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I killeri non vanno in pensione
 
I killeri non vanno in pensione 2022-07-04 09:48:33 Mian88
Voto medio 
 
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Stile 
 
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Mian88 Opinione inserita da Mian88    04 Luglio, 2022
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Ma i killer vanno in pensione?

«Sapeva che i suoi successi erano commisurabili proprio alla loro anonimità. Ci vuole una bella resistenza per reggere a questa prova, e Walter se ne era dimostrato capace.»

Francesco Recami torna in libreria con un nuovo titolo molto attuale nei contenuti e molto accattivante nella sua strutturazione. Quello che abbiamo modo di leggere con “I killer non vanno in pensione” è un romanzo multi faccia e dove niente è come appare in quanto tutto muta, cambia e si plasma a seconda delle necessità e delle evenienze a cui le voci narranti vanno incontro.
Conosciamo prima di tutto Walter. Walter Galati che altro non è che un misero e meticoloso impiegato dell’INPS, un uomo senza speranza di carriera, bistrattato dai colleghi, sfruttato da questi che per indole e modus operandi sono nullafacenti e corrotti tanto da essersi aggiudicati il titolo de “La band dei Quattro” tante sono le somme che maneggiano e che malversano ma sottomesso e soggiogato anche negli ambienti della famiglia dove la moglie Stefania lo schiaccia con le sue pretese. Rancorosa e prepotente la donna non manca di sottolineargli le sue mancanze e di tradirlo con un gigolò. È sconfortato e affranto Walter. Lui che è condannato a un futuro tutto uguale, lui che da quella situazione sembra non riuscire a venirne fuori. Eppure, eppure, eppure, Walter nasconde un segreto, un segreto che lo vede in realtà essere un killer professionista assoldato da un’agenzia segreta e profumatamente pagato. Ma i killer possono andare in pensione? Sembra essere infatti giunto al suo incarico l’uomo.
Ed ecco il litorale veneto in quel della Treviso contemporanea a far da scenario con quel che è il cambiamento idrologico e ancora Monaco di Baviera dove Walter non è più Walter ma Marko Untersteiner di Bolzano, poliglotta dai modi eleganti e dal fascino misterioso.

«Walter lo sapeva che prima o poi sarebbe toccato anche a lui. Che quella di Procida fosse soltanto una trappola?»

Uno stile rapido che conduce per mano e che conferma ancora una volta le capacità di un autore che difficilmente delude le aspettative. Solido anche l’intreccio, ben cadenzato e dal ritmo ben ponderato. Buona anche la caratterizzazione dei personaggi e i temi trattati che riportano l’attenzione su scenari contemporanei che ben si fondono con quello che è il panorama attuale del nostro vivere.

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