Narrativa straniera Romanzi Lo scafandro e la farfalla
 

Lo scafandro e la farfalla Lo scafandro e la farfalla

Lo scafandro e la farfalla

Letteratura straniera

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L'8 dicembre 1995 un ictus getta Jean-Dominique Bauby in coma profondo. Al risveglio tutte le sue funzioni motorie sono definitivamente compromesse. La diagnosi è terribile: locked-in syndrome, che lascia perfettamente lucidi ma prigionieri di un corpo inerte. Chiuso in quel corpo come in uno scafandro, Bauby non può più parlare, né muoversi, mangiare o respirare senza aiuto. Solo un occhio si muove, il sinistro, il suo unico legame con il mondo. Così un giorno inizia a dettare: sbattendo la palpebra secondo un preciso codice comunica a un'assistente una lettera dell'alfabeto alla volta e, parola dopo parola, settimana dopo settimana, scrive questo libro.



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Opinioni inserite: 6

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Lo scafandro e la farfalla 2016-08-09 13:36:37 Pelizzari
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Pelizzari Opinione inserita da Pelizzari    09 Agosto, 2016
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Scritto con la palpebra sinistra

Sembra impossibile ma questo libro è stato scritto con la sola palpebra sinistra. Sì, perché il protagonista ha subìto un ictus che lo ha imprigionato in un corpo immobile e l’unica parte che riesce a muovere e con cui comunica è la palpebra sinistra. Grazie all’aiuto di un’assistente speciale, con un alfabeto condiviso ha dettato, lettera per lettera, parola per parola, frase per frase, i pensieri che aveva in mente, costruendone un libro per poter comunicare ancora agli altri il proprio mondo interiore. E questa è la parte più speciale del libro perché ti fa riflettere sulla sua forza di volontà, sulla sua capacità di sperare e su quanto aiuto ha ricevuto dalle persone che ha avuto vicino. Commoventi le pagine in cui racconta di come vede i figli e di come ripensa al padre, le due maglie estreme della catena d’amore che lo circonda e lo protegge. Storia vera che dà un grande esempio di vita, vissuta fino all’ultimo secondo, onorandola.

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Lo scafandro e la farfalla 2013-09-08 20:12:43 Aster
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Aster Opinione inserita da Aster    08 Settembre, 2013
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ESARINTULOMPDCFBVHGJQZYXKW

Potrebbe sembrare un vaneggiamento e invece il titolo della recensione è il segreto di questo piccolo delicato libro. Si tratta infatti di uno schema di lettere ordinate a partire dalla più frequente nella lingua francese, grazie al quale Jean-Dominique Bauby può scrivere "Lo scafandro e la farfalla" dopo l'ictus che lo ha quasi totalmente paralizzato: l'"ESARINTUL..." viene ripetuto ad alta voce dalla ragazza che si occupa di riportare il testo, alla lettera interessata Bauby sbatte una palpebra ed essa viene trascritta; l'operazione è ripetuta tante e tante volte, fino a comporre parole, frasi, un libro.
In 123 pagine l'autore riesce incredibilmente a raccontarci la sua vita immobile, tra ricordi di un passato ormai irrecuperabile, l'odio verso un destino tanto raro quanto crudele, la solitudine inevitabile e un'ostinata voglia di essere ancora, in qualche modo. Il tramite tra la sua interiorità e il mondo esterno è un occhio, quello sinistro, come fosse l'oblò di uno scafandro da cui scrutare il mare e il fondale e la realtà sottomarina. Come una farfalla è diventata invece la sua mente, totalmente libera di volare nei posti più lontani o accanto alle persone amate, di inventare esiti alternativi a quel tragico giorno di dicembre. Ma non manca la sofferenza di fronte alla condanna all'immobilità, alla negazione della vita.
I brevissimi capitoli si susseguono velocemente, la narrazione è scorrevole e ben scritta: Bauby racconta e non si può fare a meno di ascoltare, di provare a immaginare, di restare interdetti. Dopo una lettura pacata, nelle ultime pagine sale l'inquietudine e si resta sospesi e commossi, con solo un interrogativo nella testa: "C'è nello spazio una chiave per aprire il mio scafandro? Una metropolitana senza capolinea? Una moneta abbastanza forte per riscattare la mia libertà?"
Per ricordarsi di valorizzare l'attimo e tutti quei gesti semplici che si compiono macchinalmente ogni giorno, ma che in realtà sono più che "miracolosi".

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Lo scafandro e la farfalla 2011-07-17 10:31:59 R๏гy.o°
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R๏гy.o° Opinione inserita da R๏гy.o°    17 Luglio, 2011
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Levità del dolore

Un libro assolutamente commovente.
Sarà che avevo visto il film così poetico ed avevo poche pretese, ma questo libro è stato una rivelazione. Non è la storia di per sè ad avermi toccato le corde dell'anima ma il modo in cui è stata raccontata: non credo che al mondo sia esistita persona più coraggiosa e determinata a Vivere come Bauby.
Incredibilmente sorprendente la sua tenacia.
Leggere questo libro è come annotare sul cuore un monito alla felicità quotidiana: bisogna trovare del bello in ogni cosa che ci succede. Solo così riusciremo a godere appieno della vita.
Solo così.

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Lo scafandro e la farfalla 2010-12-06 19:52:58 Quelli della letteratura
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Quelli della letteratura Opinione inserita da Quelli della letteratura    06 Dicembre, 2010
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Lo scafandro e la farfalla

Ho letto il libro circa due anni fa, e di questa leggerissima lettura, come appunto una farfalla, mi è rimasta la grande dolcezza.
Il libro è unico nel suo genere, poichè è stato interamente dettato da un "vegetale" ad una copista, con il solo ausilio dell'occhio.

Consiglio a tutti di vedere l'omonimo film, forse e stranamente più bello persino del libro.
Ciao.

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Lo scafandro e la farfalla 2008-11-08 00:05:25 noemi
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Opinione inserita da noemi    08 Novembre, 2008

nello scafandro

prima di leggere il libro ho visto il film e forse un po' per questo la lettura è stata meno piacevole. Il film l'ho visto in irlanda, quindi in francese con sottotitoli in inglese(!!!) ma non serviva essere assi in una delle 2 lingue perchè il messaggio passa chiaramente lo stesso. Bellissimo nella sua drammaticità..indispensabile per vedere tramite gli occhi del malato, che sono rimastigli ultimi mezzi di contatto con l'esterno, e di capire veramente cosa si prova.

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Lo scafandro e la farfalla 2008-03-18 22:20:03 murialdog
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murialdog Opinione inserita da murialdog    19 Marzo, 2008
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Lo scafandro e la farfalla

Dopo averlo letto non saremo più quelli di prima.
Al di là dei problemi etici che vengono proposti rimane la consapevolezza che l'uomo è il suo pensiero e che, anche quando il corpo ci ha fisicamente abbandonato, la sola mente è sufficente a mantenere l'integrità della nostra personalità.
Bello e fedele al libro anche il film omonimo.

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