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Un imprenditore greco-tedesco si uccide ad Atene. Ma all’ambasciata tedesca giunge un biglietto, firmato “I Greci degli anni ’50”, in cui si sostiene che si è trattato di un omicidio. Ed ecco verificarsi altre morti a breve distanza di tempo: il proprietario di una scuola privata, un faccendiere che faceva da mediatore tra gli imprenditori e gli amministratori intascando e distribuendo bustarelle, e infine due proprietari agricoli. Ogni volta la “rivendicazione” via Internet arriva puntuale. Il commissario Charitos ha nuovo pane per i suoi denti. E adesso deve anche proteggere la figlia, aggredita da membri di “Alba dorata” a causa del suo impegno a favore degli immigrati. L’epilogo della serie sulla Crisi ci mette di fronte al consueto scenario di corruzione sociale e caduta libera dei valori.



Recensione della Redazione QLibri

 
Titoli di coda 2015-05-29 13:03:14 antonelladimartino
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antonelladimartino Opinione inserita da antonelladimartino    29 Mag, 2015
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I Greci degli anni ’50.

Un uomo si è ucciso. Era metà greco, metà tedesco: la sua famiglia di sinistra era fuggita in Germania per sfuggire alle persecuzioni, ma lui era tornato armato di ottimi progetti, buone intenzioni, tanto entusiasmo. La sua avventura è finita male. Non ci sono dubbi, si tratta di un suicidio: eppure, qualcuno ha scritto all’ambasciata tedesca che è stato assassinato. In seguito alla sua morte, si verificano diversi omicidi, rivendicati da un gruppo che si firma “i Greci degli anni ’50”?

Chi sono costoro? I figli, i nipoti, i nonni dei greci di allora? Famiglie di destra o di sinistra? Di certo, vantano una nostalgia per un senso dell’onore e della legalità che non esiste più, ma allora, negli anni ’50, esisteva ancora.

Il caso capita in un periodo difficile per il commissario Charitos. La sua famiglia è in difficoltà economiche. La crisi gli ha tagliato lo stipendio, e lo costringe a muoversi sui mezzi pubblici. Anche l’ambiente in cui lavora è pieno di insidie. Come se non bastasse, alcuni attivisti di Alba Dorata hanno mandato in ospedale sua figlia, un avvocato che difende gli immigrati. Lui è un poliziotto, ma Alba Dorata è infiltrata anche (e pesantemente) nella polizia, quindi il lavoro di sua figlia non è molto ben visto da alcuni colleghi. Il video dell’aggressione finisce online, rivendicato con un testo che esprimente brillantemente gli ideali della nuova destra nazionalista europea:
“Questa è Caterina Charitou, avvocato e figlia di un commissario che difende clandestini negri contro i greci. Il suo paparino, da sbirro che è, avrebbe dovuto spiegarle che è un tradimento, perché nessuno è sopra la Nazione e sopra i greci. Chiunque la pensi in questo modo veda come è stata punita e sappia cosa lo aspetta.”

Che cosa ci aspetta? Che cosa succederà se la crisi peggiorerà? A cosa ci porteranno l’odio razzista e l’ignoranza?Leggere questo libro può aiutarci a immaginarlo.

Il giallo è ben scritto e non è soltanto un giallo: narra anche, con efficace e lieve semplicità, la storia di una famiglia, la storia di un paese, la storia di una crisi. Per noi italiani rappresenta l’occasione, non troppo scomoda, di rivederci in uno specchio non troppo deformante. E di pensare al nostro futuro.

La Grecia, con una crisi più grave della nostra, potrebbe rappresentare il nostro futuro: ad Atene i ristoranti del centro sono vuoti e il problema del traffico non esiste più. Ma questa è soltanto la superficie: c’è ben altro. Tanto per cominciare, la scuola è diventata a pagamento e le famiglie sono costrette a indebitarsi per far studiare i figli. Questo punto è fondamentale, nelle rivendicazioni dei Greci degli anni ’50.

Eh sì, la Grecia non è soltanto il nostro (possibile) futuro, ci ritroviamo anche il presente. Anche qui, nella culla della civiltà occidentale, l’immigrazione è forte; anche qui gli immigrati sono stati trasformati, seguendo un copione vecchissimo e collaudato, nel capro espiatorio ideale; anche qui, c’è chi ci guadagna e chi sfrutta la situazione. Anche qui, l’abilità dell’autore nel narrare guasti e contraddizioni sociali è ammirevole.

Il commissario Charitos conduce una brillante indagine con mezzi di fortuna, anche perché il rigore all’americana delle serie televisive non se lo può permettere: i poliziotti si portano a casa i bossoli e non collaborano. Qui manca tutto: l’aria condizionata, la benzina e le auto. Qui siamo in Grecia, bambole: le efficientissime banche dati online dei tecnici FBI rimangono favole da fantascienza. Le risorse e la solidarietà in famiglia, il buon senso e una puntuale conoscenza della storia greca: queste sono le armi che portano alla “soluzione” del caso.

Soluzione? Le virgolette sono d’obbligo, perché non siamo sicuri che i Greci degli anni ’50 siano stati sconfitti. E il peggio è che non ce lo auguriamo. Il fattore umano è decisivo e rappresenta un elemento dello specchio da non trascurare: osserviamo con cura il nostro riflesso, lasciamoci catturare da un altro stile Mediterraneo. Il ritmo non è troppo brillante, qualche ripetizione si fa sentire; ma la narrazione pulita conquista prima la curiosità, poi l’attenzione, infine l’identificazione del lettore. Seguiamo le avventure del commissario Charitos: il tragitto è piacevole e la cucina greca non è mai stata così appetitosa.

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altri gialli, altri romanzi greci, altra buona letteratura "di genere".
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