La vita paga il sabato
Letteratura italiana
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Recensione della Redazione QLibri

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La vendetta della vita
Davide Longo, torna con l’ennesimo caso in cui coinvolge Bramard e Vincenzio Arcadipane, nel libro intitolato La vita paga il sabato. Un giallo che brilla per intensità ed eleganza di scrittura.
La vicenda colpisce: a Clot , piccolo paese di montagna con trentasette abitanti:
“Clot, da quella prospettiva, con la valle che si apre, la luce del mezzogiorno e le montagne verdi da sfondo, è quasi un bel vedere”,
su una radura viene trovato morto il famoso produttore cinematografico, Terenzio Fuci, e la moglie , famosa anch’essa, Vera Ladich è scomparsa nel nulla. Un caso complicato per Arcadipane che:
“Nel caso di Arcadipane un quinto in quell’albergo di Andora nel 1975, un altro quinto di vita in un appartamento della Torino bene dove fecero irruzione con la buoncostume, un quinto nei momenti passati al lavoro con Bramard, un altro su un marciapiede vicino a una donna mai vista che muore e l’ultimo se lo divide tutto il resto. “
Così che, controvoglia e meditabondo, masticando sucai a più non posso, Arcadipane non può che recarsi in quello sperduto luogo, dove pare essere la norma, l’omertà. Nessuno parla, o se lo fanno, è a spizzichi e bocconi rari. Intanto scopre che l’attrice Vera Ladich, scomparsa, si chiama, in realtà, Anna Mattalia, ed era nata proprio in quel piccolo paese. Trasferitasi a Roma per sposare il grande produttore cinematografico Terenzio, di vent’anni più vecchio di lei, non era mai più tornata in quei luoghi se si esclude l’ultimo attuale soggiorno. Inoltre si scopre che Terenzio,
“Ottantasette anni, fratello di Amilcare Fuci, uomo del Vaticano all’interno della Dc e all’interno del Vaticano, se ne sta disteso su una lettiga, con un lenzuolo che lo copre fino ai capezzoli, la folta chioma a fargli da cuscino, e un foglio A4 sul petto con scritto a penna “PRIAMO: gli dei filarono questo per i mortali infelici.”
Il caso si complica. Urge l’intervento di Corso Bramard, che però è in ospedale, reduce da gravi problemi di salute. Il suo metodo è:
“Dopo tanti anni, ancora oggetto misterioso. Corso Bramard che arrivava sulla scena del crimine e si metteva in disparte, che chiedeva, ma non troppo, che non faceva ipotesi e non pensava ad alta voce. Guardare, pensare e tenersi le carte in mano. Questo gli ha insegnato Corso”.
Riusciranno insieme a risolvere il caso?
Un giallo straordinario, un po’ prolisso, ma elegante e filosofico nella prosa. Un po’ spiritoso, anche, come quando afferma che i piemontesi, dall’autore conosciuti assai bene, non hanno il senso dell’umorismo, e che con loro un segreto resta tale per sempre. Un romanzo che rimanda all’indietro nel tempo, carico di segreti, omissioni, vendette, di moralità cristiana camuffata ed integralista. Fino al termine quando l’intreccio viene drammaticamente sciolto, al motto de:
“La vita paga il sabato, per dire che anche se tardi la vita presenta il conto.”
All’insegna elegante di due personaggi agli opposti, Corso Bramard e Vincenzo Arcadipane, si snoda, così, un romanzo che si nota per qualità e raffinatezza. Bellissimo!
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La vita prima o poi ci chiede il conto
Un produttore cinematografico Terenzio Fuci, viene trovato morto dentro la sua Jaguar, abbandonata in una sperduta valle alpina. Sua moglie di vent'anni più giovane, Vera Ladlich, un’ex attrice che ha fatto innamorare un’intera generazione, è scomparsa. Incaricato delle indagini, il commissario Arcadipane lascia Torino per trasferirsi temporaneamente a Clot, un paesino di poche case sulle quali incombe una diga come quella del Vajont.. La gente del posto è diffidente e omertosa e il caso si rivela un rebus troppo complicato per non chiamare in causa il suo vecchio amico e mentore Corso Bramard e la ribelle ma affidabile agente Isa Mancini, entrambi alle prese con un momento difficile della propria vita.
Ho iniziato proprio dall'ultimo dei quattro libri della serie del commissario Arcadipane, e me ne sono accorta solo alla fine, presa dalle ottime recensioni di questo libro.
E devo dire che non mi ha deluso, ho faticato un po' all'inizio per lasciarmi coinvolgere dalla prosa di Longo, davvero sui generis per un romanzo giallo. In principio l'ho trovato anche un po' pedante, ma invece proseguendo ho trovato piacere dalla sua narrazione, a tratti ironica ma sempre dettagliatamente descrittiva, tanto da avere la sensazione di essere lì sul posto insieme ai personaggi del libro, uno stile davvero coinvolgente,
Ovviamente non conoscevo le singole storie dei protagonisti, e dei loro trascorsi ma questo non ha influito affatto nella mia lettura.
La trama è complessa e intricata, sicuramente non adatto a una lettura superficiale ed evasiva, per questo motivo mi ha ricordato a tratti Fred Vargas,
Il romanzo è disseminato di riferimenti letterari non per ultimo quelli a Pasolini e alla sua "misteriosa" morte, così perfettamente inserita nel romanzo, ma di sicuro pretestuosa, tanto per dare una velata, e anche non troppo, opinione in merito
"Nel novembre del ’75 ammazzano Pasolini. Qualche mese dopo Pelosi viene condannato per l’omicidio che ha confessato, ma sappiamo che sulla faccenda parecchi avevano dei dubbi e che la stampa di allora percorreva altre piste.
...
– Nel ’76, quando il Pelosi era già in carcere, Spinapollice stava ancora cercando informazioni nell’ambiente dei ragazzi di vita perché gli era giunta voce che quella notte c’erano piú auto appartate all’idroscalo e che qualcuno aveva visto che ad ammazzare Pasolini era stato un gruppo. Seguendo quella pista, viene a sapere che Pasolini non era l’unico nell’ambiente dello spettacolo romano a bazzicare quel mondo. Qualche regista e qualche attore da anni facevano la stessa cosa, anche se in maniera meno sfacciata, ricevendo i ragazzi a casa o in camere di albergo."
"Erano anni, quelli, in cui l’omosessualità era accettata a stento se eri un regista di talento come Pasolini, pace all’anima sua. Io invece con il cartello di pederasta appeso al collo cosa sarei stato? La brutta copia di Pier Paolo, senza la sua intelligenza, il suo coraggio, la sua genialità provocatoria e senza nemmeno la sua morte tragica."
Nel suo romanzo c'è arte e religione, etica e sociale; un libro anche politico se vogliamo, perchè sviluppa problematiche che la politica dovrebbe risolvere.
Chiaro e coerente Longo, scrittore e lettore impegnato, ci porta, su un altro piano di lettura, a una letteratura che va oltre il thriller e che ci spinge a riflettere, con i giusti riferimenti, su tematiche più ampie, che anche se solo accennate, restano comunque impresse nella memoria del lettore, un esempio evidente è il richiamo alla tragedia del Vajont. Quello di Longo più che uno stimolo alla ricerca dell'assassino è quasi un suggerimento alla conoscenza...ad andare oltre l'apparenza e ricercare la verità sulle tante tragedie di questo paese mai del tutto risolte.
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Impareggiabile
Libro affascinante e realisticamente superiore alla media sia dell'autore che di altri gialli letti finora.
Il personaggio di Arcadipane (al di là del nome inconsueto ma anche fuori tema) risulta incomparabile ad altri poliziotti famosi, unico nelle sue manchevolezze terrene e normale, cinico e severo con se stesso, ironico verso una vita banale ma tanto uguale alle nostre, gli altri suoi collaboratori sono pezzi di storia italica di gente conosciuta e vista al bar sotto casa, intreccio e trama fantasiosa e sempre ancorata alla banalità del male, luoghi e paesaggi descritti come pochi riescono a farti vivere la scena, poco sangue molto pensiero ed acume, insomma Longo un grande, che forse ha raggiunto il massimo? Speriamo di no ci aspettiamo ancora molto e sempre meglio, complimenti.