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La venticinquesima ora
 
La venticinquesima ora 2020-12-02 14:59:15 Mian88
Voto medio 
 
4.3
Stile 
 
4.0
Contenuto 
 
5.0
Piacevolezza 
 
4.0
Mian88 Opinione inserita da Mian88    02 Dicembre, 2020
#1 recensione  -   Guarda tutte le mie opinioni

La speranza di quel cerchio non chiuso

«[…] Ma quando un pensiero nasce, come si fa a dimenticarlo? Quando il dubbio inizia a erodere la fiducia, come puoi fidarti ancora? E se non puoi fidarti della donna che dorme insieme a te, della donna che giace al tuo fianco quando sei più indifeso, di chi mai potrai fidarti?»

Monty credeva di farla franca, credeva di aver trovato la giusta strada per fare soldi facili e avere il suo posto nel mondo con la consapevolezza di essere. Pusher, frequentatore di locali alla moda e di bande criminali, fidanzato con la bella Naturelle e padrone di un cane che mai lo abbandona sin dal loro primo incontro, è stato però scoperto dalle autorità e adesso non ha altro che ventiquattro ore prima di essere trasferito in quel carcere che lo ospiterà per ben sette anni. Tuttavia, egli sa bene che in realtà quello che dovrà pagare sarà un prezzo molto ma molto più alto. Perché quei sette anni, almeno, in una struttura detentiva saranno costellati da umiliazioni, soprusi, violenze e quando uscirà, se uscirà, non sarà più lo stesso. La vita che ha conosciuto non sarà più la stessa, il Monty che è sempre stato non sarà più lo stesso. Scappare non ha senso, la sua fuga sarebbe pagata dal padre e da quell’attività che da anni porta avanti. Cosa fare di questo poco tempo che gli viene concesso prima della pena che dovrà espiare? Cosa fare se non trascorrere quella lunga notte con Slattery, un agente di borsa che conosce un unico Dio, il denaro, e Jakob Elinsky, ventiseienne docente di letteratura insoddisfatto sia della sua vita professionale che lavorativa? Cosa fare se non godere per l’ultima volta della sua Naturelle, compagna portoricana amata come poche, e del suo cane?
A far da cornice, New York, un luogo che fa da sfondo ma anche da coprotagonista donando alle avventure narrate nel romanzo un carattere ulteriore che trascende dal mero e semplice aspetto relativo alle vicende dell’antieroe creato da Benioff.

«Il potere ti aiuta a far soldi e i soldi danno potere, ma il potere non dipende dai soldi. Potere vuol dire entrare in un negozio sapendo che puoi comperare tutto quello che c’è sugli scaffali, certo, ma vuol dire anche che il commesso ti fa entrare dopo l’orario di chiusura così che tu e la tua ragazza possiate gironzolare indisturbati fra i banconi; potere è quando il commesso apre per te il retro del negozio per mostrarti gli ultimi arrivi, ancora fasciati nei sacchi di plastica; potere è il commesso che rimane in un angolo in silenzio, mentre tu frughi fra la sua merce, e non si lamenta se palpi i vestiti o baci la tua ragazza per un’ora intera, perché ti conosce e non vuole mettersi nei guai. Potere è telefonare in mattinata e ottenere i posti migliori al Madison Square Garden per lo spettacolo della sera. Potere è entrare in un night-club dalla porta di servizio, in modo da evitare il metal detector. Potere è fissare negli occhi un agente travestito nella metropolitana: tu sai cos’è lui e lui sa cosa sei tu, e tu gli fai l’occhiolino, perché lui guida una Buick scassata e tu una Corvette, e lui non può neanche toccarti.»

È questo quel che voleva Monty. Non tanto i soldi quanto il potere. Il potere di essere qualcuno, il potere di essere considerato qualcuno, il potere di essere rispettato perché sei qualcuno. Ma ciò non sempre è possibile o realizzabile e così ecco che Monty diventa l’emblema dell’America stessa, con tutte le sue paure, incongruenze e fragilità, con tutta la sua sordità. Perché tra queste pagine vi è anche una denuncia sociale a quell’anima del Nuovo Mondo che sembra aver perso i suoi confini, i suoi valori, i suoi ideali, che sembra aver dimenticato le sue promesse.
E così come la venticinquesima ora diventa metafora della salvezza della possibilità, alla speranza di quel domani forse non ancora perduto, ecco che il cane che ha sofferto, ha patito, è stato ferito e salvato da Monty stesso, diventa l’emblema del tramandare, dell’affidare, del filo conduttore con il futuro prossimo. Deve vivere e così ci sarà la possibilità per tutti di vivere ancora una nuova vita.
Doloroso, riflessivo, veritiero. Intenso nel suo scorrimento, intenso nel suo messaggio. Da leggere.

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Commenti

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Vita93
02 Dicembre, 2020
Ultimo aggiornamento:
02 Dicembre, 2020
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Complimenti per l'ottima recensione!! Hai visto anche la versione cinematografica di Spike Lee?
A mio avviso il miglior film del celebre regista. Tra le prime pellicole ambientate a New York dopo le vicende dell'11 settembre 2001, e la prima in assoluto a mostrare l'area dove sorgevano le Torri.
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Mian88
03 Dicembre, 2020
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Grazie! No, non ho ancora avuto modo di vedere il film e adesso che grazie a te so che c'è l'ho prenotato in biblioteca e spero di poterlo vedere presto. Una delle cose che più mi ha colpito del libro è stata anche questa consapevolezza, uno di quei periodi storici di cui non dimenticheremo mai. Grazie mille!
Ottima recensione, Maria. Anch'io concordo con Iacopo circa il fatto che il film di Spike Lee sia il migliore tra quelli del regista americano, grazie anche alla prestazione gigantesca di Edward Norton. Ricordo il suo delirante monologo, molto poco politically correct, in cui Monty se la prende con tutti, mendicanti, lavavetri, pakistani, coreani, russi, ebrei, ecc. ecc. Immagino che ci sia anche nel romanzo: stupendo!
In risposta ad un precedente commento
Mian88
04 Dicembre, 2020
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Vi dico solo che ho appena prenotato il dvd in biblioteca e che non vedo l'ora che arrivi!! Mi avete davvero incuriosita :-)
Ciao Maria, invitante. Lo segno.
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