Veritas Veritas

Veritas

Letteratura italiana

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Vienna, aprile 1711. Da dieci anni una guerra rovinosa insanguina l'Europa. Solo la capitale asburgica conserva la sua opulenza: a Vienna si mangia, si beve e si balla. Il garzone di Imprimatur e Secretum e l'abate Atto Melani si ritrovano nella capitale. Di colpo la cittá è scossa da un brivido d'apprensione: è arrivato l'Agá turco. Ma tra Imperatore e Sultano c'è pace, perchè allora questa visita improvvisa? I torbidi eventi dei giorni successivi riveleranno rancori secolari e segrete connivenze. Nell'incanto di paesaggi tersi e innevati, tra dervisci ottomani, cricche di goliardici studenti e incursioni nel malaffare notturno aleggia l'inquietante interrogativo di Veritas: chi sta con chi? Grazie al ritrovamento di documenti inediti e al referto di un'autopsia, gli autori hanno rinvenuto le tracce del sottile disegno eversivo, che ha consegnato la coscienza europea alla morsa delle forze distruttrici.



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Veritas 2016-08-07 18:41:22 Dany83
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Dany83 Opinione inserita da Dany83    07 Agosto, 2016
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I volti della verità

In un’epoca in cui l’Europa intera è messa in ginocchio dalla Guerra di Successione spagnola, un’unica città si erge come vetta immacolata tra le ceneri, in mezzo a tanta carestia e puzzo di morte splende per la sua opulenza e benessere, ampolla distaccata dalle brutture che la circondano. Siamo agli inizi del XVIII secolo e la città è Vienna.
A quasi trent’anni dagli accadimenti del primo capitolo della saga valichiamo le Alpi, a saldo di un debito, di una promessa fatta molti anni prima, quando ci trovavamo mollemente adagiati tra i sontuosi giardini di Villa Spada a Roma. Di nuovo troviamo il giovane garzone ormai divenuto uomo e forse un po’ più scaltro, e l’ormai ottuagenario abate Melani con le sue membra ormai fiacche e straziate, quasi portasse le sorti d’Europa sulle proprie spalle, a fare i conti e il bilancio di una vita spesa al servizio di Luigi XIV. Sarà stata spesa bene?. Monaldi e Sorti hanno voluto sorprendere il lettore e in questo loro terzo capitolo si capisce come, figli della stessa mente, i tre romanzi abbiano in realtà tre caratteri ben distinti e per un certo senso distanti ed in vero, Veritas, è il più irruento è sanguigno dei tre.
Lo stile è come al solito impeccabile, adatto all’ambientazione storica, cattura per la sua eleganza e armonia, ma in questa occasione cambia la marcia, come un sassolino in discesa aumenta velocità nel proseguire e fin da subito mette la pulce all’orecchio del lettore che vuole scoprire dove finirà la corsa. Il mistero di un vecchio palazzo abbandonato a se stesso che vuol essere riportato al suo antico splendore, la visita dell’agà turco al principe Eugenio di Savoia, l’enigma del “pomo aureo” e una serie di inspiegabili e talvolta brutali omicidi, sono gli ingredienti che danno i connotati di thriller a questo nuovo romanzo, oltre a quello di sublime romanzo storico, e tengono incollato alle sue pagine chi legge. Mai come in Veritas, la verità è un gioco di ombre sfuggevoli, dove gli amici diventano nemici, le alleanze mascherano subdoli intrighi e non si può sapere chi sta con chi e chi manovra e chi è manovrato.
Non è più il dolce profumo dei fiori quello che sento, non più le ricche stoffe quelle che lambiscono la mia pelle, non più i magnifici palazzi quelli che vedo: con questo romanzo ho sentito il freddo della neve percorrermi la spina dorsale, l’afrore del sangue invadermi le narici, una realtà sconvolgente annebbiarmi la vista e mai come in questo capitolo sono stata curiosa di leggere i documenti probatori che si trovano nella parte finale del libro per capire quali di queste spiazzanti, ma forse sempre sapute rivelazioni, fossero documentate, e cosa fosse frutto dell’intelletto degli autori.
Veritas colpisce come una bomba, risveglia il lettore che ancora poltriva nel torpore in cui lo aveva lasciato il precedente capitolo, se letto , e lo porta bruscamente in un’altra realtà.
Cammini tranquillo in un prato ed in lontananza senti un gran boato, la vista ti si acceca per il bagliore e l’onda d’urto ti scaraventa a terra. Immobile ed attonito assisti impotente allo spettacolo delle fiamme che bruciano tutto ciò che fino ad allora era stato fatto e costruito. Così alla fine ti ritrovi seduto a terra con accanto il garzone e l’abate Melani, con i morti del romanzo e quelli della Storia, a fissare la nera coltre di fumo degli inganni e delle menzogne, solo un flebile chiarore si scorge ogni tanto, è quello della verità che luccica ma non si sa né da dove proviene né se brillerà più.
Così il romanzo scaglia una ineluttabile profezia:
“…Verrà il dì in cui il Terrore per anni e anni andrà in giro nudo per le strade, armato di scure e falce, e mozzerà la lingua alla Verità, e la testa ai giusti. La chiameranno Libertà Uguaglianza Fraternità: sarà invece solo strage organizzata, e tirannia camuffata.”
Imprimatur Secretum, Veritas : una prima parte della sentenza latina è stata scritta e con una nota malinconica di fondo attendiamo i successivi capitoli che l’andranno a completare, curiosi di sapere di quali altre sorprendenti scoperte ci renderanno partecipi.

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