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Caduta libera
 
Caduta libera 2012-02-27 14:42:57 rivendell
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rivendell Opinione inserita da rivendell    27 Febbraio, 2012
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Sopravvivere, non importa come!

Ho fatto fatica a portare a termine questo libro, lo devo ammettere.
L'ho trovato pesante come lettura, cupo, con poche pause di riflessione, solo cadaveri, sangue e poi altri cadaveri e altro sangue.
Le pagine sono un susseguirsi di scontri armati tra i boschi o nelle città Cecene distrutte, morti da entrambi gli schieramenti, esecuzioni sommarie dei nemici (chiamati semplicemente "arabi" o "terroristi"), descrizioni delle armi utilizzate e delle tattiche di guerriglia.
Quando sono arrivato alla fine ho tirato un sospiro di sollievo e, dopo un giorno, ripensandoci a mente fredda, ho capito:
è pura e semplice guerra!
Non lasciamoci ingannare dai film Hollywoodiani, la guerra non ha niente di positivo, non migliora le persone che la fanno ma le annulla, spesso, purtroppo, in modo definitivo.
Come dice il protagonista conta solo una cosa, nient'altro: "salvare la pelle".
Come non ha importanza, se ti fai degli scrupoli la pelle non la salvi, l'eroe senza macchia e senza paura non esiste, se non nei romanzi.
Il nemico non ha pietà e anche tu devi comportarti di conseguenza, non devi dare segni di debolezza, anche tu non devi avere pietà.
Uccidere altri essere umani che vedi nel mirino del cannocchiale diventa la normalità, il pensiero che potrebbero avere una famiglia dalla quale non torneranno più non ti deve neanche sfiorare...se non lo ammazzi tu lui, più tardi, potrebbe ammazzarti.
In Cecenia venivano mandati militari di leva, come lo stesso Lilin, per due anni di guerra senza soste.
Le scelte disponibili erano due: rischiare la vita tutti i giorni sperando di tornare a casa intero oppure, se rifiutavi, il carcere militare che annientava completamente, sia nel fisico che nella mente, chi ci finiva.
I compagni di squadra di Lilin, il corpo speciale dei sabotatori, erano la sua famiglia, loro contavano su di lui e viceversa, si coprivano le spalle a vicenda in tutti i combattimenti.
Il loro capitano era il loro faro guida da seguire ciecamente.
La parte che mi ha colpito di più, però, è stata il suo ritorno a casa.
Dopo il congedo torna nella società civile ma sta male psicologicamente, non avere il giubbotto antiproiettile indossato quotidianamente per due anni lo fa sentire indifeso, il silenzio lo fa impazzire, non avere un'arma in mano lo fa star male.
Si aggira nudo per casa con un Kalashnikov scarico in mano e la TV con il volume al massimo.
Non riesce a raggiungere un equilibrio mentale, la società gli fa schifo, la TV che parla delle ragazze (in verità usa un altro termine) del Grande fratello russo o della popstar del momento gli fa schifo, vedere le notizie che riguardano i morti in Cecenia nelle notize di coda gli fa schifo.
Alla fine distrugge la Tv, prende il suo fucile da caccia e torna a casa sua...nei boschi della Siberia.
L'istinto del cacciatore è lo stesso, sia che ci siano animali oppure uomini nel mirino del fucile...la guerra annulla tutto e tutti.
Fa male...fa soffrire...piangere...impazzire...morire.
Fortunati noi che la guerra non la conosciamo!
Eppure quando vediamo le immagini di guerra al TG, seduti comodamente sul divano, non ci fanno effetto, siamo ormai assuefatti, ma la cosa che mi fa più orrore è sentire persone entusiaste del fatto che "finalmente" andiamo a dare una lezione a quelli là.
Politici che mandano a morire i figli della nazione che loro governano...ma non i "loro" figli..."loro" sono i "Fortunate son" come cantavano i Creedence.
"...it ain't me, it ain't me I ain't no senator's son..."

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Storie di guerra
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Commenti

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Ciao hai letto per caso il suo primo libro? ora non so se sai c'è il terzo il seguito... io non l'ho ancora letto ma spero di trovare in maniera più approfondita il discorso del dopo guerra che in questo libro viene accennato alla fine ed è la parte che anche a me ha interessato di piu . ciao
In risposta ad un precedente commento
rivendell
28 Febbraio, 2012
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Sì, ho letto anche il primo, mi è piaciuto e trovi la mia rece sul sito.
Ho visto il terzo in libreria, sicuramente lo leggerò...prima o poi!
Son d'accordo con te sulla questione post-guerra, problema comune a molti ex-combattenti, tipo i reduci delle guerre in Iraq o Afghanistan.
Non si parla mai della condizione dei militari dopo la guerra ma sempre durante, quello che avviene dopo "non fa notizia".
La storia dei reduci del Vietnam non ha insegnato nulla!
quello che mi è rimasto più in mente dopo la lettura è proprio questa idea di una guerra che, come scrivi nella tua recensione", non ha niente di positivo, non migliora le persone che la fanno ma le annulla, spesso, purtroppo, in modo definitivo.", quello che maggiormente mi interessa di questo romanzo è la possibilità di riflettere sul senso di questo "annullamento" della persona a opera della guerra: un annullamento non tanto fisico quanto interiore, annichilimento emotivo e del pensiero.
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