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La scala a chiocciola
 
La scala a chiocciola 2014-07-22 22:33:23 Bruno Elpis
Voto medio 
 
2.5
Stile 
 
4.0
Contenuto 
 
2.0
Piacevolezza 
 
2.0
Bruno Elpis Opinione inserita da Bruno Elpis    23 Luglio, 2014
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Il fantasma della scala a chiocciola

Mary Roberts Rinehart è considerata “il contraltare americano” di Agatha Christie sia per popolarità, che raggiunse i massimi negli anni tra il ’20 e il ’40, sia per prolificità letteraria.
“La scala a chiocciola” è tuttavia un romanzo macchinoso e ha una trama piuttosto lenta. Gli spunti migliori sono forniti dall’autoironia della protagonista-narratrice, l’attempata Rachel Innes (“Una vecchia signora che tende a vivere un po’ troppo nel passato”), che si è assunta la responsabilità di crescere i nipoti orfani, Gertrude e Halsey. Costoro vivono complicate storie d’amore rispettivamente con Jack Bailey e Louise Armstrong. Il primo è impiegato nella banca del patrigno di Louise; la seconda, la figliastra del banchiere proprietario della villa di campagna che Rachel affitta per trascorrere le vacanze estive, è promessa sposa a un ambiguo medico: il dottor Walker.
La villa affittata – che per quanto è articolata e gotica richiederebbe uno di quei famigerati plastici che oggi si vedono in discutibili trasmissioni televisive - sembra infestata dai fantasmi (“Questa casa è un vero e proprio incubo”) ed è teatro di un omicidio (“In questa casa c’è qualcosa che molte persone desiderano prepotentemente”): quello di Arnold, il fratellastro di Louise. Poi muore – sembra per la paura – il maggiordomo Thomas…
Nonostante le intimidazioni che riceve, Rachel è caparbia (“Non sono affatto superstiziosa, salvo forse nel pieno della notte e circondata dal buio più totale”) e non vuole abbandonare la villa nella quale campeggia una sinistra scala a chiocciola, se non prima di aver fatto luce, con la collaborazione dell’investigatore Jamison, sui pericolosi coni d’ombra che investono i nipoti (“Halsey era vittima di qualcosa di terribile”) e sulla colossale truffa/bancarotta che ha coinvolto la banca di Armstrong (“Considerato che – i nipoti – avevano perso l’eredità lasciata dalla madre nel disastro della banca…”).
L’atmosfera è piuttosto involuta e ci si orienta con difficoltà nello stuolo di domestici, paggetti e servitori. Per raccapezzarmi, ho dovuto trascrivere i loro nomi: l’autista Warner, la cameriera Rosie, la governante signora Watson, il maggiordomo Thomas, il misterioso giardiniere Alex, la lavandaia Mary Anne, la cuoca Elize…
Come dicevo, i migliori momenti sono proprio quelli in cui la pertinace zia si ostina nelle indagini, in ciò contrastata dalla fedele domestica Liddie (“Lei non vuole credermi quando le dico che questa casa è infestata dai fantasmi”), con la quale ingaggia orgogliosi litigi e spassose ripicche, o quando l’autrice si lascia trasportare dal fascino “old” e stantio dell’alta società (“Era considerata la peggiore giocatrice dell’intero club”). E pensare che l’autrice non lascia mancare nessun elemento mistery: come l’incendio doloso nelle stalle o la spedizione al cimitero per dissotterrare il cadavere di Armstrong senior (“Ecco perché riesumare un corpo dalla madre terra ha un che di profanatore; è come rovesciare il ciclo infinito delle cose”)…

Bruno Elpis

P.S. Il mio nuovo percorso di lettura procede… sui pioli della scala a chiocciola! Un simbolo in certi rituali iniziatici e una situazione carica di significati nell’interpretazione dei sogni che hanno questo elemento come oggetto…

Indicazioni utili

Lettura consigliata
Consigliato a chi ha letto...
"La scala chiocciola" di Ethel Lina White
"La scala a chiocciola e altre poesie" di W. B. Yeats
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Commenti

8 risultati - visualizzati 1 - 8
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Ahahah che delirio le scalette coi nomi !
A me sono state preziose in Cent'anni di solitudine e nel Genji monogatari. E anche altrove perche' le faccio spesso :-)
LittleDorrit
23 Luglio, 2014
Ultimo aggiornamento:
23 Luglio, 2014
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Di primo acchito ho pensato al film thriller del '46 ma leggendo ho notato che non è la stessa trama. Interessante, però. Accosteresti questa scrittrice, sotto certi aspetti, alla Du Maurier? :)
Caro Bruno, sono curiosa di seguirti nel tuo novello percorso :-)
Io non so come fai ad avere idee sempre così originali sui tuoi percorsi di lettura. Sei una continua sorpresa. Un abbraccio, e complimenti...come sempre...
Bruno Elpis
23 Luglio, 2014
Ultimo aggiornamento:
23 Luglio, 2014
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@ Cub: diciamo però che è un brutto indizio, quando lo si fa... :-)

@ Marcella: anch'io lo credevo! In realtà è un caso di omonimia, il romanzo che ha ispirato il film è di Ethel Lina White, introvabile (se non in versione "usato" nel GialloMondadori: naturalmente me lo sto procurando "usato"...). Personalmente preferisco la Du Maurier :-)

@ Silvia e Marika: care, vedrete che il percorso avrà anche qualche trovata insospettata (tipo la puntata che pubblico questa sera... CUB ne sa qualcosa... :-)

Ciao!
In risposta ad un precedente commento
C.U.B.
24 Luglio, 2014
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Infatti temo il peggio...speriamo che il mio Alzheimer non peggiori nei prossimi 60 anni.

Pero' consideriamo le attenuanti : in Cent'anni si chiamavano tutti nello stesso modo, bisognava trovare il sistema di distinguerli. Genji...tu non hai presente la quantita' di personaggi del Genji, che sono nomi giapponesi che io proprio faccio una fatica a ricordare...inoltre bisognava memorizzare anche il ruolo sociale, se no si capiva niente.
Poi leggendo un libro dopo l'altro spesso mi capita di iniziarne uno nuovo e avere ancora in mente i nomi appena imparati del precedente ! A te che leggi almeno il doppio di me non capita ?
No ?Ecco vedi...vedi perche' mi preoccupo ?
:-/
In risposta ad un precedente commento
Bruno Elpis
24 Luglio, 2014
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Altro che se mi capita, l'ho dichiarato pubblicamente anche in questa opinione! Anche perché - quella che per te è soltanto una prospettiva anagrafica di là da venire - per me é... realtà in pieno svolgimento! :-)
Ciao!
Bel commento, Bruno! Io ricordo vagamente un vecchissimo film tratto dal libro della White, che riscosse un bel successo perchè uno dei primi "thriller"....
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