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Ricordi dal sottosuolo
 
Ricordi dal sottosuolo 2014-04-22 10:55:39 Giovannino
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Giovannino Opinione inserita da Giovannino    22 Aprile, 2014
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Memorie dall'inconscio.

La mia ragazza dice sempre che non mi fido dei suoi consigli letterari, e che non voglio mai leggere quello che lei mi consiglia (e posso giurare che è un'accusa infondata perché ho letto moltissimi dei suoi libri :), così questa volta mi ha proposto di leggere "Memorie del sottosuolo", uno dei suoi libri preferiti, è visto che di Dostoevskji, ahimè, ho letto solo "Delitto e castigo" ai tempi del liceo, ho accettato molto volentieri. Avevo sentito parlare moltissimo di questo libro e in diverse recensioni era stato definito come una delle migliorie opere di Dostoevskji, se non proprio la migliore. Beh, effettivamente, devo dire che la profondità di questo libricino di poco meno di 150 pagine è davvero disarmante. Ho letto poco di Dostoevskji come detto sopra, quindi non posso dire se è una delle sue opere migliori, ma di sicuro è un libro che dovrebbe stare in ogni libreria. Il romanzo, che poi romanzo non è, perché come dice il titolo sono memorie vere e proprie, è diviso in due parti. La prima parte si chiama appunto "Il sottosuolo" e la seconda "A proposito della neve fradicia". Nell'edizione che ho letto (BUR) inoltre c'era anche una prefazione di Alberto Moravia che spiegava cos'è il sottosuolo di Dostoevskji. E cos'è il sottosuolo? In una parola sola, l'inconscio. Quello che anni dopo Freud teorizzerà creando da questo una dottrina scientifica. A mio modo di vedere il libro andrebbe letto al contrario, e cioè prima la seconda parte e poi la prima, perché è tramite la seconda che si arriva alla prima. Nella seconda parte l'autore, che scrive in prima persona, ci racconta degli stralci della sua vita ma soprattutto ci racconta il suo riporto con il mondo esterno, che potremmo definire "il piano terra", cioè quello che appare. I suoi rapporti con l'ambiente circostante non sono tanto armoniosi, anzi il narratore ci appare a disagio continuamente con l'ambiente che lo circonda. Ha problemi con i suoi colleghi di lavoro, ha problemi con le istituzioni (rappresentate da un vecchio vigile a cui, dopo uno sgarbo subito non vuole cedere il passo per la strada, ma finirà puntualmente per capitolare a terra davanti a lui), ed infine è rappresentato dal rapporto con quelli che considera amici. In realtà sta male innanzitutto con se stesso, prende ogni gesto di chi si trova di fronte come un'offesa, come un'accusa, ma non riesce a reagire perché spesso si ritiene inferiore a chi ha di fronte. Così finisce per reprimere la sua rabbia, la sua presunta inferiorità, e poi con chi la tira fuori? Logico, con i più deboli. Con il suo servitore e con una giovane ed indifesa prostituta, Liza, che prima offende verbalmente e poi con gesti spregevoli solo perché la accusa di essere il motivo del suo malessere. Ma perché si comporta così? Perché esprime questa frustrazione in un modo così bieco e cinico? È qui che entra in gioco la prima parte delle memorie, il sottosuolo appunto, l'inconscio, il piano sotto il piano terra, il piano che non si vede, l'interiorità. Eh si, qui inizia con una serie di discussioni sul perché lui si sia ritirato a vivere nel sottosuolo, ed il motivo è semplice, perché "al primo piano" non sta bene. Fuori dal sottosuolo ci sono un sacco di convenzioni che ognuno di noi è obbligato a rispettare per arrivare a quelli che lui chiama "vantaggi". Per vantaggi si intende: il rispetto altrui, la ricchezza, i rapporti interpersonali, etc etc. Ma tra questi vantaggi, a suo avviso, ne manca uno, il libero arbitrio. La libertà di decidere se si voglia davvero fare una cosa o se quella cosa invece non vogliamo farla. Signori, e se io non avessi interesse ad essere ricco? E se io andassi contro questi dogmi imposti per il puro piacere di non rispettarli o perché non li condivido? Passerei per pazzo. Ed è quello che succede all'io narrante. Se io amassi la sofferenza che voi tutti ripudiate? Passerei per pazzo. Ed invece sempre il protagonista ci dice che l'uomo ama la sofferenza, ci basta vedere nel corso della storia tutte le guerre che sono state fatte per il solo gusto di addurre sofferenze al prossimo. Ed è quello che fa il nostro protagonista, infligge sofferenza agli altri per svuotare dal suo io la sofferenza accumulata. Ed in conclusione ci dice: io ho scelto di venire nel sottosuolo, voi no, voi vi vincolate all'esteriorità, come vi si presenta un minimo di possibilità per essere più liberi scappate, avete paura della libertà, e vi sentite libero solo se circoscritti, ma allora dov'è la libertà? Forse è più libero il nostro protagonista, chiuso nel suo sottosuolo. Finisco qui perché se no potrei continuare per ore, un libro di una profondità devastante che ti fa pensare a lungo anche dopo averlo finito. Capolavoro.

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