Narrativa straniera Avventura L'ultima discesa
 

L'ultima discesa L'ultima discesa

L'ultima discesa

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Eric è una giovane promessa dello sport: campione olimpico di hockey e grande appassionato di snowboard, vive alla massima velocità tra allenamenti e partite. Fino a quando la sua ascesa al successo viene bruscamente frenata dalla dipendenza da metanfetamine. Credendo ancora di avere in mano la sua vita, Eric decide di passare una giornata da solo con il suo snowboard, lungo un fuori pista intatto. Complice l'adrenalina, perde il senso dell'orientamento, ma quando se ne accorge è troppo tardi. Da solo, nella neve, circondato da una natura tanto candida quanto crudele, Eric si ritrova a fronteggiare il freddo glaciale con una manciata di fiammiferi e una giacca troppo leggera, a scappare da un branco di lupi, a combattere contro l'assideramento dopo essere caduto in un torrente ghiacciato. Stremato, vaga nel nulla per otto interminabili giorni, durante i quali sarà costretto ad affrontare il suo peggior nemico: se stesso. È nel momento più buio, quando la montagna sta per prendere la sua vita, la fatica mentale e fisica diventa insopportabile e le gambe non rispondono più, che Eric scorge la via per la salvezza nella spiritualità, e trova il coraggio di non arrendersi. Una drammatica storia vera sulla forza incontrastabile della natura sull'uomo, un racconto di autodistruzione e di rinascita, un libro da cui è stato tratto l'omonimo film con Josh Hartnett e Mira Sorvino.



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L'ultima discesa 2018-06-18 03:54:41 Bruno Elpis
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Bruno Elpis Opinione inserita da Bruno Elpis    18 Giugno, 2018
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Ero dipendente dalla neve polverosa

L’ultima discesa di Eric Lemarque è disegnata nella copertina di questo libro (“Quella montagna della Sierra Nevada… 3.400 metri… Conoscevo il Mammoth come il palmo delle mie mani”) che narra la storia di una doppia dipendenza.
Dalla droga: “La mia dipendenza dalla polvere… la mia polvere era metanfetamina, lo speed, una delle droghe più pericolose e devastanti”.
Dalla neve: “Io ero dipendente dalla neve polverosa.. I suoi cristalli sono minuscoli, asciutti e più leggeri dell’aria”.

La prima dipendenza è di gran lunga la più pericolosa (“Ero diventato una marionetta nelle mani della mia dipendenza”) e distruttiva (“Ed ero sempre più solo, perché avevo completamente dimenticato come ci si relaziona con le persone”).

La seconda dipendenza, più naturale, porta il protagonista verso gli sport invernali: lo snowboard (“Quando succede e non opponi resistenza, è facile mollare il timone e farti trasportare. Allora diventi parte della natura che ti circonda e la natura diventa parte di te”), l’hockey.

Il virtuosismo sportivo (“Ero in grado di fare qualsiasi cosa con lo snowboard, scender in andatura forward o fakie, in frontside o backside indipendentemente dal piede d’appoggio, affrontare ogni tipodi discesa, eseguire salti, rotazioni e praticamente tutti i trick che facevano i professionisti… facevo snowboard per il puro piacere di farlo, usando la tavola, i rail e i salti disseminati sulle piste come mio personale playground”) tuttavia tende una trappola (“La mia intenzione era quella di surfare su una cornice, una specie di onda di neve ghiacciata che si forma lungo il bordo di una cresta, una piattaforma di lancio ideale per un salto favoloso”) alla mente offuscata dalla droga (“Probabilmente fu l’azione combinata dell’ipotermia, della disidratazione, della fame, dello sfinimento totale e anche dell’astinenza dalla droga”).

Smarrirsi sulla montagna (“Con quei pupazzi lasciavo delle tracce di me e del mio passaggio, come Pollicino”) è un’esperienza terrificante. Ma è anche la premessa per la redenzione…

Giudizio finale: jemale, mistico, redentore

Bruno Elpis

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