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Il treno
 
Il treno 2016-07-09 14:47:42 Renzo Montagnoli
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Renzo Montagnoli Opinione inserita da Renzo Montagnoli    09 Luglio, 2016
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Un uomo qualunque

E’ innegabile che fra le straordinarie qualità di narratore di Georges Simenon vi sia anche quella di portare alla ribalta personaggi di modesto spessore, degli uomini qualunque quindi, quasi sempre perfettamente anonimi. In genere sono membri della piccola borghesia, schiavi di abitudini al punto da rendere la vita un grigiore quotidiano, ed è questo anche il caso di Marcel, sposato con una donna prossima a partorire, padre di una bambina, proprietario di una villetta e artigiano che si occupa della riparazione di apparecchi radio, nonché della loro vendita. E’ del resto sempre il caso che porta in luce questi mediocri protagonisti e in questa circostanza gioca un ruolo determinante l’invasione del Belgio, dove l’uomo risiede, da parte dei tedeschi agli inizi della seconda guerra mondiale. Tutti fuggono, anche lui, e come tutti senza una meta ben precisa, solo che nel treno con cui si muove avrà un incontro che potrebbe determinare una svolta nella sua vita, il risveglio da un sonno letargico che da sempre l’accompagna, la rottura definitiva con un mondo in cui si crogiola senza esserne pienamente soddisfatto. Non sarà così, nemmeno un atto d’amore con una sconosciuta profuga ebrea potrà disturbare il suo stile di vita e ognuno andrà per la sua strada, soprattutto lui che ritornerà a quel mondo asfittico, ma protettivo in cui ha sempre vissuto. E se la donna proverà dolore dalla separazione, Marcel invece finirà con il considerare quell’incontro come una parentesi, rinnegando la passione che lo aveva preso, rinunciando a un cambiamento, atteggiamento tipico di un uomo senza qualità. Certo lei non aveva nulla da perdere, mentre lui qualcosa a cui attaccarsi, anche se modesto e quotidiano, l’ha sempre avuto. Si potrebbe dire che chi nasce senza il desiderio di costruirsi una vita sua, diventerà un perfetto anonimo, confuso nel grigiore di tutti i giorni, incapace non solo di autentici sentimenti, ma anche talmente egoista da non amare nemmeno se stesso. Marcel é un mediocre, un essere per cui non si prova simpatia, ma Simenon é riuscito a farne un personaggio indimenticabile, un essere di una banalità sorprendente, ma pur tuttavia portatore di un malessere rappresentato da una latente infelicità, a cui lui comunque non intende porre rimedio, nonostante l’occasione che gli si era presentata, troppo rivoluzionaria per le sue abitudini.

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L'infanzia segnata del protagonista, con la figura materna marchiata d'infamia, ha un'importanza fondamentale: da lì deriva la sua sostanziale incapacità d'amare.
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