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Al Paradiso delle signore
 
Al Paradiso delle signore 2014-10-08 14:52:43 romantica82
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romantica82 Opinione inserita da romantica82    08 Ottobre, 2014
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La sperequazione del capitalismo

Zola, si sa, è un grande osservatore della realtà sociale francese della seconda metà dell'Ottocento ed anche in questa opera non tanto conosciuta come l'Assomoir o come l'eroina noire Therese Raquin riesce, con un'acutezza sublime, ad affrescare la nuova realtà economica che il capitalismo ridisegna, caratterizzata dal profondo squilibrio tra chi detiene i mezzi di produzione e chi deve produrre merce, inesorabilmente, senza sosta alcuna, e produrre guadagni per poter vivere ai limiti della sussistenza.
Il Paradiso delle Signore è l'opificio in cui si concretizza questo dualismo economico: da un lato il proprietario, il ricco Mouret, che escogita qualunque mezzo pubblicitario e commerciale pur di massimizzare il profitto derivante dal commercio delle stoffe e di gingilli femminili, dall'altro le commesse, fanciulle proveniente dalle parti più svariate della Francia pur di migliorare la propria condizione economica e che vivono nel soffitto del Paradiso soffrendo fame e freddo e dedicando tutta la propria esistenza alla vendita.
Il Paradiso delle signore è il primo esempio di grande magazzino che nasce al centro di Parigi, prima come piccola realtà, per ampliarsi poi irreversibilmente travolgendo, con una furia distruttiva, le piccole attività artigianali che, con sacrificio, cercavano di contrastare questo tsunami di rinnovamento alla luce del profitto.
Con minuzia certosina l'autore descrive la trasformazione sociale e finanziaria che investe la capitale e ne ridisegna la geografia umana e territoriale penetrando, con il bisturi della scrittura, nelle viscere delle città, tastando gli umori di quel ceto cangiante, qual era il proletariato industriale-commerciale, che subisce il cambiamento, che vede il Paradiso imporsi con prepotenza nelle vite di ognuno e nella stessa morfologia dei luoghi, diventando l'unico ed incontrastato protagonista economico. Intorno a questo mostro pittoresco fatto di pizzi, sete, arazzi, guanti e biancherie di fattezza pregiata tutto è morte e distruzione: il vecchio Bourras, artigiano ombrellaio che è capace di far emergere qualsiasi figura mitologica da un semplice bastone, si aggrappa con le unghie e con i denti alla propria bottega ed inveisce contro il grande magazzino che espande i propri tentacoli strozzando i più indigenti o la famiglia Baudu, venditrice di stoffe, che vede scemare i propri clienti fino a scomparire del tutto.
In questo sfondo si staglia la figura della protagonista, Denise Baudu, giovane ventenne proveniente dalla provincia di Valognes che, per sfamare i due fratelli, entra nel Paradiso delle signore come addetta alla vendita e, dagli stenti iniziali, finisce per diventare punto di riferimento per tutte le commesse ed addirittura del bell'ombroso Mauret, imprenditore e proprietario del negozio, poi suo sposo.
Al di là dell'affascinante favola d'amore di cui Zola, con acume, traccia l'evoluzione cogliendo i sospiri ed i desideri dei due innamorati, la storia di Denise si identifica con la vicenda umana di quelle persone che, con la propria capacità, con lo studio ed anche, mi si consenta, con un pò di fortuna, riescono ad investire sulle proprie attitudini ed operano una scalata sociale formidabile.
Si tratta, dunque, di un vero classico: capace, soprattutto in un periodo come questo, fatto di sperequazione e marginalità, di cogliere i tratti di una società in cui il danaro la fa da padrone.

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Commenti

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Bella recensione, Rosangela.
Anche a me il libro è piaciuto abbastanza.
Mi ha sorpreso la diffusione del consumismo già nella Parigi ottocentesca.
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romantica82
09 Ottobre, 2014
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Ti ringrazio, Emilio. Come sempre Zola riesce a penetrare negli usi e nella mentalità diffusa, così come nella realtà sociale.
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