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Il cacciatore di aquiloni
 
Il cacciatore di aquiloni 2014-07-15 22:58:49 pierpaolo valfrè
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Stile 
 
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Contenuto 
 
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Piacevolezza 
 
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pierpaolo valfrè Opinione inserita da pierpaolo valfrè    16 Luglio, 2014
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Una storia ben costruita

Il cacciatore di aquiloni di Khaled Hosseini, uno dei best seller internazionali più amato in Italia, è una storia molto coinvolgente a livello emotivo, con personaggi che si imprimono bene nella mente e che affronta temi che da sempre abitano il cuore umano e catturano l’attenzione dei lettori, in una ambientazione tanto affascinante quanto drammatica come l’Afghanistan degli ultimi decenni.
Si può provare a spiegare il successo del libro proprio con questa felice combinazione: i grandi ed eterni valori su cui l’uomo si interroga (il coraggio, la fedeltà, il tradimento, l’amicizia, la colpa, la famiglia) interpretati in un contesto che è allo stesso tempo lontano e vicino. Lontano quanto basta per poter offrire al lettore occidentale un viaggio in una civiltà diversa e affascinante, ma anche assolutamente vicino e presente nella vita di tutti, dalle Torri Gemelle in poi.
E’ un libro scritto benissimo, che commuove, indigna, stupisce nonostante alcune banalizzazioni che non saprei dire se siano dovute più ad un difetto o a un eccesso di mestiere. Propendo per la seconda ipotesi, ma trovo che la furbizia non è qualità necessariamente censurabile in un romanziere.
Per dire, il “cattivo” che fin da piccolo ammira Hitler e poi diventa un capo talebano (nascondendo i suoi freddi occhi azzurri dietro occhiali alla John Lennon) fa un po’ sorridere, ma non è da escludere che abbia contribuito anch’esso a trainare le vendite. Lo stesso cattivo, preparandosi al duello finale con il suo antagonista, annuncia ai suoi giannizzeri: “uno solo tra noi due uscirà vivo da questa stanza: se è lui ad uscire, lasciatelo andare”. Una frase che nell’immaginario collettivo evoca chilometri di pellicole “western”.
Anche la preveggenza di papà Baba, che nel lontano 1975 si augura che il suo Paese non debba mai essere governato dai mullah, non sembra molto credibile: però è affermazione di sicura presa su noi occidentali, abituati per anni a considerare la barba di Bin Laden come l’autentica bandiera dell’Afghanistan.
Si potrebbero fare altri esempi di scarsa “autenticità”, ma si rischierebbe di fermare lo sguardo al dito invece che rivolgerlo alla luna.
Perché Il cacciatore di aquiloni è romanzo che funziona e lascia il segno. Si sente il profumo di culture, di tradizioni e di popolazioni antiche, a cui viene spontaneo calcare ogni zolla della loro terra con una fierezza, un’intensità e una consapevolezza di sé da suscitare grande rispetto e ammirazione. Noi occidentali non ci siamo più abituati, non si può dire che sia il tratto dominante dei nostri pensieri e dei nostri sentimenti.
Partecipiamo alle vicende di Amir, di Hassan, di Ali e di Baba con grande trepidazione, in qualche punto tratteniamo il fiato, proviamo sgomento, angoscia, stupore, meraviglia. Ci lasciamo trasportare dalla poesia degli aquiloni in volo, una poesia resa più struggente per il fatto che sappiamo bene in che modo l’incanto sia stato spezzato. E poi si piange, in qualche pagina il groppo in gola si fa troppo forte.
Libro che fa anche riflettere? Non più di tanto. Sui temi di cui tratta non si va molto sotto la superficie. Hosseini li utilizza per caratterizzare i personaggi che, non a caso, tendono ad avere poche sfumature. E quando finalmente compare una contraddizione dentro uno di loro, una di quelle di cui è piena la vita, la storia avverte una sorta di potente movimento tellurico. E’ il caso di Baba, prima e dopo la grande rivelazione.
Chiudo con un dettaglio (i dettagli a volte spiegano molte cose): Sanaubar, la madre di Hassan, mi ricorda un po’ la madre di Esmeralda in Notre-Dame de Paris. Fatte le debite proporzioni, c’è più di un’ analogia nei due personaggi e soprattutto nei melodrammatici ritrovamenti della prole perduta, anche se all’infelice e scellerata Sanaubar è stata data in sorte una fine più dolce (e almeno le è stata risparmiata l’esecuzione del figlio). Le invenzioni letterarie, come le ricette di cucina, sembrano infinite, ma gli ingredienti no. E dunque spesso si rielabora, si ricompone, si toglie una spezia qua, si aggiunge una salsa là, si trovano abbinamenti nuovi e originali.
Con semplicità e gusto per la narrazione, Hosseini è riuscito a darci emozioni, a farci viaggiare e conoscere luoghi e persone che ricorderemo. Senza la pretesa di entrare nella grande letteratura, ma con l’ambizione di piacere a molti.

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Splendido commento Pierpaolo.
Colpita dal tuo commento sulla furbizia letteraria e sul credibile...ma sai che spesso tra il credibile e la realtà, non sempre il confine risulta così lontano? :Mia semplice riflessione eh?...Comunque se il libro è stato scritto con la stessa profondità e attenzione ai sentimenti come è avvenuto in "MIlle splendidi soli", che mi è rimasto nel cuore...credo ne valga veramente la pena una sua lettura.
Grazie,
Pia
In risposta ad un precedente commento
Mian88
16 Luglio, 2014
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Ciao Pierpaolo, proprio un bel commento.
Concordo con te su numerosi aspetti del romanzo e credo che tu ne abbia veramente compreso l'essenza. Con grande maestria Hosseini ci descrive un universo complesso dalle trame variegate senza mai cadere nello scontato o nel prevedibile.
Pia, perdona l'intrusione ma avendo letto entrambe i romanzi in passato ti consiglio di leggere il "Cacciatore di Aquiloni", ti rimarrà nel cuore. ;)
Buona giornata
Ciao, Pierpaolo.
Il tuo commento è molto bello ed equilibrato.
La 'furbizia' letteraria per 'far cassetta' non mi piace affatto: ha qualcosa che 'pesa e posa' .
Bellissima recensione che mette in rilievo i pregi e i difetti del romanzo.
Mi associo. Ottima recensione anche per chi, come me, non ha letto questo romanzo amatissimo da molti. Bravo Pierpaolo.
Grazie Pia, sempre gentilissima. Ti voglio rispondere su un po' di cose.
Tutti d'accordo che il romanzo è il regno del verosimile. Poi occorre distinguere ciò che è credibilmente simile al vero, ciò che è dichiaratamente surreale e fantastico e infine ciò che è caricatura, stereotipo, luogo comune che ci allontana dalla realtà perr trovare consenso a buon mercato. Su questo ti voglio regalare una citazione da un libo che ho appena finito e che presto recensirò: La nostalgia felice. Dice Amélie Nothomb: "Non si tratta di insinuare il falso nel vero, né di attribuire alla verità una parvenza di falsità. Quanto si è vissuto lascia una musica nel cuore: è quella musica che ci si sforza di ascoltare tramite il racconto. Si tratta di scrivere questo suono con i mezzi del linguaggio". Ecco, mi sembra che Hosseini, ci sia complessivamente riuscito.
Infine, da come ti conosco credo che questo libro ti piacerebbe molto. Mia figlia, che ha quindici anni, ha letto i tre libi di Hosseini tra la seconda e la terza media. Le sono piaciuti tutti, ma il suo preferito rimane il cacciatore di aquiloni, e spesso mi ha invitato a leggerlo. Devo dire che tutta la sua classe ha lavorato su questi testi con molto entusiasmo. Questo ha un po' influenzato il mio giudizio: un autore che riesce ad appassionare tanti ragazzi su qualcosa di intelligente ha già in partenza qualche titolo di merito! :-)
Grazie Emilio. Nel presentare luci e ombre del romanzo non vorrei far passare Hosseini come troppo furbo. Primo perchè non lo credo. Secondo perchè su certe cose magari è l'editor, più che l'autore, a suggerire qualche scorciatoia. Infine, non mi va di essere troppo purista. Anche tra i grandi classici ce n'erano alcuni più tormentati e controcorrente e altri più propensi a ricercare il consenso, assecondando il gusto dell'epoca, con i mezzi che c'erano.
Già da qualche decennio, chi scrive per il successo non può ignorare l'esistenza di cinema, tv, pubblicità e telecomando. Oggi probabilmente non può nemmeno ignorare linguaggio sincopato via sms-twitter, la demagogia del Mi Piace e la nevrosi di una società 24H connected. Ma per tranquillizzarti, ti preciso che con Hosseini si respira decisamente un'altra aria (senza voler cancellare i limiti di cui ho già parlato). Grazie per la cortesia e l'attenzione che mi dedichi sempre. Un caro saluto.
@Mian88 : Grazie! Lieto di essere stato promosso da un appassionato di Hosseini.. Come tutti gli autori molto amati, non è facile parlarne! :-)
@Annamaria: ciao carissima, e grazie!
@Rollo: grazie mille; se poi leggi il libro, mi dirai anche la tua. Io forse avrei continuato a rimandarne la lettura se non me lo avesse molto consigliato mia figlia.
Un'analisi davvero dettagliata e profonda capace di non fermarsi alla "lettura di superficie" e di tirar fuori qualche piccolo difetto (se così si può definire) anche in un romanzo tanto acclamato. L'ho letto un po' di anni fa e mi è davvero rimasto dentro, ma dopo il tuo commento magari lo rispolvererò...
Grazie Pierpaolo per la citazione e concordo sul fatto che il nostro vissuto lasci una musica nel cuore...Concordo sulla tua riflessione relativa ai ragazzi...uomo, lettore e padre molto attento...complimenti!
Pia
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