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L'analfabeta che sapeva contare
 
L'analfabeta che sapeva contare 2013-12-28 08:30:59 silvia t
Voto medio 
 
3.0
Stile 
 
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Contenuto 
 
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Piacevolezza 
 
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silvia t Opinione inserita da silvia t    28 Dicembre, 2013
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L'analfabeta che sapeva contare

Avvicinandosi a questo libro ci si avvicina alla follia, all'irrealtà e al divertimento più puro.
Fin dalle prime pagine si respira un'aria strana, ci si rende conto che ad essere raccontato è qualcosa che trascende la realtà e che si pone in quella dimensione in cui stazionano i cartoni animati, dove ogni legge della fisica è dimenticata e dove i personaggi sono al limite dell'umano, in cui le caratteristiche peculiari di ognuno sono portate all'estremo creando delle situazioni esilaranti.
Jonasson riesce a scrivere un romanzo nel vero senso della parola, poiché non è presente solo l'intricatissima trama all'interno dello spesso volume, ma è raccontata la storia di almeno due paesi, il Sudafrica e la Svezia con alcuni accenni ala Cina e ad Israele.
Già da questi pochi elementi si può intuire quanto sia necessario sospendere l'incredulità, se poi si aggiunge che la protagonista, una analfabeta nera si troverà su un camion di patate con il re e il primo ministro di Svezia in compagnia di una bomba atomica e due fratelli gemelli, allora si capisce che il rischi di creare un disastro letterario è più concreto, troppi elementi, troppa carne al fuoco, troppa fantasia; ma il miracolo, invece si compie e pagina dopo pagina si delineano dei personaggi che nella loro estrema unicità riescono a risultate veritieri se posti in quella particolare dimensione e i rapporti tra essi divengo fluidi, così come i dialoghi raffinati e veloci che regalano un ritmo serrato. I personaggi minori sono comunque ben tratteggiati, i Mossad, il presidente della Cina, sono descritti con una lievità che non possono non suscitare l'interesse e l'empatia nonostante tutto.
Quindi il lettore fa un lungo viaggio che lo porterà a conoscere il Sudafrica dell'apartheid e la Svezia in un arco di tempo che compre cento anni e più.
La carta vincente di questo romanzo oltre alla trama che non può non coinvolgere è l'ironia con cui l'autore riesce a infarcire ogni singola parola, ogni dialogo e attraverso questa leggerezza racconta i drammi che hanno attanagliato il mondo, esprime le sue opinioni nascondendole tra gli spazi bianchi delle righe.
Una lettura piacevole, che non vuole innalzarsi un livello superiore di ciò che si prefigge, insegnare qualcosa intrattenendo e divertendo.
Consigliato per trascorrere qualche giorno divertendosi.

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Commenti

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Mi piace!...sarà che il titolo mi ricorda la mia cara nonna (che con la trama ovviamente non c'entra nulla)... Però mia nonna è analfabeta e sa tuttavia contare :), e ha pure preso la patente e fatto la commerciante tutta una vita, predicando sempre di libertà per la donna (riferito al sud) e di uguaglianza fra tutti. Se non fossimo lontane ed avessi tempo, le leggerei questo libro come facevo ogni tanto quando ero piccola... :)
In effetti quando c'è troppa carne sul fuoco quasi sempre il risultato è deludente...qua invece gli ingredienti sembrano ben amalgamati, la tua recensione lo presenta come intrigante e spassoso...complimenti Silvia, segnalazione originale :-)
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silvia t
29 Dicembre, 2013
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Infatti, devo dire che ero molto molto scettica al riguardo, ma fin dalla prima pagina riesce a catturarti e a farti ridere e sorridere e continua così per tutte le quasi cinquecento pagine!
Da quanto leggo, mi sembra che il buon Jonansson non abbia perso il vizio di incentrare i suoi romanzi sugli idiot savant che da soli cambiano il mondo. Mutate le carte in tavola e sostituendo la matematica-analfabeta sudafricana all'esperto di esplosivi Allan, lo schema è un po' quello de "Il centenario che saltò dalla finestra e scomparve". O mi sbaglio? La prosa di Jonansson è sempre divertente, ma forse, questa volta passerò la mano. Comunque, ottima la recensione.
In risposta ad un precedente commento
silvia t
29 Dicembre, 2013
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Non ho letto il precedente quindi non posso fare il paragone.
In questo caso la protagonista non è propriamente un'analfabeta, lo è solo all'inizio.
Da quello che ho capito erano i neri, nello specifico gli svuotatori di latrine ad essere denominati analfabeti.
Non è un capolavoro, adatto per trascorrere un po' di tempo in un mondo surreale, niente di più.
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FrancoAntonio
29 Dicembre, 2013
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In effetti neppure Allan è uno stupido o un incolto. Ma in tutta la sua secolare vita si atteggia sempre a disarmante ingenuo e, grazie anche a ciò, riesce a cavarsela nelle situazioni più assurde.
Ed il surreale, nel primo romanzo di Jonansson, la fa da padrone. Proprio per questo ritengo che il giudizio che hai dato a questo secondo lavoro possa adattarsi, fatte le debite proporzioni, anche all'altro: divertente e scacciapensieri, ma nulla di più.
In risposta ad un precedente commento
silvia t
29 Dicembre, 2013
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Mi rallegra molto essere riuscita ad esprimere così bene l'essenza del libro.
L'hai definito proprio bene "divertente e scacciapensieri" non avrei saputo trovare parole migliori!
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