Narrativa straniera Romanzi Il vivo mare dei sogni a occhi aperti
 

Il vivo mare dei sogni a occhi aperti Il vivo mare dei sogni a occhi aperti

Il vivo mare dei sogni a occhi aperti

Letteratura straniera

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Il mondo di Anna sta scomparendo. L’Australia, dove vive, è arsa da roghi che riducono in cenere tutto ciò che incontrano e inondano il cielo di un rosso incandescente. Anche sua madre sta scomparendo: Francie, la matriarca della famiglia, ha ottantasei anni e la sua salute sta peggiorando al punto che deve essere ricoverata in un ospedale di Hobart. Anna lascia quindi in fretta e furia la sua vita a Sydney, lo stesso fa suo fratello Terzo che vive a Brisbane, e si riuniscono a Tommy, il secondogenito, artista fallito che non è mai andato via dalla Tasmania per prendersi cura della madre, anche se fatica a occuparsi perfino di sé stesso. Richard Flanagan parla di famiglia, di relazioni difficili e indispensabili, e soprattutto ci parla di una casa, il mondo in cui viviamo, che non può essere lasciata a sé stessa: non dobbiamo rassegnarci alla perdita ma affrontarla e per quanto ci è possibile combatterla per dare al futuro una possibilità.



Recensione della Redazione QLibri

 
Il vivo mare dei sogni a occhi aperti 2022-06-01 11:00:13 Mario Inisi
Voto medio 
 
2.3
Stile 
 
4.0
Contenuto 
 
3.0
Piacevolezza 
 
1.0
Mario Inisi Opinione inserita da Mario Inisi    01 Giugno, 2022
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Manca qualcosa

Questo romanzo di Flanagan contiene tanti temi importanti e interessanti, ma manca di qualcosa. Intanto manca di omogeneità: nello stille, nelle tematiche, nella definizione dei personaggi, nell’essere-non essere onirico o surreale. Lo è in parte e mai abbastanza, per cui risulta un’accozzaglia di cose male amalgamate.
Per esempio nelle prime pagine c’è una stranezza stilistica che poi viene accantonata per una scrittura tradizionale.
“Me-merdosissime prigioni fi-fi-fingono festa fendendo le onde di Hobart sembra il paese dei balocchi vogliono tutti avere sette anni? Sì no chissà
Il tema: sembrerebbe la morte e l’accompagnamento alla morte con le sue problematiche (accanirsi nelle cure o lasciar andare?) per virare all’ambiente e al senso della vita e delle cose.

Oppure i personaggi: c’è la madre moribonda Francie con i tre figli Anna, Tommy e Terzo. Tommy è definito schizofrenico nelle prime pagine ma fa i discorsi più sensati ed è lui ad accudire la madre e ad avere con lei il rapporto più empatico. Poi è il figlio di Tommy ad essere definito schizofrenico ma lo troviamo al capezzale della nonna mano nella mano come una persona affidabilissima. Poi è Anna che vede sparire parti del suo corpo. I temi sono tanti, forse troppi: la morte, l’accanimento terapeutico, il senso della vita, il rapporto uomo-ambiente, i rapporti famigliari. Ci sono gli incendi che hanno afflitto quella parte del mondo. Un’ornitologa Lisa Shahn piomba sul finale del romanzo quasi dal nulla. Tanti argomenti anche interessanti ma sorvolati. La chiusa surreale che si impianta su una storia non abbastanza surreale e che resta un po’ a sé. Come l’idea di Anna di lasciare il lavoro per fare altro che cade come fulmine a ciel sereno sul lettore. O il suicidio del fratello più pragmatico ipotizzato dal niente dei suoi discorsi. Mi pare un minestrone di tante cose poco amalgamate che fatica ad avere uno stile definito e una personalità.
A me piace molto il surreale e anche le tematiche impegnate, o l’inserimento di dettagli irrealistici in una trama realistica come fa Bolano. Ma a questo romanzo manca qualcosa. Non ha spina dorsale, non ha una personalità sua definita e anche se lo stile come proprietà di linguaggio è buono, poi però si perde in mille rivoli. Non riesco a cogliere la profondità e la poesia e l’impegno che vorrebbe avere. Manca di qualcosa che si è cancellato come è successo al corpo di Anna. Andava ripensato meglio e integralmente.

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