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La lista degli stronzi
 
La lista degli stronzi 2020-08-07 11:13:38 Mian88
Voto medio 
 
4.3
Stile 
 
4.0
Contenuto 
 
5.0
Piacevolezza 
 
4.0
Mian88 Opinione inserita da Mian88    07 Agosto, 2020
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Dissacrante, duro, spietato

Il suo nome è Frank, Frank Bill, ha sessant’anni ed è un giornalista ormai in pensione. Siamo a Schilling, Indiana, 32.000 abitanti nel corrente anno 2026 e Frank è dal medico in attesa di una quantistica del tempo che gli potrebbe restare approssimativamente a disposizione. Non ha più famiglia, l’uomo. Vanta all’attivo due ex mogli morte e due figli deceduti, tutti in circostanze molto particolari che non è dato opportuno anticipare. È consapevole di avere un male incurabile che lo sta divorando dall’interno e che ormai non c’è più ragione di perdersi dietro a cure o palliativi, adesso lui ha la lista ed è a quella che deve pensare.

«Per un po’ respirò a pieni polmoni e superò il momento di crisi. Ma qual era l’emozione che aveva cercato di sopprimere? Quella che il dottor Bowden avrebbe fatto fatica a capire? Era euforia. Perché Frank sapeva da mesi di avere il cancro.»

La sua è una lista composta da cinque nomi che rappresentano in parte il suo passato, in parte l’esito nefasto della sua esistenza. Originariamente erano soltanto due ma poi, dopo quel che era successo a Olivia, quei nomi sono aumentati e quella lista era diventata quello che uno psicologo avrebbe potuto definire una strategia di resilienza per incanalare la sensazione di impotenza e rabbia. Ma la verità è che quell’elenco non rappresenta soltanto questo. È molto di più. Ed è un qualcosa che, adesso che le ore i giorni anche per lui stanno per scadere, deve attuare quanto prima.

«Stava davvero per farlo? Frank, che non aveva mai fatto a botte in vita sua. Sì. Sì, stava per farlo. Voleva delle risposte. Voleva sentire quella vecchia cosa arrugginita e dimenticata: la verità.»

E così parte, Frank. Parte per quello che sarà il suo ultimo viaggio e il suo ultimo obiettivo nella vita. Certo, la realizzazione del progetto si presenta un po’ diversa da quella che aveva preventivato nella sua mente, si rivela essere forse uno strumento di minor successo di quanto auspicava ma certo ora non può sottrarsi a quanto compiuto e a quanto ancora da compiere.

«Dentro ognuna se ne trovano tante altre. La gente entra nella tua orbita, ne esce e poi ti torna in mente a Natale, quando stai pensando a chi spedire gli auguri o quando ti imbatti in una vecchia fotografia.»

È da questi brevi assunti che ha inizio “La lista degli stronzi”, ultimo lavoro a firma John Niven, che attraverso la storia di un uomo che ha perso tutto e che non ha più niente da perdere si interroga e interroga il lettore sul volto di un paese assunto a seguito di una serie di sconvolgimenti politici e sociali che ne hanno completamente ridisegnato i tratti. Affronta così i temi dell’uso legale delle armi e della loro vendita senza troppe formalità e regole, della violenza indiscriminata, della morte efferata, della droga, dell’aborto e le conseguenze del suo poter essere vietato, dell’abuso di “legittima difesa”, della giustizia, degli abusi sessuali su minori, della pedopornografia, della Corte Suprema Americana e dell’ideologia repubblicana, della pena di morte e degli effetti di un suo ulteriore inasprimento sui condannati e su chi condanna senza pensare di potersi un giorno trovare nella veste di innocente al posto di chi ha appena giudicato, del qualunquismo, del razzismo, della politica, della sanità, della discriminazione, dell’omicidio nelle sue più variegate vesti e ragioni, degli effetti del governo Trump e chi più ne ha più ne metta.
Il risultato di questo scritto, che certamente estremizza – ma poi nemmeno più di tanto – i connotati della realtà circostante, è la fotografia di uno Stato e di un mondo che si contraddice, che è un paradosso, che ha piegato la propria schiena, che ha perso la propria identità, che ha dimenticato i propri valori, che si è lasciato andare al peggio di se stesso.
Niven ne ha per tutti e non ne risparmia per nessuno. Un titolo diverso dai precedenti lavori, un titolo forse meno ironico ma molto più crudo, diretto, spietato. Scuote, fa riflettere e resta.

«C’era questo di buono se impazzivi negli Stati Uniti: esisteva sempre qualcuno messo peggio di te. Mentre andava lì, aveva incrociato un barbone che stava mangiando una cipolla come se fosse una mela.»

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Commenti

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USA: uno stato su cui preferisco non esprimermi. Maria hai mai pensato a una carriera da scrittrice di quarte di copertina? Ahaha saresti perfetta!
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Mian88
08 Agosto, 2020
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Sono multitasking, potrebbe essere una bella idea! ahahaha
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