Narrativa italiana Romanzi A tie solu bramo
 

A tie solu bramo A tie solu bramo

A tie solu bramo

Letteratura italiana

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In due mesi, in un paese del sud Sardegna, nessuno è riuscito a capire che ci è venuta a fare Clelia Boero, la «Torinese». Sfuggente e taciturna, se ne va in giro da sola a fumare e a leggere romanzi lunghi presi in prestito dalla biblioteca: malvista come il gruppo di extracomunitari che occupano la locanda in cui lei soggiorna. Solo Alfredo, il bibliotecario, tenta di stabilire con lei un rapporto e fa in tempo ad avvertire nella straniera la resa completa di chi ha accettato il proprio destino. Quale sia questo destino, Alfredo non potrà scoprirlo. Dopo il loro ultimo incontro in sala-lettura Clelia scompare ma la misteriosa scomparsa è, a rovescio, solo l'inizio di un romanzo che, con seducente movimento a ritroso nel tempo, rivela la storia di Clelia, sfrangiandosi nei punti di vista delle persone che hanno gravitato intorno alla esistenza di una irriducibile idealista animata da sogni rivoluzionari, proprietaria a Torino di un cinema votato a un'ostinata programmazione «di nicchia». Un romanzo che vuole e sa parlare d'amore, senza sentimentalismi, intrecciando le storie individuali con la storia di vecchi e nuovi incontri-scontri di civiltà.



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A tie solu bramo 2018-11-16 17:03:00 Laura V.
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Laura V. Opinione inserita da Laura V.    16 Novembre, 2018
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Canto d'amore senza tempo

Partire dall'epilogo per risalire al principio della storia: questo l'impianto narrativo di “A tie solu bramo”, il nuovo romanzo dello scrittore cagliaritano Giulio Neri, pubblicato dalla casa editrice nuorese Il Maestrale. Un raccontare a ritroso nel tempo, lento, meticoloso, accattivante, che risucchia a sé il lettore, tassello dopo tassello, conducendolo in un viaggio che, attraverso sorprendenti peripezie letterarie, lo farà approdare fino a quel Vicino Oriente oggi martoriato dalla guerra.
La vicenda prende avvio, anzi, per meglio dire, si conclude in un paese come tanti della provincia di Cagliari, dove la gente è dedita a chiacchiere e malumori; il suo inizio, tuttavia, è da rintracciare tra le sempre suggestive atmosfere torinesi, mentre ideali e sogni rivoluzionari si assopiscono e la vita sentenzia senz'appello delusioni e fallimenti. Protagonista di queste pagine, contraddistinte da una scrittura superba e a tratti magnetica, una storia d'amore più che ventennale, una di quelle che si nutrono della malinconia degli aeroporti fra partenze e ritorni, rotture e nuovi inizi. Un legame che arretra, fin dal suo nascere, di fronte a mancanza di coraggio per poter viverlo appieno, responsabilità e doveri pregressi, facendosi al tempo stesso forse rimpianto.
Inconcludenti ognuno a suo modo, i personaggi di Clelia Boero e Orlando Mahfuz, i due amanti uniti da tale legame, risultano ottimamente caratterizzati; in particolare, colpisce quello dell'uomo, anatomopatologo e imbalsamatore dalle inconsuete origini sardo-egiziane. Parimenti, la penna dell'autore ha compiuto un ottimo lavoro anche con le altre figure che via via entrano in scena, le cui singole vicende ruotano attorno a quella principale. Tante storie, insomma, per raccontarne una sola. Molto apprezzabile, inoltre, l'inserimento dell'elemento arabo, ben amalgamato con tutto il resto, attraverso lo stesso Orlando Mahfuz (cognome che evoca echi letterari di tutto rispetto), sua moglie Rajae, reporter di guerra che si porta dietro un'esperienza a dir poco drammatica, e una finestra che si apre sul conflitto civile siriano: ciò conferisce senz'altro alla narrazione un più ampio respiro geopolitico, sullo sfondo delle cronache internazionali del nostro amaro tempo.
Una lettura appassionante, prosasticamente incantevole, nonché ricca di innumerevoli spunti di riflessione. Un romanzo bellissimo, di forte intensità e grande sensibilità, che, richiamandosi fin dal titolo a uno struggente canto d'amore della tradizione sarda, non poteva non parlarci di sentimenti, anzitutto di quell'amore che, nonostante tutto, non muore né si rassegna, così come dell'estrema fragilità dell'esistenza il cui significato più profondo, chissà perché, è sempre così difficile da comprendere.

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A tie solu bramo 2018-11-09 13:56:42 siti
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siti Opinione inserita da siti    09 Novembre, 2018
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Congedo

Seconda prova narrativa dell’autore cagliaritano il cui esordio con "Carta forbice sasso. Memorie senza raccordo" risale al 2016. Ancora una volta ci troviamo di fronte a un’eccellente prova di scrittura sotto l’aspetto formale, la prosa di Neri è infatti ricca, mai scontata, a tratti audace, impreziosita da un retroterra culturale che sa di cinema, di geopolitica, di amore, espresso in maniera indiretta per la propria terra: la Sardegna. Il titolo la richiama, prepotentemente, estrapolando la struggente nostalgia di un uomo-pastore per la donna amata dal canto di Sini, No potho reposare, divenuto ormai un’icona identitaria per i sardi, con un unico inciso, quel A tie solo bramo- solo te voglio con tutto me stesso- che riassume la trama di un romanzo di non facile lettura. Il lettore è infatti ingabbiato da una cronologia a ritroso che chiude un periodo di tre anni- ottobre 2016/agosto 2013- nel quale vengono giocoforza inserite le esistenze dei vari personaggi le cui economie non possono certo esaurirsi in quel triennio ma vanno a racchiudere tutto il loro percorso di vita. Il lettore è insomma ingabbiato, sostenevo poc'anzi, ma al tempo stesso spronato a ricostruire una vicenda, quella dei due amanti Clelia e Orlando, della quale viene offerto nelle pagine iniziali un epilogo che poi funge da avvio narrativo. Svelare la trama risulterebbe dunque del tutto insensato in siffatta geometria, si può comunque accennare a un buen ritiro voluto da una donna non più giovane e condannata da un male che le lascia poco tempo da vivere nella remota Sardegna meridionale dalla quale viene l’uomo che ha amato dagli anni novanta nonostante egli fosse già sposato. Scoprire chi è lei e chi è lui, novello Zivago, sarà l’oggetto della narrazione affidata di volta in volta al punto di vista degli altri personaggi che gravitano intorno a questa coppia e che offrono una caratterizzazione dei due ampia e articolata. Molto spesso sono lo spazio e il tempo a impreziosire i personaggi perché le piccole vite sono parte di un respiro più ampio, quello della Storia, che le nutre, le forgia e le modella e la provenienza geografica ne sigla, di tali eventi storici, la lettura. “Io non vivo di illusioni. Non dimentico che la vita è anzitutto quello che perdiamo, e quello che perderemo”, dice Orlando, irrisolto uomo, apolide della vita, che trascina nel suo baratro personale l’esistenza di Clelia già naufragata da sé, irrisolta e complicata a sua volta in una storia che definire d’amore è per me un azzardo. Vedo la rappresentazione di due esistenze difficili e fallimentari, incompiute per volontà personale e schiacciate dal peso dello scenario storico in cui sono, loro malgrado, inseriti. La lettura mi ha dunque lasciata perplessa per la visione della vita che rimanda, dura e amara, non sono riuscita a cogliere il bello di un legame d’amore così tormentato e inconcludente pur riconoscendo a Clelia una grande capacità d’amare ma aldilà del sentire personale riconosco all’autore una grande capacità espressiva che vedrei meglio se spogliata di quegli interessi geografici e culturali che sono emersi in entrambe le sue opere. Aspetto dunque Giulio, fiduciosa, in una prova narrativa, che viri abilmente oltre la geopolitica, oltre la Sardegna e oltre i personaggi cupi e a volte trash per azzardare qualcosa di più lontano da sé.

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A tie solu bramo 2018-11-09 08:45:35 Cristina72
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Cristina72 Opinione inserita da Cristina72    09 Novembre, 2018
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Hai segnato l'Oriente finché c'è stata un'aurora..

Una storia che procede a ritroso reca in sé il senso della fine, qualcosa di già fatalmente vissuto che si racconta con un certo disincanto; e mentre nel disincanto l'amore soccombe, la morte, invece, trionfa.
Questo romanzo parla di vinti allo stesso modo in cui parla di sentimenti: la sfida, per il lettore, è raccogliere i vari pezzi disseminati - o forse persi - lungo un percorso che guarda al passato, cercando di ricostruire, comprendere le ragioni, risolvere interrogativi.
Davvero l'amore è la risposta, o è solo un'ulteriore domanda?
C'è Orlando, imbalsamatore carismatico inadatto al mondo, circondato dal muro di infelicità che ha eretto, geloso, si direbbe, dei suoi stessi fantasmi interiori. Un muro che l'amore intaccherà senza riuscire ad abbattere, puntellato com'è di fragilità inespugnabili.
C'è Clelia, l'utopista, la donna della sua vita, che inanella a testa alta fallimenti grazie ad un talento speciale per le cause perse.
Ci sono figli, coniugi, genitori, amici, amanti, personaggi delineati con pochi, efficaci tratti, stralci di esistenze raccontate tra flashback e salti in avanti.
E c'è, in filigrana, la passione controversa che lega Clelia e Orlando. Il loro sogno, invece, è chiaro: un appuntamento fissato in una terra senza tempo, sotto il candore di un mandorlo in fiore, in un passato dove ritrovarsi, se dovesse svanire la speranza di un futuro:
“Hai segnato l'Oriente finché c'è stata un'aurora...”.
Cronaca e fatti storici fanno da contrappunto ad una narrazione che procede al ritmo di un canto dolce come la promessa di un ritorno, amaro come un addio:
“T'assicuro c'ha tie solu bramo
Ca t'amo forte, t'amo, t'amo, t'amo”.

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