Giallo uovo Giallo uovo

Giallo uovo

Letteratura italiana

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La trama e le recensioni di Giallo uovo, romanzo di Carlo Flamigni edito da Sellerio. Questo «mistery romagnolo», potrebbe sembrare un cupo romanzo criminale dell’epoca classica. Una gang capeggiata da un Padrone potente e taciturno secondo regola, è il luogo di odi incrociati e segrete ambizioni di ogni risma. Tra i tanti, Amalia, dark lady carnale e crudele nonostante genitori anarchici idealisti, decide di imprimere una svolta al suo rapporto con l’amante, capo operativo della cosca, un essere di nessuna umanità sposato senza sentimenti con l’enorme Minerva, figlia del Padrone. Minerva vigila su tutto e su tutti, immobile nelle sue stanze come un ragno al centro della tela, sicché Amalia, per emarginarla e prendere il suo posto nel cuore dell’amante e nella gerarchia, escogita un complotto. Assolda, tra gli scagnozzi della banda, il più emarginato, Primo Casadei, detto Terzo, uno che sembra capitato lì per caso, ma che si rivela un abile e freddo agente coadiuvato dalla sua squadra di strambi amici. Le cose però si complicano e si intrecciano, si bagnano di molto sangue e sfociano in un incomprensibile mistero risolto dall’abilità deduttiva di Primo. Ma questo, solo guardando la nuda trama. Nella sua realtà questa storia, al contrario dei romanzi criminali dell’epoca classica, non è accompagnata da nessun cattivo umore. Tutto, com’è tipico dei romanzi di Carlo Flamigni, si stempera in un andamento comico brillante, un divertimento pieno di battute, di situazioni surreali e popolaresche, di personaggi del tutto favolosi ma che le circostanze ambientali rendono veri e vari come la vita. Per i lettori che già conoscono la saga di Primo Casadei, è qui, in questo primo romanzo della serie, la genesi di quel gruppo di inverosimili investigatori: il vecchio Proverbio che parla solo per modi di dire, la cinese Maria che ha imparato, anziché l’italiano, il romagnolo, le due gemelle, il gigantesco Pavolone, e gli altri che hanno animato le successive avventure, è qui che sono nati e hanno visto segnato il proprio destino e scolpito il loro carattere. Ed è già presente in questo Giallo uovo, il vero intento comunicativo dell’autore, scienziato e medico insigne, nonché figlio della sua terra: contrastare con l’umorismo e la favola l’opaco pregiudizio che fa della morale una gabbia dolorosa anziché la regola per essere felici insieme; rendere omaggio a una lingua e, dunque a una civiltà regionale, il romagnolo, «ruvida, essenziale, destinata a scomparire».

Carlo Flamigni (Forlì), professore di Ginecologia e Ostetricia nell’Università di Bologna, è membro del Comitato Nazionale per la bioetica e si occupa principalmente di Fisiopatologia della Riproduzione e di Endocrinologia ginecologica. Con questa casa editrice ha pubblicato Un tranquillo paese di Romagna (2008), Circostanze casuali (2010), Senso comune (2011) e Giallo uovo (2012).



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Giallo uovo 2012-07-23 04:03:05 LuigiDeRosa
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LuigiDeRosa Opinione inserita da LuigiDeRosa    23 Luglio, 2012
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Ci sono una cinesina,un boss,un cretino ed un uovo

Primo detto Terzo, e questo è già un buon inizio per un giallo intricato,non trovate?,ebbene Primo è alla ricerca di un'uovo, l'uovo è quello di Amalia detta Antavleva amante del boss Giacomo Vattalà detto Pirinciolla a sua volta sposato con Minerva Esposito detta Pallade, la figlia del capo dei capi della mala romagnola, Priamo Esposito detto il Padrone. D'accordo mi fermo qui, non voglio esasperarvi con nomi e soprannomi. Dunque Antavleva, come tutte le amanti, si sente trascurata, per legare a sè definitivamente il Pirinciolla decide di dargli un figlio, ma il boss non è stupido, prende sempre mille precauzioni durante i loro incontri d'amore, ma si sa, le donne (chiedo scusa alle femministe) ne sanno una più del diavolo, e Antavleva ha studiato un piano diabolico per impadronirsi del seme dell'amante, con l'aiuto di un dottore senza scrupoli userà una ragazzina cinese , Maria (che fortuna,non ha soprannomi!),come utero in affitto che porterà avanti ,in sua vece, la gravidanza per dare poi, tra nove mesi immagino, al suo Giacomino l'erede che con Pallade non ha avuto sbaragliando così la rivale,per sempre.Per mettere in atto questo piano, gira e rigira, fra i vari tirapiedi e scagnozzi che frequentano la grande Casa Esposito , Antavleva sceglie Primo Casadei detto Terzo, uno sfigato, nè stupido ma neanche intelligente, che la donna pensa di convincere e manovrare a suo piacimento.Primo, voglio dire Terzo che è caduto in disgrazia nel clan, capisce che questa è l'ultima occasione per mettere da parte un discreto gruzzoletto ma sa che il Pirinciolla e il Padrone hanno riempito i pozzi artesiani di mezza Italia con i cadaveri di gente che si credeva più furba di loro,quindi accetta ma procede con i piedi di piombo nell'ardua impresa. Con il fido amico Proverbio (di quest'ultimo non si sa il vero nome),cerca e trova un dottore e una cinesina disposti a collaborare e così, grazie all'ars amatoria di Antavleva,procuratosi il seme del boss il piano sembra dare i suoi frutti,perdon il suo uovo fecondato. Purtroppo, i guai che sono sempre dietro l'angolo non mancheranno ed uno bello grosso, anzi robusto e muscoloso direi, si presenta un giorno inaspettatamente nel laboratorio del dottore nelle sembianze di Fammicapire (uno degli scagnozzi del Pirinciolla) che per capire ha capito e con la pistola puntata sta per far capire anche al resto della combriccola :la cinese,il dottore e Primo detto Terzo come si concluderà l'interna vicenda, peccato che per uno scherzo del destino, lui, killer professionista, si spara sul piede e capirete a questo punto che Fammicapire la sua missione non potrà portarla a termine,così come avrete capito che in Casa Esposito,non sarà stato mica solo Fammicapire a capire l'imbroglio,avete capito?
Siamo appena all'inizio!
Un thriller che ha ritmo,l'intreccio originale e l'uso del dialetto romagnolo, parco ma sempre opportuno aggiunge al testo quel tocco di originalità ,il finale è spiazzante come ogni giallo che si rispetti.
di Luigi De Rosa

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