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L'amore, la vita, la morte.
Ho iniziato a leggere questo libro in concomitanza con “David Copperfield” di Dickens. Giuro che non l’ho fatto di proposito! Era in lista già da tempo e mi è stato regalato per il mio compleanno, così eccomi qua a scriverne un breve commento. Ho detto quanto sopra, proprio in apertura, perché “Norwegian Wood” (precedentemente intitolato “Tokyo Blues”) assomiglia vagamente al romanzo di Dickens, soprattutto in un paio di aspetti. Innanzitutto, sono romanzi di formazione entrambi: in quello di Dickens il giovanissimo David vive le sue esperienze e matura la sua personalità; in Norwegian Wood è Watanabe a T?ru a farci fare un viaggio nel suo passato e nella sua vita. Anche Watanabe, come David, incontrerà un amico apparentemente speciale che poi si rivelerà un modello sbagliato di vita dal quale prendere le distanze. Entrambi i protagonisti conosceranno l’amore e lo vivranno in modi differenti (visti i tempi e i luoghi nei quali sono ambientati i romanzi), ma sempre in modo passionale e romantico. Le figure femminili sono quasi elevate a divinità ed in loro pare che non ci sia mani niente di sbagliato agli occhi dei protagonisti. Murakami ha comunque dichiarato di aver basato il romanzo sul suo stesso racconto “Hotaru” – “La lucertola”, pubblicato 5 anni prima.
Dentro questo romanzo c’è anche una parte di Murakami, ci sono i suoi interessi musicali, citazioni delle sue letture preferite e la sua moderna visione del Giappone. Watanabe legge autori occidentali, in forte contrasto con la tendenza giapponese di gravitare sempre attorno alla letteratura e alla cultura nazionale, come a volerla conservare gelosamente. Murakami ed il suo Watanabe sono delle mosche bianche nella società, più volte quest’ultimo si sentirà estraneo a ciò che lo circonda e tenderà a discostarsi sempre più dalla comunità. Quello che traspare da questo romanzo è il dramma dei giovani giapponesi che trovano nel suicidio una via di fuga da una realtà opprimente che non gli permette di trovare un posto adatto a loro. Sono fragili, sono spesso soli e incompresi. Anche i migliori, apparentemente, non ce la fanno. Murakami non lo dice espressamente, ma sappiamo quanto la società giapponese sia affascinante e, al tempo stesso, molto rigida e severa. Sono molti i personaggi che optano per il suicidio in questo romanzo, ma il lettore non viene inondato di pareri e critiche verso il gesto o il suo movente. Watanabe soffre, ma non dà la colpa a nessuno. Questo è un romanzo drammatico e romantico, perché l’amore è il filo conduttore di tutto e va a braccetto con il sacrificio, la sofferenza e la morte. È un libro da leggere tutto d’un fiato, è un libro da vivere e da immaginare. Una lettura superficiale non lascerebbe nulla e consiglio di leggere anche la prefazione dell’autore, perché aiuta veramente molto a capire la portata di questa opera.
Consigli di lettura: non adatto a letture frammentate, alcuni capitoli sono lunghi e si potrebbe perdere il filo del discorso. Non è un libro per bambini (scontato forse, ma sempre meglio dirlo).
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E' un libro che m'incuriosisce, dopo aver letto "Kafka sulla spiaggia" , testo di grande inventiva e profondità.