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Battuta di caccia
 
Battuta di caccia 2012-07-15 16:57:41 Pupottina
Voto medio 
 
5.0
Stile 
 
5.0
Contenuto 
 
5.0
Piacevolezza 
 
5.0
Pupottina Opinione inserita da Pupottina    15 Luglio, 2012
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Vi piacera' anche piu' di Stieg Larsson

Mai un titolo è stato più appropriato per un libro. Battuta di caccia, il secondo romanzo della serie dedicata alla Sezione Q di Jussi Adler-Olsen (pubblicato con Marsilio GialloSvezia), è un thriller che infiamma di curiosità la mente e fa entrare il lettore nella crudele ottica del cacciatore, non solo di animali, ma anche di vite umane, il killer perfetto, senza coscienza e rimorsi, presentando dei protagonisti che vivono esistenze tanto vuote da aver bisogno di brividi insani.
Il primo libro della serie, La donna in gabbia, era già stato una scoperta. Il secondo non è solo una conferma, ma la nascita di una nuova passione, quella per i libri del danese Jussi Adler-Olsen che, nello scrivere storie thriller, non è solo bravo come lo svedese Stieg Larsson (cui viene paragonato), ma lo ha anche superato. Mentre Larsson, dopo il caso del primo romanzo, ha focalizzato i seguenti due libri soprattutto sulle vicende personali e intime dell’ineguagliabile protagonista Lisbeth Salander, Adler-Olsen, dopo lo strepitoso successo del caso che vedeva come vittima Merete Lynggaard, La donna in gabbia, riesce a immaginare un’altra storia altrettanto efferata e follemente brutale che riesce a volte anche a commuovere, esattamente come era accaduto per il primo romanzo.
Le quasi 500 pagine di Battuta di caccia si leggono che è un piacere forse anche perché affiancano parti ad alta tensione ad altre in cui l’ormai inconfondibile comicità di Adler-Olsen lascia nel lettore un senso di conforto. Nonostante le sue storie narrino vicende caratterizzate dall’orrore, vedendo fino a che punto un uomo può arrivare ad infliggere dolore ad un altro essere umano, Adler-Olsen riesce grazie al suo personale stile narrativo a rivelare di volta in volta al lettore quel tanto che è indispensabile ad accendere la curiosità senza anticipare quello che accadrà dopo, tenendo vivo l’interesse e conducendo il lettore in una caccia al cattivo che l’ha fatta franca nel passato. Sì, perché vi ricordo che la Sezione Q è quella che indaga i casi freddi o “cold case”.
Il senso cui il libro, romanzando una storia gialla ambientata a Copenaghen aspira, è farci conoscere ciò che passa in una mente folle, sadica, sanguinaria.
Tutto inizia con un prologo con una scena di caccia. Qualcuno scappa in un bosco sperando che “loro” riescano a perdere le sue tracce, ma è terribilmente difficile quando si hanno le mani legate. I brevi capitoli successivi delineano altri personaggi che vivono esistenze contrastanti, chi nel lusso e chi nella povertà. Ma qualcosa, nel passato, accomuna le loro vite.
“Premere il grilletto dava loro una soddisfazione che poteva durare molti giorni. Guadagnavano milioni, ma quello che li faceva sentire vivi era uccidere.”
VOTO 10+

Chi non ha letto questo libro ed ha intenzione di farlo, non continui a leggere, perché nel commento di seguito, Pupottina svelerà molte parti, unicamente per stimolare un dibattito con chi lo ha già letto.
Nel romanzo, cacciatori sono un po’ tutti i personaggi a loro modo: il detective Carl Mørk, quando segue una pista; Assad, il suo fedele e misterioso aiutante, quando, come un segugio, cerca un sospettato; Rose, la sua nuova e impertinente collaboratrice, quando va a caccia di notizie che riguardano il passato; Mona Ibsen, psicologa della polizia, mentre cerca di recuperare il sommerso nella coscienza di Carl Mørk; Hardy Henningsen mentre è a caccia di motivi e stimoli che gli diano la forza di vivere; e soprattutto il o i cattivi di turno, quando programmano una battuta di caccia in cui la vittima ancora non sa di essere tale. Da un omicidio del passato, man mano che l’indagine procede, le cose si fanno sempre più interessanti e le scoperte sempre più agghiaccianti, terribili. Non c’è una sola storia di sangue da scoprire ma svariati atti criminali. Una storia così la poteva scrivere ottimamente solo Jussi Adler-Olsen che ci sta abituando ad uno livello alto con i suoi superbi thriller. Come ogni gruppo, anche quello dei cresciuti ragazzi del collegio di un tempo ha un’infinità di segreti da nascondere, nel passato come nel presente, e la narrazione procede con colpi di scena ben dosati e nel punto giusto dell’intreccio. L’orrore si percepisce senza morbosità e la follia comune è l’elemento dominante di un gruppo che ha perso col tempo la sua unità. La battuta di caccia si trasforma, di pagina in pagina, in un’esperienza dove i cattivi sono in lotta fra loro, mentre la squadra dei buoni, quella del team di Mørk, cerca di capire e fermare i possibili eventi a catena. Ma, quando il pericolo è troppo vicino, può capitare di ritrovarsi in trappola. Il finale non vi deluderà, ma, anzi, renderà ancora più adrenaliniche pure le ultime pagine, dove l’imprevisto e il cambio di rotta sono sempre possibili. Nemmeno l’epilogo riuscirà a saziarvi. Di un autore così non ci si appaga. Si vorrebbe che i libri potessero essere davvero tutti così e non si può far altro che aspettare con impazienza una nuova indagine di Carl Mørk adesso che sembra stia per cambiare qualcosa.
Unica pecca, facilmente superabile e perdonabile, vista l’ottima qualità del romanzo, è che per noi italiani può risultare difficile ricordare cognomi danesi tanto simili fra loro, ma vi garantisco che ci si abitua.

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Commenti

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Bella recensione e brava ad indicare che scendi nei dettagli del libro.. :) Infatti, ho saltato l'ultima parte...
In risposta ad un precedente commento
Pupottina
06 Settembre, 2012
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sì, è un ottimo thriller.
dopo stig larsson è il primo che ha fatto breccia nel mio cuore per uqesto genere letterario
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