Narrativa straniera Romanzi Io e Mr Wilder
 

Io e Mr Wilder Io e Mr Wilder

Io e Mr Wilder

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Calista Frangopoulou è una donna sposata di cinquantasette anni, con due figlie gemelle in procinto di lasciare casa. Ariane andrà a studiare al Conservatorio di Sydney e Francesca è stata ammessa per l’anno successivo all’Università di Oxford. Dopo aver lasciato Ariane all’aeroporto, Calista ricorda quando, nel 1976, lei stessa era stata in America per tre settimane e l’incontro casuale che le aveva segnato l’esistenza: una sera a Los Angeles, con la sua amica Gill, si era ritrovata a tavola con Billy Wilder, senza sapere chi fosse. Un’occasione fortuita che un anno dopo l’aveva portata a lavorare come interprete dal greco sul set del penultimo film del grande regista, Fedora, che avrebbe determinato la sua scelta di diventare compositrice di colonne sonore e che, molti anni dopo, le avrebbe permesso di maturare una decisione importante con la leggerezza del finale di un film di Billy Wilder. Un delicato romanzo di formazione che è anche l’intimo ritratto di una delle figure più intriganti del cinema di tutti i tempi. Billy Wilder è Hollywood, la celebrità, il genio, ma anche il Novecento, il nazismo, la Shoah, la fuga di tanti verso l’America.



Recensione della Redazione QLibri

 
Io e Mr Wilder 2021-02-23 16:21:26 annamariabalzano43
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annamariabalzano43 Opinione inserita da annamariabalzano43    23 Febbraio, 2021
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Le molteplici funzioni dell’arte del Cinema.

L’ultimo romanzo di Jonathan Coe, Io e Mr Wilder, offre davvero molti spunti di riflessione non solo sull’arte del Cinema, quanto anche e soprattutto sulla vita stessa.
Il racconto è affidato a un io narrante che si identifica con la protagonista Calista Frangopoulou, musicista dilettante e poi professionista che rievoca la sua giovinezza segnata in maniera indelebile dall’incontro con l’anziano regista Billy Wilder che determinò alcune delle scelte più importanti della sua vita. È una storia che ci conduce attraverso un mondo di personaggi reali e immaginari che ha lo scopo di sottolineare quale sia e possa essere la funzione del Cinema nella società contemporanea e quale sia stato il fascino da esso esercitato durante tutto il corso del Novecento.
Non a caso tra i tanti produttori, registi e scenografi di Hollywood, Coe ha scelto proprio Wilder, al quale si devono alcuni dei successi più clamorosi del Cinema americano, ma anche alcuni flop altrettanto clamorosi. E già qui ci si può domandare secondo quali canoni si può determinare il successo o il fallimento di un film? La prima risposta risiede nel gradimento del pubblico, a prescindere dal valore intrinseco dell’opera stessa. Tenere presenti le esigenze di una platea vasta ed eterogenea come quella cinematografica è certamente determinante. Il pubblico del Cinema può essere di “èlite”, se con questo termine si vuole fare riferimento a volte a sproposito, a quegli spettatori più o meno acculturati che preferiscono il genere impegnato a finale aperto che si offre a molteplici interpretazioni, o viceversa di “massa” se dallo spettacolo esso cerca svago, emozione, evasione dalle difficoltà della vita quotidiana.
Billy Wilder, infatti, firmò splendide commedie che riscossero il consenso di tutto il mondo del cinema come “L’appartamento”, “A qualcuno piace caldo”, “Sabrina”, Irma la dolce”, e opere che al contrario segnarono il suo declino come “Fedora” e “Buddy Buddy”. Ciò che in ogni caso risulta evidente è che anche in quelle commedie che eccellono per la vivacità della sceneggiatura, la raffinatezza della scenografia e dell’interpretazione di divi affermati, vi è di fondo sempre un tema serio, più impegnativo, su cui riflettere, che sostanzialmente si esplicita in una critica sui limiti e i difetti della società americana. La forma e la vena satirica e umoristica della maggior parte delle opere di Wilder definirono il loro grande successo. “Fedora” che aveva ripreso il soggetto dello spietato declino della star di successo già affrontato ne “Il viale del tramonto” non avrebbe avuto lo stesso destino delle commedie brillanti, poiché il soggetto era troppo amaro, poco gradevole per un pubblico in cerca di sollievo nelle sale cinematografiche. E a questo proposito, proprio il personaggio Wilder, nel romanzo di Coe, farà un’analisi spietata del successo de “Lo squalo” di Spielberg, dovuto a quell’esigenza di emozioni forti che il pubblico va maturando via via che nel Novecento si vanno esaurendo messaggi artistici di forte impatto. Ma la critica a “Lo squalo” non impedisce a Wilder di riconoscere il grande talento dello Spielberg di “Schindler’s list”, un soggetto che lo stesso Wilder avrebbe voluto affrontare se non fosse stato troppo coinvolto nella tragedia della Shoah, essendo egli stesso di origini austriache e avendo perso la madre in un campo di concentramento.
“Io e Mr Wilder” è dunque, nel suo complesso, un omaggio al Cinema, a chi ad esso ha dedicato la vita, a che ne ha esaltato la funzione etica, sia nella sua forma divulgativa che in quella più specificamente artistica. Jonathan Coe ancora una volta affronta temi di grande attualità con un occhio costantemente rivolto al nostro mondo contemporaneo di cui approfondisce anche i lati più oscuri, quei lati che spesso troppo opportunisticamente si è portati a ignorare e a dimenticare.

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Io e Mr Wilder 2021-03-17 08:27:15 68
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68 Opinione inserita da 68    17 Marzo, 2021
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Scuola di vita

Cinema e vita rivestono il nuovo romanzo di Jonathan Coe, un viaggio tra passato e presente velato da una malinconia a tratti nostalgica con un finale aperto all’ottimismo.
Quanto la grandezza del cinema di Billy Wilder si dibatte tra arte e puro intrattenimento, quanto la giovane Calista si innamora del cinema, elevandolo a scuola di vita dopo l’ incontro con il famoso regista durante un viaggio in America negli anni ‘70, un uomo per metà serio e per metà scherzoso, ai suoi occhi ignari un professore universitario o un chirurgo plastico?
Il legame tra la giovane anglo-ellenica e il regista americano di origine austriaca decolla durante una cena, lei ventunenne timida e impacciata, inesperta della vita, lui vecchio artista carismatico dimenticato da una Hollywood profondamente cambiata e da un pubblico in cerca di emozioni forti.
Un’ idea liberata da uno sbadiglio prolungato, un rapporto vissuto a distanza, nell’ immagine da lei creata, la frequentazione durante le riprese di “ Fedora “, in viaggio tra la Grecia e la Germania, un lavoro da interprete e da assistente alla produzione, la condivisione e le rivelazioni di chi è stato ed è vicino al suo genio ( la moglie Audrey e l’amico-collega Iz ).
Il film ( che uscirà nel 1978 con fortune alterne ) vorrebbe restituire l’ anziano regista alla cinematografia che conta, è il suo canto del cigno, accostato a “ Viale del tramonto “, prodotto e sponsorizzato in quella Europa da lui amata e rimpianta, abbandonata tra le due guerre per necessità ed egoismo, ignorando gli affetti più cari.
Allora la giovane Calista, appena laureata, introversa, malinconica e solitaria, viveva un’ incertezza sentimentale all’ interno di una vita grigia e monotona, una natura introversa all’ inseguimento di un senso e di un talento inespressi, oggi è una cinquantasettenne defilata, quello che scrive non interessa più, sono quindici anni che nessuno le commissiona una partitura e il suo ruolo di madre pare consumarsi nell’affetto sfuggente delle due figlie gemelle, partenti e distanti.
La sua vita, equamente distribuita tra famiglia e musica, pare la trama di un film e si intreccia indissolubilmente con quel film ( “ Fedora ” ) che l’ ha scoperta e indirizzata, un’ opera controversa con molteplici significati, che avrebbe dovuto riesumare il genio di Wilder, un viaggio tormentato nel cuore della sua esistenza, il ritorno alle origini, il dolore della perdita, la fuga dal nazismo, il colpo di coda di un uomo vissuto d’ arte e di amore, consapevole della propria decadenza in una Hollywood che va inscenando il trionfo del botteghino e l’era dei nuovi giovani registi barbuti ( Spielberg in primis ).
Che cos’è il cinema per Mr Wilder e che cosa rappresenta per Calista, quale il suo ruolo? Il romanzo, che nel ricordo della voce narrante rincorre il passato nella costruzione del presente, una cartolina del percorso artistico e privato del famoso regista, fino alla produzione di “ Fedora “, vira su rapporti di intimità destinati a finire ma profondamente radicati nella vita e nella mente della compositrice.
Il Wilder regista era stato una presenza contraddittoria, autore di film delicati e romantici, di grandi successi e fiaschi clamorosi , ( “ A qualcuno piace caldo “ “ L’ appartamento “, “ Sabrina “, “ Irma la dolce “ ) un uomo insicuro con una grande voglia di raccontare storie, profondamente europeo, a un certo punto rifiutato e dimenticato. Era vissuto nella convinzione che si dovesse al pubblico qualcosa di diverso, di bello, di elegante, ... “ si va al cinema perché quelle due ore ci diano un po’ di luce, che sia una commedia, un film comico, basta che ci sia una scintilla che prima non c’era, un po’ di gioia “...
Per Calista, ammaliata dal suo mito, il cinema diviene scuola di vita, le sue parole ispirazione assoluta perché ...” qualunque cosa la vita ci riversi addosso ha sempre qualcosa da offrirci e noi siamo tenuti a coglierlo “...
Resta il ricordo di un uomo che ...” tanto aveva ottenuto e tanto aveva sofferto “... e quell’ inizio casuale restituisce un senso alla protagonista e voce narrante, una scelta difficile ma necessaria, il futuro scritto tra le parole del grande “ maestro “.
Un romanzo di difficile costruzione per la vastità di temi e contenuti, che rischia di impantanarsi in una logica stereotipata e di superficie ( la rappresentazione della lunga e contraddittoria vita artistica di Wilder ) ma che mostra un’ altra faccia di se’ quando il racconto si svela, tra sobria intimità e romantica malinconia.
“ Io e Mr Wilder “ è sicuramente un romanzo non disprezzabile ma distante dal meglio della produzione letteraria dell’ autore. Personalmente avevo gustato il Jonathan Coe di “ La famiglia Winshaw “ e di “ La Banda dei brocchi “ ma anche di “ La casa del sonno “, e avevo apprezzato i recenti “Numero undici” e “ Middle Class “ .
Un autore sempre lucido e obiettivo, impegnato a rappresentare attraverso un’ acuta analisi socio-politica vizi, virtù e ataviche contraddizioni dei propri connazionali, tra slanci poetici e caustica irriverenza, dialoghi sferzanti e humour dissacrante, situazioni paradossali e riflessioni argute nel cuore di silenzi pensanti, tratti di uno spirito acuto, arguto, profondo riferibili però a un recente passato.

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