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Quella Notte
 
Quella Notte 2012-06-13 19:56:17 Yami
Voto medio 
 
3.0
Stile 
 
3.0
Contenuto 
 
3.0
Piacevolezza 
 
3.0
Yami Opinione inserita da Yami    13 Giugno, 2012
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Attenzione agli spoiler (comunque sono segnalati)

"Quella Notte" appartiene al filone del Giallo, più esplicitamente al thriller e al noir.
Pur tenendo a mente le dovute differenze tra i tre generi e sottogeneri, reputo necessario iniziare la mia recensione citando le prime due delle "Venti regole per chi scrive romanzi polizieschi" stilate dallo scrittore S.S. Van Dine nel 1928 ma ancora valide fino a oggi:

1. Il lettore deve avere le stesse possibilità del poliziotto di risolvere il mistero. Tutti gli indizi e le tracce debbono essere chiaramente elencati e descritti.
2. Non devono essere esercitati sul lettore altri sotterfugi e inganni oltre quelli che legittimamente il criminale mette in opera contro lo stesso investigatore.

Capirete il perché di tale premessa più avanti.
Dopo un prologo in cui viene descritto un tremendo incidente in cui la vittima è un bambino di 2 anni che è stato travolto da un camion sotto gli occhi delle madre e del fratello poco più grande di lui, il romanzo di Luisa Bolleri si sposta avanti nel tempo per narrare il terribile dramma di Eleonora, una donna che ha visto sconvolgere la propria esistenza da un uomo che l'ha assalita e violentata.
Dalla notte della violenza, Eleonora non è più le stessa, rifugge il contatto del marito Alberto e il loro matrimonio, già minato dalle solite liti che avvengono in una coppia, entra in crisi.
La poveretta non sa che colui che l'ha aggredita è qualcuno che ha già conosciuto in passato, un sociopatico con manie ossessive che la spia da oltre tre anni.
L'uomo, che si chiama Mauro, viene descritto come un soggetto dalla psiche profondamente disturbata, un reietto che vive nel disordine e nella sporcizia come un mentecatto che non è in grado di badare a se stesso ma che in realtà ha scelto volutamente e coscientemente di far terra bruciata attorno a se per diventare invisibile agli occhi degli altri. Anche se le informazioni ci vengono rivelate poco alla volta, appare chiaro sin da subito che si tratta di una persona cresciuta e vissuta in un ambiente privo di affetto, un "perdente" sempre succube, vittima di derisioni e schiacciato da qualunque altra personalità dominante, incapace di avere rapporti con una donna se non con le sconosciute che accettano di andare con lui dietro pagamento di denaro.
La rabbia repressa (dovuta alla sua stessa incapacità di relazionarsi con gli altri) covata per anni hanno fatto maturare in lui un profondo desiderio di vendetta e di rivalsa sul mondo: in tal modo sviluppa un istinto animalesco, diventa violento e incline alla depravazione; inoltre, dimostra di saper essere metodico e organizzato quando decide di passare all'azione.
Alberto, il classico maschio Alfa, bello, sicuro di se e vincente, con un lavoro, una casa dignitosa e una bellissima moglie è colui che è e che ha tutto ciò che Mauro ha sempre desiderato.
Così Mauro decide che è arrivato il momento di prendersi la rivincita: i due sposini, con la loro felicità e la bella casa, gli hanno dimostrato quanto lui sia inetto, incapace e insignificante, "umiliandolo", per tanto devono pagare ed Eleonora è la prima della lista, perché ha scelto Alberto anziché lui.
Dopo aver aggredito la donna, però, Mauro realizza che anziché sentirsi finalmente appagato e soddisfatto ne vuole di più: vuole possederla ancora, sottometterla, sentire che la vita di lei è in suo potere, umiliarla e sfogare tutti i suoi più bassi istinti su di lei tutte le volte che desidera. Progetta un piano astuto e non appena la sua vittima sacrificale rimane nuovamente da sola l'aggredisce in casa, la picchia e dopo averla costretta a scrivere una lettera in cui comunica al marito che preferisce lasciarlo per un altro uomo la rapisce. Da questo momento in poi per la povera Eleonora comincia l'inferno.

Non ho ricontrato sviste o errori significativi, a parte quella a pagina 33 in cui il marito di Lena, che fino a quel momento chiamato Luciano, in un rigo diventa Giovanni (ciò fa supporre che l'autrice abbia cambiato il nome del personaggio in un secondo momento e che abbia dimenticato di sistemare quel rigo, può capitare) e l'incomprensibile "dal più leale al più equilibrista" (non è chiaro, infatti, se si tratta di un errore – forse doveva essere "equilibrato" – o se il termine"equilibrista" è stato usato apposta nella sua valenza di "opportunista", che di solito è un termine figurato usato in ambito politico).
La narrazione è prolissa. Ogni azione, reazione o pensiero dei personaggi sulla scena viene descritto nei minimi dettagli. Se tale caratteristica può ritenersi necessaria nei primi capitoli perché l'autore ha bisogno di presentare al meglio la situazione e la psicologia dei vari personaggi così che il lettore possa afferrare i meccanismi della storia e sentirsi parte integrante delle vicende, l'eccessivo protrarsi di una narrazione particolareggiata (o, come in questo caso, la persistenza di tale metodo per tutta la durata del romanzo) dopo un po’ diventa stancante, appesantisce lo stile e rallenta il ritmo della lettura, rischiando così di far scemare l'interesse del pubblico.
È possibile prevedere con un certo anticipo lo svolgimento della trama, colpi di scena compresi: per fare un esempio che non sia troppo "spoileroso", già dal prologo è possibile intuire il ruolo e il peso che avranno i personaggi che lì appaiono in forma anonima.
L'argomento trattato è spinoso e diventa ancor più "pesante" proprio per l'eccessiva attenzione per i particolari, in questo caso ci si riferisce a quelli relativi alle torture e alle reiterate violenze fisiche, psicologiche, verbali e sessuali patite da Eleonora durante la sua prigionia, per cui se ne sconsiglia la lettura se siete sensibili all'argomento.

Passando all'analisti estetica, posso dire che l'immagine di copertina e il titolo sono incisivi, semplici ma efficaci nel comunicare le atmosfere cupe del testo. Forse avrei messo il titolo un po’ più in evidenza, magari in posizione centrale, con una tonalità di rosso leggermente più accesa, perché il rosso scuro su sfondo nero (specie se su carta opaca) con determinate luci e a una certa distanza non spicca molto.



!!!ATTENZIONE, DA QUESTO MOMENTO IN POI CI SONO SPOILER CONSISTENTI!!!

In due punti esatti, l'evoluzione della storia prende delle direzioni improbabili e forzate.
Il primo di questi punti è proprio verso l'inizio, subito dopo il rapimento di Eleonora.
Il marito, rientrato a casa dal lavoro, trova la falsa lettera in cui la moglie gli fa sapere che lo lascia per un altro. Le telefona, ma dato che risulta irraggiungibile va a casa di Lena, la migliore amica di sua moglie, e le mostra il foglio per sapere se lei era a conoscenza di un altro uomo. Entrambi, però, risultano all'oscuro di tutto e concordano che la fuga improvvisa della donna è strana. Alberto decide, in piena notte e sotto una pioggia scrosciante, di andare a casa della suocera, sicuro di trovare Eleonora lì, senza avvisare l'anziana per telefono per non allarmarla. A causa delle cattive condizioni atmosferiche, però, si scontra con un furgone e finisce in ospedale per due settimane.
Qui prosegue in modo illogico:
1) Alberto ha avuto l'incidente subito dopo aver lasciato la casa di Lena, scosso e in stato semi-confusionale. La voce narrante ci fa sapere che sia i quotidiani che il telegiornale parlano del suo incidente per diversi giorni. Eppure per tutto il tempo del coma farmacologico e della degenza, l'uomo non riceve visite né da parenti né da amici.
Possibile che Lena non abbia mai appreso la notizia e non abbia pensato che poteva trattarsi dell'amico? Date le premesse, se fossi stata nei panni della tizia a me il dubbio sarebbe venuto e avrei cercato di rintracciare Alberto per verificare se mi ero sbagliata oppure no.
2) L'uomo, svegliandosi dal coma, anziché trovare la moglie al suo capezzale trova Veronica, la ragazza che guidava il furgone col quale si è scontrato e subito nota quanto sia carina e solare.
Ora, il marito di una donna scomparsa nel nulla, appena svegliato dal coma, si aspetterebbe di vedere la moglie al suo capezzale: per quanto in una coppia possano sorgere dei problemi, se la moglie (in questo caso) lascia il marito e quello per cercarla ha un incidente, la cosa più naturale del mondo sarebbe vedere la moglie correre al suo capezzale, perché anche se un amore finisce quando si viene a sapere che qualcuno che abbiamo amato e con il quale abbiamo vissuto per un certo periodo sta male, nascono preoccupazioni e sensi di colpa. Non trovandola vicino a se nemmeno in una circostanza come quella, Alberto avrebbe dovuto mettersi in allarme, invece si distrae già con un'altra donna.
3) Per 2 settimane sia Alberto che Eleonora risultano irrintracciabili e nessun amico o parente li cerca. Ci viene detto che i colleghi dell'uomo non lo cercano perché proprio quel giorno si era preso delle ferie. Ci può stare, ma gli altri? A parte Lena, che ho già citato, possibile che genitori e/o i suoceri dei due sposini non abbiano telefonato a quei due nemmeno una volta in due settimane? Domanda leggittima visto che siamo a conoscenza almeno dell'esistenza di una suocera, cioè la madre di Eleonora, una vecchietta descritta dal genero come apprensiva: una così, che tra l'altro vive in un'altra città, distante dalla figlia, non le telefona nemmeno una volta in 2 settimane (che diventano 3 conteggiando anche la convalescenza che Alberto passa in casa della nuova amica Veronica) per sentire come sta?
La vicenda si impantana un po’ nella nascita dell'amore e della passione tormentata tra Alberto e Veronica.
Da pagina 160, quando viene trovato il cadavere di una donna nel bosco, assistiamo a una svolta significativa e al ritorno a una trama più coerente. Interessante e veritiero il modo in cui l'autrice si riferisce all'impatto che hanno sul pubblico le notizie che riguardano crimini violenti e anche l'esasperante e maniacale interesse dei media, paragonati a squali famelici che riferiscono ogni brutale e macabro dettaglio del delitto sena nutrire alcun rispetto né per la vittima né per i suoi familiari e amici.
È reso bene anche il modo in cui i parenti affrontano ed elaborano il lutto, come dei sopravvissuti.
Come già annunciato, la storia torna a prendere pieghe improbabili.
Mauro inizia a perseguitare Alberto e la nuova amica Veronica.
1) Alberto riceve dei pacchetti dal maniaco e la polizia giustamente mette delle telecamere davanti alle cassette della posta. Poi, però, non viene intrapresa alcuna azione contro le telefonate minatorie.
2) Veronica nota un'auto nera con un fumatore a bordo abbostata sotto casa sua da alcune sere. Sia il colore che il tipo di auto, così come il fatto che il conducente sia un fumatore, sono dettagli che corrispondono con il repitore di Eleonora descritto dai tg in base alla ricostruzione dei pochi testimoni. Le viene un leggero sospetto, ma dato che il delitto è avvenuto a Empoli mentre lei si trova a Firenze le fa pensare che sia difficile che si tratti della stessa persona; inoltre la stampa non ha mai fatto il suo nome, per cui non dovrebbe esserci motivo per cui qualcuno debba prendersela con lei. Quindi non avvisa nessuno.
Fin qui va bene. Ma quando sente di essere pedinata ovunque, quando uno sconosciuto va a raspare dietro la sua porta chiamandola per nome e chiedendole di entrare e dicendole che sa anche che i vicini non sono in casa, quando quello orina contro la porta e sullo zerbino e la mattina dopo addirittura le telefona, allora diventa inverosimile il fatto che una persona non avverta la polizia, a maggior ragione dopo che c'è stato un delitto efferato in una città vicina e dopo che lei ha avuto contatti col marito della vittima.

All'improvviso ci si accorge che l'autrice si sta preparando a far subire un repentino cambio di rotta alla storia, nel tentativo di rendere il finale sconvolgente. L'effetto sorpresa, però, non riesce perché i segnali insistenti vengono recepiti prima e innescano un sospetto duraturo che persiste fino alla rivelazione finale.

Ecco che a questo punto entrano in gioco le due leggi di Van Dine, che mi sono subito venute in mente dopo aver finito di leggere il romanzo, e che a mio parere non sono state rispettate.

Nel romanzo in questione, gli "indizi e le tracce" sono rappresentate dal comportamento, dalle azioni e dai pensieri dei personaggi che agiscono sulla scena, di cui, come detto, l'autrice ci fa una descrizione dettagliatissima.
Nonostante le stranezze cui ho accennato riguardo il comportamento di Alberto – e cioè il fatto che si distragga con un'altra donna perché comunque all'inizio sappiamo fosse convinto che la moglie lo aveva lasciato per un altro -, l'uomo viene descritto come un innocente. Persino i pensieri che formula e le azioni che compie quando è solo, e quindi quando non è necessario che interpreti la parte del vedovo addolorato in presenza di qualcuno, sono quelli di una persona innocente, devastato dalla perdita di sua moglie.
Invece, all'improvviso viene trasformato in un freddo calcolatore, che non solo odiava la moglie ma ha escogitato lui il suo rapimento e la sua morte, manipolando le azioni dell'assassino sin dall'incontro fortuito con Mauro.
Lo stesso Mauro, descritto come un sociopatico che si è creato con cura il modo per passare inosservato, che ha pianificato con crudeltà, rancore e rabbia la sua vendetta viene trasformato in burattino di Alberto, che si riscatta però lasciando una sorta di testamento col quale incastra il suo mandante.
Il lettore viene quindi ingannato, ma non con l'astuzia e quindi rispettando le regole: non viene battuto dall'autore perché non è stato in grado di sfruttare gli elementi che gli sono stati messi in mano durante la storia e che dorvebbero essere gli stessi elementi che ha la polizia e che ha lo stesso narratore, viene raggirato con l'introduzione di strane insinuazioni a pochi capitoli dalla fine che non avevano motivo di esserci visti gli elementi che il lettore aveva in mano (e ho riletto i primi capitoli del libro per assicurarmene) finchè nell'epigolo saltano letteralmente fuori dal nulla rivelazioni che capovolgono ogni cosa, di punto in bianco, col risultato, per l'appunto, di un finale che vuole essere forzatamente sorprendente e lascia il lettore interdetto e un po’ deluso.

Indicazioni utili

Lettura consigliata
Consigliato a chi ha letto...
Lettura consigliata in realtà avrei messo NI:
No se siete sensibili all'argomento "violenza sulle donne" e se siete esigenti.
Si se non siete molto esigenti e vi piace particolarmente il genere.
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Commenti

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Scusa la mia brutale sincerità ma una recensione così lunga scoraggia gli utenti a leggerla .
assolutamente d'accordo. già anche la metà mi aveva scoraggiata...non l'ho proprio iniziata.
In risposta ad un precedente commento
Yami
14 Giugno, 2012
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Se guardate bene, la recensione è divisa in due parti: una di lunghezza normalissima e per tutti, che arriva fino all'avviso della presenza di spoiler che sono CHIARAMENTE per chi vuole approfondire senza aver paura delle anticipazioni sul finale, che appunto è la seconda parte. E' una recensione che analizza in modo completo e onesto il romanzo, accontentando sia chi vuole averne un'idea sommaria sia chi vuole scavare a fondo ^^.
Potrei capire se una recensione non piace perchè non è esauriente o non viene condiviso il parere, ma mai sentito dire prima d'ora che una recensione "non piace" perchè è troppo lunga. Se avresti anche solo guardato ti saresti accorta della divisione

15 Giugno, 2012
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Yami perdonami,Guarda che la Katia non ha detto che la tua recensione "non piace",ha semplicemente detto che una recensione così lunga potrebbe scoraggiare l'utente dal leggerla! E' un consiglio spassionato,da una che conosce bene le meccaniche del sito,penso faccia piacere pure a te che ti vengano lette le recensioni. Poi sei liberissima di fare ciò che vuoi!
katia 73
15 Giugno, 2012
Ultimo aggiornamento:
15 Giugno, 2012
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Che cavaliere !!
Comuque hai spiegato bene il mio pensiero, volevo dire proprio quello, non posso dire se mi piace o no, perchè sinceramente non l'ho nemmeno letta tutta quindi non potrei dare un giudizio, dico solo che a me personalmente passa la voglia di leggerla una recensione così lunga, ripeto è un mio pensiero .
Avevo comunque notato la divisione.
In risposta ad un precedente commento
mariaangela
20 Giugno, 2012
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Se leggi con la stessa attenzione con cui scrivi leggerai che ho appunto scritto "la metà mi ha già scoraggiata" quindi ho evidentemente visto la divisione. Intendevo appunto dire che già la prima parte la trovo troppo lunga e quindi scoraggiante, ma per me. Magari altri amano leggere pensieri altrui infiniti. Io sono un pò più per l'essenziale.

26 Giugno, 2012
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Buongiorno. Sono l'autrice di "Quella Notte" e mi accingo a fare alcune considerazioni in merito alla recensione postata dalla gentile Yami Yume sul mio romanzo. Innanzi tutto, della recensione, salta all'occhio l'estrema, eccessiva lunghezza che, come già fatto notare da altri prima di me, scoraggia il lettore ad affrontarne la lettura; ma soprattutto ci si accorge che la maggior parte è in realtà una sinossi, vale a dire un riassunto molto lungo, visto che il libro è di 390 pagine. Salterò quindi il commento sulla sinossi: penso che comprendere i fatti narrati sia compito del lettore e soprattutto sia un divertimento scoprire il finale. Ognuno potrà interrogarsi se era intuibile o meno il colpevole e valuterà l'effetto sorpresa. Ma il motivo per cui intervengo a fare alcune puntualizzazioni, senza scendere troppo nel particolare, è legato proprio al concetto di Noir.
Le venti regole del 1920 che cita Yami Yume riguardano il poliziesco e, oltre ad essere francamente datate, non riguardano il Noir, nel quale, come riporta Wikipedia, "la soluzione del crimine passa quasi in secondo piano. Il finale di un Noir è poco consolatorio, a volte capita addirittura che non esista un finale o che non ci sia soluzione al romanzo". Non voglio dilungarmi su esempi di libri o film famosi che derogano alle famose venti regole e sono bellissimi, oltre che di successo. Comunque nel caso di Mauro, le 20 regole vengono rispettate, mentre questo è impossibile da fare per Alberto, nonostante siano disseminati alcuni segnali qua e là, vibrazioni che fanno risuonare un campanello d'allarme, che istillano un'ombra di dubbio. Invito i miei lettori a trovarli. :-)
Un'altra cosa riguarda la personalità di Alberto. Perché dobbiamo cadere nelle solite trappole dell'ingabbiare sempre i personaggi in schemi inamovibili? Può un cattivo avere sentimenti? Io credo di sì, le colpe sono sfumature di grigio, non c'è solo il bianco o il nero. Può un omicida dispiacersi per la propria vittima? Il Noir scava nei meandri della mente, rinnovando e mescolando vecchie etichette su vecchi cassetti. Al gusto del lettore il compito di apprezzare o meno il mio sforzo di staccarmi volutamente dai vecchi schemi, come denota il fatto di ritrovarsi come protagonisti, alla pari, 4 personaggi di varia natura e non uno solo, rassicurante ed eroico com'era il vecchio Sherlock Holmes.
Quanto alla crudezza di certe descrizioni, e soprattutto di certe emozioni, non penso di aver esagerato: spesso leggo autori molto famosi che usano lunguaggi veramente espliciti e volgari. Comunque si tratta di una cosa molto soggettiva.
Ciò che per me conta è l'aver sollevato sui due temi importanti del romanzo, la violenza alle donne e il disagio psichico, uno spunto di riflessione che spero il lettore apprezzi. Un grazie a tutti.
In risposta ad un precedente commento
Yami
26 Luglio, 2012
Segnala questo commento ad un moderatore
Beh io ho solo fatto un'analisi basandomi su tutto quello che ho assorbito dalla storia.
Si sa che per quanto si cerchi di essere obiettivi è inevitabile che comunque il giudizio contenga un'influenza soggettiva anche minima. Hai fatto bene tu a intervenire per spiegare e confrontare le tue vedute con quello che avevo recepito io ^^
Per gli altri che hanno commentato: Non vi avevo mica aggredite "^^
Avevo spiegato solo il perchè mi era venuta lunga, non pensavo ve la prendeste. Probabilmente leggendo avete interpretato la mia risposta con un tono aggressivo ^^

Scusatemi se rispondo ora, ma QLibri non mi avvisa con le notifiche quando gli altri utenti commentano =(
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