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Mr. Mercedes
 
Mr. Mercedes 2014-12-06 16:09:11 FabCat
Voto medio 
 
4.0
Stile 
 
5.0
Contenuto 
 
3.0
Piacevolezza 
 
4.0
FabCat Opinione inserita da FabCat    06 Dicembre, 2014
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Sapete chi è l’assassino, non fate finta di niente

La sotterranea lotta tra bene e male è il tema classico di King che in questa occasione si muove sulle gambe di personaggi reali e in carne e ossa, in una caccia all’uomo che effettivamente è abbastanza lineare e forse poco originale. Considerando che il filone poliziesco, tra letteratura e serie tv, è ampiamente saccheggiato, cosa rende speciale questo romanzo?

C’è la classica e indiscussa capacità di King di costruire ad arte personaggi attraverso le loro emozioni, le loro debolezze, le loro aspirazioni. E naturalmente attraverso le loro paure. I suoi personaggi hanno loro stessi una storia, e sono sempre l’elemento fondamentale del racconto. È lo stile di King: ti prende per mano e ti fa entrare nella testa, nei pensieri delle sue creature, buone o cattive, reali o fantasiose che siano, senza giudicarle, e sembra suggerirti che quei mostri non sono poi tanto distanti da te. Anzi, in questo caso forse sono l’effetto collaterale di un mondo reale sempre più diviso tra poveri e ricchi, tra privilegiati e sfortunati.

Questo è secondo me l’elemento disturbante e attuale di Mr. Mercedes: la disuguaglianza sociale genera mostri. Un aperto razzismo e uno sfacciato disprezzo verso i disabili dettati dalla paura della povertà e dell’anonimato. La paura dell’indifferenza sociale. Sono elementi che possono portare ad atti di follia assassina, perfino a un infanticidio. Non è certamente casuale che la strage iniziale di disoccupati sia compiuta utilizzando un simbolo eloquente del benessere, una Mercedes SL500, la cui ricca proprietaria a cui è stata rubata è solo preoccupata che le sia restituita al più presto e ben ripulita.

Oltre che una avvincente caccia all’uomo, mi piace pensare che Mr. Mercedes contenga un sottotesto di denuncia sociale: l’autore sceglie di rivelare subito l’identità dell’omicida al lettore, come a volerlo allarmare, oppure a responsabilizzare, invitandolo implicitamente a non comportarsi con sbrigativa indifferenza, ma a fare più attenzione a quello che gli succede intorno.

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