Narrativa straniera Romanzi La vita alla finestra
 

La vita alla finestra La vita alla finestra

La vita alla finestra

Letteratura straniera

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Inizio anni Duemila, una città spagnola come tante. Net, un ragazzo come tanti, scrive. Chino sul suo computer, digita lunghe mail che indirizza a Marina. Notte dopo notte, alle finestre che si aprono sullo schermo Net consegna il racconto delle sue giornate, tra lo sfaldamento e la traballante ricomposizione della sua famiglia, la scoperta dell'amore, l'ansia per l'avvenire incerto. Ma Marina, irrintracciabile e misteriosa quasi quanto l'universo virtuale, non risponde mai… Con un personaggio degno della penna di J. D. Salinger, Andrés Neuman traccia un percorso sentimentale al cuore della malinconia che assedia la giovinezza, sullo sfondo di quel fragile tempo di mezzo tra il passato analogico e l'ignoto futuro digitale. «Forse sentiamo il bisogno di concepire sullo schermo la perfezione narrativa che manca alla nostra vita», riflette Net: le finestre di Windows diventano allora il simbolo della sua urgenza di raccontare, di fissare nel mondo virtuale la versione di sé e degli altri che scorge dalla sua prospettiva. E che sarà irrimediabilmente ingannevole come, del resto, sempre lo sono i frutti della narrazione.



Recensione della Redazione QLibri

 
La vita alla finestra 2020-07-13 07:50:02 Molly Bloom
Voto medio 
 
4.3
Stile 
 
4.0
Contenuto 
 
5.0
Piacevolezza 
 
4.0
Molly Bloom Opinione inserita da Molly Bloom    13 Luglio, 2020
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Roberto Bolano, affermò circa vent'anni fa che "la letteratura del XXI secolo apparterrà a Neuman e a pochi suoi fratelli di sangue". Ebbene non so se questa sua profezia si avverrà, ma posso senza dubbio affermare che in Neuman c'è molta sostanza e la lettura di "La vita alla finestra" ha superato le mie aspettative.
Autore argentino ma radicato in terra spagnola, pupillo di Roberto Bolano purtroppo solo per qualche anno dovuto alla prematura scomparsa del grande, descrive in questo libro il disagio dei nostri tempi. Net, soprannome derivante da "internet", descrive attraverso le sue mail - le lettere del duemila - la sua vita e quella della sua famiglia, a Marina una misteriosa ragazza con la quale si presume abbia avuto una storia ma che non risponde mai, tant'è che a un certo punto il lettore nutrirà qualche dubbio sulla sua reale esistenza nella vita di Net. Sembra più un personaggio costruito, un'amica immaginaria e, perché no, il lettore stesso, dato che a conti fatti le lettere le leggerà lui. ("Dove sei Marina? E' come se non fossi esistita. O eri già solo un personaggio dei ricordi, un miraggio che nomino per potergli parlare?" - "ora, mentre decido cosa raccontarti, mi accorgo che sai già tutto (...) perché sei dietro alle mie parole."). Un libro "epistolare" in cui le lettere vengono sostituite dalle mail, la carta bianca dalla finestra, l'inchiostro dalla tastiera e il motivo principale di queste confessioni è, il mal di vivere, la scrittura come rimedio ("Scrivere è un metodo per combattere gli incubi, ma non per vincere l'insonnia. Anzi: soprattutto di notte, chi scrive comprende di essere una sentinella. Che deve stare all'erta, come le sue parole e, al primo barlume di luce, correre a nominarla.") perché "forse sentiamo il bisogno di concepire sullo schermo la perfezione narrativa che manca alla nostra vita."
Una famiglia imperfetta, con screzi e problemi di comunicazione ("nella nostra famiglia, sempre tanto cinematografica, viviamo alternando l'horror classico e la commedia all'italiana. Il budget è piuttosto scarso. Il cast, francamente prevedibile." - "La famiglia sembra composta da tre satelliti che ruotano - ciascuno a diversa velocità e ampiezza d'orbita intorno a Paula, che emana luce ed evita collisioni.") e una instabile storia d'amore che molto mi ha ricordato quella di "Rayuela", sono gli aspetti che più sono destinati ad evolvere. Crea dei personaggi forti, caratterizzati solo da brevi frasi che si ripetono nel libro, con l'effetto di accentuandoli ancor di più, la madre per esempio è descritta "con lo sguardo perso in un bicchiere, fisso sulle polverine bianche che si sciolgono" o intenta ad annaffiare perennemente i gerani ormai ammuffiti dalla eccessiva umidità. Ho intravvisto anche un certo legame quasi incestuoso tra padre e figlia, magari sarà stata solo una mia illusione.
La prosa è molto poetica e densa, senza frasi prolisse ma prediligendo quelle stringate riesce tuttavia a trasmettere il grande disagio del narratore, i suoi momenti di smarrimento e incertezza, nonché a dimostrarsi un grande osservatore del mondo. Infatti sono rimasta piacevolmente sorpresa e nonostante sia un libro di centocinquanta pagine, la lettura rallenta e non è decisamente un libro di svago ma un libro tendenzialmente introspettivo. 

L'unica nota negativa, se vogliamo chiamarla così, è che la forma sembra un po' invecchiata. Se lo contestualizzo all'anno 2002, anno in cui uscì per la prima volta, allora è rivoluzionaria, ora a distanza di quasi venti anni lo è un po' meno, infatti la si sente un po' obsoleta. Il contenuto però ha il profumo dell'immortalità e ha superato di gran lunga le mie aspettative. Non aspettatevi dunque un romanzo dalla trama movimentata e dal finale chiuso, è piuttosto un'ampia finestra sulla vita, per riprendere il titolo, dell'ampio respiro poetico e che fa riflettere per il suo contenuto profondo.

"Ho immaginato di infilare un dito dietro l'orizzonte e di sollevarlo come un tappetto, per vedere cosa c'era dietro."

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