Narrativa straniera Romanzi Il silenzio degli alberi
 

Il silenzio degli alberi Il silenzio degli alberi

Il silenzio degli alberi

Letteratura straniera

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In guerra tutti i giorni sono uguali. Nelle cantine, al buio, e nei palazzi, il tempo sembra fermarsi, scandito solo dai colpi delle granate e dai racconti di musica e di vita di Ernest Bolsi, un liutaio capace di riaccendere luce e speranza tra le stanze vuote del vecchio Museo della musica. Nella città assediata giunge anche il noto musicista Andreas Hymer, per tenere un concerto e ritrovare Amela Jensen, amore sospeso a causa dell'egoismo e della paura, ma mai dimenticato. Il viaggio e il concerto diventano per lui un tuffo nel passato, l'occasione per confrontarsi con la vita della madre, sparita misteriosamente quando era ancora un bambino, e per affrontare le conseguenze delle proprie scelte.



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Il silenzio degli alberi 2013-12-16 08:11:36 SuperBob
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SuperBob Opinione inserita da SuperBob    16 Dicembre, 2013
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Con la musica nel cuore

“Improvvisamente, un attimo prima che nel giardino del museo esploda una granata, il grido di uno dei visitatori interrompe Ernest Bolsi. «Tutti giù!». Le pareti e il pavimento della sala tremano. Una nuvola di polvere entra dalle finestre senza vetri. Ernest Bolsi si copre la testa con le mani.”

Note orientate alla trama: Un romanzo composto da più storie, quella di due violoncellisti, quella di una pianista e quella di un liutaio, destinate ad incrociarsi per mezzo della musica. Vicende che a loro volta si compenetrano con quella della gente comune, in una città assediata e sotto continui bombardamenti. Storie di amori perduti, di coraggio, di viltà, di difficoltà quotidiane, ma soprattutto di speranza.

Commovente, dilaniante, umorale, claustrofobico, desolante, ma soprattutto profondamente poetico. Questi sono solo alcuni degli aggettivi che servono a delineare i vari impulsi emotivi evocati dal romanzo Il silenzio degli alberi, composto dallo scrittore catalano Eduard Márquez. Un titolo che è anche una metafora sulla solitudine umana, in primis interiore, in un mondo dilaniato da guerre sempre più disumane. Conflitti bellici, come quello che sta al centro delle vicende narrate in questo interessante racconto. In una città - che ricorda molto da vicino Sarajevo - assediata dall’alto delle sue colline e continuamente dilaniata da lanci di granate e da intensi bombardamenti, fa il suo ritorno il violoncellista Andreas Hymer. Il suo intento è quello di tenere un concerto nel locale Conservatorio semidistrutto, ma il rientro è stato altresì invogliato da una intrigante lettera, speditagli dal liutaio Ernest Bolsi, nella quale accenna al fatto che deve assolutamente consegnargli un prezioso violino. Hymer, che non conosce Ernest Bolsi, non ha la minima idea della provenienza dello strumento e del perché debba riceverlo. Oltre a questi due obiettivi dichiarati ve ne è però un altro, assai più personale: il concertista vuole a tutti i costi ritrovare una sua ex amante, la pianista Amela Jensen, con la quale desidererebbe suonare ancora una volta. Lei, invece, non ha nessuna intenzione di rivederlo, come gli spiega il direttore del Conservatorio. A fare però da vero collante al romanzo è un’altra donna, Sophie Kesner, anch’essa violinista di fama nonché madre defunta di Hymer. E’ lei, infatti, la vera protagonista del libro e la causa involontaria di un bizzarro triangolo composto da lei stessa, da suo figlio e dal liutaio Bolsi. Quest’ultimo, avendo poco lavoro, si è auto assunto il ruolo di guida del Museo della musica, anch’esso ridotto ormai ad un vuoto e semidistrutto contenitore. Un compito ispirato dall’incontro nel Museo con una bambina, che vi si era rifugiata perché sconvolta da un terrificante lancio di granate. Bolsi, dopo averla stretta a sé per rassicurarla, si mette a raccontarle una storia su “Il flauto magico”, allo scopo di distrarla da cupi pensieri. Da allora ogni giorno Ernest Bolsi organizza le sue visite guidate, facendo risuonare le sale vuote di storie curiose e ricche di fascino, intrattenendo in questo modo un eterogeneo gruppo di visitatori, che per qualche ora si possono scordare gli orrori del conflitto e le afflizioni quotidiane. Tra gli episodi narrati dal liutaio vi è anche la propria storia, quella di un amore vissuto accanto ad una famosa violinista. Così, grazie ai continui flashback di Bolsi, intervallati da quelli Andreas Hymer, si verrà man mano a conoscere il motivo della consegna del prezioso violino. Questa, in sintesi, la trama del breve quanto intenso romanzo, ma è solo una sua parte, poiché il vero racconto è quello basato sulle narrazioni insite nelle innumerevoli lettere composte dai visitatori del Museo. In esse vengono rivelate ad amici e parenti le difficoltà quotidiane, il grande sconforto psichico, ma soprattutto le speranze per un futuro di pace. Missive che intervallano, a cadenze regolari, i vari capitoli del romanzo principale. Lettere che Hymer, dopo un trionfante concerto eseguito con il famoso violino tra i ruderi del Museo, si prenderà cura di custodire gelosamente, anche sull’aereo che lo porterà lontano dalla metropoli assediata, allo scopo di spedirle da un luogo più sicuro. Un romanzo collettivo, dunque, un concerto di voci soliste, che - pur narrando ognuna una propria storia - crea alla fine una sola unica narrazione epica in un condensato di drammi personali, di amori vissuti, di viltà e di coraggio, da dove emerge un concentrato di umanità contro le barbarie, di qualsiasi genere. Un racconto - composto dal suo autore tramite una scrittura essenziale, dura e lirica al contempo - che vuol essere soprattutto un’allegoria sul valore della musica, specialmente quando erompe direttamente dal cuore.

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