Narrativa straniera Romanzi La treccia alla francese
 

La treccia alla francese La treccia alla francese

La treccia alla francese

Letteratura straniera

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Nel 1959 Robin Garrett e sua moglie Mercy decidono di fare una vacanza con i figli, Alice, Lily e David. È la prima che si concedono e non ce ne saranno altre in futuro: affittano una baita in riva al lago e trascorrono lì una settimana insieme. Durante quei pochi giorni, un episodio apparentemente banale finirà per segnare non solo la vita dei tre figli, ma anche quella delle generazioni successive. Andando avanti nel tempo, abbiamo infatti la percezione di un quadro famigliare felice solo a un primo sguardo, ma in realtà intimamente compromesso: Mercy è sempre più distante, chiusa a dipingere nel suo atelier; Robin, incapace di riconquistare l'attenzione della moglie, è completamente assorbito dal lavoro nel negozio di ferramenta; Lily, alle prese con una gravidanza indesiderata, non trova dai suoi la comprensione di cui avrebbe bisogno; David, impegnato negli studi lontano da casa, ne approfitta per allentare i rapporti. Soltanto Alice cerca di rimanere saldamente aggrappata al simulacro della sua famiglia. Man mano che il romanzo si addentra nel racconto delle loro vite, a partire dagli anni Cinquanta fino alla pandemia di coronavirus, comprendiamo la complessità dei Garrett, il nodo che unisce gli anziani ai più giovani, gli amori e le gioie, ma anche le delusioni, i rimpianti e i piccoli segreti... Anne Tyler racconta come i legami famigliari ci condizionino e lascino il segno, proprio come i capelli intrecciati che, una volta sciolti, mantengono a lungo il ricordo delle pieghe in cui erano stati costretti.



Recensione della Redazione QLibri

 
La treccia alla francese 2022-05-11 21:29:19 Mario Inisi
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Mario Inisi Opinione inserita da Mario Inisi    11 Mag, 2022
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Piccole gentilezze famigliari

La treccia alla francese è un romanzo di una grande scrittrice americana che ha il dono di dare ai dialoghi la leggerezza e la naturalezza che li rende spontanei, per cui spesso i suoi personaggi vivono e respirano. Il suo tallone d’Achille sono i finali, anche se non in questo caso. Alcuni dei suoi romanzi come Lezioni di respiro e il turista involontario sono dei capolavori, altri come questo sono romanzi carini ma non eccezionali. Sono come i film di don Matteo, che non entreranno nella storia del cinema ma sono rilassanti e pieni di buoni sentimenti, il che è già una ottima cosa. Anne trasmette al lettore il suo modo tranquillo e benevolo di vedere le cose e di intendere le relazioni. La famiglia è centrale nella sua esistenza. La famiglia che ci descrive non è perfetta, ci sono persone difettose che cercano di essere tolleranti e inclusive, che a volte non si capiscono, per cui hanno comportamenti strani e al limite dell’offensivo, un offensivo però assolutamente privo di calcoli. In genere se qualcuno ferisce qualcun altro è solo per legittima difesa. Nonostante gli errori, il bene che è circolato in famiglia non è perduto, lo si ritrova anche a distanza di tempo in tracce come le conchiglie sulla spiaggia. Questo romanzo mi è sembrato un pochino dispersivo, tanti parenti, senza una vera storia che tenga avvinto il lettore. Il covid arriva anche qui verso la fine del romanzo. Rispetto ad altri testi di Anne, la treccia ha più una dimensione casalinga anche nei suoi aspetti claustrofobici. Mi è sembrato meno penetrante e interessante di altri testi, anche se scorrevole. L’incipit è bellissimo e secondo me è stato un peccato abbandonare i due personaggi dell’incipit per entrare nelle loro famiglie, in particolare in quella di Serena. Avrei preferito seguire quei due.

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