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Il paradiso dei diavoli
 
Il paradiso dei diavoli 2013-04-02 11:54:19 ChiaraLotus
Voto medio 
 
3.0
Stile 
 
3.0
Contenuto 
 
3.0
Piacevolezza 
 
3.0
ChiaraLotus Opinione inserita da ChiaraLotus    02 Aprile, 2013
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Quando il bene ed il male si confondono.

“In medio stat virtus”, dicevano i latini.
E questo è il classico romanzo medio: storia mediamente interessante, stile mediamente accattivante, una scorrevolezza senza infamia e senza lode.
Sia chiaro, però: ho detto medio, non mediocre.
Lo stile giornalistico dell’autore arricchisce la vicenda con una nota di concretezza. I due protagonisti sono assolutamente affascinanti.
Carmine è un uomo di cultura che, dopo una brutta batosta professionale, entra in un clan camorristico al seguito di un amico d’infanzia.
Marco è un giornalista alla ricerca del pulitzer, ha valori sani ed autentici.
Gli incontri telefonici fra questi due individui sono densi di spunti filosofici, citazioni letterarie, riflessioni sul senso della vita, e sul perché di determinate scelte.
De Mare, giocando con i meccanismi di identificazione, mette a segno un’impresa che solo l’Hitchcock di Psyco e pochi altri sono riusciti a realizzare: porta il lettore a provare empatia e compassione per un assassino, un “venduto”, un uomo che ad ogni “pacco” consegnato alla Camorra si sente morire dentro, ma sa che non può tirarsi indietro, quindi continua. Continua e piange.
Il protagonista è un antieroe. È un uomo negativo. Ma la sua storia personale lo giustifica. Il lettore non può fare a meno di schierarsi dalla sua parte.
La simpatia si prova anche per Luisa, la donna di Nicola, il boss del quartiere. Sebbene la sua adolescenza si collochi negli anni ’80, impossibile non associarla a tante adolescenti di oggi che vengono spinte dalle stesse madri a tentare la strada dello spettacolo, a discapito dello studio e della cultura.
Superati i trenta, queste giovani si ritrovano sole, volgari e ignoranti.
Ma sotto i capelli neri ed il trucco pesante, ci può essere un cervello che cerca riscatto. E questo riscatto si trova lontano dalla violenza, dalle faide e dal sangue: esso è fra le pagine del libro più dolce e più puro che la nostra letteratura sia stato in grado di partorire: "Il piccolo principe".
Adulti che ricercano la parte più pura di sé, lontani dalla corruzione e dalla sporcizia, seduti al tavolino di un bar in riva al mare, con il sole negli occhi che appanna la vista, e un dolce ricordo che accompagna l’addio.

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