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Lo straniero
 
Lo straniero 2021-03-30 12:48:20 Emilio Berra TO
Voto medio 
 
3.5
Stile 
 
4.0
Contenuto 
 
4.0
Piacevolezza 
 
3.0
Emilio Berra  TO Opinione inserita da Emilio Berra TO    30 Marzo, 2021
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Meursault

Libro letto come propedeutico al relativamente recente "Il caso Meursault" di K. Daoud, assai interessante Premio Gouncourt-Opera Prima , visto come 'risposta' di un arabo al libro di Camus, appunto.

La lettura di "Lo straniero" è stata più che una mezza sofferenza, benché si tratti di un'opera sicuramente bella a livello letterario.
Saviano, nella prefazione, ci avverte che "Camus è straniero a tutto", nella sua dimensione sociale, politica, d'identità nazionale ... Un po' come il protagonista del suo romanzo, ambientato in Algeria, dal nome inequivocabilmente francese.
Il libro non sviluppa la questione razziale, anche se questa non è implicitamente assente. Punta soprattutto all'ambito esistenziale.
Già l'incipit è lapidario : "Oggi è morta mamma. O forse ieri, non so. Ho ricevuto un telegramma dall'ospizio; 'Madre deceduta. Funerale domani. distinti saluti' ".

La desolazione avvertita durante la lettura non è tanto dovuta alle vicende narrate, seppur tristissime, quanto all'atmosfera senza prospettive, dovuta a un carenza di interiorità, una piattezza esistenziale che colpisce quasi tutti i personaggi, una insufficienza di vita che ogni pagina emana. Il protagonista vive in una condizione di arida indifferenza, "come svuotato". Si sente sempre giudicato perché "siamo sempre un po' colpevoli" ; però afferma che "più che rimorso vero e proprio provavo una certa noia".

Conosco poco Camus per sapere se come uomo volesse troppo o troppo poco e se si ostinasse a bussare alle porte dell'infelicità.
Stando semplicemente al libro, ciò che colpisce il lettore, magari con effetti deprimenti, non deriva da espliciti rimandi filosofici nichilisti o cascami di ottocentesco pessimismo da schiavitù razionalistica. E' piuttosto come se il tarlo dell'infelicità provenisse direttamente da dentro il romanzo stesso, quasi che la fonte inquinata lasciasse il suo alone sgradevole fin sulle singole pagine.

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Commenti

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Interessantissima segnalazione, Emilio!
Ciao Emilio, Mersault è uno dei personaggi più sconvolgenti della letteratura moderna, una di quelle figure per cui è quasi impossibile provare empatia, ma credo che non si debba confondere la negatività del protagonista con una presunta negatività dell'opera. Camus partiva dal presupposto che la vita è assurda, non ha senso, ma non era un nichilista, come dimostreranno le opere successive (penso a "La peste" e soprattutto a "Il mito di Sisifo"), in cui c'è il forte messaggio della lotta, inane ma dignitosa, contro il destino. Resta il fatto che, a mio avviso, il suo capolavoro resta proprio "Lo straniero", libro algido e agghiacciante, ma di una lucidità pazzesca, inarrivabile.
In risposta ad un precedente commento

01 Aprile, 2021
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Sì, sono d'accordo. È sostanzialmente una condanna dell'ipocrisia degli affetti "obbligati", nel contesto della filosofia esistenzialista secondo cui l'uomo ESISTE come ESISTONO le cose, negando quindi l'interrogazione ontologica su cosa l'uomo sia e perché sia (nel mondo). L'ultima pagina, bellissima, esprime secondo me il sentimento di Meursault di far parte dell'universo così come ne fanno parte il cielo e le stelle: un "e naufragar m'e dolce in questo mare" in chiave esistenzialista. Certo è difficile amare Meursault, che probabilmente lo riterrebbe del tutto normale :). e preferisco la tappa successivo del pensiero di Camus, quella della Peste, che costituisce una sorta di "pars construens" rispetto alla precedente. Molto bello il film con Mastroianni...
Grazie, Marianna.
Sì, Giulio. Ma questa 'carenza di senso' è ciò che attanaglia anche il protagonista.
Anna Rosa, penso che questo libro sia proprio un frutto amaro dell'esistenzialismo francese. Che tristezza!
Io di questo romanzo ricordo solo lo sprazzo di cielo all'interno del quadrato nel soffitto della cella, un uomo avviluppato dai sensi ma insensibile. Eppure quello sprazzo lo associo a una speranza che in realtà non è per nulla prefigurata nell'esistenza di Mersault.
Ciao Emilio,
una recensione interessante per un libro che, seppur non lo abbia amato, ho comunque apprezzato molto. Gli preferisco "La peste", ma devo dire che Camus è un autore dal pensiero molto affascinante, sebbene come hai ben notato tu sia improntato a un esistenzialismo che trasmette pensieri tutt'altro che positivi. Per me che cerco una letteratura che non si risparmi e che ci mostri anche i lati torbidi e oscuri della realtà, della vita e dell'animo umano, non posso che apprezzare un autore del genere. Ci sta che un altro lettore possa trovarlo un po' deprimente.
Bella annotazione, Laura. Un particolare che non avevo colto.
Grazie, Valerio.
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