Narrativa straniera Romanzi Una lunga vita da idealista
 

Una lunga vita da idealista Una lunga vita da idealista

Una lunga vita da idealista

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«A chi mi domanda la ragione dei miei viaggi, rispondo che so bene da cosa fuggo, e non cosa cerco». Con questa famosissima frase di Montaigne si conclude la storia di Thomas Larch, inglese in India e indiano in Inghilterra, Signor Nessuno sfiorato da fama planetaria, ingenuo e sincero, istintivo e spigoloso: un protagonista come solo Jean-Michel Guenassia sa raccontare intessendo le vicende individuali nella trama della Storia. Bambino e adolescente sensibile e introverso, Thomas sembra condannato a perdere tutte le persone che gli sono care: la donna che l'ha cresciuto, la madre, il primo amore, gli amici, mentre il rapporto con il padre s'incrina fino a spezzarsi. Appena l'età glielo permette fugge di casa per arruolarsi nei Royal Marines: quindici anni di teatri di guerra, dall'Irlanda del Nord all'Iraq, dove inciampa continuamente nella morte e sempre sopravvive, al punto da diventare un caso mediatico. A un soffio dalla ricchezza e dal potere, nella sua innocenza di eterno idealista Thomas sceglie di restare se stesso, e perciò perde di nuovo tutto. È a questo punto che accetta l'incarico di cercare una persona scomparsa in India: proprio là, dove tutto è cominciato e dove tutto, in un finale mozzafiato, può ricominciare.



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Una lunga vita da idealista 2019-08-06 17:27:28 enricocaramuscio
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enricocaramuscio Opinione inserita da enricocaramuscio    06 Agosto, 2019
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La vita è un male incurabile

Thomas Larch, detto Gabbalamorte, ha sempre vissuto la vita con un senso di disagio. Dalla sua infanzia come inglese in India, alla sua adolescenza come Paki bianco in Inghilterra, dalla sua giovinezza come soldato in giro per il mondo tra truci scenari di guerra, fino ad un'età adulta in cui cerca finalmente di dare un reale senso alla sua esistenza, il nostro protagonista dimostra sempre un senso di insofferenza, rabbia, disagio. La vita per lui sembra essere tanto poco preziosa da portarlo a sfiorare ripetutamente la morte, facendogli guadagnare il singolare soprannome. Eppure Thomas è sempre lì, attaccato al mondo da un istinto di sopravvivenza più forte dei suoi fantasmi, dei suoi malesseri, del suo scarso adattamento alla società. Quasi cercasse la morte per sfuggire alla vita e paradossalmente trovasse la vita sfuggendo alla morte. Un viaggio da Nuova Delhi a Londra e ritorno alla scoperta di sé, delle proprie paure, dei propri limiti. Un tentativo di dare un senso alla propria esistenza, di cercare un posto nel mondo che gli procuri la tanto agognata pace interiore. Thomas ama e viene amato, tradisce e viene tradito, abbandona e viene abbandonato, in un susseguirsi di rocambolesche peripezie che però spesso appaiono forzate, come se l'autore, a corto di argomenti, cercasse di creare interesse attraverso l'azione, senza tuttavia riuscire pienamente nell'intento. Sia chiaro, gli argomenti per un buon libro ci sono. La storia, la politica, l'amore, l'amicizia, l'avventura, un pizzico di ironia e di suspance, il tutto amalgamato da una scrittura lineare, scorrevole, equilibrata. Manca però l'empatia a cui Guenassia ci ha abituati nelle sue opere precedenti, si sente l'assenza di un vero filo conduttore della storia, non è ben chiaro cosa voglia il protagonista e dove cerchi di andare a parare l'autore. Un libro gradevole che tuttavia si dimentica presto, una trama talmente infarcita di colpi di scena da apparire troppo spesso artefatta, una lettura che sembra aver la pretesa di essere profonda ma finisce per avere la piacevole leggerezza che si cerca nei libri da portare sotto l'ombrellone. "Ero così felice di averla ritrovata… Era come se mia madre mi facesse un cenno e mi perdonasse. Mi sembra di risentire le sue parole, due o tre mesi prima della sua scomparsa, quando mi diceva, guardando cadere la pioggia: «Sai, figliolo, bisogna pensare soltanto al presente, sempre. Tutto il resto è privo d’interesse. L’avvenire ci è precluso; per noi, esseri umani, esiste soltanto il presente. Non scordare mai che la vita è un male incurabile, Tommy»".

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Una lunga vita da idealista 2019-01-23 09:49:44 CRISTIANO RIBICHESU
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CRISTIANO RIBICHESU Opinione inserita da CRISTIANO RIBICHESU    23 Gennaio, 2019
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Un supereroe triste

Sedotto dal più noto “Il club degli incorreggibili ottimisti”, ho acquistato questo romanzo sperando di non rimanerne deluso e di ritrovarvi lo stesso estro. Soddisfatto in parte, ma è chiaro che le mie aspettative fossero aumentate.
Guenassia sembra avere la necessità di stabilire un punto di partenza in coincidenza con l’infanzia del suo principale protagonista. Thomas Larch nasce a Delhi, dove trascorre la prima parte della sua vita, da padre inglese e madre indiana. Quando la famiglia si trasferisce a Londra entra a far parte di una ristretta comunità di bambini che i coetanei indigeni usano chiamare “paki”, proprio come è capitato al giovane Farrokh Bulsara, alias Freddie Mercury.
Uso un sostantivo di cui spesso si abusa ma che, in questo caso, è sicuramente appropriato: il romanzo narra le vicissitudini di Tom, le tappe della sua esistenza scaturite da avvenimenti incontrollabili misti a scelte inconfutabili. Un susseguirsi di episodi conformi alla vita di un uomo comune alternati a eventi straordinari, degni della biografia di un supereroe. Gli ideali richiamati nel titolo vanno intuiti e interpretati, ricercati nelle rinunce e nelle strade che il protagonista decide di percorrere.
Il testo scorre piacevolmente, con uno stile semplice e chiaro. Le peripezie del giovane Tom paiono al limite della verosimiglianza, forse un po’ hollywoodiane. La fantasia di Guenassia si muove comunque in un contesto reale e coinvolge il lettore in una fiction originale e seducente.

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