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Fatherland
 
Fatherland 2024-01-05 10:13:09 La Lettrice Raffinata
Voto medio 
 
3.0
Stile 
 
4.0
Contenuto 
 
2.0
Piacevolezza 
 
3.0
La Lettrice Raffinata Opinione inserita da La Lettrice Raffinata    05 Gennaio, 2024
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In cui Stephen King non avrebbe scritto "22.11.63"

Il lato positivo di pescare dei titoli in modo casuale dalla propria TBR è senza dubbio quello di dare finalmente una possibilità a delle storie che si ha un po' dimenticato; sull'altro piatto della bilancia, bisogna considerare il rischio di incappare in un romanzo diverso rispetto alla vaga impressione che se ne ha. Personalmente, ricordo di aver acquistato "Fatherland" all'usato diversi anni fa attirata soprattutto dalla particolare ambientazione ucronica; quando mi sono infine decisa ad iniziare la lettura ho realizzato che purtroppo quello non sarebbe stato l'elemento principale nella storia.

Qualche parola sul contesto fantastorico va comunque spesa: ci troviamo a Berlino in una versione alternativa del 1964, nella fattispecie una versione in cui Adolf Hitler è ancora al potere e l'intera Europa è sotto il controllo diretto o meno del Terzo Reich, mentre i suoi nemici storici si sono dovuti arrendere o accettare la pace. A dispetto dell'insolito setting la storia parte come il più classico dei noir, con il tipico investigatore -nel caso in questione, Xavier "Zavi" March della Kripo- divorziato e stacanovista impegnato a far luce su un decesso sospetto. Questi due elementi si scontrano quando il protagonista realizza che dietro la presunta morte accidentale ci potrebbero essere degli individui collegati al partito nazionalsocialista.

Nonostante non venga sfruttata quanto mi sarei aspettata, l'ambientazione rimane uno degli aspetti migliori di questa lettura: è stato un interessante esperimento mentale scoprire una situazione geopolitica da un lato molto diversa da quella reale (ad esempio, qui la Guerra Fredda vede la Germania contrapporsi agli Stati Uniti), dall'altro con degli elementi in comune, come l'Unione Europea che è presente ma si rivela un'istituzione fantoccio dei nazisti per controllare meglio gli altri Paesi europei.

Sento di poter promuovere poi tranquillamente la prosa di Harris -che non avrà particolari guizzi, ma ha una buona resa specie nei dialoghi- e l'intreccio del giallo, capace di catturare l'attenzione del lettore. Per quanto sia prevedibile, anche il finale contribuisce a portare questo romanzo alla sufficienza; l'ho apprezzato per la coerenza ed il coraggio di non scadere in un lieto fine forzato.

Purtroppo i pregi per me terminano qui: quando ho cominciato la lettura mi aspettavo davvero di individuare molti più elementi positivi, ma anche nei punti di forza ci sono lati meno riusciti. Prendo ad esempio il world building immaginato dal caro Robert, che viene appesantivo sia da una gran quantità di spiegazioni fin troppo prolisse e piazzate nei momenti meno opportuni, sia da una dubbia utilità ai fini della storia raccontata: la stessa vicenda avrebbe potuto tranquillamente avere come ambientazione la Germania reale dei primi anni Quaranta. Questo porta un senso di frustrazione, perché si ha investito parecchio tempo per conoscere un mondo quasi inedito senza che fosse in fin dei conti indispensabile.

La caratterizzazione è un altro punto debole a mio avviso, perché March si dimostra il tipico protagonista di una narrazione mystery noir nella storia personale e nel comportamento; vista la premessa, ero convinta si sarebbe rimostrato un personaggio grigio e sfaccettato invece non ha neanche mezzo tentennamento. Devo ammettere di non aver capito neppure cosa lo renda tanto speciale: dal mio punto di vista la storia della foto ritrovata non è sufficiente per stravolgere completamente la visione del mondo di un individuo cresciuto in una società così indottrinata, come viene dimostrato tra l'altro anche dei comportamenti degli altri personaggi più avanti nella storia.

Infine, con il rischio di sembrare una volta in più l'antiromantica per eccellenza, devo bocciare anche la parentesi romance. Non solo penso sia priva di basi concrete, ma anche nello sviluppo della relazione ho avuto l'impressione mancassero dei passaggi; cercando di evitare spoiler, menziono la scena dell'incubo che proprio non ho capito cosa dovesse trasmettere, o quali conseguenze abbia avuto per i personaggi. Quando poi l'interesse amoroso di March gli confida un certo dettaglio sulla sua precedente relazione diventa chiara (e preoccupante!) una sua debolezza verso le dinamiche di potere sbilanciate, che ovviamente il testo non individua come tale.

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