Fahrenheit 451 Fahrenheit 451

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Chiara77 Opinione inserita da Chiara77    16 Novembre, 2020
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Il bisogno di pensare

Come ci fa notare Neil Gaiman nella sua Introduzione all’edizione Mondadori del celeberrimo “Fahrenheit 451”, la narrativa distopica non vuole fare predizioni sul futuro, in realtà vuole parlare del presente. E Ray Bradbury sicuramente voleva scrivere del suo presente, degli Stati Uniti del 1953, nel suo “Fahrenheit”, quando le trasmissioni televisive erano il miglior passatempo possibile e la Guerra Fredda era percepita come un pericolo reale e concreto. Ma alla fine Bradbury ha scritto un classico, cioè ha scritto un romanzo che ha parlato, che parla e parlerà a più generazioni, perché parla ancora oggi a noi, di noi.

Credo che la trama sia nota più o meno a tutti, almeno nelle sue linee essenziali: Montag è un pompiere che vive nel mondo di un ipotetico futuro, dove i vigili del fuoco non hanno il compito di spegnere gli incendi, di salvare vite e custodire i beni dell’umanità e della cultura ma, al contrario, sono chiamati a bruciare i libri.

Molto evidente e – temevo prima di leggere il romanzo- forse un pochino scontato il simbolismo espresso da Bradbury: mi sembrava troppo ovvio che la rappresentazione di un’umanità che avesse perso la voglia di leggere e fosse diventata inerte e passiva ci avrebbe resi sgomenti e ci avrebbe fatto orrore. Invece devo ammettere che, pur nella sua semplicità e facile evidenza, la metafora di “Fahrenheit 451” arriva potente e diretta al nostro raziocinio di persone che vivono nel XXI secolo.

Non si tratta solo di parlare di libri e di lettura, non si tratta soltanto ovviamente di condannare un’eccessiva fruizione di programmi televisivi (nel nostro tempo poi potremmo parlare di eccessivo utilizzo di videogiochi o di social media): la riflessione riguarda aspetti più profondi inerenti al bisogno di pensare e quindi di diventare attivi, creatori, proprio degli esseri umani. Colui che legge in “Fahrenheit” è l’uomo di cultura, di cultura umanistica in particolare, lo storico, il filosofo, il linguista: colui che si interroga sul significato delle cose e, con le sue riflessioni si discosta momentaneamente dalla logica utilitaristica fine a se stessa. In un mondo in cui ha vinto definitivamente l’idea che ciò che conta è solo il lavoro e il divertimento dopo il lavoro, in cui – di conseguenza?- governa un regime totalitario, non c’è altra scelta che dichiarare fuori legge chiunque senta forte l’esigenza e il bisogno di pensare.

Ma può essere veramente sopportabile vivere in questo modo? Forse all’inizio può sembrare divertente, evitare i problemi, trascorrere le ore in una rassicurante pausa rispetto alle preoccupazioni, alle difficoltà, allo studio e ai pensieri impegnativi. Ma dopo? Trascorrere un’esistenza fasulla, anestetizzati davanti a uno schermo, senza più la capacità di percepire il nostro senso di essere nel mondo: non è possibile tollerarlo davvero. Può portare soltanto all’oblio e alla distruzione. Montag intuisce tutto questo e ne diventa consapevole quando incontra Clarisse McClellan, una ragazza dagli occhi luminosi che ha il brutto vizio di fare caso al mondo intorno a sé. Non è governata solo da una coscienza annebbiata e stordita, come la maggior parte delle persone che vivono nel mondo distopico di “Fahrenheit”. Da quel momento anche Montag si risveglia, comprende che non può più accettare quel tipo di esistenza e comincia a combattere.

“ -[…] Solo una settimana fa, spruzzando cherosene con la mia pompa, pensavo che fosse divertente.-
Il vecchio annuì. -Quelli che non sono capaci di costruire finiscono per dar fuoco alle cose. E’ una verità antica come la storia e come la delinquenza giovanile.”

“Fahrenheit 451” è quindi senza dubbio un classico moderno, un romanzo che ancora oggi è attuale; che ci fa ricordare anche in questo nostro tempo presente quanto sia importante il nostro bisogno di pensare, di riflettere e di creare e costruire qualcosa di nostro relazionandoci con il mondo intorno a noi, entrando in connessione con il nostro io più profondo e di conseguenza con le altre persone.





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GioPat Opinione inserita da GioPat    28 Ottobre, 2020
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Un problema non va affrontato, ma bruciato

Guy Montag è un vigile del fuoco che appicca incendi nelle case di chi detiene illegalmente libri, in quanto la lettura è considerata proibita. Egli, inizialmente coerente con il suo lavoro, si reca insieme ai suoi colleghi della “milizia del fuoco” nelle case dei sovversivi per riportare l’ordine e il rispetto delle leggi. Tuttavia l’incontro con una ragazza prima e quello con un’anziana signora poi, modificheranno radicalmente il modo di pensare di Montag, quando vede la signora preferire bruciare viva insieme alla propria casa e ai suoi libri, anziché abbandonarli. Da qui il protagonista comincia a domandarsi cosa contengano i libri e, spinto dalla voglia di conoscere contro cosa combatte, ne nasconde qualcuno nella propria casa, iniziando la lettura di nascosto. Questo suo comportamento comporterà non poche conseguenze in un mondo parallelo in cui i vigili del fuoco anziché spegnere gli incendi li appiccano.

Romanzo di Ray Bradbury che in meno di 200 pagine ha sviluppato una storia di per sé molto semplice, ma straordinaria allo stesso tempo. Dalla trama si evince come l’alienazione dei lavoratori possa portare gli stessi a compiere gesti che in condizioni di normalità non avrebbero compiuto. La storia si articola in 3 macrocapitoli che rappresentano dei veri e propri blocchi in cui suddividere la trama, e in ognuno vi sono dei passaggi significativi per il protagonista e gli altri personaggi. La trama del romanzo personalmente mi è piaciuta in quanto semplice e ho apprezzato i colpi di scena presenti, alcuni inaspettati.

Lo stile del libro l’ho apprezzato decisamente meno, a causa delle lunghe descrizioni che durano pagine intere, come i dialoghi dei personaggi che a volte risultano dei veri e propri monologhi. Tale scelta potrebbe indurre il lettore a pensare che serva per delineare bene i personaggi, tuttavia non è così poiché a mio parere i monologhi effettuati potevano essere riassunti in poche righe. I personaggi del racconto non sono molti, tuttavia ho trovato una caratteristica comune a molti di essi che non ho molto apprezzato: il piglio filosofico. I personaggi si domandano del perché di molte cose, ma se si va a leggere il romanzo si scopre che lo fanno senza una ragione precisa e soprattutto senza che sia utile ai fini del prosieguo della narrazione.

Personalmente non so se consigliare questo libro, in quanto la trama è molto bella e quando scorre fa stare con il naso incollato alle pagine. Tuttavia le lunghe descrizioni la rendono una lettura difficile da affrontare. Ho apprezzato il fatto che essendo stato scritto più di 50 anni fa, vi sono parole che non rientrano nel nostro utilizzo seppur siano di facile comprensione.

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Belmi Opinione inserita da Belmi    16 Giugno, 2020
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Vagabondi all'esterno, biblioteche dentro

Montag è un vigile del fuoco, il suo compito non è quello di spengere incendi ma di appiccarli, lui è un “Happiness Boys” e, come gli altri suoi compagni incendiari, ha fra i suoi principali compiti quello di liberarsi dei libri. Ma un incontro cambierà per sempre la sua vita e il suo modo di pensare:

“Egli portava la sua felicità come una maschera e quella ragazza se n'era andata per il prato con la maschera e non c'era modo di andare a battere alla sua porta per riaverla”.

Montag comincia a ragionare con la sua testa e a farsi delle domande:

““Tu non c'eri, stanotte, non l'hai veduta” riprese lui. “Ci dev'essere qualcosa di speciale nei libri, delle cose che non possiamo immaginare, per convincere una donna a restare in una casa che brucia. È evidente!””.

Fahrenheit 451 è stato scritto nel 1953 ma lo trovo un libro decisamente attuale, specialmente in questa fase che stiamo vivendo. Bradbury mostra con uno stile particolare, come un mondo di persone uguali e poco pensanti possa essere più gestito e manipolato:

“Riempi loro i crani di dati non combustibili, imbottiscili di “fatti” al punto che non si possano più muovere tanto son pieni, ma sicuri d'essere “veramente bene informati”. Dopo di che avranno la certezza di pensare, la sensazione del movimento, quando in realtà sono fermi come un macigno”.

Questo libro si legge velocemente, è molto riflessivo e adatto a tutti, soprattutto ai ragazzi, evidenziando il fatto che spesso l'omologazione non premia ed essere se stessi e pensare con la propria testa è un primo passo per avere un mondo migliore.

Buona lettura!

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Vincenzo1972 Opinione inserita da Vincenzo1972    13 Dicembre, 2019
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I libri saranno le nuove streghe.

Da buon ingegnere, terminata la lettura di questo romanzo, riflettevo su come la storia dell'uomo possa essere rappresentata efficacemente da una funzione sinusoidale: alti e bassi, buio e luce, splendore e decadenza, distruzione e rinascita che si alternano con un periodo di ampiezza secolare.
Sembra quasi che l'uomo sopperisca alla sua innata tendenza autodistruttiva, alimentata dalla congenita brama di potere e supremazia che scatena inevitabilmente guerre e disastri, con una altrettanto istintiva e tenace capacità di ricostruzione, alimentata dai sensi di colpa per il danno causato.
Come quando un bambino cerca di riparare il vaso rotto con la palla raccogliendo i cocci di quello che è rimasto.
Il problema è che l'uomo, così come il bambino con la palla, dimentica: perde memoria dei suoi errori, e delle relative conseguenze, e quindi continua a rompere per poi riparare, distrugge e ricostruisce. Cicli e ricicli della storia.
Fahrenheit 451 è un monito a non dimenticare. La memoria dei propri errori è l'unica difesa contro l'inesorabile propensione dell'uomo al proprio annientamento.
E Montag ora l'ha capito. Troppo tardi forse, ma in tempo per salvare almeno se stesso: adesso i suoi occhi vedono oltre quella cortina di fumo che avvolge l'intera società e che egli stesso ha contribuito ad alimentare, ubbidendo agli ordini di un sistema che ha lentamente corrotto e corroso la mente di uomini e donne sfruttando la tecnologia per renderli felici; una felicità illusoria, però, come quella indotta dalle droghe, che appaga i desideri più futili e reprime ogni possibile fonte di preoccupazione, di disagio, di incertezza. Inclusa anche la ragione e il pensiero.
Montag è un pompiere, ma nel suo mondo del futuro i pompieri non sedano il fuoco bensì lo appiccano, non placano le fiamme con estintori ma le nutrono con cherosene.
E bruciano libri. Perché i libri sono una minaccia per la stabilità del paese: i libri seminano dubbi, inducono al confronto e mettono in discussione le certezze facendole vacillare, creando così contrasti, divergenze, caos che sono le controindicazioni della libertà di opinione e di pensiero.
Quindi bruciano i libri per rendere gli uomini tutti uguali: "non tutti nati liberi ed uguali, come dice la Costituzione, ma tutti 'resi' uguali. Ogni uomo dev'essere l'immagine degli altri, perché allora tutti sono felici, non ci sono montagne che li fanno tremare, cime con cui devono confrontarsi. Ecco perché un libro è come un'arma carica nella casa del vicino. Brucialo, togli le munizioni dall'arma."
Ma senza uno scambio di idee ci sarebbe omologazione di cervelli, livellamento ed appiattimento culturale: non sarebbe più una società, ma 'una serie di tubi dove l'acqua entra da una parte ed esce dall'altra'.
E Montag l'ha capito. L'ha capito quando ha visto una donna lasciarsi bruciare con i libri nascosti nella sua casa:
"Nei libri dev'esserci qualcosa, non possiamo immaginare cosa, che spinge una donna a bruciare con la sua casa. Dev'essere così, non ti fai ardere vivo per niente."
L'ha capito quando ha conosciuto Clarisse, una ragazza che abitava vicino casa sua, e che gli ha insegnato ad aprire gli occhi, a guardare il mondo con attenzione, senza lasciarsi trascinare dalla massa che sfreccia lungo l'autostrada della propria vita senza sosta alcuna, bensì prendendosi il tempo necessario per ammirare lo spettacolo della natura, il movimento delle foglie in balia del vento o la rugiada di prima mattina.
"Riempiti gli occhi di cose meravigliose e vivi come se dovessi morire tra dieci secondi."
E l'ha capito osservando sua moglie Mildred, praticamente lobotomizzata come tutte le sua amiche, privata di ogni minima capacità critica tale da poter discernere il vero dal falso, ridotta ad uno stato semivegetale di totale dipendenza dalle voci artificiali che bombardano la sua mente giorno e notte creando il vuoto dove prima c'era massa cerebrale.
"Montag ricordò di aver pensato che se fosse morta, era sicuro che non avrebbe pianto. Sarebbbe stata la morte di una sconosciuta, una faccia vista per strada, una fotografia sul giornale, e a quel pensiero era scoppiato a piangere improvvisamente: non per la morte ma all'idea di non piangere la morte, uno stupido uomo al capezzale di una sciocca dalla testa vuota che il serpente affamato continua a svuotare."
Il romanzo di Ray Bradbury entra a pieno titolo tra i grandi classici della letteratura distopica, tra cui spicca anche 1984, il capolavoro di Orwell.
In entrambi i casi, sorge quasi spontaneo ammirare la notevole lungimiranza di questi autori e l'incredibile attualità delle loro storie: oggi non abbiamo ancora muri e pareti che ci parlano (ancora per poco forse) ma trascorriamo gran parte della nostra giornata con gli occhi fissi sullo schermo di un cellulare, interagiamo con esso molto più che con un essere umano, lasciandoci persino condizionare nelle nostre scelte e nel nostro stile di vita.
A pensarci bene, non siamo poi così distanti dal futuro di Bradbury.
"Prova a chiederti cosa vogliamo più di tutto, in questo paese: la felicità, non è vero? Non l'hai sentito ripetere tutta la vita? Voglio essere felice, dice la gente, e noi cerchiamo di fare in modo che lo sia. La teniamo occupata, la facciamo divertire. E' per questo che viviamo, no? Vogliamo il piacere, ci piace essere eccitati, e bisogna ammettere che la nostra cultura è prodiga di tutto questo."
E quando si perderanno di vista anche gli altri valori, quando tutto diventerà secondario, anzi peggio ostativo, alla ricerca della felicità, inizieremo anche noi a bruciare tutto.
"Quelli che non sono capaci di costruire finiscono per dar fuoco alle cose. E' una verità antica come la storia."
E come negarlo: si appiccavano roghi nel medioevo, si bruciano libri nel futuro di Fahrenheit 451.. i libri saranno le nuove streghe.. cicli e ricicli della storia.
Quando non ci sono più stimoli per l'intelletto sopravviene il buio, la paura del cambiamento, e la società permane in uno stato di decadenza spesso favorito dal potere che può cosi agire indisturbato, sopprimendo - bruciando - tutto ciò che potrebbe alterare lo status quo. Sino alla rivoluzione successiva, alla guerra che rasa tutto al suolo e, sulle macerie e sui morti, spiana la strada per la ricostruzione.
Perciò è importante non dimenticare.
"Quando ci chiederanno cosa facciamo, dobbiamo rispondere: Noi ricordiamo. E' così che vinceremo, alla fine. E un giorno ricorderemo a tal punto che costruiremo la più grande pala a vapore della storia e scaveremo la fossa più gigantesca di tutti i tempi: là seppelliremo la guerra e la ricopriremo."

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La Lettrice Raffinata Opinione inserita da La Lettrice Raffinata    18 Novembre, 2019
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Niente di magico nelle parole in sé

“Fahrenheit 451” è un romanzo distopico o -come viene descritto da Neil Gaiman nella sua introduzione per quest’edizione- un volume di speculative fiction che immagina un mondo futuro dove vigono leggi molto rigide, tra le quali la proibizione di possedere dei libri cartacei, in particolare romanzi e saggi.
Il protagonista Guy Montag è proprio uno dei pompieri “al contrario” incaricati di bruciare tutti i volumi proibiti, spruzzando il cherosene al posto dell'acqua dalla manichetta; l'uomo inizierà a porsi delle domande sul mondo in cui vive in seguito all'incontro con la giovane vicina di casa Clarisse McClellan, una ragazza spigliata che punta il dito senza timore contro le falle della loro società.
Ben presto, scopriamo che Montag già covava da tempo una forte curiosità nei confronti dei libri fulcro della sua attività, arrivando a sottrarre alcuni volumi dagli incendi appiccati proprio dalla sua squadra,

«Montag però non si mosse e continuò a pensare alla griglia del ventilatore di casa e a quello che aveva nascosto.»

e questo connubio di situazioni lo porterà a dover dare un cambio netto alla sua vita, scegliendo di schierarsi apertamente con coloro che i libri tentano di salvarli.
Anche a causa della relativa brevità del volume, il cast è parecchio limitato ed il personaggio di Montag si guadagna il ruolo preponderante senza troppi sforzi; Bradbury si concentra soprattutto sull'analisi della sua presa di coscienza, segnando una netta evoluzione da pompiere distruttore di libri a loro salvatore. Viene dato parecchio spazio anche al suo rapporto con la moglie: tra lui e Mildred vige una quasi totale incomunicabilità,

«Perché non comprava una radioconchiglia anche lui e parlavano insieme tutta la notte, biascicando paroline, grida, urla o imprecazioni?»

che si estende anche alla maggior parte degli altri abitanti di questa città distopica, tutti desiderosi di annullare i propri pensieri di fronte a televisori che ormai occupano intere pareti dei soggiorni e trasmettono programmi nei quali gli spettatori si sentono talmente partecipi da definire attori e presentatori la loro “famiglia”. L'autore palesa chiaramente la propria critica all'omertà che ha permesso al mondo di raggiungere questo stato di cose, e questo concetto si concretizza nella figura dell'anziano Faber.
Nettamente distinta dalla massa è invece Clarisse; fin dal loro primo incontro Montag percepisce di aver incontrato una persona unica,

«Montag ebbe la sensazione che gli camminasse intorno, come se lo esaminasse da capo a piedi, toccandolo leggermente per vuotargli le tasche ma senza muoversi affato.»

Ci troviamo qui di fronte ad uno strumento narrativo già sfruttato da Zamjatin in “Noi” e poi da Orwell in “1984”, con una figura femminile che smuove la coscienza sopita di un uomo perfettamente integrato nella società; in questo caso però è del tutto assente un interesse sentimentale, inoltre Montag è già parzialmente cosciente e basta davvero poco per innescare la sua trasformazione.
Mi ero interessata inizialmente a questo volume specialmente per la distopia che viene raccontata e, sebbene questo aspetto non venga analizzato troppo dettagliatamente nel testo, mi posso dire molto soddisfatta. Il passaggio dall'utopia alla distopia, ad esempio, si percepisce chiaramente dalle parole di quello che potremmo considerare l'antagonista della storia, ossia il capitano dei pompieri Beatty:

«-[...] Dobbiamo essere tutti uguali: non tutti nati liberi e uguali, come dice la Costituzione, ma tutti resi uguali. Ogni uomo deve essere l'immagine degli altri, perché allora tutti sono felici, [...]»

Sbandierando quindi un nobile fine -la felicità dei cittadini-, il governo attua una serie di azioni tipiche di questo genere, come il controllo pressante sull'informazione pubblica e la riscrittura della Storia a proprio vantaggio,

«-È vero che molto tempo fa i pompieri spegnevano gli incendi invece di appiccarli?
-No, le case sono sempre state a prova di fuoco. Glielo assicuro.»

Ma ciò che maggiormente salta all'occhio del lettore sono le leggi assurde che vengono imposte in questo mondo: non solo il divieto di possedere libri, ma anche un codice stradale che non impone limiti massimi bensì minimi alle automobili,

«-[...] Una volta mio zio cominciò a guidare piano, era sull'autostrada. Andava a sessanta all'ora e lo misero in cella per due giorni.»

Sebbene lo stile dell'autore non mi abbia convito del tutto (ho riscontrato un utilizzo di metafore quasi ridondante), il valore di questo titolo non può essere negato in alcun modo. Un valore che potrà essere compreso soprattutto da chi i libri li ama,

«-Tu non c'eri, non l'hai vista-, disse Montag. -Nei libri dev'esserci qualcosa, non possiamo immaginare cosa, che spinge una donna a bruciare con la sua casa. Dev'essere così, non ti fai ardere vivo per niente.»

e spera possano davvero salvare l'umanità, che anche una storia angosciante come quella di Montag possa offrirci uno sguardo ottimista verso il futuro.

«-[...] Forse i libri possono aiutarci a mettere la testa fuori dalla caverna. A impedirci di fare gli stessi maledetti errori.»

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siti Opinione inserita da siti    03 Novembre, 2019
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AL BANDO LA CONOSCENZA

In uno scenario urbano dominato dalla tecnologia, l’uomo apparentemente ancora vive , in realtà resiste e si adatta, come sempre nella storia del genere umano. Questa volta però l’adattamento dipende da una realtà che egli stesso ha creato in un parossismo tecnologico senza precedenti dove, gioco forza, l’élite destinata al comando, come sempre nella storia del genere umano, trova terreno fertile per imporre un nuovo mondo, nuovi modelli, univoci, incontrastati e incontrastabili. Terribili e temibili eppure, alla fine sopportabili. Tutto si sopporta se viene offerta una alternativa facile e comoda che porti alla passività assoluta e all’ottundimento di ogni manifestazione che possa anche solo di sfuggita far cadere nella razionalità. Con il raziocinio si estingue però anche l’emotività e il non pensare procede di pari passo con l’infelicità più assoluta. Una forma di resistenza è possibile, ma , come sempre nella storia del genere umano, porta all’isolamento, al confino, alla fuga e per finire alla macchia. Basta una forma di potere totalitario e lo scenario distopico immaginato da Bradbury non ci pare poi così lontano o irrealizzabile. Certo la componente fantastica, tipica del genere, qui ha del geniale: in un’ottica invertita, uno dei quattro elementi alla base di qualunque cosmogonia, il fuoco, diventa , in chiave simbolica, lo strumento che genera in luogo di distruggere: i pompieri appiccano incendi in luogo di domarli e di esso si servono per distruggere le case che ancora custodiscono l’unico potere che potrebbe minare quello centrale dal quale sono comandati: i libri. E Montag, il nostro eroe, fa proprio il pompiere, fin quando, un giorno, all’improvviso esce dal torpore che lo circonda e lo domina dal momento in cui ebbe la netta percezione che qualcosa stava cambiando senza avere la forza per opporsi. La narrazione segue le sue vicende e il suo destino per restituire gradualmente una dimensione collettiva quasi impercettibile inizialmente e che via via restituisce il quadro completo di un mondo privato del suo bene più prezioso: la conoscenza. Originale e nota intuizione alla base di un romanzo che, per mero gusto personale, non riesce a catturare la mia attenzione a livello formale anche se anche , a livello contenutistico stimola la riflessione. Lo consiglieri solo agli appassionati del genere.

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Ishiguro, "Non lasciarmi"
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vivian84 Opinione inserita da vivian84    08 Ottobre, 2019
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Il mondo che mai noi vorremmo

Questo romanzo di Ray Bradbury, classico esempio di narrativa speculativa, è un monito per ognuno di noi: serve a ricordarci tutto ciò che di più prezioso abbiamo e che spesso diamo per scontato, tuttavia potrebbe andar perduto improvvisamente sotto il nostro sguardo incredulo qualora il mondo precipitasse in una profonda spirale di follia.
Fantasticare sul futuro è senza dubbio più interessante che concentrarsi sul qui ed ora e se vesti i panni dello scrittore percepisci quel bisogno innato, attraverso le parole, di avvertire ed immaginare, illuminando con pensieri e riflessioni quel sentiero ancora buio e sconosciuto che è il domani.
Ray Bradbury per certi aspetti è stato più che lungimirante - alla pari di un visionario - e leggere il suo romanzo, concepito e scritto nell’America di quasi 70 anni fa, colpisce diritto allo stomaco provocando un terremoto interiore che ti fa vacillare non poco.
Anche le sue parole fanno parte di quella cerchia eletta a conoscenza, parole che vanno custodite gelosamente nella mente di ognuno di noi e riportate alle generazioni future.


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archeomari Opinione inserita da archeomari    24 Giugno, 2019
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Libri svolazzanti come farfalle carbonizzate

Il fuoco. Un tema caro alla letteratura di ogni secolo, che si perde nella notte dei tempi. Forza distruttrice e insieme purificatrice, da sempre elemento sacro. Uno dei quattro elementi, per il quale Prometeo perse la benevolenza degli dei. Da sempre acceso in alcuni templi antichi, tra cui quello delle sacerdotesse Vestali, che dovevano custodire le fiamme sacre ed evitare che si spegnessero. Il fuoco è energia, calore, bellezza distruttrice.
Per quanto purificatore, col fuoco non si scherza e neppure Ray Bradbury lo fa.
Tanto per evitare problemi, l’autore decise di pubblicare il suo romanzo distopico e provocatorio sulla rivista “Playboy”, nel 1953, come estensione del suo romanzo breve “The fireman” (da Wikipedia).
Negli anni ‘50 in America la radio, la tv stavano conquistando fette sempre più larghe di popolazione e il Bradbury, con una perspicacia inaudita ai suoi tempi (se escludiamo Huxley ed Orwell), sentiva di dare un monito al mondo, di metterlo in guardia da questi media che erano destinati, come si è rivelato poi nei decenni successivi, a manipolare le coscienze attraverso una degenerazione dell’informazione.
Non dirò ciò che è stato già detto sul “Quarto potere”, sul lavaggio del cervello e sulla cattiva informazione che, nell’era digitale, a causa di un sovraccarico di informazioni genera confusione e sbandamento.

Neil Gaiman nella “Prefazione” sottolinea lo scopo di Bradbury che vuole ammonire far riflettere chi legge sui pericoli di questa informatizzazione di massa:

“Se continua così, la comunicazione globale avverrà soltanto attraverso messaggi di testo e via computer, mentre la conversazione faccia a faccia tra due persone, senza la mediazione della macchina, sarà fuorilegge”

Nel mio modesto commento voglio soltanto dare le mie impressioni di lettura.
È un bel libro sotto le duecento pagine, si legge con piacevolezza, magari con qualche difficoltà all’inizio dovuta alla necessità di familiarizzare con l’ambientazione futuristica sullo sfondo della quale si dipanano le vicende del pompiere Guy Montag.
Quest’ultimo, trentenne, dopo dieci anni di onorato servizio col lanciafiamme (si badi bene, col lanciafiamme e non con la pompa per spegnere gli incendi) in seguito ad alcuni fugaci chiacchiere con una diciassettenne bizzarra, Clarisse, va in crisi, comincia a vedere la realtà da un altro punto di vista che gli era completamente offuscato, preso dalla passività con cui aveva accettato di bruciare gli strumenti per liberare il pensiero: i libri.
Insieme ai suoi colleghi pompieri anziché spegnere gli incendi e salvare cose e persone, appicca fuoco ai libri, poi alle case e quando, preso da” raptus” lancia cherosene anche addosso alle persone, Montag tocca il fondo e comincia la sua crisi esistenziale.
Aveva già di nascosto salvato alcuni libri dal rogo legalizzato, tuttavia è proprio quando pensa a quella donna che aveva preferito farsi bruciare viva insieme ai suoi libri e che, prima di morire lo aveva guardato con gli occhi accusatori “toccando il cuoio e il cartone delle rilegature, scorrendo i titoli dorati con le dita” come se fossero gli oggetti più cari che possedeva, che il protagonista comincia a ribellarsi, ad opporsi anche se all’inizio un po’ confusamente, all’ordine costituito.

Cosa c’è dentro ai libri di così prezioso? Perché alcune persone preferiscono farsi bruciare piuttosto che vivere senza leggere? E perché l’ordine di chi sta al vertice è quello di sopprimere la cultura? Cosa c’è di così sovversivo nei libri?

Perché i pompieri sentono questa sensazione di liberazione mentre vedono volare via fogli di libri come farfalle annerite? Che piacere c’è nel radere al suolo intere biblioteche?
Ci risponde Beatty, il capo di Montag:
“La bellezza del fuoco sta nel fatto che distrugge responsabilità e conseguenze. Quando un problema diventa fardello, lo butti nella fornace e scompare. (...) Niente che possa poi marcire: pratico, estetico, antibiotico”.

Qualcuno potrà far notare che manca una figura femminile forte. Mildred non è un personaggio positivo, tutt’altro. Io rispondo che sono in realtà due le figure femminili, seppur molto fugacemente, a fare la differenza nella vita di Montag. Clarisse, la giovane e “folle” diciassettenne, che indugia nella natura, nei suoi colori, nei suoi profumi, che vive in una famiglia senza televisore e la donna che si lascia bruciare insieme ai suoi libri. Non basta questo a far zittire le voci sul presunto maschilismo di questo romanzo?

Lascio poi a voi i passi più belli sulla meraviglia e l’importanza di leggere che avrete voglia di segnare nell’angolino del vostro cuore di lettori.

La sensazione che si prova nel leggere “Fahrenheit 451” è angoscia pura e traspare dalle pagine; ci sono dei passaggi che ho trovato quasi ipnotici e stranianti. La solitudine nella vita in generale ed anche nella coppia -penso a Montag e sua moglie Mildred- sono attuali. Attraverso le pagine il lettore si immerge nella stessa tristezza che attanaglia il cuore del protagonista. A tal proposito devo proprio trascrivere questo passo che mi ha colpito profondamente, in riferimento alla distanza tra i due coniugi: “Montag dormiva in un angolo della stanza piuttosto lontano da lei, su un’isola d’inverno separata da un mare deserto”.

Solitudine, incomunicabilità, coscienze addormentate, consapevolezze anestetizzate, si troverà un varco in mezzo a tanto fumo e pagine di libri come farfalle carbonizzate?





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Consigliato a tutti, anche a chi NON ha letto “1984” di George Orwell e “Il mondo nuovo” di Aldous Huxley.
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leogaro Opinione inserita da leogaro    01 Aprile, 2019
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Il pensiero al rogo

Il romanzo è ambientato in un imprecisato futuro dove i libri sono stati messi al bando, come tutta la cultura in genere. La televisione governativa è usata ossessivamente per definire le regole sociali, ciò che è giusto e sbagliato, e guida una popolazione passiva, ormai quasi incapace di pensare. “Un’ora di lezione davanti alla TV, un’altra ora di storia riassunta o riproduzione di quadri celebri e poi ancora sport… non si fanno domande, loro hanno già le risposte pronte, su misura”. Con le masse mentalmente annientate, basta poco a tenere l’ordine sociale, garantito dai Militari del fuoco e dai Segugi meccanici, una sorta di automi-poliziotti.

Il protagonista Guy Montag lavora nel corpo dei Militari del fuoco, col compito di rintracciare chi si è macchiato del "reato di lettura", bruciandone la casa e tutti i libri! E Montag sembra entusiasta della sua missione distruttiva: “Era una gioia appiccare il fuoco. Era una gioia speciale vedere le cose divorate, vederle annerite, diverse”.
Un giorno, però, incontra una vicina di casa, Clarisse, che lo fa riflettere sulla felicità. Montag resta esterrefatto: si rende conto di non essersi mai chiesto se fosse veramente felice! Clarisse gli mostra un modo di vivere diverso dagli altri, non stereotipato ma libero dai condizionamenti del regime. Da tempo, Montag si interrogava sulla ragazza perché aveva notato che i familiari di Clarisse, alla sera, non guardano la televisione (che tra l’altro non possiedono), ma trascorrono il tempo parlando tra loro, con un'allegria e una spensieratezza difficili da comprendere e facilmente invidiabili.
Montag torna a casa e salva la moglie Mildred, del tutto succube dei programmi TV, da un suicidio con ingestione di barbiturici. In questo frangente, di nuovo riflette sulla sua vita e sulle parole di Clarisse. Mildred vive per la televisione, in una sorta di delirio in cui considera gli attori televisivi come suoi familiari e non desidera affatto avere figli. Montag, dopo una lunga riflessione, prende coscienza di non amare, né realmente conoscere quella donna, e capisce che nella sua vita c'è qualcosa di profondamente sbagliato.
Un giorno, durante una missione di distruzione, Montag commette un'improvvisa infrazione: decide di leggere un breve trafiletto di un libro che dovrebbe bruciare. In seguito, attirato dalla sua prima fugace lettura, salva alcuni libri e inizia a leggerli di nascosto: “Ho pensato ai libri. E per la prima volta mi sono accorto che dietro a ogni libro c’è un uomo, un uomo che ha dovuto pensarli”. Fa amicizia con il vecchio professor Faber, uomo di cultura che diventa suo fidato amico e consigliere. Presto, la lettura condurrà Montag a scoprire un nuovo mondo e la sua vita cambierà radicalmente. “Non è che ognuno nasca libero e uguale, come dice la Costituzione, ma ognuno viene fatto uguale. Dopo di che tutti sono felici, perché non ci sono montagne che ci scoraggino con la loro altezza da superare”.

Godibile romanzo di fantascienza, capace di commuove e stimolare riflessioni. Bradbury predilige uno stile che alterna il discorso diretto alle riflessioni personali di Montag, con pause legate alle sequenze riflessive che non appesantiscono una lettura gradevole. I “flussi di coscienza” del protagonista , ma anche l’indeterminatezza dei luoghi d’ambientazione, contribuiscono a rendere alcuni momenti del racconto quasi claustrofobici, invitando il lettore ad un’amara riflessione: e se, di fronte all’attuale barbarie culturale dilagante, il futuro che ci aspetta fosse davvero quello?!

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Erich28592 Opinione inserita da Erich28592    20 Mag, 2018
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Una voce fuori dal coro (la mia)

Negli ultimi anni, raramente mi sono avvicinato alla letteratura di genere. Spesso me ne sono chiesto il perché, eppure non ho ancora maturato una risposta solida, convincente. Le sue limitazioni più significative rispetto alla narrativa generale credo possano essere compendiate in un’unica (seppur generica) riflessione: la letteratura di genere ha mani e piedi legati, è ostaggio di un elevato tasso di prevedibilità, primariamente in termini di trama e stile narrativo. “Fahrenheit 451”, classico del genere distopico-fantascientifico, ahimè, non si è rivelato essere l’eccezione alla regola che speravo di incontrare.
Partiamo dalla trama. Montag è un pompiere, il che, nel mondo in cui vive, comporta appiccare incendi anziché domarli. Ciò allo scopo di bruciare i libri, banditi dalla società in quanto portatori, grazie alle idee in essi contenute, di tensioni e conflitti sociali. Stando a quanto descritto da Bradbury, eliminando i libri, ci trasformeremmo tutti in esseri apatici, freddi, insensibili e pure smemorati (ad esempio, Mildred, moglie di Montag, il pompiere protagonista del romanzo, non ricorda neppure come sia avvenuto il suo primo incontro con il marito).
Bene.
Anzi no.
Un giorno, tornando a casa dopo una lunga giornata di lavoro, Montag si imbatte in una giovane ragazza, la figlia dei suoi vicini, la quale gli appare fin da subito diversa da chiunque altro: osserva il cielo, coglie fiori, parla con le persone.
Questo incontro farà scattare qualcosa in Montag, qualcosa che lo porterà a mettere in discussione la società in cui vive e lo scopo stesso della sua esistenza.
D’accordo: ora che Montag ha incontrato questa ragazzina, le sue certezze cominceranno lentamente a sgretolarsi...
E invece no.
No.
Accade tutto dall’oggi al domani: Montag nota questa ragazzina accarezzarsi il mento con un fiore, le parla per qualche minuto, e decide ex abrupto di tramare contro il mondo intero.
Mi fermo qui, perché non amo fare spoiler, a prescindere dal fatto che una lettura mi abbia entusiasmato o meno: credo che chiunque abbia il diritto di leggere qualunque opera con ‘mente vergine’, almeno quanto ai suoi contenuti.
Passando brevemente allo stile, l’ho trovato irritante e inopportunamente pretenzioso: da un romanzo di fantascienza non mi aspetto certo la prosa di Steinbeck. Mi aspetto che sia semplice, con ritmi ben diversi da quelli di un grande classico di narrativa generale, ma coerente con se stessa sì, questo me lo aspetto.
E invece no: si passa da voli pindarici e metafore ardite (troppo ardite) ad una prosa per ragazzi.
No, così proprio non va.

Scuserete, spero, il tono di questa recensione, inusuale e un po’ sopra le righe, ma era uno ‘sfogo’ che sentivo di dover fare. Me lo sentivo, perché credo che “Fahrenheit 451” costituisca una clamorosa occasione mancata: ogni volta che prendo in mano questo libro, vengo assalito dal nervoso; ogni volta che rifletto sulla sua trama, penso che l’idea di fondo attorno a cui è stata costruita sia in realtà più che valida: qualche elemento in più, una migliore caratterizzazione dei personaggi, una maggiore attenzione ai dettagli, ed uno stile più coerente, è ciò che a mio parere manca a questo romanzo per spiccare il volo.

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Clangi89 Opinione inserita da Clangi89    20 Aprile, 2018
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Il fuoco che accende i pensieri

Quasi si sente l'odore del fuoco che inebria i pompieri mentre bruciano i libri poiché causa di turbamento della felicità in una società di rumori, velocità, tivù, cultura in pillole. La società con la scusa di rendere sereni i cittadini bandisce infatti le letture che provocano pensieri e reazioni emotive. I classici sono rivisitati, ridotti in poltiglia e svuotati di significato per mantenere gli animi piatti, pronti a farsi riempire dalla "Famiglia" degli schermi.
Montag però è perplesso, non accetta quella vita di alienazioni e la forza del pensiero si accende in lui. Si chiede se i pompieri abbiano sempre appiccato fuoco o se, come ha sentito dire, in passato spegnevano roghi. Si susseguono aneddoti, velocità e corse. L'acqua del fiume come passaggio che trasporta, lava e purifica il protagonista in fuga dalla città. Una città che non si accorge della guerra imminente ma é preoccupata di dare la caccia all'ex pompiere.
Montag scopre che il fuoco non sempre brucia ma può anche illuminare e scaldare volti di una manciata di uomini..Senza svelare finale.
Come non pensare alla tivù, rumori costanti, pubblicità martellante per riempire vuoti e vite? Le facili distrazioni sono alla portata di tutti senza creare pensieri né turbamenti, meglio la piattezza delle menti! Concetti che sono sempre attuali! La  "Famiglia" che dagli schermi chiama per nome lo spettatore solitario seduto in salotto sembra preannunciare la eco dei social e le realtà virtuali(fino a che punto virtuali?) che sembrano conoscerci per nome ed abitudini.
E i libri? Leggere e rileggere. Consigliatissimo

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MrsRiso13 Opinione inserita da MrsRiso13    23 Aprile, 2016
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Quando il fuoco non è solo fuori

Guy Montag è un pompiere che accende i fuochi, brucia libri nel rispetto della legge, salvaguardando la società del futuro dai colpi di testa dei pensatori. I libri sono banditi, odiati e temuti, considerati un pericolosissimo strumento per forgiare il libero pensiero visto che “rivelano i pori sulla faccia della vita.” È ferma convinzione del regime offrire al popolo una vita tranquilla lontano dalle preoccupazioni, una vita di “gare che si possono vincere ricordando le parole di canzoni molto popolari, o il nome di capitali dei vari Stati dell’Unione o la quantità di grano che lo Iowa ha prodotto l’anno passato.” Tra televisioni grandi quanto pareti e auricolari che diffondono le informazioni del regime viene diffusa la sensazione della “vera informazione” , della partecipazione attiva alla società e alle sue politiche. Si garantisce “la certezza di pensare, la sensazione di movimento” a discapito della realtà, statica e estranea alle decisioni prese dall'alto.
In questo contesto il nostro pompiere incendiario è messo di fronte ad alcune prove, l'incontro con una strana ragazza e un omicidio, che lo destabilizzano nelle certezze e lo incamminano nello sviluppo di una propria coscienza, un modo di pensare autonomo fonte di un nuova rinascita, una nuova e personale discrezionalità dei fatti e delle opinioni. Niente più felicità auto-imposta, niente più emozioni stereotipate messe addosso dal regime e dai suoi strumenti.
Queste decisioni condannano Montag alla solitudine e all'esilio per salvarsi la pelle, dando, però nuova speranza nel futuro, evidenziando “che non si scoraggia mai, l'uomo, o non si disgusta mai fino al punto di rinunciare a rifar tutto da capo, perché sa, l'uomo, quanto tutto ciò sia importante e quanto valga la pena di essere fatto”.
Poche pagine di per descrivere una distopia, possibile quanto pericolosa che punta il dito sui libri e sulla lettura, capaci di far sviluppare un pensiero autonomo, una morale dando al lettore una propria libertà di azione basata su idee personali. La felicità e la tristezza, l'approvazione e la disapprovazione non sono che facce di una stessa medaglia, senza le quali l'essere umano non è che un fantoccio in attesa del proprio marionettista.
Denuncia semplice e diretta, descritta da uno stile freddo e scarno che, talvolta, indispone suscitando pensieri di abbandono. Le descrizioni dei luoghi e degli ambienti sono ridotte a mere indicazioni per sorreggere la trama, senza arricchimenti o spazialità.
Se da un parte, questa caratteristica impoverisce il risultato finale, dall'altra aiuta a ricreare quell'ambiente statico e freddo che descrivono le vicende e superato lo scoramento iniziale, non si può non notare, l'armonia creata con i fatti narrati. La prima parte grigia e oscura si riscalda come l'animo di Guy diventando, a seguito della presa di coscienza, più ricca e colorata. Le scene, per contralto, frenetiche e veloci rallentano, come a voler dimostrare che l'analisi interiore segue la necessità di guardarsi intorno, di capire, di assimilare profondamente e non solo di vedere superficialmente.
Se ben congegnato é il filone principale del racconto, esso mai sia arricchisce di spunti o narrazioni parallele, prontamente abbandonati allo scorrere delle vicende senza ulteriori indicazioni. Questa strada dritta lascia la sensazione finale che qualcosa che doveva accadere non sia accaduta o che non si sia compreso a pieno qualche frase del romanzo.
Concludo, ovviamente, promuovendo quello che, per me, più che un grande romanzo è uno specchio nel quale riflettere la propria coscienza per scoprire se si è un pompiere incendiario o se si è ancora in tempo a salvare qualche libro.
Suggerisco uno tra tanti, questo!

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Fabricius Opinione inserita da Fabricius    02 Gennaio, 2016
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La fiamma della ribellione

Ci sono libri in grado di “accendere” una fiammella nelle nostre teste. “Fahrenheit 451”, uno dei romanzi più famosi di Ray Bradbury, è sicuramente uno di questi, dato che il fuoco e le fiamme sono alla base di questo libro.
Il fuoco che in questo romanzo arde è quello dei militi del fuoco, pompieri insoliti, perché, anziché domare gli incendi, li appiccano. Guy Montag, il protagonista delle vicende, è uno di questi. Armati di lanciafiamme, gli incendiari irrompono nelle case, rigorosamente refrattarie al fuoco, per lasciare che le fiamme svolgano il loro compito: “bruciare” i libri, un grande problema per la società (o forse dovrei dire per il Governo). Sembrerà assurdo ai nostri occhi, ma non a quelli della società in cui vive Montag. Questi vive in un mondo in cui i libri sono ritenuti “fucili carichi”, potenziali pericoli per la mente dell’uomo, “ami” con cui non si può “pescare” altro che l’infelicità. Quella di “Fahrenheit 451” è quindi una società in cui i libri e l’informazione (quella autonoma e non quella comandata dal Governo) sono banditi. Il motivo dichiarato (ma siamo sicuri che sia quello reale?) è quello di preservare la felicità degli individui. In questo romanzo, dunque, il fuoco ha un grande valore, perché distruggendo da felicità. È veramente così? Annientare la cultura, condizionare il pensiero può preservare la felicità? Apparentemente sì, ma tutto ciò non fa altro che alienare l’esistenza di ciascuno, che, pur credendosi felice, riflettendoci, non lo è. A Montag per capirlo serve l’incontro con una diciassettenne anticonformista, che con i suoi discorsi apre una breccia di luce nella sua mente. È a partire dalla domanda “siete felice?” che Montag inizia a dubitare della propria vita, del proprio lavoro, persino dell’amore verso sua moglie Milldred, che sembra affezionata molto più alla televisione che al marito. Montag inizia così a prendere coscienza di sé e del mondo che lo circonda e, grazie all’aiuto di Faber, un vecchio professore incontrato al parco parecchi anni prima, da inizio alla propria ribellione, che non è semplicemente rivolta contro il modello di società in cui vive, ma soprattutto contro il Governo. Guy comprende che il vero scopo dei militi del fuoco è evitare che il popolo, per mezzo dei libri, si crei una propria mentalità, rifletta autonomamente e non si lasci condizionare.
“Sapere è potere”, un potere più incisivo di quello di qualsiasi governante, perché controllare una massa di ignoranti è semplice, ma è difficile contrastare il potere del sapere. Questo è ciò che filtra da “Fahrenheit 451”, che nonostante risalga agli anni ‘50 e sia un romanzo di fantascienza, è sicuramente molto attuale. Non dobbiamo permettere a nessuno di condizionarci e dobbiamo evitare di diventare una massa facilmente controllabile, anche perché dittatori come Hitler, si sono affermati soprattutto condizionando il pensiero del popolo, annientando la cultura. Dobbiamo evitare questo, perché tutto ciò che è già accaduto non è solo passato, ma soprattutto presente, dato che può ripetersi, o forse si sta già ripetendo.

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"1984" di G. Orwell e altri romanzi distopici.
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LIsaRay Opinione inserita da LIsaRay    17 Agosto, 2015
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Libro profondo ma troppo breve

Fahrenheit è un libro che si presta a chiunque. E' considerato un classico in quanto Bradbury lo ha reso un libro senza età, oggi come ieri la cultura salva e libera la mente.
Considero geniale l'immagine che Bradbury ha creato dei pompieri: invece di spegnere, appiccano il fuoco.
E' un romanzo che fa riflettere sull'importanza del libro, del racconto completo con tutte le sfumature: la nuova società tende infatti a riassumere per rendere più accessibile l'informazione... Ma cosa c'è di più sbagliato che togliere il superfluo? Saremo in grado di giudicare e agire liberamente conoscendo solo una breve sintassi?
La risposta di Fahrenheit è no. L'uomo non è in grado di pensare se non apprezza tutte le sfumature dell'arte.

Tuttavia ho percepito troppo il senso di un romanzo distopico, forse è quasi troppo irreale, a differenza di 1984 con il quale viene spesso paragonato. Infatti, a mio parere, Fahrenheit è decisamente inferiore quanto a contenuti e stile rispetto al libro di Orwell.

Oltre a questo volevo sottolineare un'altra cosa che non ho gradito: la brevità. E' immediato e d'impatto, ma forse troppo, molti argomenti potevano essere sviluppati meglio tanto che alla fine ho pensato che dovevano succedere molte altre cose.. Diciamo che l'ho trovato un po' scarno:
Anche la parte iniziale è quasi fastidiosa a causa dei continui cambi di scena e azioni che avvengono contemporaneamente.

(spoiler) Invece ho apprezzato molto il finale, l'idea che l'uomo, quando tutti i mezzi gli sono privati, può solo ricordare, credendo fino alla fine di lasciare il messaggio alle generazioni future solo cercando di memorizzare ogni giorno più pagine fino allo stremo.Perché l'uomo è l'emblema dell'unione della grande malvagità, che brucia la cultura e fa sparire il sapere, e della grande bontà, che in ogni modo deve compiere i suoi obiettivi, sebbene questi richiedano generazioni e generazioni.

Leggetelo, fa riflettere

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Pelizzari Opinione inserita da Pelizzari    10 Agosto, 2015
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Uccidere la cultura

La fantascienza negli anni ’50 era immaginare la distruzione dei libri, l’annientamento della cultura. Questo libro è considerato un caposaldo della letteratura, è osannato e celebrato da decenni, ma, se devo essere sincera, anche se vado decisamente controcorrente, a me non è proprio andato a genio. Pur apprezzandone i contenuti, non mi è piaciuto l’”attacco”, l’impostazione, lo sviluppo, il disegno dei protagonisti. Ho sorriso all’idea di fantascientifico che è implicita nel pensare di bruciare lo scibile umano in un immenso fuoco. Sarebbe l’equivalente del pensare, al giorno d’oggi, di riuscire, con qualche bomba, a far tacere gli animi ed a zittire i pensieri. Peccato perché tutta la forza evocativa che tanti riconoscono in questo scritto a me non è proprio arrivata.

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lapis Opinione inserita da lapis    08 Luglio, 2015
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Genialità “folgorante”

Un romanzo di fantascienza che descrive un ipotetico mondo futuro in cui il potere è amministrato mediante un’unica e semplice regola: il divieto di leggere e possedere libri. A garantirne l’applicazione, un efficiente corpo di “pompieri-incendiari” che non disdegnano violenza e omicidio pur di rispettare la propria missione ma che non si chiedono nemmeno perché. E’ questa in effetti la caratteristica principale degli abitanti di questo mondo futuro: nessuno si fa domande. Apparentemente felici, amano la velocità e l’azione, vivono attorniati da personaggi televisivi a grandezza naturale che scambiano per la propria famiglia e, pur di non rimanere da soli con i propri pensieri, hanno sempre auricolari ronzanti nelle orecchie. E’ quindi con il divertimento che, di fatto, gli uomini sono ridotti a meri fantocci non-pensanti, superficiali, non più in grado nemmeno di distinguere il confine tra realtà e finzione.

Un romanzo che sconcerta, quindi, perché i tratti di questo mondo così irreale assomigliano drammaticamente alla realtà che ci circonda in cui i libri non si leggono non per legge ma per scelta, sostituiti da divertimenti di più facile consumo – non così dissimili di fatto dalla velocità, dagli spettacoli scacciapensieri, dal chiacchiericcio senza contenuti predetto da Bradbury. Che l’abbia fatto nel 1953, tra l'altro, non può che essere genialità.

Un romanzo da leggere assolutamente per farsi qualche domanda sul mondo attuale e su come trascorriamo il nostro tempo. Se non bastasse, per leggere un libro scritto davvero bene.

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C.U.B. Opinione inserita da C.U.B.    31 Ottobre, 2014
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Piromania sapiens

Lo sguardo perso verso una nicchia nascosta, la mente stretta ad un altrove di parole, concetti, avventure, emozioni.
La coscienza linda eppure quel senso di allarme resta squillante, come se la paura non accettasse buone ragioni per sancire la resa. Nascondi qualcosa di prezioso e pericoloso, probabilmente un ultimo esemplare di quello che oggi e' oggetto di un crimine mortale : possedere un libro. Proibito.
Le sirene sono sempre piu' vicine, una pattuglia di vigili del fuoco si abbatte contro la porta di casa. Qui non ci sono incendi da spegnere, ci sono incendi da appiccare, sgorga il cherosene sulle pagine oscene di Shakespeare, di Dante, di Byron. L'anziana mano ossuta della donna sfila uno zolfanello, muove la bocca ripetendo bei versi muti, pianta gli occhi velati nelle pupille dei suoi aguzzini e accendendo la piccola fiamma sancisce " Non avrete mai i miei libri. Io voglio restare qui."
In un modo o nell'altro, non li hanno avuti.

In un mondo pilotato dal Governo, dove la vita umana ha un valore irrisorio e la gente e' rinchiusa in un alveare beatamente fittizio di pubblicita', consumismo, banalita' televisive e decadenza socio culturale si sviluppa la vicenda di Fahrenheit 451, un racconto distopico con ascendente forse fantascientifico, per un Bradbury degli anni Cinquanta. Letto oggi in un tempo in cui la cronaca e' pregna di violenza sempre piu' giovane e dove esistono Paesi in cui il terrore colpisce scuole e studenti mirando all'analfabetismo come induttore per l'indebolimento delle masse, il libro e' di un'amarezza sconcertante.
I personaggi sono ben delineati ed il traumatico senso di soffocamento ed impotenza e' tangibile, sarebbe un buon invito per l'umanita' a riflettere sui sensi unici. Purtroppo la Razza Prediletta par proprio avere il seme della distruzione ben radicato in sè, cio' non toglie che il romanzo sia un pezzo importante da tenere in libreria; una volta letto il concetto non evapora e  badate bene, la mente si cela piu' facilmente di un ingombrante volume all'occorrenza. Buona lettura.

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aislinoreilly Opinione inserita da aislinoreilly    10 Settembre, 2014
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Ottimo libro, bravo Ray!

Fahrenheit 451

Ecco un altro romanzo di Bradbury che mi ha lasciato pienamente soddisfatta! Sorvolo sulla biografia perché ne ho già parlato nel commento di “Cronache marziane” e vado dritta alla trama.
Scritto nel 1953, questo racconto è ambientato in un futuro imprecisato dopo il 1960 ed è un buon romanzo di fantascienza come Ray sapeva fare. La situazione è chiara fin da subito: non esistono più i vigili del fuoco che vanno a spegnere incendi, bensì li appiccano e distruggono le case di coloro che possiedono libri. Ebbene, in questo futuro i libri sono vietati e la popolazione vive una realtà distorta dove il sistema ha provveduto ad eliminare qualsiasi tipo di fonte di “caos, incertezze o dubbi” per consentire alle persone una vita felice. Non c’è modo di pensare e non c’è modo di cambiare qualcosa perché tutto funziona in modo che l’individuo non abbia tempo ne modo di pensare. Il protagonista è Guy Montag, un vigile del fuoco, la moglie si chiama Clarisse Mildred e vivono assieme una relazione sterile, senza amore ne dialogo.
Un giorno, preda di un’improvvisa attrazione, commette la sua prima infrazione: decide di leggere un trafiletto di un libro che avrebbe dovuto dare alle fiamme. Inizia così a salvare un libro da ogni rogo e a nasconderlo in casa per poi leggerlo di nascosto. Qualcosa però cambia dentro la mente di Guy dal momento in cui entra in contatto con una ragazzina, Clarisse, sua nuova vicina di casa. Lei è molto curiosa e suo zio le racconta cose che inizialmente lasciano Guy molto scosso e si stupisce del fatto che passino molto tempo a chiacchierare piuttosto che a guardare la tv come fa sempre sua moglie. Improvvisamente lei scompare e viene a sapere dalla moglie che in realtà è morta, investita “casualmente” da un’auto (in realtà di capisce che è stata uccisa perché pericolosa, con le sue idee rivoluzionarie). Inizia così una silenziosa ribellione dentro Guy che lo porterà a rivoluzionare completamente la sua vita. Nel frattempo la guerra fa da sfondo alla vicenda, una guerra che c’è da sempre e che non si sa quando avrà il suo culmine.

Adesso cercherò di dare un senso a tutto questo attingendo alcune informazioni dalla utilissima Wikipedia…
Ray è stato fin da piccolo un amante dei libri ed ha sempre avuto in sé la consapevolezza della loro vulnerabilità. In particolar modo, rimarrà impressionato dal rogo dei libri perpetrato dal regime nazista e dalla campagna di repressione di Stalin, durante la quale molti poeti e scrittori furono imprigionati e giustiziati. Si conclude la Seconda Guerra Mondiale nel 1945, vengono sganciate le bombe atomiche su Hiroshima e Nagasaki e la Commissione per le attività anti-americane comincia a sospettare simpatie socialiste e comuniste nelle produzioni di film a Hollywood. Già restio al governo, la sua avversione si inasprirà con l’ascesa del senatore McCarthy che continuerà con maggior convinzione la sua politica anti-comunismo (siamo nel 1950). Ormai la guerra fredda era al culmine e c’era sempre più paura per una possibile guerriglia atomica ed una presa di potere del comunismo. Ormai Ray aveva “servito” il romanzo su un piatto di argento vivendo egli stesso in questa atmosfera di continua tensione.
Il suo disprezzo verso la televisione si rispecchia in Guy che non si fa mancare occasione di riprendere la moglie che invece non riesce a vivere senza quella tecnologia. Tutto ciò perché l’autore stesso ha vissuto sia l’età dell’oro della radio che il passaggio progressivo alla televisione. Da qui la sua convinzione che esso fosse un mezzo di distrazione sia dalla lettura che dagli altri interessi della vita. Mildred è la personificazione del disprezzo di Ray verso i mass media e cerca di dimostrare quanto possa essere facile diventare dipendenti e farsi influenzare da un mezzo che è capace di controllare le menti e di condizionarne i comportamenti.

Non c’è niente da fare, questo è proprio un bel romanzo e ce ne sarebbero ancora di cose da dire… Quello che ho scritto sopra è solo uno spunto per una lettura un po’ più consapevole degli argomenti che vengono trattati, comunque ci si può documentare anche alla fine, come ho fatto io.
Credo che sia consigliabile dare una lettura ad un “1984” di Orwell, sia prima che dopo di “Fahrenheit 451”, più o meno sono sulla stessa lunghezza d’onda con la differenza nel finale, nel primo molto più catastrofico. Comunque il tema principale è la censura delle informazioni ad opera di governi che fingono di volere il bene dei cittadini quando in realtà vogliono solo avere il controllo sulle loro vite e sulle loro menti, senza lasciare la libertà di scelta e di pensiero. Un tema a mio parere molto interessante e molto gettonato tra gli autori di libri fantascientifici ma visto sempre in maniera diversa e sotto aspetti diversi.
Appena mi è stata chiara la situazione di base, Guy mi ha dato fin da subito la speranza di una svolta positiva ad una situazione a mio parere “soffocante” e improponibile mentre Mildred mi ha suscitato antipatia fin dal primo momento.
Mi incammino verso la conclusione per non dilungarmi ulteriormente:
credo che sia chiaro che mi è piaciuto molto questo libro e mi sembrano chiare anche le tematiche che tratta. Forse l’unica pecca è il finale che proprio nell’ultimissima parte diventa un pochino noioso rispetto a tutto il resto, però ci sta perché di tensione se ne sente abbastanza da metà romanzo in poi quindi… Bei personaggi, scorre molto bene ed è avvincente.
Consigliato assolutamente per chi ama il genere, ma in generale lo consiglio a tutti.
Buona lettura.

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"1984" di Orwell,per la tematica trattata;
un film che è sullo stesso tema (governo McCarthy) è "Barton Fink" dei fratelli Coen.

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Valerio91 Opinione inserita da Valerio91    19 Luglio, 2014
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Everything burns

I libri, l'informazione, la cultura, sono al bando. Di conseguenza sono bandite le riflessioni, il pensiero, la mente. Gli uomini sono dei gusci vuoti. "Se non rifletti, se non ti soffermi sui problemi, se li ignori, non puoi essere che felice! Divertiti! Puoi avere 4 pareti TV, un'esperienza interattiva unica! Di cos'altro puoi aver bisogno?", sembra dire la società distopica di Fahrenheit 451. I "protettori dell'uomo dalla cultura" sono i militi del fuoco, una sorta di pompieri che invece di spegnere gli incendi, sono pagati per appiccarli. Distruttori dei libri, quindi distruttori della mente. Guy Montag, il protagonista, è uno di loro. Ma il fuoco che adopera per bruciare i libri, presto gli arderà dentro, acceso da Clarisse, ragazzina riflessiva ed aperta al mondo, come più nessuno in quella società dove ognuno pensa a sè stesso e nulla più. Lo svago senza sosta, imposto dalla società, dovrebbe rendere felice Montag. Ma lui è infelice. Il fuoco interiore ormai lo consuma e lo travolge. Perché ogni giorno deve affidare al fuoco quelle pagine? Perché tante persone sono disposte a bruciare con esse? Gli avevano sempre detto che i libri non contengono nulla fuorché sciocchezze! Tutto questo lo divorerà, portandolo ad andare incontro a tutta la sua vita, sua moglie, il suo lavoro, e contro ciò che egli stesso era stato fino ad allora. I libri ci aprono gli occhi sulla realtà, per questo la società vuole distruggerli. Essa ha bisogno di persone che della realtà non si impiccino, perciò li incita a vivere nello svago, in una felicità che tale non è. I "ribelli" della società, con Montag, sanno che la mente e la cultura prima o poi dovranno diffondersi nuovamente, tornare a nuova vita, ma fino ad allora vivranno nell'ombra con esse. Serberanno dentro di sè un libro, ognuno per sè, in attesa che questi possano tornare a illuminare la vita dell'uomo. E noi? Conserviamo un libro nella mente è nel cuore per salvaguardare il nostro futuro? Sicuramente si, perché ci sono libri che ci ardono dentro con la potenza di mille soli.

"I libri erano soltanto una specie di veicolo, di ricettacolo in cui riponevamo tutte le cose che temevamo di poter dimenticare. Non c'è nulla di magico, nei libri; la magia sta solo in ciò che essi dicono, nel modo in cui hanno cucito le pezze dell'Universo per mettere insieme così un mantello di cui rivestirci."

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1984.
Cronache Marziane.
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Mian88 Opinione inserita da Mian88    16 Mag, 2014
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Mente e cultura

Quando un lettore si appresta a leggere Fahrenheit 451 mai penserebbe di trovarsi dinanzi ad un romanzo scritto nel lontano ’53, la sua attualità è sorprendente. Chiunque, perfino il lettore che non lo ha apprezzato o colui che non ama il filone scientifico, trova in esso elementi di quotidianità e di attualità rendendosi conto che la nostra società sempre più finisce con l’assomigliare a quella descritta da Bradbury.
Un’opera geniale che esalta il sapere e che dimostra che per quanto un regime possa cercare di fermare la cultura e di rendere “pecora” un popolo (“governare un branco di pecore è più facile che governare un branco di leoni”), questa resiste inarrestabilmente. Non solo, Fahrenheit 451 va ben oltre all’essere una mera e semplice esaltazione dell’erudizione, questo ci porta a comprendere quanto i meccanismi della mente siano essenziali per “aprire gli occhi”, per essere consapevoli e non schiavi delle briglie di un sistema.
E così Montag da incendiario si ritrova ad essere un ricercato. Il suo compito non sarebbe altro che quello di bruciare alla temperatura di Fahrenheit 451, ma come può dar fuoco ad un qualcosa senza comprenderne la ragione? Perché il sistema ha così timore del sapere, perché i “libri” sono così pericolosi? Qual è la vera giustificazione a tutto “quel bruciare”? Il meccanismo della riflessione si insinua minaccioso nella sua mente fino a portarlo a maturare la consapevolezza che la conoscenza non va combattuta bensì sfruttata a proprio favore, va protetta. E’ grazie a questa rivelazione che scoprirà se stesso, forse per la prima volta.
Un romanzo significativo, solido e curato nei minimi dettagli. Una di quelle opere che non sono per tutti ma che veramente andrebbero lette. Uno dei regali migliori che mi siano mai stati fatti.

Un estratto:

«Non sono i libri che vi mancano, ma alcune delle cose che un tempo erano nei libri. Le stesse cose potrebbero essere diffuse e proiettate da radio e televisori. Ma ciò non avviene. No, no, non sono affatto i libri le cose che andate cercando. Prendetele dove ancora potete trovarle, in vecchi dischi, in vecchi film e nei vecchi amici; cercatele nella natura e cercatele soprattutto in voi stesso.»


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cerqua93 Opinione inserita da cerqua93    27 Ottobre, 2013
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NON POSSIAMO FARE NULLA, NOI RICORDIAMO

veloce e scorrevole. ambientato in un futuro, non troppo lontano, dove i rapporti umani e gli ideali valgono quanto qualche secondo pubblicitario; proprio qui Bradbury scegli di ambientare il suo racconto. interessantissimo il fatto che scritto nel lontano 1953 rimane attualissimo e coinvolgente, proprio perché la nostra società sembra prendere la direzione dell'inimmaginabile mondo inventato dallo scrittore. il protagonista scopre se stesso, un tormentoso viaggio, dove dovrà rinunciare a tutto e a tutti, perfino a sua moglie, ormai vittima del sistema.
La mente apre le porte della verità ai suoi occhi è questo il messaggio dell'autore.
Una fuga senza speranza, un'avventura eccitante piena di paure, ma fahrenheit non è solo questo...
Il protagonista si riscopre parte di qualcosa di più grande, ma soprattutto scopre di non essere da solo. l'uscire da perdente da una società lo conduce ad una vittoria morale mai appagata in tutta la sua vita.
Ray bradbury non regala soltanto un'intenso viaggio in un mondo futuristico ma lascia lo scrittore con grandi messaggi morali.

Ho dato 4 stelle allo stile perché le descrizioni su le macchine futuristiche robotizzate in alcuni punti potevano essere fuorvianti e di non facile comprensione...

Un libro sicuramente da leggere, rileggere e consigliare ad amici. un libro da tenere sempre vicino, pronto ad essere riaperto per inebriarsi nuovamente delle parole dell'autore.

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La forza morale raccolta in questo libro mi spinge a consigliarvi "Le piccole virtù - Natalia Ginzburg"
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controluce Opinione inserita da controluce    12 Settembre, 2013
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ACCENDERE IL FUOCO DELLA CULTURA

Guy Montag si alza ogni mattina, infila la divisa e gli stivali e va al lavoro. Arrivato in caserma imbraccia un lanciafiamme e appicca incendi nelle case delle persone … Quali deplorevoli crimini hanno commesso queste persone? Sono in possesso di libri! Assurdo, penserete …

Un libro dove i pompieri non spengono gli incendi ma appiccano il fuoco, ambientato in un futuro non ben definito, un futuro piatto, scialbo, tecnologicamente avanzato e culturalmente arretrato.
Nel corso della storia, fin dall’antichità, molte civiltà hanno proibito la lettura e il possesso di libri. La Chiesa li ha proibiti, fatti bruciare. Il fascismo, il nazismo e il comunismo li hanno proibiti. A quale scopo? La distruzione della cultura e con essa della libertà di pensiero, della diffusione di idee e dell’espressione delle opinioni è lo strumento con il quale, chi è al potere, mantiene il controllo totale.

All’interno di questo totalitarismo fantascientifico (?) prende forma il romanzo di Bradbury. I personaggi sono molto particolari, il protagonista sopracitato Montag appunto, sarà accompagnato in questa storia da alcune figure controverse come la moglie Mildred, il capo Beatty, il vecchio Faber, tutti caratterizzati e rappresentanti di stati d’animo precisi.
Se dopo alcune pagine avrete dubbi sulla scelta che avete fatto nel cominciare il libro, non sfiduciatevi, tutto sarà chiaro andando avanti. Il linguaggio di Bradbury è particolare, visionario, a momenti davvero molto astratto, poi giù diretto, cruento e tangibile più che mai.

È una storia di ribellione, di sofferenza, di magia quasi. Bella senza nessun dubbio, bella senza entusiasmare. Non per tutti però, un libro diverso.

Buona lettura, incendiari.

Controluce

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Yoshi Opinione inserita da Yoshi    01 Luglio, 2013
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Spunto per qualche riflessione importante

Gli incendiari, che con il loro cherosene assaltano le case che contengono librerie segrete e internano i proprietari.
I libri sono proibiti!
Leggere è male!
Il fuoco è bene perché non è solo distruzione ma è anche rinascita, come la fenice.
Montag però è diverso, un incontro e qualcosa cambia in lui.
La rivoluzione più significativa è quella che parte dalla nostra anima e solo così l'intenzione sarà forte e salda.

Sinceramente non avevo pretese ne pregiudizi in merito, sapevo che era uno di quei libri che almeno una volta nella propria vita bisogna leggere, e sono felice di aver fatto questa scoperta.
Non mi ero documentata (come hanno consigliato altri prima di me) quindi per me la trama, il periodo storico e il messaggio che voleva dare, erano un po una incognita.
Ma nonostante questo mi è piaciuto moltissimo.
La scrittura non è così immediata, l'uso di metafore ricercate ed elaborate rendono la lettura poco scorrevole soprattutto all'inizio quando una persona apre il libro e non sa cosa aspettarsi.
Ma una volta accomodati dentro la storia tutto diventa familiare, i luoghi e le persone, la falsa felicità e la sotterranea tristezza.
Si viene catapultati in un mondo non molto diverso da come siamo ora, con questa tecnologia sovrastante, gli stereotipi da seguire, lasciarsi andare alla corrente, la paura di restare soli, il terrore per il silenzio e la mancanza di scambi personali, la falsa vicinanza con le persone ma un enorme senso di pericolo e diffidenza.
I libri sono esclusi dalla vita di queste persone perché la società, ci vuole anestetizzati e incapaci di pensare. Una persona che va contro corrente è un elemento di disturbo perché può svegliare gli altri dal torpore e a questo punto la massa diventa ingestibile.
Ognuno con i propri sogni, ognuno con le proprie caratteristiche, ognuno con le proprie idee e preferenze. No, questo non va bene, sono troppe cose che vano tenute sotto controllo, è meglio uniformare, è meglio eliminare tutte le strade e tenerne una facendo credere a tutti che sia la strada migliore in assoluto.
La guerra incombe, la tecnologia regna ma noi siamo troppo addormentati per accorgerci di ciò che sta accadendo, e siamo tenuti a bada da immagini e input che ci fanno credere che tutto va bene mentre qualcosa, sotto il primo strato pelle, è pronto a farsi strada e farci ammalare senza che noi ce ne rendiamo conto.
La storia è attuale, tagliente e veloce. Il messaggio è profondo e spunto di riflessione.
Credo di aver appena scoperto un altri di quei libri che non possono più mancare nella mia libreria e che mi sa, regalerò a mia volta.


P.s.: Grazie Nadia!!!!!!!

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piccicuia Opinione inserita da piccicuia    30 Giugno, 2013
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I'M NOT WONDER WOMAN, SORRY

Mai una vicenda più attuale di quella di Fahrenheit 451, seppur ambientata in un ipotetico futuro e per giunta ricca di un'enorme tonalità di fantascienza.. e pure così dannatamente reale!!
La presenza di Internet ci ha regalato rapidità ed efficienza, ma ha provocato anche la così tanto agognata crisi del libro!
Oggi le librerie chiudono, le persone non comprano libri un pò perchè li possono trovare in formato ebook e quindi per risparmiare (giustamente!) e un pò perchè non amano la lettura..
Ma dico no? Cosa costa perdere un paio d'ore per la lettura invece che spenderle davanti alla tv che non socializza affatto!?? E ci fa portare, anzi, a interiorizzare tutti quei stereotipi e pregiudizi!?
Volete sapere come la penso? E' uno schifo!

In questo ipotetico futuro c'è infatti un uso massiccio della censura e della TV.
La censura per quanto riguarda i libri (appunto!) che sono banditi, considerati illegali. Perchè? Perchè rivelano "i pori sulla faccia della vita".
Mentre la TV, in mano alla società, ci fa annullare il senso critico, non ci permette di pensare. E ci porta alla felicità. Sì, quella apparente!
Se qualcuno ha un libro nascosto da qualche parte, c'è un apposito corpo dei vigili del fuoco che ha il compito di farlo divenire cenere.
Montag (il protagonista) è un pompiere incendiario che all'inizio del libro è orgoglioso del suo lavoro, ma grazie all'intervento di Clarisse (una diciassettenne, vicina di casa), comprende che nella sua vita c'è qualcosa di profondamente sbagliato!
Così inzia a leggere quei libri che una volta avrebbe bruciato senza alcuna esitazione, ma ahimè qualcosa va storto e la colpa è unicamente di quella società distopica in ci vive!
Ma questo dovrete scoprirlo da voi..

Veniamo al presente: Leggendo questo romanzo non si può non pensare alla vita che si conduce. io ad esempio, molto spesso compro ebook per mancanza di soldi. A volte non ci faccio neppure caso a questa mia nuova abitudine, ma a volte penso che la mia azione comporta meno lavoro a librerie (luoghi di aggregazione dove si tramanda il passato), comporta meno creatività da parte mia e soprattutto non c'è l'odore profumato e unico del libro!
Ok, i Montag di adesso non avranno il coraggio di fare ciò che ha fatto lui. I Montag di adesso per salvare i libri, non useranno la mente, ma il computer (ancora una volta)...
E se questo è giusto, io sono Wonder Woman!
E vi svelo che non ho nè i suoi poteri nè il suo fisico..
Da: ragazza delusa, amareggiata e particolarmente stizzita, è TUTTO!

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Nadiezda Opinione inserita da Nadiezda    11 Dicembre, 2012
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Gli anni della fenice

Di solito non leggo molto volentieri i libri di fantascienza, ma per questo ho fatto un’eccezione.
La storia è ambientata in un ipotetico futuro, ma non viene indicato un anno o un periodo preciso.

L’autore attraverso le sue parole ci porta in un mondo senza cultura, un mondo senza libri, un mondo dove l’unico pensiero è quello di avere qualche parete tv in più, un mondo dove i possessori di libri vengono bruciati.
In questo strano mondo i pompieri non servono più perché le case sono state costruite con materiali ignifughi.
In questo mondo i pompieri stessi appiccano il fuoco, bruciano tutti i libri ed i possessori di quest’ultimi.

Ho provato ad immedesimarmi nella storia e mi sa proprio che pure io sarei finita in qualche rogo. Non riuscirei a staccarmi da tutti i miei volumi, a stare senza leggere ed a farmi rimbambire dalla televisione.

In questa storia anche il titolo ha un suo perché, “Fahrenheit 451” è riferito alla temperatura di autocombustione della carta ed i 451 gradi Fahrenheit corrispondono a 232,78 gradi Celsius.

La scrittura è molto coinvolgente e tutti i fatti narrati si svolgono nel giro di tre o quattro settimane.
Lo scrittore riesce a tenere incollato il lettore anche se alcune parti le ho trovate un po’ noiose perché alcune scene di azione venivano interrotte da interminabili discorsi che spiegavano il funzionamento di questa strampalata società.

Passiamo alla trama del libro.

Il protagonista è Guy Montag, uno dei pompieri professionisti o meglio, uno degli incendiari professionisti.
In questa strana società l’unico mezzo di comunicazione è la televisione. I libri sono proibiti e chi ne possiede viene bruciato insieme a loro.
Una sera Guy conoscerà Clarisse, una stravagante ragazzina che in un certo senso gli farà aprire gli occhi.
Guy verrà assalito da dubbi e si chiederà se quello che sta facendo sia davvero la cosa giusta.
Scatterà in lui un meccanismo inverso che gli farà fare cose mai pensate prima. Tutto ciò gli cambierà la vita.

Che altro dire? È un libro che voglio consigliare a tutti. Si tratta di una storia pazzesca che fa riflettere moltissimo sull’importanza e sull’influenza che hanno su di noi i libri.

Buona lettura!

“Tu non sei nulla. Un giorno, il fardello che ognuno di noi deve portare può riuscire utile a qualcuno.”

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peucezia Opinione inserita da peucezia    01 Aprile, 2012
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Un libro profetico

Il romanzo dello scrittore americano Bradbury ha molti punti in comune con 1984 il capolavoro distopico dell'inglese George Orwell: ambedue guardano al futuro con un occhio al presente e al passato.
Bradbury rimarca la notte dei lunghi coltelli in Germania con la messa al rogo di tutti i libri non conformi al credo nazista e estende la cosa a tutti i libri mai scritti. Orwell mette tra gli slogan del partito al potere : Ignoranza è forza. Bradbury, scrivendo il suo romanzo nei primi anni Cinquanta ha presente più di orwell quanto devastante e invasivo possa essere il potere della televisione già abbastanza popolare all'epoca negli Stati Uniti e cerca di avvisare il suo prossimo a maneggiarla con cura perché il mezzo si profila come un Great Persuader.
Associato al romanzo di Orwell Fahrenheit 451 è il più bell'esempio della manipolazione di massa a opera non solo della politica e quindi di un'oligarchia ma dei media e del potere economico.
Attualissimo e profetico, andrebbe letto e ripensato per evitare che l'umanità sprofondi ancora di più nell'uniformità della bruttura spirituale.

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leggere libri Opinione inserita da leggere libri    28 Marzo, 2012
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Fahrenheit 451

L’orrore per una vita senza cultura.
Bradbury ha usato la fantascienza per descrivere l’incubo di una futura civiltà tecnologica, ed è quasi inquietante comprendere quanto si è avvicinato alla nostra attuale realtà. Descrive un mondo dove la legge impone di bruciare ogni libro esistente e dove lo stimolo dell’informazione televisiva schiavizza il pensiero degli uomini, rendendoli privi di libertà di pensiero. Ma non manca anche di farci capire che le migliori armi contro i soprusi sono l’intelligenza e la cultura e che ogni forma di dittatura altro non fa che coltivare l’ignoranza delle persone.
Insieme a “1984”, uno dei libri più belli che ho letto.
Sono sicura che prima o poi lo rileggerò.

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Viandante Opinione inserita da Viandante    12 Febbraio, 2012
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il pensiero rende liberi

pensare, riflettere, imparare, conoscere, tutto ciò rende liberi e, secondo me, questo libro è la piena affermazione di tutto ciò.
in un mondo in cui non ci si rende conto di essere schiavi, di essere tenuti al gunzaglio dai subdoli mezzi di comunicazione di massa (terrificante la scena in cui la moglie di Montag chiama "parenti" le immagini che proietta la parete-televisore) leggere un libro è proibito, perchè scatenerebbe la la riflessione e, quindi, la critica, di un sistema subdolo e controllatore, che da l'illusione di essere felici. la storia, dopotutto, inizia proprio così. con Montag che si rende conto di non essere felice.
un libro che fa riflettere tanto sul potere dell'opinione, del pensiero, della conoscenza, della riflessione su noi stessi e sul mondo che ci circonda e che, quindi, ti rende libero!

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DanySanny Opinione inserita da DanySanny    01 Febbraio, 2012
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Fahrenheit 451

Qualche giorno fa, su un noto quotidiano, ho letto dell'invenzione di una televisione talmente sottile da poter essere attaccata alle pareti e ricoprirle, proprio come un quadro. Sotto l'articolo vi era l'immagine di numerosissime persone che la guardavano rapiti. E' stato come un lampo, improvviso e inquietante. Sì, perchè quella foto sembrava la concretizzaione di ciò che succedeva nel libro. Ho pensato "Se solo le persone leggessero Fahrenheit 451...".

Questo libro va letto, perchè non è un semplice romanzo, anzi. Fahrenheit 451 è l'affresco più crudo della società attuale, scritto da un genio che ha saputo indagare la società, prevedendola e raccontandocela spietatamente. Vero, il libro inizia lento (ma molto meno di tanti altri), appare surreale, onirico, incredibile. Si pensa "che catastrofista, che esagerazione, non sarà mai realtà". Questo perchè tutti siamo portati a nascondere i difetti dell'umanità, a giustificarli per non sentirci colpevoli. Ma chiudendo gli occhi saremmo irresponsabili, ed è proprio ciò che sta accadendo. Proseguendo con la lettura, infatti, ci si sente disarmati, impotenti, paralizzati dalla triste certezza che la storia del romanzo è già realtà. Fa male continuare, ma è necessario, imprescindibile. Man mano che si procede, il surreale diviene realtà, per poi divenire un' inquietante denuncia. Perchè se scompaiono i libri, scompaiono le basi della nostra società. Diventiamo schiavi, burattini interessati soltanto alla "Famiglia" (estrema degradazione di una delle reltà più solide della nostra società) e privi di qualsiasi capacità di critica. Resta però la speranza, senza la quale non si può né sopravvivere, né cambiare. Bisogna andare avanti verso nuovi orizzonti e non farsi cogliere dalla disperazione. Perchè in fondo l'uomo è consapevole dei suoi errori, e con la volontà li può correggere. Siamo solidali, sempre pronti a ripartire, ma l'obiettivo non DEVE essere ricostruire la società (e la cultura), bensì svilupparla ed accrescerla.
Fahrenheit 451, che temperatura inquietante, la temperatura a cui brucia la carta. Non vorrei mai più osservare, la forza di questi 451°F. Per fortuna l'uomo è capace di porsi domande (è proprio per la domanda "E' vero che in un lontano passato, i pompieri non accendevano il fuoco, ma lo spegnevano?" che Montang inizia ad indigare e leggere nonché dubitare): saranno le domande a salvare la nostra società, non le risposte, perché queste sono pura ingordigia. Faherenheith 451 è il mio primo romanzo distopico, ma certamente non sarà l'ultimo.

(Non mi sono dilungato sulla trama, ma quale importanza hanno la fabula e l'intreccio, quando si parla di un romanzo che trova nei fatti un pretesto per denunciare il progresso imperante e la degradazione morale-culturale?)

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Fò Opinione inserita da Fò    04 Dicembre, 2011
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Pensare è male. Leggere è male.

"E' vero che in un lontano passato, i pompieri non accendevano il fuoco, ma..lo spegnevano?" "Certo che no, è solo una leggenda metropolitana."

L'inizio è un po' lento forse, ma serve per farci "ambientare" nel nuovo mondo che poco ha a che vedere col nostro (o forse ha a che vedere più di quanto crediamo?) e a farcene capire mano mano le regole.
In questa realtà in cui i libri sono assolutamente proibiti, e il loro possesso è severamente punito, gli "incendiari" (ovvero i nostri pompieri) si occupano di distruggere ogni forma di pensiero scritto rinvenuto nelle case dei cittadini. Senza pietà. I cittadini stessi trovati in possesso di queste OPERE DEMONIACHE piene di stupidagini, vengono immediatamente deportati in luoghi non bene precisati.
L'obbiettivo qual è? Abituare la gente a pensare sempre meno. Il meno possibile, il minimo indispensabile. E hanno pensato a tutto. Non solo non circolano più libri, addirittura non ci sono neanche più i balconi sulle case, perchè la gente aveva la cattiva abitudine di sedersi li nelle serate estive e chiaccherare.. dunque pensare. Il massimo che hanno lasciato sono le carte da gioco, perchè richiedono concentrazione, e le automobili cosi veloci che difficilmente mentre si guida si può spaziare con la mente ad altri pensieri. Durante la giornata la gente è drogata dagli enormi schermi televisivi, da cui bercia la cosiddetta "famiglia".
Il protagonista è un uomo che mai si è poste domande, mai ha "sgarrato" dalle regole; ma quando un giorno incontra una ragazza, così diversa dagli altri, si insinua in lui il tarlo di una domanda. "Tutto questo è giusto?" Ciò che Montag si chiede è cos'hanno di così importante i libri da far paura ai potenti; e perchè una donna ha deciso di morire bruciata nella sua casa pur di non abbandonare i suoi libri, pur di non vivere senza. Insomma, ci dev'essere qualcosa di speciale in questi ammassi di parole scritte.

La cosa che mi è rimasta più impressa è che a un certo punto Montag si trova a dover decidere quale libro salvare, probabilmente l'ultimo libro sulla faccia della Terra.. Non vi dico che libro salva :D
Però mi sono chiesta quale salverei io, e la scelta cavolo è troppo ardua! Voi che dite?

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1984 di Orwell
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fioredimarte Opinione inserita da fioredimarte    14 Mag, 2011
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Da rileggere

Accostarlo a Orwell è troppo, ma questo senso strano di preveggenza lascia un po' storditi.
il libro inizia quasi lentamente, per poi aumentare il ritmo e l'incessante senso di apprensione che si ha durante la lettura.
ti sembra quasi di sentire l'odore acre del fumo, l'evanescenza di questi schermi nelle case, il sudore freddo nell'apprendere cio' che sta' accadendo e di cui il protagonista era partecipe. il gelo della propria vita vissuta fino ad allora, e poi l'ansia del voler conoscere, la fuga, il ritrovarsi, la condivisione di cio' che è fondamentale...
un libro che non è facile, da rileggere perchè sai già la trama ma dentro le parole bisogna soffermarsi. e questo lo si fa alla seconda lettura. prima, è una corsa fra le righe che ci mettono ansia, dopo è scoperta

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Lady Libro Opinione inserita da Lady Libro    15 Aprile, 2011
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Un ottimo libro

Mi è piaciuto moltissimo. E'una storia che fa veramente riflettere su come potrebbe essere il mondo che conosciamo nel futuro se continuiamo a farci sopraffare dalla tecnologia, è coinvolgente e intrigante, oserei dire quasi realistico e ricco di preveggenza. Purtroppo oggi pochi leggono e la tecnologia ha conquistato e rivoluzionato fin troppo (sia nel bene che nel male) il mondo. Che Ray Bradbury abbia avuto una visione riguardo il futuro del mondo? Che la sua fantascienza della sua immaginazione diventi un giorno realtà? L'unica cosa veramente certa è che questo romanzo è un autentico e intramontabile capolavoro della letteratura.

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andrea70 Opinione inserita da andrea70    19 Ottobre, 2010
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Poesia

Quando un libro che 60 anni fa sembrava parlare di Fantascienza diventa , oggi, realtà, allora siamo di fronte all'opera di un genio, di un talento visionario ma non solo, di uno scrittore capace di leggere nel cuore e nella mente delle persone e della società e di intuire verso quale domani si sta muovendo.
Tante scene descritte nel libro trovano riscontro nella nostra quotidianità (schermi enormi, cuffie che isolano dal mondo...) ma soprattutto l'alienazione dell'individuo, il suo progressivo isolamento in una non realtà artificiosa ed artificiale sono fenomeni sempre più diffusi.
Splendidi i momenti in cui i personaggi si passano il sapere dei libri come un valore da salvare ad ogni costo perchè la cultura, la storia, quello che siamo stati ci aiutino a comprendere quello che siamo . Un libro bellissimo , non è fantascienza, ma la nostra storia e un severo monito per il nostro futuro. Se è vero, come ha scritto qualcuno, che i poeti sono gli unici ad avere la sensibilità di comprendere e leggere il futuro, allora Bradbury è un poeta e questo libro è poesia.

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Tristan Opinione inserita da Tristan    23 Luglio, 2010
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Bradbury: il moderno Nostradamus

Ho finito di leggere questo libro ora: vige l'anno 2010.
Il libro è stato scritto nel 1951.
A parer mio Bradbury può essere paragonato a Nostradamus. Una visione impressionante per veridicità. Guerra lampo, media che ci bombardano e ci sciolgono per poi riplasmarci in forme tutte identiche e con idee tutte identiche, soppressione delle diversità, la cultura vista come minaccia e tanti altri temi incredibilmente di attualità.
Un romanzo davvero incredibile.
Dopo aver letto questo libro, pensare al Grande Fratello e ad altri inutili reality, ai tagli all'istruzione e ai ricercatori, ai tg filopolitici che danno notizie "carine" e trattano temi caldi superficialmente e a tanto altro ci farà capire tutta la sua attualità e dove può andare a finire per davvero il mondo..

C'è da riflettere molto!

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consigliato a chi non ha letto ancora nulla, poiché capirà quanto è importante un libro e quanta cultura vi può essere in esso.
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