The Giver. Il Donatore The Giver. Il Donatore

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fraghi88 Opinione inserita da fraghi88    11 Luglio, 2015
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Un libro distopico da segnalare

RECENSIONE

A partire dal presupposto che non sono una patita dei distopici, mi sono avvicinata a questa saga con la curiosità nata attraverso la lettura di tanti giudizi positivi e per quanto questo romanzo faccia parlare molto bene di sé.
Adesso con la recente trasposizione cinematografica, il mio interesse si è acceso ancora di più, così ho deciso di iniziare a misurarmi in questo genere di letture.
A differenza di molti altri generi che amo, posso dire che ho letteralmente divorato questo libro e non ho impiegato neanche una settimana a leggerlo!
Dentro a questa trama ho trovato tanti generi: urban fantasy, young adult e distopico.
Ora finalmente ho compreso il motivo del suo successo e quanto la sua forma distopica si differenzi da tutti gli altri distopici usciti di recente.
Credo fermamente che abbiano voluto in qualche modo uguagliarsi alla penna di Lowry, ma penso proprio sia impossibile per gli scrittori passati e per quelli che verranno.
Nella storia ci sono pochi personaggi ma ben trattati, che fanno mettere in luce, come è giusto che sia, il protagonista del primo capitolo di questa saga.
Jonas, un Undici che aspetta con trepidante ansia e preoccupazione l’arrivo della cerimonia annuale di Dicembre.
Il Comitato degli Anziani designerà i nuovi Dodici associando a ciascuno di loro un ruolo adatto e fondamentale nella Comunità.
Una Comunità dove ciascuna Unità familiare è composta da Mamma, Papà e un maschio e una femmina, che con il tempo verranno loro assegnati come Figli.
Una Società davvero singolare, dove tutti devono seguire regole ferree, conformi al regolamento di un’Uniformità,la quale deve essere sempre rispettata.
Qualora non lo fosse, ci saranno dovute punizioni, fra cui come per i casi più gravi, quella del Congedo.
Ogni persona congedata dovrà essere espulsa dalla Comunità e verrà mandata verso un Altrove ignoto.
Altrove appare un mondo lontano e curioso, ma del quale nessuno nella società di Jonas parla volentieri.
Per questo il protagonista, dopo essere stato designato come Accoglitore di Memorie durante la cerimonia, dovrà vedersela con una nuova consapevolezza di vita, riuscendo a scoprire attraverso l’aiuto del Donatore la parte oscura della Comunità in cui ha sempre vissuto, ma che non ha mai conosciuto veramente.
Jonas dovrà vedersela anche con le nuove emozioni che la pubertà gli fa scoprire, ma la Comunità non le permetterà neanche di poter godere della più piccola sensazione che la sua età gli regala, perché dovrà assumere come tutti gli altri una pillola per far tacere il corso naturale dei suoi ormoni.
Ho trovato veramente emozionante e profondo lo scambio delle memorie dal Donatore a Jonas, ed è qui che il vero sentimento della storia nasce e cresce al fianco del protagonista.
Non voglio ovviamente svelare troppo della storia, per chi non l’avesse ancora letta, ma soltanto leggendo essa fino alla fine, si può capire quanto ci sia molto più amore, e parlo di amore esistenziale, in questo libro che in qualsiasi altra storia d’amore.
In fondo, ne esistono fin troppi di libri che parlano di amore fra due persone, e su questo primo libro della saga, non vi aspettate un rapporto sentimentale fra due adolescenti o cose del genere, ma la vera autenticità di una storia che nella sua fantasiosa distopia riesce ad immetterci nella realtà di tutti i giorni, molto di più rispetto ad altri romanzi reali.
Un romanzo che con la sua verità raccontata è stato visto quasi come un libro scandalo per aver trattato molti temi difficili e quasi proibiti, ma è proprio questo che lo rende speciale e unico.
Mi è piaciuta molto anche la prefazione, perché prima di immergersi nella storia vera e propria, è importante leggerla, visto che introduce in maniera ottima la tematica del libro, scoprendo quanto veramente ognuno di noi appartenga anche soltanto per un attimo a questo romanzo.
Conferisco alla lettura quattro stelline e mezzo e non cinque, perché sono curiosa di sapere come prosegue la saga.
Un libro commovente e istruttivo, perché apre gli occhi sul mondo che ci circonda, ma ci imprime il cuore di una speranza, quella di poter trovare un giorno il nostro Altrove.

Francesca Ghiribelli.

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»мσяgαиα« Opinione inserita da »мσяgαиα«    31 Marzo, 2015
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Il primo (e angosciante) distopico

In questi ultimi anni ho letto diversi distopici per ragazzi e ya, eppure nessun mondo futuro mi è mai parso così angosciante come questo. Pur riconoscendo tutti gli aspetti negativi delle società che troviamo in Hunger Games, Divergent, Matched e Maze Runner, credo che quella creata dalla Lowry sia un qualcosa di spaventoso. Tutto predeterminato, la sentenza di congedo che pende sulla testa di tutti come una spada di Damocle pronta a cadere.. e quando cade, tutto avviene in un modo meccanico, privo di rispetto per la vita in sé. Non nego di essere rimasta sconvolta negli ultimi capitoli e nemmeno mi vergogno di dire che avrei fatto volare il libro attraverso la stanza da quanto ero arrabbiata. Rabbia, proprio come quella che prova Jonas e che lo fa decidere di prendere una posizione, di prendere in mano le redini di una vita che dipende da lui.

Un romanzo che si legge in fretta, grazie allo stile privo di fronzoli e diretto, e che lascia alla libera interpretazione del finale. Riflessivo e, almeno per quanto mi riguarda, angosciante che - datemi pure della matta per questo - mi ha fatto sorgere il pensiero "E se una cosa del genere accadesse per davvero?". Se una persona è in grado di pensare ad un futuro del genere.. chi dice che, in un lontano futuro, non ci siano più persone che la penseranno in questi termini arrivando a metterli pure in pratica per un "bene superiore"? Certo, per allora sarò bella che morta, ma ciò non toglie che la cosa mi faccia un certo che. Ad ogni modo, mettendo da parte le mie "paure", non posso dire che non mi sia piaciuto, ma ci sono rimasta davvero molto male per una scena in particolare che non vi dirò (altrimenti vi guastate la lettura) e che non riesco a togliermi dalla testa. Se lo consiglio? Direi di si, ogni lettore ha una propria chiave di lettura per ogni libro e, beh, il mondo è bello proprio perché non tutti ragioniamo allo stesso modo no?

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Christy Unbuonlibro Opinione inserita da Christy Unbuonlibro    18 Dicembre, 2014
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Precursore del genere distopico!

The Giver è il primo libro di una serie che conoscevo ma non avevo mai letto, soltanto dopo aver visto il film mi sono decisa a leggere questo libro.
Le differenze tra film e libro, come sempre, sono tante e molto evidenti. Io ho preferito il libro, perché nel film ci sono concetti che, secondo me, non sono spiegati al meglio.
The Giver racconta una storia per certi versi originale, siamo sempre in presenza di un mondo distopico, dove tutto deve essere perfetto per non ricorrere nuovamente negli errori del passato, ma in questo libro la “perfezione” è data da un mondo piatto, senza sentimenti e senza colore, un mondo dove devi stare attento a come parli e a formulare bene le frasi, un mondo dove non esistono le bugie e dove devi essere unico ma allo stesso tempo uguale. Non possono esistere infatti i gemelli, ma neanche le razze, le differenze economiche, sociali e culturali.
Il protagonista di questa storia è il giovane Jonas, come tutti vive nella sua unità familiare con: una madre, un padre e una sorella. Ma in realtà non sono una vera famiglia, infatti nel mondo di Jonas è
tutto controllato, fin dalla nascita i bambini sono tenuti d'occhio e vengono affidati, appunto, a delle unità familiari dove nessuno ha legami di sangue, ma devono rispettarsi l'un l'altro.
Durante la cerimonia annuale di Dicembre a Jonas, avendo raggiunto l'età di dodici anni, viene assegnata la professione che dovrà svolgere per il resto della vita.
Quello è un giorno speciale per tutti i coetanei del protagonista, ma per lui lo sarà ancor di più, egli infatti si vedrà assegnare una professione che in pochi hanno mai avuto l'onore di intraprendere: Accoglitore di Memorie.
La sua è una professione particolare e unica, ma non può parlare a nessuno di ciò che fa. A guidarlo nel suo cammino vi è il Donatore, ovvero l'accoglitore che lo precede, che dopo avergli insegnato tutto potrà essere congedato.
In pratica Jonas sarà colui che si occuperà di mantenere le memorie, sarà il saggio al quale si richiederanno consigli affinché non si ricada negli errori del passato.
Jonas inizierà così a scoprire un nuovo mondo e un nuovo modo di vedere le cose. Scoprirà pian piano la diversità: dal principio inizierà a vedere i colori, fino ad arrivare a capire cosa sono realmente i sentimenti che per tanto tempo sono stati soppressi nel suo mondo.

Ho apprezzato tanto la storia e il modo di scrivere dell'autrice. Il libro può essere letto in poco tempo, visto il numero ridotto di pagine.

Lois Lowry ha una scrittura molto scorrevole e leggera e si rivolge soprattutto ad un pubblico di lettori più giovani.
Fin da subito abbiamo un quadro abbastanza chiaro sul mondo descritto.
Considerando che questo libro fu scritto nel 1993 (lo so, non ve l'aspettavate), direi che era un libro totalmente innovativo per quel tempo, ma soprattutto trattava argomenti ancora abbastanza “delicati”. Credo che il suo voler scrivere questa storia, sia una sorta di ribellione per tutte le forme di totalitarismo.
The giver quindi non può considerarsi una copia di tutti i libri distopici ultimamente visti nelle librerie, ma direi che può benissimo essere inteso come precursore del genere.
Insomma un libro secondo me che vale la pena leggere! Io cercherò i libri successivi, perché sono davvero curiosa di conoscere come continua la storia di Jonas.

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Mian88 Opinione inserita da Mian88    11 Ottobre, 2014
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Vite senza colori.. Un arcobaleno sbiadito.

Originariamente pubblicato nel non lontano 1993, “The Giver” è la trasposizione in romanzo del sogno di ogni uomo di vivere in una realtà dove tutti i bisogni sono abbondantemente soddisfatti, dove non esistono più guerre, malattie, sofferenze e dove pace e l'armonia vivono governate da ossequiate norme sul rispetto ma anche del suo peggior incubo “l'uniformità”. La società che l'autrice ci descrive è infatti quella di una Comunità “sbiadita” dove tutto è filtrato al punto tale che ogni comportamento già predeterminato fa si che le emozioni subiscano gli effetti più dirompenti di questi schemi imposti risultando “sfibrate” della loro entità, del loro essere. Sono generalizzate, perdono di intensità, di spessore. I colori non esistono. Quando il protagonista chiede ai suoi genitori se si amano o meno la risposta che ottiene è ben lontana da quella che si aspetta: non solo questi non sono in grado di dargli una spiegazione concreta di cosa sia quel sentimento su cui sono interpellati dal giovane, ma lo canzonano per il suo utilizzo di un termine ormai in disuso in quanto troppo generico e pertanto non attinente alla tanto ricercata “precisione del linguaggio”. Un utilizzo spropositato di un nome che da un ragazzo intelligente e ben istruito come Jonas non ci si sarebbe mai aspettato, sembrano sul punto di affermare.
Un tale intransigente schema non può permettersi di lasciar nulla al caso: le famiglie sono assemblate in seguito ad accurate ricerche, solo cioè dopo un'attenta analisi di ogni comportamento ad un uomo può essere destinata la donna atta a compensarlo e viceversa, le pulsioni sono inibite sin dal primo accenno con medicinali idonei a dominarne gli impulsi inducendo gli abitanti della comunità a credere che sia in realtà una forma di automedicazione necessaria per non si sa quale motivo, le professioni lavorative non sono assegnate in base alle proprie attitudini bensì quale conseguenza dell'osservazione che negli anni è stata ricavata sui soggetti predeterminati. Alla cerimonia dei dodici ogni giovane viene chiamato sul palco allestito per l'occasione e viene vestito del suo nuovo ruolo. Da quel giorno parte il suo addestramento per arrivare a ricoprire le vesti a cui è destinato. Jonas ha un futuro diverso rispetto ai suoi coetanei, egli sarà il nuovo “accoglitore delle memorie”, il compito più onorato ma anche, scoprirà il giovane, più doloroso da affrontare.
Lois Lowry ha dato vita ad un'opera sinceramente interessante. Ben bilanciata sin dal suo avvio, “The giver”, scorre tra le dita del lettore in nemmeno una giornata; offrendogli aneddoti di riflessione e di empatia. Ognuno di noi è in grado di sentirsi Jonas ed ha inevitabilmente le sue stesse reazioni dinanzi a situazioni di inevitabile perplessità. Tutto è ovattato ma al tempo stesso non poche crudeltà si celano dietro quei sorrisi e quei colori smunti. L'opera si presenta inoltre nella più semplice ed esaustiva delle brevità. Ma come detto, questo non è un male bensì un tratto differenziante del romanzo che si presenta così immediatamente inquadrabile dal lettore. Le vicende narrate si estrinsecano in un anno di vita, il Jonas che ci viene presentato è un giovane di soli 12 anni eppure la sua intelligenza, la sua prontezza e le sue riflessioni non ci fanno pensare a lui come ad un preadolescente. Anzi. Se non fosse l'autrice a ricordarci la sua età biologica di tanto in tanto non verrebbe mai da pensare al ragazzo come ad un dodicenne, fattore che dimostra che tutti possono leggere quest'opera senza difficoltà, grandi e piccini. La forma scritta è piacevole e scorrevole. Non poche possono essere le assonanze con altri romanzi dello stesso filone quali “1984” di Orwell, la differenza sostanziale risiede nel fatto che nel libro in esame non vi è traccia di una dittatura oppressiva, l'ordine non viene mantenuto con la violenza, i dissidenti non sono imprigionati e torturati perché non ve ne è chiaramente bisogno: le esigenze di tutti sono così “anestetizzate” che all'individuo non viene neanche in mente di chiedersi se quel che sta facendo sia giusto o sbagliato, se un comportamento sia riprovevole o meno a livello morale, se esista un'alternativa, una possibilità di scelta individuale, non conta che la vita sia ricca di sentimenti perché a loro basta così com'è, seppur artefatta e sterile. Il vero nemico di Jonas è pertanto il “senso comune”.
Un'opera a lungo censurata perché tratta tanto di infanticidio quanto di eutanasia, “The giver” è un libricino coinvolgente adatto a tutti e per tutti.

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a tutti. Non ha nulla a che vedere con opere quali "Divergent" ed affini.
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Ginseng666 Opinione inserita da Ginseng666    11 Ottobre, 2014
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Un mondo "apparentemente perfetto"....

Jonas è un ragazzo di 12 anni che vive in un mondo "apparentemente perfetto", in cui sono state eliminate le emozioni negative, il dolore, la guerra e anche il naturale arbitrio umano che porterebbe altrimenti a scelte sbagliate, turbative, ineficcienti...
Un mondo così perfetto in cui il potere decisionale è affidato agli anziani della comunità: ad ogni coppia vengono affidati 2 bambini, un maschio e una femminuccia, che saranno da loro allevati e custoditi fino all'età di dodici anni: ogni cosa dai pasti principali, alle attività scolastiche rimangono sotto il controllo ferreo e irriducibile della comunità degli anziani; i sentimenti sono stati banditi e così anche il sesso, per non portare disordine e turbamenti negativi...
In questo mondo, apparentemente perfetto, ma rivestitto del grigio impersonale della mancanza di valori e sentimenti autentici, a Jonas viene dato l'onorevole incarico di "Accoglitore di memorie".
Il Donatore, l'anziano che lo ha preceduto deve fornirgli tutte el memorie dell'umanità, anche quelle che provocano dolore, rimpianto, solitudine...
In questo modo Jonas viene a conoscenza delle pratiche illecite e dolorose con cui la comunità degli anziani mantiene l'ordine in quella società che a lui era parsa tanto benevola e perfetta.
Il congedo di cui ha sentito parlare altro non è che una forma di eutanasia praticata nei confronti dei neonati più deboli e degli anziani, di coloro che non sono utili....o divenuti un peso per gli altri.
Jonas rimarrà schiacciato da questa verità sconvolgente, non riuscendo ad accettare di esserne parte integrante...
Affascinante, sconvolgente, emozionante, il libro è stato all'inizio censurato, a causa di questi due problemi trattati in maniera cruda e a volte con il tipico cinismo proveniente dagli adulti:
l'infanticidio e l'eutanasia.
Attraverso gli occhi scandalizzati e l'estrema sensibilità di Jonas, si viene toccati profondamente nell'animo, perchè come lui, si può dire senza preamboli: così non va, occorre un cambiamento radicale. Il rispetto per la vita umana, l'amore per i piccoli.
Un amore universale che non escluda nessuno, ma che abbracci tutti, in una calorosa, illuminante scia....multicolore come l'arcobaleno...
un posto dove risiede l'amore e dove nessuno, dovrà rimanere escluso...Jonas riuscirà a trovare l'altrove, il luogo dove è custodito l'amore? Leggetelo e lo scoprirete...
Consigliato.
Ginseng666

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Flynn Opinione inserita da Flynn    20 Settembre, 2014
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The Giver

“The Giver” è stato uno dei primi libri distopici che ho letto, è stato quello che probabilmente mi ha fatto veramente rendere conto di cosa effettivamente fosse questo genere. Proprio per questo per me è molto speciale. E' un romanzo che fa pensare e riflettere, che rimane dentro. Una delle cose per me fondamentali in un romanzo è che mi lasci qualcosa, che mi venga da pensare a quella storia anche molto tempo dopo la lettura. Sicuramente “The Giver” mi ha fatto questo effetto, infatti negli anni che sono passati dalla prima volta che l' ho letto ci ho ripensato spessissimo. Il fascino di questo libro l' ha tenuto vivo nella mia memoria.
Ora, in vista dell' uscita del film e grazie all' uscita della nuova edizione, ho avuto l' occasione di rileggere questo bellissimo romanzo.
Questa seconda lettura me l' ha fatto apprezzare ancora di più, visto che sono riuscita a cogliere meglio ed a pieno tutto ciò che lo collega/collegherà ai libri successivi. Io amo, adoro ed impazzisco per questi collegamenti, che fanno di questo libro, che all' apparenza potrebbe sembrare anche autoconclusivo, il primo di una serie con storie intelligentemente intrecciate tra loro. Questo lo rende ancora più interessante e dona a tutta la serie quel qualcosa in più.
L'ho trovato ancora una volta particolare, nonostante tutti i libri distopici che ho letto, questo ha qualcosa di speciale. E' sempre piacevolissimo e stimolante e se durante la prima lettura avevo trovato meno bella l' ultima parte rispetto al racconto di come questo mondo è costruito, questa volta l' ho trovata davvero affascinante, tanto quanto tutto il resto e, ovviamente, di fondamentale importanza per il prosieguo di questa meravigliosa serie.

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Hunger Games, Divergent, Matched, Brutti
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Nadiezda Opinione inserita da Nadiezda    19 Settembre, 2014
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Grazie per la tua infanzia

Talvolta ci capita di chiederci come sarebbe vivere in una società dove tutto è perfetto.
Sarebbe bello vivere in un luogo dove il dolore e la sofferenza non esistono, ma ci piacerebbe vivere senza tutte le altre emozioni quali: la gioia e l’amore?
Ci piacerebbe vivere tarpando le ali della libertà?
Questo libro ci mette di fronte alla storia di Jonas, il quale vive nel prototipo di società perfetta. Non si sa bene dove e quando, ma tutto è diverso da quello che viviamo noi ai giorni nostri.
Non esistono famiglie, ma unità familiari.
Non bisogna cercarsi un lavoro, ma viene direttamente assegnato alla cerimonia dei Dodici, momento in cui tutti i bambini passano all’età adulta e gli anni non vengono più contati.
Non esistono sprechi di cibo perché questo viene direttamente mandato in ogni unità familiare in base alle necessità. Gli eventuali resti non rimangono alle “famiglie”, ma vengono messi fuori dalla porta di ogni unità familiare alla fine di ogni pasto.
Inizialmente questo modo di vivere può risultare molto più semplice, ma poi riflettendoci su, a chi piacerebbe essere osservati ventiquattro ore su ventiquattro come nel Grande Fratello?
Chi vorrebbe vivere senza emozioni, magari quelle negative, ma quelle positive come l’Amore o il calore di un abbraccio, siamo sicuri che non ci mancherebbero?

Si tratta di un romanzo distopico molto breve, ma che fa riflettere.
Il finale non finale oltretutto è spiazzante perché ci porta a pensare “cosa faremmo noi in questa situazione?”.
Sicuramente non è un libro da sottovalutare, è quasi impensabile una società simile.
Di sicuro l’autore ha avuto una buona intuizione ad ideare questo grande libro che in poche ore ho terminato.
Ero rapita dalle parole, volevo saperne sempre di più su questa società che tutto sembra tranne che umana.
Nel frattempo ho visto anche la trasposizione cinematografica ed anche se molte cose on combaciano per niente con quello che c’è scritto nel romanzo devo dire che mi è piaciuto molto.
Il regista sicuramente non ha avuto un facile lavoro da svolgere perché la storia è molto particolare.

Che altro aggiungere?

Vi consiglio vivamente di leggere questa piccola grande storia e successivamente se ne avrete voglia recatevi anche al cinema, non sarà tempo perso.

Buona lettura!

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F.Angeli Opinione inserita da F.Angeli    02 Giugno, 2014
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LA SOCIETÀ DELLE CENSURE

The Giver è un romanzo distopico particolare, assai diverso e più raffinato delle maggiori saghe parenti in voga, come Hunger Games e Divergent. Non c'è un presidente Snow o un dittatore da combattere; in The Giver tutti sono eternamente felici della vita vuota che conducono: niente amore, niente odio, niente scelte, niente libertà, nessun sentimento, tutto per assicurare una vita tranquilla e sicura. E proprio in contrapposizione a questa società inerte troviamo Jonas, un bambino che sarà incaricato del compito di Accoglitore di memorie, un compito riservato ad una sola persona che deve essere addestrata per adempiere al lavoro. Assieme al suo mentore, l'Accoglitore incaricato, che si fa chiamare il Donatore, Jonas verrà piano piano a conoscenza del mondo delle sensazioni, dei sentimenti, dell'amore, dell'odio e del dolore, fino a raggiungere una maturità emotiva che gli permetterà di osservare come sia futile e falsa la società in cui vive. Una società che purtroppo non è perfetta come sembra, capace di commettere atti crudeli e sconvolgenti, sia per la natura degli atti stessi sia per il naturale distacco con cui le persone li commettono.

Una indimenticabile rappresentazione degli atteggiamenti della non-natura dell'uomo, assunti da una società che non è capace di affrontare la vita, o che non ne ha più il coraggio. Il tutto raccontato con uno stile semplice eppure soprendentemente eloquente, che è capace, con la sua pungente modestia, di scolpire a tutto tondo tematiche forti come l'eutanasia e l'infanticidio.
Un libro da leggere più volte nella vita per non considerare scontati valori che oggi fortunatamente la maggior parte di noi possono vivere, dotato di un incantevole finale aperto che rievoca l'immortale atmosfera del romanzo "La strada" di Cormac McCarthy

Riporto uno dei dialoghi più significativi di tutto il libro, che si trova nel finale e pertanto consiglio di non leggerlo se prima non si ha letto il romanzo.

-Me ne occuperò subito, signore. La ringrazio per le sue istruzioni- disse la voce

"Me ne occuperò subito, signore. Me ne occuperò subito signore" ripeté Jonas con feroce sarcasmo "Farò tutto quello che vuole, signore. Ucciderò, signore, Anziani? Neonati? sarò lieto di ucciderli, signore. La ringrazio per le sue istruzioni, signore. In cosa posso esserle u..."
Il Donatore lo afferrò fermamente per le spalle, costringendolo al silenzio.
"Ascoltami, Jonas. Non possono comportarsi diversamente. Loro non sanno niente."
"Questo me lo ha già detto"
"Te l'ho detto perché è vero. È la loro vita. La vita che è stata creata per loro. La stessa che avresti avuto tu, se non fossi stato scelto come mio successore."

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joshua65 Opinione inserita da joshua65    15 Marzo, 2014
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Paradisi perduti

Mi piace la parola distopia.

Pronunciarla sollecita in maniera pressoché uguale la lingua e le labbra, provate a dirla da soli. E se siete in compagnia, aspettate quell’attimo di silenzio prima che qualcuno trovi le parole giuste per descrivere l’idea di un mondo dove nessuno vorrebbe vivere.

Mi piace molto meno il suo significato. Distopia è l’anti-utopia, la negazione dell’utopia, del mondo perfetto, quello privo di odio, di violenze, di guerre, il luogo ideale dove tutti possono vivere felicemente. Se utopia è un luogo simile al paradiso, un mondo distopico è un mondo indesiderabile, apocalittico e infernale.

Jonas, ha quasi dodici anni e vive in una società perfettamente organizzata, dove tutti hanno un lavoro. I membri che ne fanno parte sono educati, gentili, non conoscono il dolore e le malattie, gli anziani sono rispettati e accuditi in efficienti e comode case di cura. Le infrazioni alle regole non possono essere più di tre, pena il congedo definitivo dalla comunità.

I bambini sono generati dalle Partorienti e sono divisi per anno, gli Uno, i Due, i Tre,… Gli Uno ricevono il nome e sono affidati ad una unità familiare, gli Otto iniziano a fare volontariato, i Nove ricevono una bicicletta, così possono iniziare a muoversi in autonomia all’interno della comunità. I Dodici, infine, dopo una lunga osservazione da parte degli Anziani, ricevono l’assegnazione dell’incarico che svolgeranno per tutta la vita.

Jonas, il sensibile ed intelligente protagonista di The Giver, tra poco sarà un Dodici e da qualche giorno attende con impazienza e un po’ di preoccupazione la sua designazione.

La letteratura è piena di libri che parlano di mondi distopici, Orwell, Bradbury, fino alla Collins di Hunger Games. Descrivere un mondo distorto è molto più interessante che continuare sulla falsariga dell’utopia di Tommaso Moro, il non posto dove tutti vorremmo andare ma che sappiamo non raggiungeremo mai.

Il mondo di The Giver è un mondo perfetto? E’ il non luogo che stiamo cercando? Le emozioni e i sogni devono essere condivisi ogni giorno tra i familiari, le pulsioni sedate, le diversità azzerate, gli anziani dopo una certa età congedati con una toccante festa di addio.

The Giver è un libro breve, scritto in maniera lineare e scorrevole e per questo dicono che sia adatto per qualunque età. Puoi terminarlo in poche ore, ma io ci ho messo molto di più, perché ogni pagina che giravo mi pesava come un macigno, in bilico tra desiderio di andare avanti e tanta angoscia.

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Libri ben scritti, libri che parlano di mondi distopici
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whasting Opinione inserita da whasting    04 Luglio, 2013
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E TU, COSA SCEGLIERESTI?

Se ti mettessero di fronte ad una scelta "vuoi vivere per sempre felice nell'ignoranza o infelice nel sapere?" tu, cosa sceglieresti?
Jonas non ha scelto, vive in un mondo piatto, dove l'unica cosa che regna è l'ordine.
Non ci sono colori, suoni, emozioni. Tutti sono felici e appagati.
C'è una donna che viene addestrata per metterti al mondo e quando accade tu vieni strappato dalle sue braccia, messo in una specie di incubatrice e al momento giusto affidato ad una famiglia.
Ovviamente questo accade se tu stesso sei perfetto, dormi la notte, non hai malformazioni e riesci a svilupparti del tutto. Se ciò non avviene, vieni congedato.
Nessuno ti spiega come vengono congedate le persone, perché al raggiungimento del dodicesimo anno ti è concesso mentire.
Vivrai dodici anni bellissimi, in cui sarai una specie di burattino nelle mani di persone più anziane di te, che decidono per te e tutto è grazie a loro.
Il punto è che Jonas riesce a vedere cose che gli altri non riescono. Lui vede i colori.
E' per questo, al compimento della dodicesima età gli viene assegnato il compito di accoglitore di memorie. Il compito più onorevole e doloroso di tutta la comunità.
Attraverso il suo addestramento Jonas scopre cose nuove, riesce a vedere più colori e vuole scegliere. Vuole avere la possibilità di fare una scelta che sia sua. Per questo, grazie al suo maestro, ex accoglitore di memorie, chiamato "il donatore", escogita un piano.
Lui ha scelto, tu che cosa sceglieresti?

“Perché le vere emozioni scavano in profondità e non c’è bisogno di parlarne. Si sentono e basta.”

(So di non essermi soffermata molto sugli altri personaggi, non che non mi piacessero, non avevo nulla da dire a riguardo e poi se ne parlassi farei troppo spoiler. Un libro che consiglio assolutamente.)

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kobe Opinione inserita da kobe    12 Luglio, 2012
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Memoria e conoscenza

È tardi. È da tanto che non scrivo una recensione, un po’ per mancanza di tempo, un po’ per mancanza di voglia. Ho appena finito The Giver, è tardi, sono stanco, ma questo libro è più forte della mia stanchezza, è più forte della mia pigrizia.
È una finestra su un mondo perfetto, dove funziona tutto e nessuno soffre, ma dove dietro questa perfezione si cela la mancanza di ciò che rende la nostra vita un bene prezioso e incommensurabile: le emozioni.
Se negare il dolore, le guerre e la fame significa negare l’amore, i sentimenti, i colori, la sensazione della neve sulle mani e del vento sul viso, allora forse è meglio vivere in un mondo dove accanto al dolore c’è anche tutto questo.
Scritto con uno stile semplice e lineare, molto diretto e assolutamente piacevole, The Giver da oggi entra di diritto nei miei libri preferiti di sempre.
Fa riflettere, eccome. Fa angosciare, fa commuovere. Bellissimo.
Tra tutti i romanzi paragonati a 1984 forse è quello che ci si avvicina di più, ma con un approccio diametralmente opposto. Jonas vive in un mondo dove non c’è possibilità di scelta, dove è negata la conoscenza, dove si è persa la memoria dei colori, della musica, dell’amore. Dove tutto è uniformato. In 1984 però la dittatura reprime con la violenza, qui non sembra nemmeno esserci una dittatura perché non c’è violenza, tutti stanno bene, hanno una casa, cibo, istruzione, cure mediche, vivono in piena armonia. Ma manca qualcosa. Mancano le emozioni. Ecco dove sta la repressione. Terribile.
In 1984 la ribellione è contro un regime violento, in The Giver è contro un conformismo pacifico.
Meglio un mondo perfetto dove nessuno soffre, ma non si può scegliere come vivere la propria vita oppure un mondo “difettoso” in cui ciascuno è artefice del proprio destino?

Io preferisco poter scegliere. Sempre.

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LuigiDeRosa Opinione inserita da LuigiDeRosa    20 Marzo, 2012
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Riuscirete mai a trovare due fiocchi di neve ident

The Giver ha venduto sei milioni di copie nel mondo ed è uno dei capolavori della letteratura “distopica” che ha avuto come massima espressione letteraria “1984” di George Orwell. Oltre ad essere molto dibattuto negli Stati Uniti è stato anche censurato da diverse scuole per i suoi riferimenti esplitici all’eutanasia.
Jonas, il protagonista del romanzo, è un dodicenne che vive in una società
“perfetta”. L’autrice ha immaginato una società dove tutto è controllato soprattutto le emozioni e le pulsioni. Il mondo è regolato da leggi rigide che hanno come fine ultimo il mantenimento della pace e il benessere collettivo, ma a caro prezzo. Nella società “perfetta” il controllo delle emozioni ha eliminato il dolore,la sofferenza,la fame, la guerra ma con esse anche l’Amore, la gioia, i colori,la musica la diversità,la memoria.
Per poter tenere tutti sotto controllo la “Società” ha uniformato l’intera umanità, ci sono uomini simili per aspetto fisico e psicologico che vivono in pace perché non c’è diversità, anzi il diverso viene “congedato” (eliminato).
Al compimento del dodicesimo anno ogni bambino riceve il suo incarico nella vita, a Jonas è affidato il più prestigioso, quello di “Accoglitore di memorie”, sarà lui grazie ad un anziano chiamato The Giver (Il Donatore) a ricevere tutti i ricordi delle gioie, dei dolori ,delle diversità che c’erano un tempo e che sono stati censurati nella mente della moltitudine ma conservati dai controllori per rammentare cosa accadrebbe se nella società tornassero le emozioni.
Jonas , il prescelto, però grazie alla conoscenza del dolore scoprirà qualcosa che cambierà per sempre la sua vita e quella del Donatore.
Nella storia dell’umanità passata, i nazisti, e presente, i talebani, ci sono stati e ci saranno tentativi di uniformare le persone, di selezionare una razza o di controllare la libertà dell’altro per il bene della collettività, questo libro vuole spingere i lettori a riflettere sull’importantza della diversità.
I fiocchi di neve sono unici?




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andrea70 Opinione inserita da andrea70    15 Febbraio, 2012
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Senza libertà

Può un piccolo racconto di poco più di cento pagine essere pieno di significato tanto quanto tomi filosofici ben più consistenti senza passare per la noia ma anzi trascinandoti pagina dopo pagina ? Si, assolutamente.
La Lowry ci mostra un mondo perfetto , o spacciato come tale, dove il libero arbitrio è stato completamente azzerato , la società si basa su una serie di regole e consuetudini accettate senza riserve dalla popolazione, non c'è spazio per i sentimenti (confusi con semplici pulsioni e abbassati al loro livello) , chi non rientra nei ristretti canoni imposti da un fantomatico consiglio dei saggi viene "congedato". Lo stesso individuo è spersonalizzato , si è divisi per età, e si diventa dei sette o dei dodici a seconda di quanti anni si hanno, dei numeri, ogni anno è un passaggio scandito da una cerimonia piena di persone ma vuota di valori ed emozioni. Tutto è prestabilito e ciò che non segue la direzione che ci si aspetta non ha più motivo di esistere, le famiglie vengono create solo per crescere dei figli, una volta che questi diventeranno adulti saranno sciolte e via così . Il giovane Jonas viene prescelto per un incarico di grande importanza : diventare un accoglitore. In pratica un anziano, chiamato donatore, custode di tutte le memorie del tempo passato e di tutte le emozioni passerà a Jonas queste informazioni e lui ne sarà il nuovo custode. Questi ricordi sono negati alle altre persone, perchè senza memoria, senza ricordi si è sperduti, senza punti di riferimento e si è più docili , più pronti ad essere guidati lungo un solco già tracciato.
Jonas capisce a poco a poco che quello in cui vive è tuttaltro che un mondo perfetto, senza colori e musica, scialbo nell'aspetto e nel profondo, senza possibilità di scelta, senza rischi, ma terribile proprio per il suo "piattume morale ed intellettuale" .La scoperta del significato di "congedo" farà maturare a Jonas una decisione terribile. In fondo non c'è emozione senza incertezza , senza rischio di sbagliare , senza dubbi e non si impara senza aver qualche volta anche sbagliato, senza ricordi si è solo degli involucri vuoti . Nessun conflitto e nessun confronto, la prevenzione a tutti i costi trasforma l'esistenza delle persone in una non vita, si è solo un susseguirsi di azioni senza volontà , senza desiderio , attori vuoti di un copione già scritto da qualcun altro.
Concordo con chi lo ha definito un racconto a metà strada tra 1984 e Fahrenheit 451, sicuramente meno crudo nella forma (anche se la cerimonia del congedo ad un neonato è qualcosa di tremendo) perchè seppur in una cornice patinata e soffusa il messaggio che passa è ugualmente drammatico.

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Sara S. Opinione inserita da Sara S.    15 Dicembre, 2011
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Un mondo perfetto...

Il mondo di Jonas è un mondo perfetto. Un mondo dove tutto è pianificato in ogni minimo dettaglio e ogni abitante è parte integrante della società e ha un ruolo ben preciso. Non esistono ingiustizie, non esistono diversità, non esite povertà, non esiste violenza, non esistono guerre, non esistono carestie. Un mondo asettico, pulito, ordinato, sicuro, scandito da ritmi regolari, con regole ben precise che tutti seguono fin dalla nascita. Jonas pensava che il suo mondo fosse l'unico mondo possibile, non riusciva ad immaginare nulla di diverso, nulla che potesse essere meglio di così. Ma non si può creare un mondo così perfetto senza scendere a compromessi. Jonas non sospettava niente, ma quando ebbe la consapevolezza di ciò che realmente era il suo mondo, scoprì che tutta quella perfezione era solo una facciata esteriore. Il suo mondo non era affatto perfetto, metteva i brividi. Era il peggior incubo in cui potesse capitare. E tutto cambiò...!
Sono rimasta totalmente ammaliata e rapita dalla lettura di questo piccolo libro. Non bisogna mai valutare un libro dalla sua dimensione. Perché "The Giver" è come un piccolo scrigno prezioso che contiene l'universo intero. Una storia breve, ma talmente intensa che mi è difficile esprimere esattamente tutte le emozioni e le riflessioni che mi ha donato. E' infatti proprio il caso di dire che "The Giver" è un libro che fa riflettere!!! Fa riflettere sulla vita e sul mondo in cui viviamo. Penso sia normale a volte pensare che vorremmo vivere in un mondo migliore. Pensate ad esempio alla situazione mondiale attuale: il tasso di disoccupazione è alle stelle, la popolazione è sempre più povera, le guerre sono uno spettro che non vogliono andare via, il clima è pericolosamente instabile e le ingiustizie e le violenze sono all'ordine del giorno. Eppure, la lettura di questo libro mi ha fatto capire che un mondo imperfetto può essere più desiderabile di un mondo monocromatico che ti priva del libero arbitrio. La libertà è un valore troppo prezioso per essere sacrificato e nonostante tutti gli orrori di un mondo imperfetto preferisco la possibilità di scelta. Altrimenti non è vera vita.
"The Giver" è un libro meraviglioso, una favola un po' inquietante ma piacevolissima da leggere e assolutamente priva di fastidiosi risvolti moralistici! Grazie allo stile di scrittura semplice e scorrevole lo possono leggere pure i bambini, ma per i contenuti profondi che ha, io dico che è perfetto per gli adulti. Al suo interno si possono trovare piccole analogie con famosissimi romanzi distopici, pur mantenendo completamente inalterata la sua forte personalità e originalità. Non siamo infatti davanti a una scopiazzatura di opere maggiori, ma ad un romanzo con una storia inedita a tutti gli effetti, che è stato già tradotto in tantissime nazioni e che, tra ovazioni e tentativi di censura, è già diventato un classico per ragazzi. E dopo avere avuto il piacere di leggerlo non ne sono per niente stupita.

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1984, Fahrenheit 451
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