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La fattoria degli animali
 
La fattoria degli animali 2013-10-28 16:36:55 Donatello92
Voto medio 
 
4.3
Stile 
 
4.0
Contenuto 
 
5.0
Piacevolezza 
 
4.0
Donatello92 Opinione inserita da Donatello92    28 Ottobre, 2013
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La fattoria degli esseri umani

Ci sono capolavori senza tempo e senza spazio, di quelli che si studiano a scuola generazione dopo generazione e vengono giudicati capolavori immancabili per la formazione dell'individuo a prescindere dal loro concreto valore didattico e letterario. "La fattoria degli animali" non è uno di quelli.
L'opera di George Orwell non pretende fama e gloria, nè si pone l'obiettivo di diventare un gioiello sensazionale che le generazioni future possano lucidare e conservare nel cassettino fino alla fine dei tempi, non dispone di una retorica invidiabile e non detta i canoni di un nuovo stile moderno: vuole soltanto essere capito. E, quando un romanzo si pone l'obiettivo di essere aperto senza aprire nessun altro, deve essere guardato con occhi diversi tutte le volte.
Ci troviamo dinnanzi ad un piccolo volume in cui sono contenute praticamente tutte le invettive della storia dell'uomo, raccolte e catalogate in maniera neanche tanto implicita nel periodo di massimo splendore della loro infamia: il potere tirannico, l'ignoranza, l'illusione della religione, l'impotenza quasi volontaria delle masse, l'utilizzo crudele delle esecuzioni e delle forze d'ordine, la trasfigurazione delle leggi, le menzogne, l'impossibilità dell'orgoglio e della giustizia di avere il proprio posto nel mondo e tutta un'altra serie di precetti che il lettore si ritrova ad assorbire in maniera mai scontata. Questo è il bello di questa fattoria: gli animali non rivelano il proprio ruolo fino alla fine.
Evitando di soffermarsi sul periodo storico e sulle motivazioni dell'autore, sulla prefazione e sugli altri particolari che riguardano quest'opera quanto tutte le altre della seconda guerra mondiale (libertà di stampa, ad esempio), vorrei sottolineare una qualità del romanzo che spesso viene oscurata dal suo contenuto: lo stile letterario vero e proprio. Orwell utilizza una serie di ripetizioni stilistiche che inizialmente possono far storcere il naso al lettore più pretenzioso ma che, neanche troppe pagine dopo, appaiono improvvisamente obbligatorie. Le cantilene, le scritte, la smania caprina di imparare tutto e subito o l'opposta ignavia di certi animali, vengono egregiamente accompagnate da uno stile fiabesco, rapido e immediato, che non gira intorno ai concetti fondamentali ma, d'altra parte, trasforma quest'opera in un simpatico siparietto di novità e curiosità. E se ciò non dovesse bastare, se al lettore non piacesse neanche il romanzo di per sè e fosse stufo delle solite invettive politiche, allora interverrebbe una caratterizzazione tanto scarna quanto favolosa dei personaggi che, senza neanche accorgersene, vi faranno affezionare a poco più che sagome cantilenanti. Proverete dunque odio, pietà, rammarico, meraviglia e, perchè no, potrebbe scapparvi qualche lacrima in più di un'occasione.
Personalmente da almeno metà romanzo ho sentito l'esigenza di bruciare le pagine con lo stesso impeto della rabbia che ardeva dentro di me e che credo tutti possano immaginare senza inutili spoilers.
Questa rabbia, però, deriva principalmente dal fulcro del romanzo: il contenuto. Non ho mai letto qualcosa che, a distanza di 65 anni, risultasse talmente attuale da sembrare tangibile. I porci dell'epoca sono i porci di adesso. Il corvo con la sua montagna di illusioni è esattamente identico alla nostra tanto cara gerarchia ecclesiastica. Le pecore, il gatto, il topo ed i mastini rabbiosi ricordano pericolosamente tutto ciò che ci circonda. E, soltanto alla fine, quando saranno chiare tutte le sfumature del romanzo, potrete godervi un finale terribile che non ha nulla da invidiare ai peggiori romanzi dell'orrore.
Pochi scrittori possono permettersi di racchiudere in una favoletta così breve tutti questi stili: Orwell ci è riuscito al di là del contenuto e, quando anche voi sentirete l'esigenza di comprare la vostra cassa di alcolici e brindare con l'animaletto più vicino per dimenticare l'ultima, orribile ed ingiusta rivelazione della trama, sentirete di aver vicino la presenza dell'autore che, sorridendo, annuirà pieno di rammarico, e vi sussurrerà all'orecchio: "esattamente, non stai immaginando nulla. E' proprio questo che volevo dirti".

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Commenti

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P.P.
13 Novembre, 2013
Ultimo aggiornamento:
13 Novembre, 2013
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Un'incipit eccezionale... una efficace recensione, complimenti!
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