio biglietto: bianco significa matrimonio e figli; blu, invece, tutto il resto. Da quel momento le due categorie conducono esistenze separate. L'assegnazione della sorte è legittima e inappellabile. Ora che è una donna adulta, con una solida carriera e una vita sociale tanto intensa quanto fatua, Calla sospetta che le possibilità promesse alle biglietto-blu non siano poi così sconfinate e allettanti. Da un po' di tempo pensa sempre più spesso – e con bramoso trasporto – a carrozzine, latte caldo e manine paffute di bebè. Nonostante la maternità sia appannaggio esclusivo delle biglietto-bianco, e non abbia quasi nessuna conoscenza in merito, Calla sente che nel suo corpo si agita un sentimento oscuro, un desiderio accecante che mostra un'unica, rischiosa, strada percorribile. E proibita. Quando la sua gravidanza clandestina viene scoperta, Calla è costretta alla fuga. Con i pochi oggetti di un kit di sopravvivenza come unico bagaglio, questa sovversiva biglietto-blu intraprende un viaggio spericolato per non rinunciare al diritto di diventare madre. Presto si accorge anche di non essere sola nella sua lotta. Sul cammino, infatti, Calla incontra altre donne che, come lei, non vogliono arrendersi a un destino imposto e si ribellano servendosi dell'arma più potente: la scelta.



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Biglietto blu 2022-01-09 08:59:48 AndCor
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AndCor Opinione inserita da AndCor    09 Gennaio, 2022
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Il libero arbitrio contro i totalitarismi

Calla ha 14 anni, è orfana di madre e vive in un mondo collaudato, essenziale e, all'apparenza, semplicissimo: alla prima mestruazione, ogni ragazza viene accompagnata in un edificio governativo per partecipare a una lotteria che determinerà il proprio futuro. Pescare un biglietto bianco equivale a un marito e dei figli rinunciando al lavoro, mentre il biglietto blu offre una brillante e produttiva carriera personale con il solo obbligo di non riprodursi. Il biglietto è definitivo e l'intero sistema è tanto casuale quanto inappellabile, ma il meccanismo psicologico che si innesca nella protagonista la porta a voler riscrivere la propria vita anziché 'correrle incontro, ora che era stata plasmata': questo il prologo di un romanzo atipico, immerso in un'atmosfera kafkiana, che racconta di identità, inconscio, libero arbitrio, dialettica, anticonformismo studiato a tavolino, rivendicazioni e di un lungo pellegrinaggio verso la liberazione dal dolore (o verso la condanna eterna).

'Una grande avventura' tra 'percorsi tortuosi', raccontata con un tono sommesso e ovattato, uno stile minimalista e totalmente privato delle coordinate spazio-temporali, che inneggia alla libertà e che demolisce ogni tentativo di deresponsabilizzazione meccanicistica. Si avverte prepotente la volontà di rivendicare il proprio Io come vera e propria presa di coscienza, anche quando questo sofferto processo finisce per scontrarsi con un'immagine distorta della maternità, di un bebè che è 'sentimento oscuro' e di un dottore un po' medico, un po' psicologo e un po' funzionario garante dell'intero apparato burocratico impossibile da scardinare e lontano da qualsivoglia tentativo di dialogo.

Un romanzo impegnato, drammatico, dalla lettura dannatamente difficile e sconsigliato ai più.
Ma non temete, perché presenta anche dei difetti.
O forse no.

'C'erano molti futuri che non avevo mai immaginato di vivere. Ma non molto tempo prima anche il futuro che stavo vivendo ora non l'avrei mai immaginato.'.

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