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Le affinità alchemiche
 
Le affinità alchemiche 2013-03-13 14:16:19 LadyA
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Stile 
 
4.0
Contenuto 
 
3.0
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3.0
LadyA Opinione inserita da LadyA    13 Marzo, 2013
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L'alchimia che rende un amore magico

Quando pensiamo all’alchimia immaginiamo la fusione di diversi elementi che meravigliosamente si uniscono insieme per dare vita a magiche atmosfere ed esoteriche creazioni.
Ma alchemico, spesso, è anche il rapporto che s’instaura tra due corpi, quando è la legge dell’attrazione, al di sopra di ogni volontà, a renderli indispensabili l’uno all’altro.
E’ questo quello che accade in questo libro, scritto da Gaia Coltorti, appena ventenne, dove è la magia di un amore spaventosamente grande ad essere il protagonista in una città come Verona, piena di echi della grande tragedia shakespeariana. Un amore che ha catene pesanti perché Giovanni e Selvaggia sono fratello e sorella, un amore che li rende liberi tanto quanto la loro giovinezza gli permette di essere ed è un amore così profondo da fondere insieme l’amore fraterno e quello carnale. Un amore che insieme vivranno fino in fondo, fino a toccare il loro essere più profondo da quando separati alla nascita, si vedranno per la prima volta, solo all’età di diciotto anni e quindi non potranno far altro che considerarsi estranei.
E cosa c’è di più attraente, di più indomabile, di inarrestabile dell’essere attratti misteriosamente da qualcuno che per te è un’estraneo? E ancora di più sapendo che dovresti provare per lei o per lui un amore fraterno, calmo, sicuro. E invece più vai avanti e più ti rendi conto che quello che provi è così forte da non farti ragionare, perché va oltre qualsiasi logica, è possessione che diventa ossessione soprattutto quando a provocarti è una ragazza come Selvaggia, la cui bellezza è talmente perfetta da essere nella stessa misura terribilmente maledetta. Ed è così che Giovanni, più debole e più remissivo della sorella, sembra subire le sue scelte, i suoi capricci, i suoi dispetti, mentre lei, con il suo corpo e la sua sensualità lo condurrà verso scoperte e nuove esplorazioni da cui non sapranno più tornare indietro. E non vorranno neanche. La narrazione avviene attraverso la voce di un narratore esterno ed onnisciente, il cui linguaggio è a volte goliardico e spiritoso mentre altre riflette attimi di vera poesia.
Nonostante il tema di questo libro sia un tabù come lo è l’incesto, in realtà non è di questo che si vuole parlare, ma semplicemente di un amore nato come nascono tutti gli amori: inconsapevolmente.
E come tale non c’è nessuna colpa e nessuna sentenza se ad amarsi sono due fratelli.
Non c’è colpa perché essi non la sentono.
Sentono soltanto il loro cuore battere e respirano…respirano…respirano insieme, sperando che duri in eterno.

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13 Marzo, 2013
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Non ho letto il libro, ma ho classificato la tua recensione come "utile"perchè così la considero. Unica domanda: pensi che il libro sia adatto a chi ha 30 anni? Ho letto la quarta di copertina, e mi è sembrato un po' adolescenziale. Grazie
P.S. La legge dell'attrazione è un'altra cosa, un concetto molto spirituale... tu intendevi una semplice attrazione fisica, o proprio la legge di attrazione così come la intendono vari pensatori soprattutto di origine orientale?
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LadyA
13 Marzo, 2013
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Ti rispondo sinceramente e credo che il libro non sia adatto ad un pubblico trentenne, considera che anche io ho trent'anni, ma l'ho letto perchè mi affascinava il titolo e perchè mi chiedevo quali fossero i testi che oggi le grandi case editrici sono pronte a pubblicare. Quindi a dispetto di un intreccio comunque adolescenziale, sia per l'età dei protagonisti sia per l'inevitabile età della scrittrice, di cui non si può non tener conto ( basti solo pensare che questo testo lo aveva scritto ed inviato alla Mondadori quando aveva diciasette anni), io personalmente ho cercato di andare oltre questi "limiti" e ho provato a cogliere il senso del testo e di chi lo ha scritto. Cioè la volontà, secondo me, di parlare di amore e il modo in cui la Coltorti lo fa sicuramente riscuoterà il suo successo nei giovani che usano quel linguaggio e quel tipo di pensiero. Probabilmente un trentenne considera molte cose superate, ma magari può ricordarsele.
Con legge di attrazione, in questo caso intendevo l'attrazione fisica e mentale che può stabilirsi tra due persone anche sconosciute, che non sanno nulla l'uno dell'altro e a questo avevo agganciato il concetto di alchimia, cioè di combinazione di fattori che rendono due anime perfette l'una per l'altra.
In fondo Giovanni e Selvaggia sono due gemelli, sono come la metà perfetta l'uno dell'altro. Quale amore più perfetto può esistere.
Spero che la mia risposta ti sia altrettanto utile e grazie!
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14 Marzo, 2013
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Sai che ti dico? Mi sa che anche se ho trent'anni lo leggerò anche io perchè mi hai molto incuriosita ... :)
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LadyA
14 Marzo, 2013
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Aspetterò la tua opinione allora!
"...piena di echi della grande tragedia shakespeariana..." scusa ma dove?...l'hai letto, vero, Romeo e Giulietta del buon Shakespeare? ...perchè questo romanzetto non ha assolutamente nessun eco. Le famiglie nemiche chi sarebbero? I "parents"?...e gli amici o gli affini che, quasi al pari di Romeo e Giulietta, sono protagonisti della vicenda, dove sarebbero?...qui vedo solo descritto un amore assurdo e innaturale che non viene neanche minimamente approfondito...dove sono i dialoghi della tragedia shakespeariana che, alla fine, sono vere e proprie poesie?...per favore, non facciamo paragoni inopportuni. Questo è un romanzo assolutamente improvvisato e scritto anche con poco talento secondo me. Mi spiace per Gaia Coltorti però è ingiusto che persone come lei siano considerate scrittrici talentuose e che storie simili siano considerate grandi romanzi.
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LadyA
14 Marzo, 2013
Ultimo aggiornamento:
14 Marzo, 2013
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Prima di scrivere cose che non c'entrano, cara celestevale, leggi con ATTENZIONE quello che hai davanti. Io NON ho scritto che il libro di Gaia Coltorti è pieno di echi shakespeariani ma la città di Verona lo é.
In secondo luogo, ciò che questo romanzo e Romeo e Giulietta hanno in comune è solo Verona, e alla CITTA' mi riferisco quando cito il grande autore inglese.
Per il resto, usa toni più tranquilli soprattutto quando leggi senza capire.
Ah sono convinta che Gaia Coltorti piangerà leggendo le tue parole...ma pazienza se ne farà una ragione.
...e perchè Verona dovrebbe essere "piena di echi della grande tragedia shakespeariana"?...così ha ancora meno senso il tuo discorso (forse era meglio "non aver capito"). E si dà il caso che io vivo a Verona e non è assolutamente piena di echi shakespeariani, tanto è vero che il famoso balcone di Giulietta è una bufala allucinante (Nota: Shakespeare nello scrivere Romeo e Giulietta, si era ispirato a due famiglie rivali che vivevano a Verona ma tutto il resto è mera invenzione...). Poi la città descritta nel romanzetto potrebbe essere qualsiasi città nel mondo visto che a parte qualche citazione di strada non si respira per niente l'aria di Verona...infatti come TUTTO in questo libro nemmeno l'ambientazione della vicenda è approfondita...e poi vogliamo paragonare il candore dell'amore di due ragazzi che come unica colpa hanno di appartenere a famiglie rivali all'amore incestuoso e assolutamente impossibile (a meno che non si parli di devianza) di due consaguinei?...boh...
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Cristina72
15 Marzo, 2013
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Finalmente un'osservazione sensata, sottoscrivo pienamente celestevale!
...poi, ok, forse per te l'unica cosa in comune con Romeo e Giulietta di Shakespeare è Verona, ma la scrittice (e in generale la critica) vuole, secondo me, creare un collegamento e invece sempre secondo me è proprio un buco nell'acqua catastrofico...poi l'idea, anche se malsana, poteva anche starci, ma è troppo mal descritta, troppo poco approfondita...perchè anche Nabokov, per esempio, parla, se vuoi, di un amore deviato ma vogliamo mettere il talento e l'introspezione? Lo stile a tratti grottesco, a tratti allucinato, a tratti anche umoristico?...guarda, voglio darti (e dare) un consiglio, leggiti Lolita appunto e poi rianalizza le "Affinità alchemiche" e fidati che capirai quanto scarsa è questa opera...
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LadyA
15 Marzo, 2013
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Appunto, alla fine ci sei arrivata, per me è solo la città di Verona il punto in comune, ma non tanto nella città in sè quanto nel nome di Verona che in tutto il mondo, inevitabilmente è collegato a quello di Romeo e Giulietta, per questo parlavo di echi, proprio perchè l'eco è qualcosa che arriva da lontano e spesso non è neanche reale. Per questo ti credo quando dici che della vera Verona non c'è nulla nel romanzo, perchè tu la conosci, ma la mia affermazione si limitava semplicemente al nome della città che evoca anche senza volerlo quell'amore così tragico e maledetto (Romeo e Giuliett).
Che poi sia la critica o la scrittrice a voler fare necessariamente un collegamento sono problemi loro, a me tutto questo non interessa.
E ricorda che la mia è una semplice opinione, come mille altre su questo sito. E come esiste la tua esiste anche la mia.
E nessuno ha detto che le Affinità alchemiche sia il libro dell'anno, è solo un libro come tanti altri.
Per questo ora ascolta il consiglio che ti dò io: non ci pensare più, altrimenti rischi di essere ridondante, si è capito che è un libro che per te non vale, basta. Lascialo perdere, probabilmente tra poco non ne sentirai neanche più parlare. E se ne sentirai ancora parlare, allora vuol dire che un motivo ci sarà.
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