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Rumore bianco
 
Rumore bianco 2015-07-20 15:01:40 Anna_Reads
Voto medio 
 
2.8
Stile 
 
4.0
Contenuto 
 
3.0
Piacevolezza 
 
2.0
Anna_Reads Opinione inserita da Anna_Reads    20 Luglio, 2015
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Molto Rumore (bianco) per... ?

Rumore Bianco – Don Delillo, 1985

Noi sembriamo ritenere che sia possibile tenere lontana la morte seguendo regole di buon comportamento.

Questo libro va profondamente e lungamente digerito, perché – almeno nel mio caso – la lettura è stata stentata e piuttosto faticosa.
Illuminata qua e là, va detto, da improvvisi squarci e sprazzi financo notevoli.
La storia si articola in tre macro sezioni ed è quella di Jack Gladney che si inventa una carriera accademica studiando ed approfondendo la figura di Hitler. Reduce da un certo numero di matrimoni e con un discreto numero di figli (alcuni propri, altri dell’attuale moglie, Babette), Jack porta avanti una vita tranquilla, descritta dall’autore attraverso conversazioni con i colleghi, spese al supermercato, bizzarre lezioni di tedesco, scambi con la moglie e i figli (particolarmente pregevoli quelli con il figlio Heinrich e con la figlia Bee).
La prima sezione, intitolata “Onde e Radiazioni” scorre via così.
Devo ammettere che ho faticato parecchio a comprendere dove l’autore volesse andare a parare.
Nella seconda sezione (L’evento Tossico Aereo) si comincia a capire qualcosa. Senza voler spoilerare troppo, Jack e la sua famiglia si trovano ad affrontare un pericolo imprevisto e Jack e Babette separatamente e parallelamente – proprio loro che avevano una mirabile sincerità di fondo – cominciano a ragionare con una certa angoscia sulla morte. Propria e dell’altro.
Troveranno – nella terza parte – soluzioni diverse e seguiremo il percorso di riflessione di Jack.

Con questo plot la scrittura di Delillo mena a spasso il lettore fra supermercati ed ospedali, senza mai dirgli molto, ma lasciando a lui “il grosso” del lavoro.
È sorprendente come una visione un po’ più chiara di questo romanzo sia emersa riordinando i pochi commenti e le parti sottolineate (cosa che faccio sempre prima di una recensione).
Attraverso questo “filtro” è venuto fuori uno scheletro piuttosto definito.
E se penso che il titolo è “Rumore Bianco” una lampadina alla fine si accende (per non tediare con la fisica acustica mi limito a copiincollare una definizione informale di wikipedia: “Il rumore bianco, simile a un continuo fruscio o soffio, è considerato distensivo. Alcuni generatori di rumore bianco acustico sono impiegati per coprire il rumore di fondo in ambienti interni o per favorire il rilassamento.”).
Ora, non sono in grado di dire se “Rumore Bianco” sia la paura della morte che sostanzia, senza essere percepita l’esistenza di ognuno o se il “Rumore Bianco” sia la vita negli aspetti più banali e consumistici che va “filtrata” per scoprire il suo vero nucleo; personalmente mi piace di più la seconda ipotesi.
Come accennavo, fra il fruscio di fondo, la scrittura di Delillo a tratti si leva alta e potente, alcuni passi sull’amore, sulla vita e sulla famiglia sono meravigliosi, profondi, ironici e arguti; da soli valgono la faticosa – per me - lettura del libro.
Nel complesso, però, non posso dire di aver completamente apprezzato questo lavoro.
Ho avuto l’impressione di assistere ad un esperimento invece che di leggere una storia.
L’impressione che l’autore avesse un messaggio/tesi e a questo abbia un po’ sacrificato i suoi personaggi (e forse anche un po’ i suoi lettori).

«Tutto ciò di cui abbiamo bisogno, che non sia cibo o amore, lo troviamo nelle rastrelliere dei tabloid. Storie di fatti soprannaturali ed extraterrestri. Vitamine miracolose, le cure per il cancro, i rimedi per l'obesità. Il culto delle star e dei morti.»



Colonna Sonora
And The Radio Plays – CCCP
https://www.youtube.com/watch?v=70rdQA6GPNI

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Commenti

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Ciao Anna. Sono stato abbastanza colpito da questo libro.Mi sono piaciute le parti che scorrono lente, un condensato di vita americana carente di valori e con l' ossessione di rimuovere l' idea della morte, di non parlarne, scoprendo però che è l' unica cosa che veramente reclama il suo spazio. La parte finale, piuttosto caotica, non mi è piaciuta, tanto che non me la ricordo, quindi non so più come la vicenda sia terminata.
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