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Elias Portolu
 
Elias Portolu 2016-12-11 08:50:33 siti
Voto medio 
 
3.8
Stile 
 
4.0
Contenuto 
 
3.0
Piacevolezza 
 
4.0
siti Opinione inserita da siti    11 Dicembre, 2016
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LE COSE DELLA VITA

Pubblicato a puntate nel 1900 sulla Nuova Antologia, il romanzo risente in modo evidente della periodicità della pubblicazione, principale artefice di uno squilibrio fra le parti che purtroppo genera disarmonia, proponendo una narrazione lenta e fortemente descrittiva per i tre quarti dell’opera la quale va poi a culminare in un crescendo di eventi sempre più drammatici e, purtroppo, assai prevedibili.
Elias è un giovane sardo, lo conosciamo al rientro dallo sconto di una pena in un carcere del continente. È un elemento di rottura in un mondo che fa dell’onore e della balentìa due dei suoi tratti peculiari. In fondo è solo un giovane dall’animo “debole”, direi io gentile, spesso preda delle sue emozioni e in eterno conflitto con se stesso. Conosce Maddalena, la futura cognata, e se ne invaghisce immediatamente, corrisposto, nonostante si celebrino presto le nozze e lui sia intenzionato a farsi prete. La passione genera un figlio e stride con la vita che, in un susseguirsi di lutti, rammenta la vacuità della condizione umana soprattutto se consegnata tutta alle passioni.
Il testo non brilla nell’impianto narrativo, non si nutre di elementi lirici, non offre grandi spunti di riflessione eppure ha la sua valenza che è profondamente radicata nella terra sarda, nella descrizione di usi e costumi, nella restituzione di una realtà socio antropologica che ora ci appare infinitamente distante dai nostri pseudo valori e dalle odierne realtà sociali. È un mondo strettamente correlato al ciclo delle stagioni, al paesaggio, alla liturgia, complicato però da un substrato di credenze ataviche, misteriose, magiche che cozzano anch’esse con le pulsioni, le passioni, i sentimenti, le emozioni, le scelte, gli errori, la vita.

La Deledda indaga l’animo umano, lo espone ai più torbidi sentimenti , lo passa al vaglio di un sistema di valori fortemente intriso di religione cattolica, lo settaccia e lo rigenera nella fede e tramite la misericordia divina. Pochi slanci narrativi degni di nota, abbondanti ed efficaci descrizioni, un sapore genuino di Sardegna tra realismo e melodramma.

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Commenti

4 risultati - visualizzati 1 - 4
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Personalmente non stimo molto la Deledda; la Sardegna ha dati i natali a narratori di ben più alta qualità. Con ciò non intendo dire che lei sei una pessima narratrice, ma il suo è un modo di scrivere tipico di un certo periodo storico e che risulta un misto di verismo e decadentismo, a cui si aggiunge indubbiamente una spiccata regionalità . Però la sostanza non é molta e ciò che prevale è l'etica patriarcale del mondo sardo, un po' poco direi perchè la sua produzione possa essere considerata "senza tempo".
In risposta ad un precedente commento
siti
11 Dicembre, 2016
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Ciao Renzo, condivido in parte il tuo pensiero, intanto mi dedico a queste riletture mature, quelle giovanili mi avevano lasciato il tuo stesso sentimento. Io, inoltre preferisco parlare di realismo e non di verismo che si avvale di tecniche narrative di gran lunga più complesse. Nel panorama a lei coevo ha sicuramente contribuito a far conoscere la Sardegna. poi se mi parli di Satta o di Dessì, lo sai, li preferisco di gran lunga, siamo ad altissimi livelli con loro.
Che bel commento, Laura!
Buon viaggio con la Deledda!
Penso che leggere con buona continuità un autore sia un'esperienza assai produttiva. Personalmente non l'ho mai fatta perché necessita di una costanza e continuità d'interessi che non è di tutti.
In risposta ad un precedente commento
siti
12 Dicembre, 2016
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Grazie Emilio.
4 risultati - visualizzati 1 - 4

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