Dettagli Recensione
Diario di una vita
La Winterson ci racconta la sua storia personale molto particolare di bimba adottata nell'Inghilterra anni 60 e allo stesso tempo ci fa partecipi di tutti i suoi stati d
'animo, con digressioni molto singolari a riguardo soprattutto di letteratura e psicologia.
Scava dentro di sè l'autrice e fa uscire tante sensazioni che son comuni a tutti come la ribellione adolescenziale ad es, con la differenza però che x lei quel passaggio fu cruciale e le aprì una prospettiva di vita difficilmente raggiungibile da altri, con tutte le sofferenze e particolarità del caso.
Il clou del libro, a mio avviso sta proprio nel titolo e da dove questo scaturisca.
Jeanette(la protagonista) infatti mette bene in chiaro, in questo romanzo, che la sua vita sia imperniata sulla ricerca della felicità e non della normalità e si tiene ben strette tutte le sue contraddizioni, affrontando anche di essere buttata fuori di casa da una mamma bigotta che la scopre a letto con un'altra donna e che le dice la famosa frase che poi è diventata il titolo del libro. Dicevo dei suggerimenti di letteratura e psicologia interessanti contenuti nel libro, Jeanette si mette in testa di leggere tutta la letteratura inglese dalla A alla Z e ci offre tanti spaccati suggestivi. Quello che io volevo estrapolare però, per concludere la recensione, è uno spunto tratto dagli scritti del filosofo rumeno Mircea Eliade che parla di casa, argomento molto caro a Jeanette nella sua ricerca di stabilità
..."La casa è l'intersezione di due linee:una orizzontale, l'altra verticale. La linea verticale ha il paradiso, o l'aldilà, a una estremità, e il mondo dei morti dall'altra. Il piano orizzontale è costituito dai traffici di questo mondo, che non si fermano mai: i nostri traffici e quelli degli altri che si affaccendano attorno a noi. La casa è il luogo dll'ordine"...