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Astenersi principianti

Letteratura italiana

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Davanti alla fine, siamo tutti principianti: e siccome l'arte del distacco non la possiamo imparare, tanto vale affezionarsi a questa Signora acquattata nell'armadio, cercando le parole per farcela un po' amica. Ognuno procede a modo suo, ci mancherebbe, ma qui c'è un piccolo prontuario portatile: una cassetta degli attrezzi fatta di poesia, paura, favole, silenzio, coraggio, lacrime, sorrisi: «mille pozioni per uccidere la notte». Paolo Milone accende il buio con le sue folgorazioni, e ha l'avventatezza di farlo persino con leggerezza. Perché non possiamo sapere quale, ma di queste strade, una sarà la nostra. «Esistere nel corpo è una cosa bellissima. Non ci sono altri posti per essere noi stessi». La morte è l'unica certezza che abbiamo nella vita, ma noi allontaniamo il pensiero ogni giorno, con pervicace distrazione. Eppure basterebbe fermarsi un istante... Ecco perché è fatto di istanti, questo libro inaspettato. Di quegli attimi preziosi in cui esitiamo in cerca di una strada, e all'improvviso ci accorgiamo che la vita e la morte fanno gli stessi scherzi, perché semplicemente sono un'unica cosa. In fondo cosa c'è, dopo la morte? C'è un paese dove non siamo mai andati: «Per me, per esempio, la Norvegia». Di ciò di cui non si può parlare, non bisogna tacere.



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Astenersi principianti 2023-04-09 15:57:26 marialetiziadorsi
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marialetiziadorsi Opinione inserita da marialetiziadorsi    09 Aprile, 2023
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Commento

"La verità è che ognuno muore a modo suo, come sa e come riesce. Non esistono protocolli. Le confesserò una cosa: anch’io sono una principiante assoluta, ogni volta ricomincio da zero. È impossibile prepararsi, non ci resta che improvvisare.”
Paolo Milone riafferma con questo suo secondo lavoro la capacità di affrontare temi complessi ed eticamente pesanti con stile leggero e riflessivo al tempo stesso.
Qui si parla di morte, resa persona al punto da essere incontrata come un altro essere umano da chi, pur inconsapevolmente, quel giorno ha un appuntamento che gli è stato fissato dal momento nel quale nasce e che non può purtroppo essere ignorato e che, soprattutto, non viene dimenticato. Nella sua agenda la morte ha tutti gli appuntamenti ai quali implacabilmente non manca. E nonostante il compito ingrato non le fanno difetto la grazia ed un certo umorismo.
L’umanizzazione della morte serve a renderla accettabile o quantomeno sopportabile per noi che la dobbiamo subire. E’ talvolta descritta come in epoca medioevale veniva raffigurata, con falce, martello nero ed occhi profondissimi. Eppure non riesce a fare paura.
Il libro è strutturato in brevi storie, tutte tra loro diverse, nelle quali è narrato l’appuntamento di diverse persone con la morte. C’è chi ne è terrorizzato, chi la attende con pazienza, chi cerca di vincerla a carte per guadagnarsi qualche minuto in più, chi vuole precederne l’arrivo con un suicidio e così via. Tra una storia e l’altra l’autore inserisce qualche riflessione ulteriore, sempre con la sua consueta leggerezza.
Ogni vicenda ci fa pensare alla ineluttabilità del nostro agire, all’inutile nostro affannarci in attività per le quali non vale la pena di spendere una vita, al fatto, soprattutto, che noi viviamo inconsapevolmente, senza cioè pensare alla morte, e forse è meglio così. In sostanza la vita ci ridimensiona e ci dimostra quanto siamo impotenti di fronte al suo termine.
L’ultimissima parte del romanzo, da la “morte levatrice”, alla “morte ubriacona” fino alla “morte in villeggiatura”, completano la parabola di umanizzazione della morte, che addirittura contraddice se stessa aiutando a far nascere una nuova vita in caso di necessità e ad aiutare a recuperare mezzi di sostentamento ad una famiglia in difficoltà, fino al gioello della morte in villeggiatura, che ci racconta finalmente di una morte che prova sentimenti e soffre di fronte alla morte di un essere umano, arrivando quindi alla negazione del suo essere.
Paolo Milone dimostra ancora una volta di avere un suo personale stile narrativo, leggero e profondo al tempo stesso. Anche se devo ammettere che ho apprezzato di più il suo primo romanzo, “L’arte di legare le persone”, nel quale forse l’esperienza personale ha aggiunto una maggiore sensibilità al tema trattato e una più profonda partecipazione dell’autore al testo.

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