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La trama del matrimonio
 
La trama del matrimonio 2012-01-31 12:29:22 Sara S.
Voto medio 
 
1.8
Stile 
 
1.0
Contenuto 
 
2.0
Piacevolezza 
 
2.0
Sara S. Opinione inserita da Sara S.    31 Gennaio, 2012
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Esasperante!

Ho intrappreso la lettura di questo libro armata delle migliori intenzioni. L'autore mi sembrava quasi una garanzia. Eugenides non è un autore seriale, uno di quelli che sforna un libro o più all'anno, no. Lui in un ventennio ne ha pubblicati 3, incluso questo. Un autore che dedica così tanto tempo alla creazione delle sue opere mi fa ben sperare che tali opere siano frutto di un lavoro accurato, di studi e/o ricerche approfondite e migliori rispetto a chi per contratto deve scrivere con le ore contate per riuscire a pubblicare nei tempi imposti dal mercato editoriale. Devo ammettere che attendevo con ansia di leggere questo suo terzo libro. Se la lettura di "Le vergini suicide" mi aveva convinta a metà, ma era indiscutibilmente un buon libro e dalla tematica originale (e non a caso ne hanno pure tratto un film), la lettura di "Middlesex" mi aveva convinta totalmente. Anche qui storia originalissima ma sviluppata e narrata meglio del precedente romanzo. Con "La trama del matrimonio" mi aspettavo quasi i fuochi d'artificio. Ma, ahimé, più che fuoco d'artificio, si è rivelato un fuoco di paglia. La trama del libro mi ispirava moltissimo, e, in particolare, ero rimasta folgorata da questa frase recata sulla quarta di copertina: "Con intelligenza, ironia e straordinario calore, Eugenides riprende la grande tradizione letteraria ottocentesca legata al tema del matrimonio e la riscrive completamente alla luce dell'oggi". Ora che ho terminato il libro posso affermare con assoluta certezza che nel romanzo non c'è nulla di ciò che promette quella frase! Nulla di nulla, zero assoluto! Sembra incredibile, ma sia titolo del libro e sia i richiami alla tematica del matrimonio sono totalmente fuorvianti, perché il libro narra del matrimonio non più di un 5%, nulla di tutto ciò è ripreso dalla tradizione letteraria ottocentesca, e inoltre, di acuta ironia neanche l'ombra.
La storia si svolge nell'arco di un anno circa, dal momento in cui la protagonista si laurea, all'anno dopo. Ma in questo frangente ci sono dei continui ritorni al passato, soprattutto al periodo del college, tanto che più di una volta ho avuto il dubbio che avessi sbagliato libro e che sotto la sovracopertina fosse nascosto uno di quei superinflazionati libri adolescenziali sui festini alcolici delle confraternite collegiali, in cui sesso e linguaggio sboccato padroneggia alla grande. A causa di tutte queste reminescenze la storia sembra non avanzare mai! Per centinaia di pagine rimane ferma ancorata allo stesso punto da cui è partita. E lo stile di scrittura non aiuta a mandarla giù. Descrizioni lunghissime quanto inutili occupano intere facciate. Per non parlare delle continue divagazioni su qualsiasi tematica passi per la testa all'autore. Sembra quasi che l'unico scopo del libro fosse raggiungere le 500 pagine. In che modo? Non ha importanza, basta scrivere di qualsiasi cosa, sproloquiare su saggi di autori sconosciuti (ci saranno almeno 30 pagine sullo studio della teologia!), filosofeggiare su alcuni concetti da intelletualodi post rivoluzione studentesca. E, ovviamente, nel mezzo buttarci dentro qualche storiella di sesso assurda. Sono stata tentata più e più volte di abbandonare la lettura, perché sembrava non portare da nessuna parte. La storia principale non decollava mai. A pagina 300 mi sono chiesta se una storia principale ESISTESSE sul serio o la mia era solo una vana speranza. Bisogna arrivare a pagina 330 per ritrovare un minimo senso logico, e da lì, anche se con un po' di fatica, la storia inizia ad avere un minimo senso. Ma non aspettatevi grandi cose. Lo stile scrittura rimane di una lentezza esasperante. Le frasi brevi e coincise in questo libro ve le potete scordare, la frase più corta conta almeno 10 righe. Se poi avete la sfortuna di imbattervi in una parentesi potreste rimanere bloccati per altre 10 righe. E, purtroppo, il testo è disseminato di parentesi manco fosse un campo minato.
Alla fine ce l'ho fatta a terminare la lettura, ormai me l'ero imposto, anche perché altrimenti come facevo a scrivere una recensione su un romanzo che ho letto solo parzialmente? Bisogna conoscere per intero prima di giudicare. E ora che l'ho fatto posso permettermi di criticare spietatamente questo romanzo, la cui storia, in definitiva, può sì considerarsi piuttosto originale (anche se il termine "strampalata" calza meglio), ma, oltre ad non mantenere assolutamente le promesse che si prefiggono titolo e sinossi, poteva tranquillamente essere raccontata in 100 pagine. Inutile dire che ne sono rimasta delusissima, "La trama del matrimonio" è un romanzo eccessivamente prolisso, esasperatamente divagante e a tratti di cattivo gusto. Da un autore come Eugenides non me l'aspettavo proprio.

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