Narrativa straniera Classici La fattoria degli animali
 

La fattoria degli animali La fattoria degli animali

La fattoria degli animali

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È il racconto di come gli animali di una fattoria si ribellino e, dopo aver cacciato il proprietario, tentino di creare un nuovo ordine fondato su un concetto utopistico di uguaglianza. Ma ben presto emerge tra loro una nuova classe di burocrati, i maiali, che con la loro astuzia, la loro cupidigia e il loro egoismo s'impongono in modo prepotente e tirannico sugli altri animali più docili e semplici d'animo. Gli elevati ideali di uguaglianza e fraternità proclamati al tempo della rivoluzione vittoriosa vengono traditi e, sotto l'oppressione di Napoleon, il grosso maiale che riesce ad accentrare in sé tutte le leve del potere e ad appropriarsi degli utili della fattoria, tutti gli altri animali finiscono per conoscere gli stessi maltrattamenti e le stesse privazioni di prima.



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La fattoria degli animali 2022-03-27 21:58:52 Laura V.
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Laura V. Opinione inserita da Laura V.    27 Marzo, 2022
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Un classico imperdibile del Novecento

Scritto tra il novembre del 1943 e il febbraio del '44, il testo satirico-allegorico “La fattoria degli animali” vide la pubblicazione in patria solo alla fine della guerra dopo la travagliata ricerca di un editore, mentre la prima edizione italiana comparve nel 1947. Fu lo stesso George Orwell, al secolo Eric Arthur Blair, a parlare della faccenda, e delle difficoltà incontrate nel proporre l'opera, in un breve saggio dal titolo particolarmente significativo, “La libertà di stampa”, che sottolinea più che altro i meccanismi di autocensura in un Paese libero e democratico come l'Inghilterra dell'epoca.
Il libro prende di mira, neanche troppo velatamente, il regime sovietico e non c'è da stupirsi del tirarsi indietro da parte degli editori inglesi interpellati, magari dopo essersi consultati con il Ministero dell'informazione, poiché Stalin era allora un alleato della Gran Bretagna nella guerra contro il nazismo. Come ben sappiamo, con la fine del conflitto mondiale le condizioni politiche mutarono. E se il primo ministro Winston Churchill pronunciò per davvero le parole “abbiamo ucciso il maiale sbagliato”, alludendo al fatto che, morto Hitler, il dittatore sovietico fosse il porco superstite, ci sarebbe da sorprendersi nel constatare come la categoria suina trovi ampio spazio all'interno di questa geniale narrazione orwelliana.

La trama in sintesi: la Fattoria Padronale del signor Jones si trasforma, attraverso un'improvvisa rivoluzione, in Fattoria degli Animali, libera dalla presenza umana e autogestista dalle stesse sue bestie. I capi indiscussi della rivolta sono due scaltri maiali, Napoleon e Palla di Neve; il primo finisce per fare le scarpe al secondo e da quel momento la rivoluzione inizia a prendere per davvero una bruttissima piega. Slogan, discorsi retorici e menzogneri, marce e parate, sempre più duro lavoro e razioni di cibo insufficienti per gran parte dei “compagni” che, per quanto “eguali”, non sono però eguali allo stesso livello di altri. A tutto ciò, si aggiunge a poco a poco il culto del leader, cioè del verro Napoleon che, dopo essersi sbarazzato a tradimento del potenziale avversario con cui non aveva intenzione di dividere il potere, impone un regime basato sul controllo e sulla paura, circondandosi oltretutto di fedeli cani ferocissimi. Infine, l'avvicinamento sempre più palese da parte dei maiali alle abitudini umane segna (in peggio) il destino della rivoluzione.

Una critica dissacrante, quella di Orwell, un'aperta condanna della società comunista e stalinista. La prosa è molto scorrevole e, inizialmente, strappa anche qualche risata che, però, lascia ben presto il posto a sorrisi piuttosto amari, sino a giungere all'epilogo a dir poco inquietante che rivela tutto il dramma di una realtà politico-sociale che, come la Storia ha dimostrato, non poteva che crollare ignominiosamente su se stessa.
“La Fattoria degli animali” è senz'altro un classico imperdibile del Novecento, adatto sia ai lettori più giovani sia a quelli meno giovani: ai primi offrirà una sorta di favola allegorica da cui trarre i giusti insegnamenti; ai secondi, invece, un ritratto impietoso di ciò che è stato e del totalitarismo che, a prescindere dal comunismo in sé, resta un pericolo sempre in agguato.

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La fattoria degli animali 2021-01-25 10:11:40 lapis
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lapis Opinione inserita da lapis    25 Gennaio, 2021
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Al banco di prova dell’umanità

Tutto ha inizio con un sogno, il sogno di un mondo migliore. È questa l’eredità che un anziano e saggio verro lascia agli altri animali. L’idea che possa esistere una fattoria senza uomini, gestita da loro stessi, finalmente liberi, padroni del proprio lavoro, delle proprie uova, del proprio latte. Una nuova visione della vita, senza servitù e tirannia, ma animata da solidarietà e fratellanza.

Sette comandamenti. Ne basta uno: “Tutti gli animali sono eguali”.
Si accende la scintilla della rivoluzione animalista.

Ma i sogni sono perfetti solo quando sono protetti dall’oscurità della notte, diventando realtà devono scontrarsi con la natura umana. Nel momento in cui i maiali si assumono il compito di organizzare la nuova fattoria, di gestire il frutto del lavoro comune e di scrivere i comandamenti sulla lavagna, è già in atto una gerarchia e sulla scena compaiono tutte le debolezze umane travestite da animali. La brama di potere e di ricchezza. La tentazione di avere più degli altri. L’ingenuità di coloro a cui basta imparare una formula da ripetere, qualunque essa sia, prestando il fianco alla manipolazione e alla propaganda. Il bisogno di continuare passivamente a credere, nonostante tutto, nella propria idea e nel proprio lavoro, forse perché aprire gli occhi farebbe troppo male.

Tante le nuove postille ai vecchi comandamenti. Ne basta una: “Tutti gli animali sono eguali, ma alcuni sono più eguali di altri”.
La scintilla si spegne nel solito fumo soffocante di tirannia e coercizione.

La geniale allegoria ideata da George Orwell racconta il fallimento della rivoluzione bolscevica e, più in generale, di qualsiasi rivoluzione, quando l’ideale per cui si è combattuto prende le vesti di regime. Un sogno è fatto di idee, di desideri, di speranze. La realtà è fatta di organizzazione, di giochi di forza, di uomini. E al banco di prova dell’umanità e dell’egoismo è difficile che i sogni rimangano integri.
Amaro, anzi amarissimo, e, proprio per questo, lettura imperdibile perché le riflessioni che innesca sono quantomai vere e attuali.

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La fattoria degli animali 2020-09-22 13:12:12 Chiara Semeraro
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Chiara Semeraro Opinione inserita da Chiara Semeraro    22 Settembre, 2020
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Capolavoro del Novecento

La fattoria degli animali è un romanzo distopico di George Orwell; lo scrisse a partire dal 1943, ma l’idea iniziale per questo romanzo risale al 1937. In quegli anni il partito comunista aveva la maggioranza in Russia e nel 1937 venne eletto Stalin come leader del Soviet Supremo dell’Unione Sovietica, che successivamente fondò un regime dittatoriale. Infatti questo romanzo si potrebbe definire una “metafora sulla dittatura comunista” e sul totalitarismo di Stalin. Proprio perché mette in evidenza delle verità scomode fu pubblicato un anno dopo essere stato portato a termine e fu rifiutato da ben quattro editori. Quando venne pubblicato (1945) fu inserito nell’indice dei libri proibiti in Russia ed è stato tolto solo nel 1986 con l’avvento della Perestrojka.
La fattoria degli animali è uno dei romanzi che ho apprezzato di più perché è un libro che denuncia in modo molto diretto la perdita di ogni libertà fondamentale, la mistificazione e la deformazione della realtà da parte dei poteri politici e la distorsione dei valori (come quello dell’uguaglianza) che avevano ispirato la Rivoluzione. Inoltre lo stile di Orwell rende il romanzo molto scorrevole e, senza l’utilizzo di molte descrizioni, l’autore riesce a focalizzare l’attenzione del lettore su una trama semplice, ma di grande impatto. Per di più non bisogna sottovalutare l’importanza del saggio finale sulla libertà di stampa, che spiega gli argomenti trattati nel romanzo.
La franchezza e l’energia stilistica dell’autore rendono il romanzo facile da capire ed accessibile a tutti. Per trovare delle note negative in questo romanzo mi sono dovuta sforzare molto, ma mi è stato impossibile trovarne.
Credo proprio di poter definire questo romanzo il più bello che io abbia letto fino ad ora: la semplicità con cui l’autore tratta argomenti scomodi per l’epoca, lo stile e il messaggio che vuole comunicare lo rendono un capolavoro. Sicuramente rientra tra le opere più celebri del Novecento, infatti venne inserito nella Modern Library List of Best 20th-Century Novels.

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1984 o romanzi dello stesso genere.
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La fattoria degli animali 2020-04-05 20:20:06 Martina248
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Martina248 Opinione inserita da Martina248    05 Aprile, 2020
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Il potere non è un mezzo, è un fine.


Indubbiamente una metafora ben riuscita, checché ne dicano i quattro editori che rifiutarono questo capolavoro ritenendolo non opportuno.
Quando l'uomo-tiranno viene cacciato, pare sia giunta la pace nella fattoria del patronato, ribattezzata fattoria degli animali, dove ogni animale, ora, lavora per il proprio bisogno e dà quanto gli è possibile, ricevendo il necessario. O almeno così pare, finché il necessario dei cavalli, delle pecore e delle galline diviene inspiegabilmente meno rispetto al necessario dei maiali, che per il loro servizio lodevole, necessitano più di altri, di qualche mela in più o del latte delle mucche.
Forse, proprio per la riuscita di questa incredibile metafora e la sua sconcertante verità che emerge dalla sola trama venne temuto, per la storia che si cela sotto ogni frase senza ombra di fraintendimenti.
L'uomo e il suo assetato desiderio di potere prendono la forma animalesca, propria di chi brama ad una libertà individuale, escludendo ogni collettività che mira al bene comune.
In un mondo dove l'io, incapace di percepire il proprio bene nella condivisione di un medesimo frutto, goduto dopo comuni sforzi, uccide, a proprio vantaggio, il noi.
Ma non possiamo meravigliarci del sorgere di un nuovo nemico, incredibilmente simile al primo poiché la bramosia ha un solo volto comune che si riconosce nell'eccesso e in un indivualismo che opprime l'altro annichilendolo.
E non dobbiamo nemmeno stupirci chiedendoci come si possa arrivare inconsapevolmente ad una situazione simile, in un mondo dove il valore della memoria si frantuma poiché anche un solo briciolo della storia, un solo dei 10 comandamenti della nuova fattoria, pagati con una dura rivoluzione, possono risvegliare quel sentimento di libertà e di comunità ormai dimenticato e solo il rammentarsi del passato in un presente deplorevole può far rinascere il desiderio di un nuovo futuro.

Consiglio di leggere la prefazione del romanzo stesso e, tra gli altri romanzi di Orwell, 1984 che riprende alcuni temi in un'altra chiave.

Buona lettura!

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1984, dello stesso autore
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La fattoria degli animali 2020-02-09 23:05:01 cristiano75
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cristiano75 Opinione inserita da cristiano75    10 Febbraio, 2020
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Il problema principale per l'uomo: è l'uomo

Che poi la fattoria degli animali, intesi come porci (tra tutti quelli che poteva scegliere il buon scrittore) non sono altro che uomini camuffati.
Prendiamo ogni tipo di ideologia: fascista, comunista, socialista oppure prendiamo ogni tipo di sistema politico: repubblicano, democratico.....prendiamo ora ogni tipo di sistema religioso: cristiano, buddista, ebraico, musulmnano.....etc etc etc.....il problema non è la forma di come si determina il potere.....il problema è l'uomo stesso (o il porco) che una volta volta che scala le vette gerarchiche non diviene alto che un altro essere corrotto dalla ricchezza e dal proprio trono.
In parole povere, se quando eravamo dei semplici sudditi pieni di belle idee romantiche, di voglia di uguaglianza, giustizia, fraternità e menate di questo tipo, appena riusciamo ad ottenere il potere (si badi bene, non solo il potere politico o sociale, ma anche per esempio il potere in un gruppo amicale, in famiglia, al lavoro, a scuola) diventiamo degli altri tiranni che non pensano ad altro che assoggettare i propri simili e far crescere il più possibile la propria egemonia economica e sociale.

Quindi l'uomo è un essere fallibile, abietto, ipocrita e dalla falsa morale.

La famosa frase: il potere logora chi non c'è l'ha......nel libro di Orwell viene esaltata dalla figura degli uomini-porci che all'inizio si crogiolano nel fango e nelle loro romantiche idee di giustizia e parità sociale ed economica fra tutti, ma una volta ascesi alla vetta del potere viene a loro instillato il veleno della lussuria, dell'orgia dantesca dell'ingordigia e alla fine si ritrovano da schiavi a padroni senza pietà per i loro simili.
Le prede si sono tramutate in predatori. Lunga vita al Re.

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1984
I demoni
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La fattoria degli animali 2019-11-19 09:19:33 C.U.B.
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C.U.B. Opinione inserita da C.U.B.    19 Novembre, 2019
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Qui giace la fratellanza

“ Tutti gli animali sono eguali, ma alcuni sono piu’ eguali di altri”.
Se dovessi parlare dell’opera di Orwell con una frase soltanto, senza dubbio userei questa. Perche’ la virgola fa da spartiacque al mondo che avremmo, se vivessimo di equita’ ed il mondo che abbiamo, essendo umanita’. Non c’e’ creatura che sfugga alla peggiore metamorfosi.

Il piccolo e tanto blasonato libro dell’autore inglese narra della ribellione degli animali alla tirannia umana. Ben sapendo si tratti di un’allegoria con cui si mira alla condanna politica e sociale della dittatura sovietica, devo ammettere che i personaggi del romanzo sono talmente ben descritti e perfettamente associati a chi vogliono ricondurre, che una forte zampata emotiva mi ha scalfita.
Una lettura empatica circondata da bestie, una lettura riflessiva laddove le bestie mi avrebbero condotta.

Così si schiude la narrazione sull’entusiasmo di ogni individuo che in nome dell’animalismo combatte il nemico. Non piu’ belati, latrati, muggiti e grugniti. Il canto dell’inno rivoluzionario infrange le mura e diventa un’unica voce di libertà, pregno e’ di orgoglio nella fattoria dei sovversivi.
Il duro lavoro piega comunque la schiena, piu’ esiguo e’ l’aggravio non essendo spronato a suon di scudiscio ma rivelandosi figlio dalla cooperazione e della giusta distribuzione delle fatiche.
La legge e’ scritta sui muri, DUE GAMBE MALE E QUATTRO GAMBE BENE.
Ma poi il leader diventa tiranno, ricompaiono le coercizioni, anche le zampe impugnano fruste.
E quando un guizzo di buon senso diviene squillo di allarme, ecco il belato delle pecore che snervante ribadisce ancora, ancora e ancora il motto capace di liquefare ogni senno.
E l’inganno? Bugie, astuzie e colpi di coda cancellano muri e memorie. Oh quanto e’ pratica e diffusa e brutale la fretta del piu’ abile a soverchiare il piu’ fragile, mistificando.

Esiste qualcuno che possa sfuggire alla brama di potere e ricchezza?
“Tutti gli animali sono eguali, ma alcuni sono piu’ eguali di altri”.

Breve ed intenso, sorridendo e scoraggiandomi, tenerezza ed amarezza si sono alternate inesorabilmente in una lettura che ho concluso con ciò che amo definire un vero e proprio legame affettivo.

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La fattoria degli animali 2019-11-10 14:52:21 GioPat
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GioPat Opinione inserita da GioPat    10 Novembre, 2019
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Bestie d'Inghilterra

All’interno di una fattoria inglese un gruppo di animali, stanco dello sfruttamento da parte dell’uomo, decide di ribellarsi e cacciare il padrone della fattoria dando vita ad un movimento di soli animali i cui principi fondamentali sono l’uguaglianza e la fratellanza. Promotori di tale movimento sono i maiali i quali, in poco tempo e con pochi mezzi a disposizione, si impongono sugli altri animali come dei tiranni, tradendo i principi su cui si basava la rivoluzione. Così facendo daranno vita ad una vera e propria oppressione nei confronti degli animali più deboli che man mano che passa il tempo si accorgeranno che nulla è cambiato da quando a governarli era l’uomo.

Personalmente l’ho trovato un romanzo piacevole da leggere per via dei contenuti trattati che sono, inequivocabilmente, di natura storica. Ho apprezzato il fatto di raccontare un evento storico tanto conosciuto quanto importante sotto forma di un racconto allegorico con protagonisti gli animali. I personaggi di questa storia non sono molti ed ognuno è ben delineato tanto da rispecchiare un dato personaggio o pezzo di storia dell’era staliniana. A mio parere i ruoli impartiti da Orwell ai vari personaggi rispecchiano in toto quelli a cui si riferiscono, compresi i vari animali come le pecore e le galline che, rappresentando il popolo, non osano opporsi al regime totalitario impartito dai maiali.

Lo stile l’ho apprezzato in quanto semplice. L’autore non ha lasciato nulla al caso ed anche se in alcuni punti del racconto all’interno della fattoria succede qualcosa di misterioso, attraverso il comportamento di alcuni personaggi si riesce a capire cosa sia accaduto in realtà, nonostante non sia scritto espressamente. Un aspetto del libro che ho apprezzato è che non sono presenti molti dialoghi ma quei pochi che ci sono aiutano a contraddistinguere bene i diversi personaggi ed i loro modi di comportarsi e di pensare. Le descrizioni sono accurate e permettono al lettore di addentrarsi bene nella storia ed immaginarsi quanto si legge.

Non avevo mai letto prima un libro di George Orwell, ma ne sono rimasto colpito positivamente. E’ un romanzo che consiglio anche a chi non è appassionato di saggi storici, perché gli eventi reali narrati trovano la loro giusta trasposizione in un mondo di animali che portano avanti una fattoria.

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La fattoria degli animali 2019-03-30 17:25:24 leogaro
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leogaro Opinione inserita da leogaro    30 Marzo, 2019
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Ironia sui totalitarismi

Il racconto si svolge in un periodo imprecisato, in una fattoria piena di animali parlanti governata dal burbero signor Jones.
Una sera, Vecchio Maggiore, un saggio maiale rispettato da tutti, racconta agli animali della “Fattoria Padronale" un suo sogno, in cui gli animali sono liberi dal giogo dell'uomo, artefici del proprio destino: d’altro canto, “l’uomo è l’unica creatura che consumi senza produrre. Non dà latte, non depone uova, è troppo debole per tirare l’aratro, non corre abbastanza per catturare un coniglio”. Vecchio Maggiore convince tutti e insegna loro un inno intitolato “Bestie d'Inghilterra”, dove si profetizza un futuro di libertà.
Il signor Jones, ormai un alcolista, cura poco la fattoria, finché un giorno dimentica di dare il cibo alle bestie. Gli animali assaltano i magazzini, mentre Jones e i suoi aiutanti si scagliano contro di loro. Gli animali combattono e scacciano gli umani dalla fattoria, ribattezzandola "Fattoria degli Animali".
Napoleone e Palladineve, i maiali più scaltri, sono gli unici a saper leggere e scrivere, così che assumono il controllo e decretano le nuove regole, riassunte in sette comandamenti scritti su un muro. Tra essi, si afferma l’uguaglianza tra tutti gli animali e la proibizione di assumere i tipici comportamenti umani, come ubriacarsi, gozzovigliare, dedicarsi al commercio, ecc… . I maiali, gli unici a saper leggere insieme all’asino Beniamino, emergono presto come burocrati sfruttatori e, osteggiando la loro superiorità culturale, si impongono con cupidigia sugli animali più semplici e ingenui. “Dall’esterno, le creature volgevano lo sguardo dal maiale all’uomo, e dall’uomo al maiale, e ancora dal maiale all’uomo: ma era già impossibile distinguere l’uno dall’altro”.
Napoleone e Palladineve sono spesso in disaccordo sulle attività da fare e sulla gestione della fattoria: in particolare, lo scontro si accende sulla costruzione di un mulino e termina con la cacciata di Palladineve.
Pian piano, i maiali assumono comportamenti sempre più simili agli umani: intraprendono commerci con i vicini, dormono nei letti, bevono whisky, indossano abiti eleganti … Analoghi trattamenti di favore spettano ai loro devoti seguaci, i cani. Alle richieste di chiarimento da parte degli altri animali, i maiali rispondono rileggendo i sette comandamenti sul muro, che stranamente risultano sempre modificati rispetto all’originale che le bestie ricordavano! Solo Beniamino comprende tutto, ma scuote la testa e tace.

La vicenda evolve in modo tutto sommato prevedibile, considerando che l’intero libro è un’allegoria dei regimi totalitari in cui facilmente si possono individuare vari soggetti: i teorici, i capi feroci, gli esiliati, la macchina mediatica, la gente comune che subisce in silenzio, l’austera e indifferente aristocrazia, gli intellettuali (di cui, alcuni, asserviti al potere). Lo stile di narrazione, veloce e ironico, rende piuttosto piacevole la lettura.
Gli ideali di uguaglianza e fraternità proclamati al tempo della rivoluzione vengono ironicamente riassunti in un unico comandamento che sostituirà gli altri sette: “Tutti gli animali sono uguali… ma alcuni sono più uguali degli altri”.

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Bradbury, "1984" di Orwell, Virginia Woolf, Joyce, Pirandello ... a chi ama la fantascienza... ma, in realtà, è consigliato a tutti!
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La fattoria degli animali 2018-08-20 16:32:26 La Lettrice Raffinata
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La Lettrice Raffinata Opinione inserita da La Lettrice Raffinata    20 Agosto, 2018
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Il maiale cattivo e i tre contadini (sempre cattiv

Iniziata con “Noi” di Zamjatin e la sua società futuristica, in cui imperava un rigido governo comunista, e continuata con l’utopia fordista de “Il mondo nuovo” di Huxley, oggi la nostra analisi dei classici distopici si arricchisce di un nuovo -ed originale- tassello.
Lo si può vedere come un ritorno alle origini, in quanto anche in questo caso la critica è rivolta al regime stalinista, ma ne “La fattoria degli animali” Orwell presenta la sua distopia in una formula del tutto inusitata, trasformandola in una moderna favola esopica.
Protagonisti del romanzo sono appunto degli animali dai tratti antropomorfi, in quanto sanno parlare ed alcuni anche camminare eretti; la storia non ha però nulla a che spartire con un classico disneyano, sebbene a me abbia ricordato nella parte iniziale il famoso lungometraggio “La carica del 101”, con il fattore Jones (novello Crudelia de Mon) messo nel sacco da quelli che ritiene degli ottusi animali.
La vicenda ha inizio qualche tempo prima della cacciata di Jones, precisamente una notte in cui l’anziano e saggio maiale noto con il nome di Maggiore convoca gli altri animali per illustrare loro il suo utopistico sogno: un mondo in cui tutti gli animali siano liberi dal giogo dell’uomo e possano lavorare insieme in una società priva di disuguaglianze. Il Maggiore si dice inoltre certo che prima o poi questo progetto diverrò realtà e si adopera per insegnare agli astanti l’inno “Bestie d’Inghilterra”.
Non passa molto tempo prima che, come accennato pocanzi, l’indolenza di Jones e le scarse razioni di mangime portino gli animali a volersi ribellare ai padroni umani, scacciando non solo il signor Jones e la moglie ma anche i suoi dipendenti.
La fattoria padronale viene quindi rinominata fattoria degli animali e il sogno del Maggiore sembra davvero prossimo alla realizzazione. Dopo un primo periodo di prosperità ed armonia però i maiali, acclamati come la specie più intelligente, assumono il governo della fattoria trasformandola poco alla volta in una loro attività su cui comandano con pugno di ferro, soprattutto per merito del braccio armato composto dai cani da guardia.
In questa brillante satira del totalitarismo sovietico, ogni animale o gruppo di animali (ad esempio, pecore e galline sono quasi sempre prive di individualità) rappresenta in modo marcato un personaggio storico o una categoria di individui protagonisti della Rivoluzione Russa; tra tutti, i personaggi che meglio evocano e rielaborano le loro controparti storiche sono il cavallo stakanovista Boxer, il corvo predicatore Mosè con la sua promessa della Montagna di Zucchero Candito ed il maiale Clarinetto, voce della propaganda “animalista”.
Il romanzo può annoverare tra i suoi personaggi altri contadini, oltre al già fin troppo citato Jones, personificazioni dei governi degli Stati europei, che in un primo frangente sono spaventati all’idea che l’”animalismo” si estenda alle loro fattorie, ma poi ne comprendono i vantaggi grazie ai maiali e stabiliscono con essi un’alleanza.
E fu proprio l’alleanza tra Inghilterra ed URSS a creare tanti problemi alla pubblicazione del romanzo. La narrazione diretta e chiara di Orwell non lascia infatti nessun dubbio su quale regime sia l’oggetto della sua critica, che i suoi conterranei valutarono come offensiva specie per l’associazione tra i comunisti ed i maiali.
È necessario tenere a mente che Orwell non rinnega affatto gli ideali del comunismo bensì la loro corruzione ad opera di Stalin e dei suoi fedelissimi; ne sono prove lampanti l’armonia con cui prospera inizialmente la fattoria e le regole che gli animali si auto impongono sulla base del discorso del Maggiore.
In conclusione, mi sento in dovere di elogiare l’ottima edizione targata Mondadori, casa editrice che sovente bistratto, ma non questa volta: la traduzione è resa più completa ed efficace grazie alle utili nota esplicative; l’introduzione è chiara e serve sicuramente per fornire al lettore un quadro generale sulla vita dell’autore e, soprattutto, sulla genesi dell’opera; la prefazione infine risulta ottima per comprendere in quale situazione versava l’editoria britannica negli anni Quaranta.

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La fattoria degli animali 2017-09-12 12:35:51 Franco Pompei
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Franco Pompei Opinione inserita da Franco Pompei    12 Settembre, 2017
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La grande illusione perduta del novecento

Ad un secolo di distanza dalla rivoluzione d’ottobre leggere questo piccolo romanzo di Orwell continua a lasciare l’amaro in bocca, poiché “La fattoria degli animali” altro non è se non una tristissima rappresentazione della fine della più grande illusione che aveva caratterizzato il passaggio dal XIX° al XX° secolo, ossia che fosse possibile realizzare un’alternativa alle diseguaglianze della società capitalistica, un nuovo paradigma dei rapporti umani in grado di anteporre la giustizia sociale e la condivisione di un patrimonio comune agli egoismi individuali. Tale possibilità, ancora una volta e (probabilmente) per sempre, è stata negata dalla brutale realtà della storia. Al di là della vivida satira della ferocia stalinista, ciò che Orwell sembra voler evidenziare è soprattutto l’incapacità delle collettività sociali di difendersi dalle derive autoritarie e demagogiche e di determinarsi secondo modalità ispirate alla cooperazione ed alla non violenza. In questo senso “La fattoria degli animali” travalica l’allegoria del bolscevismo sovietico e diviene qualche cosa in più: una riflessione sul potere politico e sulla sua “naturale” tendenza a strutturarsi in senso oligarchico ed al contempo populista, sia nei regimi autoritari o totalitari che in quelli liberal – democratici i quali ultimi, pur tuttavia, continuano a costituire il “male minore”.

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