Il borghese Pellegrino Il borghese Pellegrino

Il borghese Pellegrino

Letteratura italiana

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Torna Pellegrino Artusi nei panni del detective. Marco Malvaldi rende ancora omaggio al grande gastronomo nel suo secondo centenario della nascita con questo nuovo romanzo costruito come un perfetto «enigma della camera chiusa». Gli anni della belle époque, gli intrecci tra politica e finanza che legavano l’Italia all’Impero Ottomano, il borghese Pellegrino, con la sua passione rivoluzionaria per la cucina, la familiarità con la chimica, il sentimento di unità nazionale che lo animava: gli ingredienti per un giallo colto, divertente e istruttivo.



Recensione della Redazione QLibri

 
Il borghese Pellegrino 2020-06-29 07:16:31 lapis
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lapis Opinione inserita da lapis    29 Giugno, 2020
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Buon appetito!

"Il mondo ipocrita non vuol dare importanza al mangiare; ma poi non si fa festa, civile o religiosa, che non si distenda la tovaglia e non si cerchi di pappare del meglio" [“La scienza in cucina e l'arte di mangiar bene”, P. Artusi]

Chissà cosa penserebbe Pellegrino Artusi dei giorni nostri, in cui la cucina ha guadagnato un ruolo da protagonista, imperversando nei programmi televisivi, in libreria e persino nelle conversazioni quotidiane? Chi poi durante questo periodo di lockdown non si è trovato, come si suol dire, con le mani in pasta, alle prese con pane e focacce?
Mi piace immaginarlo guardare con un sorriso sornione, nascosto dai baffoni austro-ungarici, tutti i veri e presunti chef di oggi, lui che ha codificato l'arte di mangiare in modo pratico e semplice, per gente che sapeva tener giusto in mano un mestolo, agiata gente borghese, che non disdegnasse il viver bene e il goder della tavola. Come lui.

Nel suo famosissimo libro di fine Ottocento, Artusi scrive di gastronomia per riabilitare l'arte del gusto, affiancando alle ricette un companatico fatto di spirito benevolmente gaudente, di tanti aneddoti e di un pizzico di scienza. Marco Malvaldi non poteva quindi rendergli oggi omaggio migliore se non preparando un romanzo a base di quegli stessi ingredienti.

La piacevolezza. Perché, se nella prefazione al suo ricettario, Pellegrino augurava ai "nevrotici lavoratori di cervello" un po' di aria fresca e un buon manicaretto, Malvaldi sembra augurare qualche ora spensierata in compagnia di pagine divertenti e ironiche, talvolta un tantino insolenti magari, ma sicuramente in grado di regalarci qualche genuino sorriso.

Il gusto di raccontare. Prima di tutto, la trama gialla, ben costruita e intrigante, in cui il sempreverde enigma della camera chiusa si fonde al fascino di un castello toscano con i suoi imprevedibili ospiti. Ma anche molto altro: la decadenza dell'impero Ottomano a inizio Novecento, i primi esperimenti imprenditoriali italiani, l’atmosfera della “belle époque” e, infine, qualche personaggio storico come appunto Pellegrino Artusi e il suo amico professor Mantegazza, che arricchiscono la narrazione con qualche curioso aneddoto attinto dalla loro vita.

Ed infine, non manca una bella strizzata d'occhio alla scienza. Per il chimico Malvaldi dev'essere stato bello poter dare un po' di rilievo proprio a questa scienza, rivelandone l’essenziale utilità tanto nell'arte di cucinare quanto in quella di confezionar omicidi.

Non so se questo sia uno dei migliori scritti del simpatico e colto scrittore toscano, in altri romanzi i personaggi, soprattutto quelli a contorno, mi sono parsi meglio costruiti e il passo più felicemente ritmato. Rimane comunque una lettura gustosa e saporita, che consiglierei a tutti quelli che amano il giallo, umoristico e storico, e a tutti quelli che amano Pellegrino Artusi, che qui rivive in tutto il suo spirito di ironico ottantenne romagnolo.

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Il borghese Pellegrino 2021-05-05 09:17:37 FrancoAntonio
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FrancoAntonio Opinione inserita da FrancoAntonio    05 Mag, 2021
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Artusi e il delitto in scatola sottovuoto

Pellegrino Artusi, il grande gastronomo, si trova nuovamente coinvolto in un fatto delittuoso. Questa volta si tratta di un classico delitto “da camera chiusa”.
Siamo nell'autunno del 1900, Artusi è ospite per il fine settimana, assieme ad altri personaggi altolocati, nella località di Campoventoso (di nome e di fatto) presso la tenuta del sig. Secondo Gazzolo, industriale conserviero che ha introdotto un nuovo metodo per l’inscatolamento delle carni. Sono in corso lucrose trattative in seno al Consiglio di Amministrazione del debito, l’organismo che dirige gli affari con l’Impero Ottomano, sottoposto a una specie di amministrazione controllata a seguito del suo dissesto economico. A capo della Commissione c’è il Delegato dott. Everardo D’Ancona, integerrimo funzionario ben attento a stroncare ogni tipo di “furbizia” da parte di ognuno dei contraenti, affiancato, per la parte turca, dal diplomatico Reza Kemal Aliyan. Artusi, da buon commerciante di tessuti, cercherebbe di inserirsi in quel ricco mercato, ma, assieme a lui, al castello del Gazzolo, ci sono un ricco assicuratore, il ragionier Bonci (con la figlia Delia in età da marito), il noto banchiere dott. Corrado Viterbo e il prof. Paolo Mantegazza, stimato fisiologo, senatore del Regno e stretto amico dell’Artusi.
Purtroppo le serate conviviali, allietate dai piatti cucinati secondo le classiche ricette del manuale dell’Artusi, vengono funestate da una morte incresciosa. La domenica mattina uno degli ospiti è trovato senza vita nella sua camera. Chiusa a chiave. Si è trattato solo di un disgraziato evento dovuto a cause naturali, oppure nella combriccola si cela un assassino?
Come per il precedente episodio (narrato in “Odore di chiuso”) a dirigere le indagini sarà chiamato l’ispettore Saverio Maria Artistico che inizierà a investigare con una buona dose di scetticismo, ma che, nonostante le prove si accumulino per avvalorare la causa naturale del decesso, diviene sempre più convinto che sia stata la mano dell’uomo a fare la vittima di turno e non una banale bronchite mal curata. Anche in questo caso, però, sarà l’Artusi a fornire l’intuizione corretta per sbrogliare la matassa.

I gialli di Malvaldi sono sempre decisamente piacevoli. L’aspetto che più apprezzo è il modo spigliato e anticonformista con cui utilizza la lingua italiana, sempre nel pieno rispetto di una correttezza formale ineccepibile, ma anche con la malcelata intenzione di far capire che, per lui, scrivere non è una cosa seria. Quindi, il lettore riesce a trarre godimento anche nel modo stesso con cui sono costruite le frasi, dalle similitudini burlesche e improbabili, dall'uso dei termini scanzonato e birichino.
La storia non è particolarmente intricata e, più che a costruire l’enigma investigativo, sembra pensata per mettere in burletta certe situazioni, per prendersi gioco di alcuni personaggi. Comunque ben trovato è il marchingegno poliziesco che riesce a conservare il colpo di scena finale. Non tutti i personaggi sono rifiniti a tutto tondo, ma comunque, sono figure gradevoli che, nell'ambito generale della trama, ben si incastrano ognuna nel proprio ruolo. Poi l’accurata ambientazione storica e il richiamo, astuto e sapiente, al celeberrimo ricettario di cui il protagonista principale è autore, aggiungono interesse alla narrazione.
In definitiva si tratta di un romanzo di puro intrattenimento, ma scritto con garbo ed è sicuramente fonte di spasso.
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Il borghese Pellegrino 2020-09-11 19:46:19 andrea70
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andrea70 Opinione inserita da andrea70    11 Settembre, 2020
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Ma stavolta anche no

Sono un estimatore di Malvaldi e finora mi hanno appassionato parecchio anche i romanzi "storici" al di fuori del filone del Bar Lume. Questo mi è sembrato il meno ispirato di tutti e non di poco. La succosa ironia che permeava tutti i precedenti libri qui è molto più rarefatta, la trama non è un granchè, gli stessi personaggi, altrove macchiette costruite in maniera sublime sono qui abbastanza stereotipate. Insomma nel complesso un libro che si lascia leggere anche abbastanza piacevolmente ma che non lascia particolari sensazioni positive o passaggi memorabili (e quante volte tra le pagine per esempio di "odore di chiuso" mi sono fatto delle grasse risate). Un Malvaldi in tono minore o forse semplicemente non ha colpito particolarmente la mia sensibilità e ci può stare.

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Consigliato a chi ha letto...
A chi ha già letto gli altri libri dell'autore, non lo consiglierei per iniziare perchè sarebbe come iniziare qualcuno ad un autore partendo dalla sua opera meno riuscita.
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