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Il compromesso e il ricatto morale
La storia di Else è un po’ la storia di tante giovani ragazze che, preda dell’inesperienza alla vita, preda dalla necessità di salvare il padre dall’ennesimo disastro finanziario, è chiamata a trovarsi al centro di uno scandalo. Ha appena diciannove anni, la ragazza. È di origine viennese e si trova in Italia in vacanza con il cugino e la zia. Tutto sembra scorrere regolare sino a che la madre non la convoca per chiederle un grande favore e cioè quello di chiedere un prestito di circa 30.000 fiorini a un benestante uomo presente in loco per salvare il padre dalla condanna penale e dal carcere. Quest’ultimo è definito come un recidivo, non è nuovo a queste circostanze e dunque anche chiedere “aiuto” o “soccorso” ad altri, non è cosa che può comportare rapidamente o così facilmente una bonaria risposta positiva da parte di colui che viene interpellato. Tuttavia, è altrettanto cosa nota che nella vita tutto ha un prezzo. E quel prezzo, spesso, può essere lungamente salato. Else è una bellissima ragazza, una donna in erba che sta assumendo le forme e i lineamenti della sua versione adulta, ha dei capelli ramati sensuali così come le sue forme e quando si trova a dover chiedere “il favore” è preda di un ricatto che poi si trasforma in un secondo ricatto morale, secondo perché si somma al primo precedentemente richiesto dalla madre con la richiesta estorta con biasimo di coscienza perché se la giovane si sottrae, del padre non vi è salvezza. Cosa farà la giovane Else? Cederà al ricatto morale? Cederà alla richiesta del “salvatore”?
Schnitzler sin da subito offre al lettore una panoramica narrativa ben definita che è quella del flusso di coscienza coniugato in un monologo interiore. La sensazione che immediatamente nasce nel lettore è quella della immedesimazione più totale tra le pagine e con la ragazza, figura che a tratti si ama maggiormente e in altrettanti minormente. Tra anacoluti, ellissi, punteggiatura libera, periodare paratattico e conciso, realizza un testo intriso di naturalezza che ben camuffa quello che al contrario ne è stato l’ardito studio.
Lo stesso personaggio di Else arriva come veritiero senza difficoltà. È percepita con tutte quelle fragilità e incertezze proprie della sua età, è avvinta dalla paura, debole e fragile al ricatto morale e questo anche a causa di quell’inesperienza data dalla giovane età ma anche dal dubbio che quella richiesta pone in lei. Sono proprio queste richieste ciò che fanno da movimento e da motore alla vicenda. Perché, come anticipato, se in primo luogo le viene proposto di farsi carico del procacciare il denaro per salvare il padre, dall’altra vi è quella di un uomo adulto che rincara la dose con un’altrettanta richiesta non legittima quanto non commisurata.
«Perché nessuno si occupa mai di com’è fatta un’altra persona. Bacetti e carezze perché sei tanto bellina, un po’ d’inquietudine quando hai la febbre, poi ti spediscono a scuola, e a casa ti fanno imparare il pianoforte e il francese, d’estate ti portano in campagna, per la tua festa ricevi qualche regalo e a tavola si parla del più e del meno. Ma di ciò che mi passa dentro, di ciò che si agita nel mio animo e mi fa paura, di questo vi siete mai preoccupati?»
Da qui la denuncia a quei meccanismi subdoli e sotterranei di una società che seppur del passato ci rimanda in realtà all’oggi. Perché è possibile tranquillamente specchiarvisi e, purtroppo, ritrovarvisi. In alcune letture de “La signorina Else” vi è stato anche un rimando alla psicanalisi freudiana ma di fatto il testo sembra più che altro spingere a una riflessione intima, empatica. Perché a reggere le fila è proprio questa naturale immedesimazione che il lettore prova verso questa inesperta protagonista.
Ecco allora che chi legge si ritrova a seguire le vicende in quella che è una sequenza che ricorda una sceneggiatura cinematografica che una volta che ha preso il via, non può e non vuole fermarsi. Quale può essere la risposta per risolvere il dilemma tra utile ed etica, per uscire da quell’impasse in cui una ragazzina pungente viene a trovarsi? Perché sarà arguta, agile nel parlare, rapida nel rispondere, ma sempre un’adolescente è davanti a una richiesta ben più grande di lei.
Schnitzler ne descrive con agilità la paralisi, la sensazione di impotenza, la prospettiva da cui la medesima osserva. Si tratta di un monologo ma tutto è perfettamente in equilibrio, dalla narrazione, alla scrittura, al movente e agente, all’epilogo.
«Tutto a casa nostra si risolve sempre con scherzi e battute, anche se nessuno di noi ha voglia di scherzare. Abbiamo paura gli uni degli altri, in verità, ed ognuno di noi è solo.»
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