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Le nostre anime di notte
 
Le nostre anime di notte 2017-10-13 16:07:03 annamariabalzano43
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annamariabalzano43 Opinione inserita da annamariabalzano43    13 Ottobre, 2017
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Addie e Louis, Jane e Robert

Fa sempre discutere la realizzazione di un film la cui sceneggiatura sia tratta da un celebre romanzo. È l’immagine contro la parola, la parola contro l’immagine. Non c’è dubbio che il cinema agevoli la fruizione di un’opera, con la sua immediatezza e con il fascino degli attori. Ciononostante il potere dell’espressione verbale è di gran lunga superiore quando si tratta di un grande scrittore che affida alla parola storie, pensieri e riflessioni che possono eventualmente essere penalizzate dal “movimento” cinematografico. Si, perché il cinema, anche il più statico, è pur sempre movimento. Non a caso gli anglosassoni lo chiamano “movie”.
Ora il bel libro di Kent Haruf, “Le nostre anime di notte”, racconta una storia originale e delicata, che si dipana intorno a due personaggi principali, Addie e Louis, che vivono anche loro a Holt, cittadina immaginaria del Colorado, come i protagonisti della trilogia. Il tema centrale del romanzo è sicuramente il tempo, con la sua velocità e la sua lentezza, con il suo inesorabile scorrere verso una meta senza ritorno. E il tempo è quello che scandisce i giorni della vecchiaia di Addie e Louis, come i giorni dell’infanzia di Jamie, e quelli degli errori di Gene e Holly. Il peso degli anni fa sì che Addie e Louis pur nella loro naturale lentezza fisica, si affrettino a vivere e a godere di quelli che considerano ormai gli ultimi giorni della loro vita, quasi con frenesia, consapevoli dell’opportunità che offre loro ancora una volta la vita. Avvicinarsi, condividere e colmare il vuoto delle loro vite, li induce a sfidare le maldicenze della gente, scettica sulla reale possibilità di trascorrere insieme delle ore a raccontarsi la propria vita, i propri errori, i rimpianti, senza pensare al sesso. Anche qui il tempo è inesorabile, perché non concede di portare indietro le lancette, di correggere ciò che si è sbagliato. E la solitudine, quella stessa solitudine che Addie e Louis cercano consapevolmente di colmare, affligge l’animo del piccolo Jamie, e accentua l’arroganza e l’egoismo di Gene.
Ancora una volta Haruf è riuscito a incantare il lettore con la sua prosa semplice, densa di contenuti profondi, a tratti malinconica: “ Ci divertiremo un sacco a parlare, eh? Disse lei.
Anch’io voglio sapere tutto di te. Non abbiamo fretta, disse lui.
No, prendiamoci tutto il tempo che ci serve.”
Ecco, Addie e Louis cercano di fermarlo il tempo, quanto basta per vivere un’illusione.
Difficile esprimere con la stessa delicatezza e con la stessa efficacia queste espressioni e questi sentimenti attraverso l’immagine, anche se certamente i volti di Jane Fonda e Robert Redford sono perfetti per questi personaggi, superato un certo sforzo per non vederli ancora correre a piedi nudi nel parco.

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Commenti

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Eccellente recensione di un romanzo sorprendentemente bello.
Grazie Renzo!
Anna Maria, personalmente tendo a separare nettamente libro e film : due forme di arte diverse, con artisti diversi. Generalmente non mi viene la curiosità di vedere un film tratto da un libro che mi è piaciuto. Perfino "Il Gattopardo" realizzato da Luchino Visconti mi ha deluso : le cadenze dialettali 'realistiche' mi sono parse sminuenti , nel senso del restringimento degli orizzonti, che avevo percepito ben più ampi sulle pagine dello scrittore siciliano. Poi i personaggi interpretati da quegli attori usati in troppe salse e forse non molto adatti alle parti ...
Si, Emilio, in linea di massima sono d'accordo con te, anche se proprio nel caso di Visconti penso che per esempio la realizzazione di Rocco e i suoi fratelli abbia superato l'originale testo di Testori, come anche Senso abbia superato il racconto di Boito. Non così Lo straniero e un discorso a parte meriterebbe Morte a Venezia. Certo comunque letteratura e cinema sono due forme d'arte diverse, ma io trovo sempre interessante metterle a confronto. Senza contare che ci sono stati successi planetari come Via col Vento, fumettone forse, ma a chi, confessiamolo, non è piaciuto?
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