L'astemio L'astemio

L'astemio

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Oltre al suo lavoro di poliziotto, l'agente capo James O'Connor non ha molto altro da perdere: sua moglie è morta e lui ha dovuto lasciare Dublino per fuggire dal dolore e dalla dipendenza dall'alcol. Ora è un irlandese al servizio degli inglesi, e questo significa convivere con il disprezzo dei colleghi e la tirannia dei superiori. E significa anche indagare tra i suoi connazionali. O'Connor può infatti contare su una rete di informatori fidati all'interno della Fratellanza feniana, la società segreta determinata a rovesciare il dominio britannico. Dopo l'impiccagione di tre feniani accusati di aver ucciso un poliziotto, in città la tensione tra inglesi e irlandesi sale ogni giorno di più. E la situazione precipita con l'arrivo di Stephen Doyle, uno spietato ex soldato appena sbarcato da New York. Doyle è partito dall'Irlanda tanti anni prima, ma le è sempre rimasto fedele ed è disposto a tutto per difendere la causa feniana. Anche a uccidere. A fare per primo le spese della sua sete di violenza è Thomas Flanagan, un giovane informatore. Il ragazzo viene brutalmente giustiziato e la caccia a Doyle diventa una questione privata per il detective. Quando poi Michael Sullivan, il suo nipote ventenne appena arrivato dagli Stati Uniti, viene reclutato dalla polizia per infiltrarsi nella Fratellanza, il destino di O'Connor si stringe a quello di Doyle in un inestricabile nodo di vendetta e morte.



Recensione della Redazione QLibri

 
L'astemio 2021-02-04 09:00:01 Valerio91
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Valerio91 Opinione inserita da Valerio91    04 Febbraio, 2021
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Maledette marchette

Quando ho scelto di leggere questo romanzo non avevo ancora letto le marchette poste sulla quarta di copertina. Secondo il New York Times, Ian McGuire è un “Dickens coniugato al presente”, mentre per Philipp Meyer - che dopo quest’affermazione diventa un autore che probabilmente non leggerò mai - lo definisce “un autore tra Cormac McCarthy e Raymond Chandler”. Con sole due marchette hanno scomodato due dei miei autori preferiti e uno che è sulla strada per esserlo
3x2.
Ma queste affermazioni sono davvero appropriate? Per me, no: di Cormac McCarthy questo romanzo non ha assolutamente niente, né nello stile né nei contenuti, mentre di Dickens si possono (forse) distinguere gli echi nelle descrizioni che chiamano in causa tutti i cinque sensi, mentre nella caratterizzazione del protagonista O’Connor v’è un timido tentativo di imitare il carisma del Marlowe di Chandler. Come ho già detto in passato, questi paragoni insensati e messi al solo scopo di vendere hanno nel lettore che conosce gli autori un effetto opposto: lo irritano e lo portano a giudicare il romanzo in maniera più severa di quanto probabilmente avrebbe fatto. Buono per le vendite, non per l’autore che si trova a fronteggiare paragoni scomodi e inclementi.
Tralasciando questo, “L’astemio” è un romanzo ben scritto, ma non molto di più. Lo stile è altalenante, in certi tratti di buon livello con dei brani anche piuttosto belli, ma in certi altri dà l’impressione di non avere a che fare con un autore super-acclamato (quale sembra essere Ian McGuire) ma con un esordiente: questo traspare soprattutto nei dialoghi, che sono spesso artificiosi, con diverse espressioni banali o innaturali. Probabilmente sono le descrizioni il punto di forza dell’autore, ma questo non basta a reggere una trama non troppo appassionante e dei personaggi non abbastanza forti e carismatici.
La trama ruota attorno a un evento realmente accaduto, ovvero l’impiccagione di tre feniani (membri della fratellanza repubblicana irlandese) per l’uccisione di un poliziotto inglese. In seguito a questo avranno inizio una serie di eventi che, in breve, vedono come protagonista un mercenario americano (avvolto da un’aura leggendaria) arrivato a Manchester per portare scompiglio nella città a nome dei rivoltosi irlandesi. A cercare di evitare la catastrofe (qualsiasi essa sia) dovrà intervenire O’Connor, poliziotto irlandese trasferito da Dublino a Manchester per i suoi problemi di alcolismo.
Tra le pagine si avverte il tentativo dell’autore di dare una diversa profondità alla sua storia, e il tentativo supremo viene fatto con un finale che, tuttavia, non mi ha lasciato molto più che perplessità.
Mi sa che McGuire dovrà tentare ancora…

“Sono i morti che comandano, pensa, adesso e sempre. Ogni passo avanti è un passo in quella direzione, ogni svolta è parte dello stesso circolo, e quello che chiamiamo amore o speranza è solo un interludio, un modo per dimenticare quel che siamo.”

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