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Macbeth
 
Macbeth 2015-01-25 16:08:25 FrankMoles
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FrankMoles Opinione inserita da FrankMoles    25 Gennaio, 2015
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L’orrore del reale è nulla contro l’idea dell’orro

Macbeth è uno stimatissimo generale dell’esercito di Scozia, al servizio del re Duncan. Insieme a Banquo, ha avuto un incredibile incontro con degli esseri spaventosi, tre streghe, che gli hanno predetto il guadagno del titolo di conte di Cawdor e poi di re, mentre Banquo sarà capostipite di una dinastia di re. Dal momento che poco dopo Macbeth verrà insignito della contea di Cawdor, il suo animo inizia ad esser preso da una smisurata ambizione, che si scontra con il suo senso di moralità. Tuttavia Lady Macbeth, sua moglie, lo istiga ad uccidere il re dopo la cena. Riuscendo a vincere le sue esitazioni e dandogli manforte, i due compiono l’efferato assassinio di notte, facendo in modo di poter far ricadere la colpa sulle guardie al mattino dopo. I figli di Duncan, spaventati, scappano dalla Scozia, dando adito a sospetti su un loro coinvolgimento e, soprattutto, garantendo a Macbeth la corona, in quanto cugino del defunto re. Si realizza così la seconda profezia. Tuttavia ora egli è preso da cieco timore a causa della predizione a Banquo, pertanto ingaggia dei sicari incaricati di uccidere lui e suo figlio, Fleance, che però riuscirà a salvarsi Inoltre comparirà poi il fantasma di Banquo ad inquietare ulteriormente il tormentato re, che decide di incontrare nuovamente le Sorelle Fatali che gli forniscono profezie e visioni apparentemente tranquillizzanti: nessun uomo nato da donna potrà infatti eliminarlo e lui non sarà mai sconfitto finché il bosco di Birnan non avanzerà verso il colle di Dunsinane contro di lui. Poiché lo mettono anche in guardia da Macduff, ordina agli assassini di eliminare anche lui e la sua famiglia; ma Macduff è in Inghilterra da Malcolm, per richiamarlo in patria, non tollerando la tirannide di Macbeth. Mentre costoro organizzano il ritorno in Scozia per spodestare il tiranno, Lady Macbeth si uccide in preda a strazianti sensi di colpa, mentre suo marito, perso ormai ogni barlume di raziocinio, è deciso ad andare avanti incontro al destino. Ecco dunque che le ultime profezie delle streghe si concretizzano: l’armata nemica di Macbeth si maschera con dei rami, così sembra che il bosco avanzi; inoltre il re si viene a scontrare con Macduff, che dichiara di esser stato strappato dal ventre di sua madre prima del tempo e poi lo colpisce a morte. Diventa dunque re di Scozia Malcolm, ricomponendo l’ordine.

La tragedia contiene in sé numerosi motivi d’interesse, che ne fanno uno dei punti più alti dell’arte di Shakespeare.
La tematica fondamentale è, evidentemente, la brama di potere, tendenza così umana e frequente da interessare, anche se in modi e misure diverse, vari personaggi del dramma. Ovviamente centrali sono le figure del protagonista e di sua moglie, il cui pensiero e la cui azione sembrano seguire due percorsi opposti per confluire allo stesso punto: la morte. Macbeth è un uomo dilaniato internamente dal conflitto tra il suo istinto, che lo spingerebbe all’ambizione e al potere, e la sua razionalità, che lo vorrebbe trattenere nei limiti della moralità e della giustizia che tante lodi gli ha procurato. Al contrario, Lady Macbeth è una donna moralmente abominevole, pronta a tutto pur di raggiungere i suoi scopi, avvelenando con le sue parole l’animo di suo marito e spingendolo a compiere un atto terribile, nella reazione al quale si concretizza il contrasto tra i due attraverso immagini eloquenti: Macbeth dice che neanche l’oceano potrebbe purificare la sua mano sporca di sangue, anzi assumerebbe esso stesso un colore purpureo, mentre sua moglie afferma che basterà qualche goccia d’acqua per lavare la sua mano assassina. Inoltre, mentre quest’ultima continuerà a vivere tranquillamente godendo degli effetti di quanto hanno ottenuto, il protagonista continuerà ad esser tormentato dai sensi di colpa; inoltre, nel suo animo, alla smisurata sete di potere, si sostituisce una lancinante paura di perdere quanto guadagnato, il che vanificherebbe l’orrore compiuto uccidendo Duncan. Ecco dunque che i ruoli tra i due improvvisamente e inaspettatamente si invertono: se Macbeth abbandona ogni indizio di moralità, inaugurando una serie di mandati d’assassinio per proteggere il suo potere e fortificandosi con le apparenti rassicurazioni delle Sorelle Fatali, Lady Macbeth inizia a dar di matto, palesando nel sonnambulismo i sensi di colpa che la spingeranno al tragico suicidio. Qui si inserisce un commento del protagonista di natura esistenziale: “ La vita non è che un’ombra che cammina; un povero attore che si pavoneggia e si agita per la sua ora sulla scena e del quale poi non si ode più nulla: è una storia raccontata da un’idiota, piena di rumore e furore, che non significa nulla.”. La vanità della vita, per sua natura caduca e fragile viene condensata da Shakespeare in pochi versi d’incalcolabile incisività, che, per via della non casuale collocazione, suonano come la dichiarazione finale di un Macbeth oramai deciso ad andare fino in fondo e a sfidare il suo destino, pur celando un cattivo presentimento a tratti percepibile e che si dimostrerà ben fondato: le parole delle streghe l’hanno posto davanti a un’ingannevole verità, svelata dalla spada di morte di Macduff per giungere poi alla consueta ricomposizione dell’ordine.

L’altra tematica che costituisce uno dei tratti distintivi dell’opera è la costante presenza del soprannaturale. Il ruolo centrale di quest’elemento appare fin da subito evidente: l’apertura vede le Sorelle Fatali protagoniste, in una prima scena del tutto trascurabile ai fini della trama, dunque chiaramente funzionale ad introdurre la dimensione demoniaca che percorrerà l’intera tragedia. Le tre streghe (cui si aggiunge poi Ecate) non hanno nome né cari, hanno aspetto terrificante e disumano e si caratterizzano immediatamente come esseri appartenenti a un mondo che con l’uomo non ha nulla a che vedere. Qual è dunque il loro ruolo e cosa le spinge ad agire? In accordo alla loro mostruosa natura, le loro sibilline parole sono veicolo di veleno per la mente e l’animo umano, spinto così a compiere il male da creature che null’altro scopo nella vita hanno se non quello di seminare distruzione compiacendosi del male causato. Importante è notare il congiungimento tra la realtà sovranaturale delle streghe e quella degli uomini, rappresentato dalla realizzazione delle profezie: anche quelle della dinastia regale discendente da Banquo, che apparentemente non trova riscontro nella tragedia (Malcolm era figlio di Duncan), in realtà sembra suggellare il nuovo re d’Inghilterra Giacomo I, successore di Elisabetta I e di origine scozzese.
Alla sfera del soprannaturale appartiene anche il fantasma di Banquo, visibile solo a Macbeth, la cui funzione è quella di incrementare la tensione del dramma interiore di un pluriassassino sconvolto dalla mostruosità della sua mano. Anche Macbeth e sua moglie partecipano dunque di questa sovrarealtà, portando il soprannaturale nella vita umana nella scena dell’assassinio del re Duncan: il loro agire e i loro dialoghi sembrano congelati in una dimensione demoniaca sostituitasi temporaneamente a quella umana, incorniciata dal silenzio e dall’oscurità. Il controtrapasso inizia col picchiettare sulla porta, rumore che segna la reazione del mondo umano, il ritorno alla vita.

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Commenti

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Un'analisi veramente interessante Frank!
Quanti uomini fragili succubi di una donna, e quante donne che bramano potere, ricchezze, vanità : in modi molto diversi, oggi come allora.
In risposta ad un precedente commento
FrankMoles
26 Gennaio, 2015
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Vero, ma per fortuna non è la normalità!
Un'analisi accurata di una delle più belle opere di Shakespeare!
In risposta ad un precedente commento
FrankMoles
30 Gennaio, 2015
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Grazie mille annamaria!
4 risultati - visualizzati 1 - 4

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