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Rosso caldo
 
Rosso caldo 2014-08-02 17:24:54 LuigiDeRosa
Voto medio 
 
4.0
Stile 
 
4.0
Contenuto 
 
4.0
Piacevolezza 
 
4.0
LuigiDeRosa Opinione inserita da LuigiDeRosa    02 Agosto, 2014
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Azionismo "napoletano"

Dopo "Blanca" e "Tre, numero imperfetto"( il più votato dalla giuria popolare dello Scerbanenco 2012) con "Rosso Caldo" Patrizia Rinaldi aggiunge un nuovo capitolo alla serie poliziesca che ha per protagonista il sovrintendente ipovedente Blanca Occhiuzzi del Commissariato di Pozzuoli.
Blanca "La Bella" com'è chiamata affettuosamente dall'ispettore Liguori suo compagno e collega, in questo romanzo sarà alle prese con più di un dramma, quello personale legato alla crisi psico affettiva con la figlia adottiva Ninì causata dalla fuga dal carcere del padre naturale, Luigi Russo, pericoloso criminale che intende riprendersi la bambina per biechi motivi facendo leva sul legame di sangue. Poi c'è il dramma di una coppia omosessuale, le cugine Rosselli, Mariarca e Alina alle prese con malattie vere e spiriti e voci più o meno immaginarie che le due donne dichiarano ai poliziotti di udire la notte attraverso le mura del loro basso adiacente alle cantine di Palazzo de Pignatta. Gli spiriti uditi dalle Rosselli diventeranno inquietanti quando in quegli stessi antri bui verrà ritrovato il cadavere di Girolamo Sellitto impiegato postale. Sul posto giungeranno Blanca, Liguori e l'agente scelto Giuseppe Carità, i tre sotto la guida dell'indomito commissario Martusciello dovranno districarsi in un fitto ginepraio di relazioni ambigue, ricatti, cambi d'identità, tradimenti e menzogne. Una storia appassionante quella che ci consegna Patrizia Rinaldi, ricca di suspense e colpi di scena. Un giallo elaborato alla perfezione, così come il ricorso a brevi capitoli dedicati all'approfondimento psicologico dei personaggi chiave riesce a coinvolgere ancor di più il lettore nelle vicende che li vede protagonisti. Un romanzo dai contenuti forti che porta nascoste dentro di sè tematiche di matrice psicologistica come la sofferenza del bambino adottato che si sente un abbandonato, l'anaffettività di certi genitori e l'autolesionismo al quale ricorrono i soggetti più deboli ben rappresentato dalla pratica all'Azionismo viennese alla quale ricorrono alcuni personaggi del thriller.

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